Sembra proprio che questa regular season voglia rimediare al campionato dell’anno scorso e donare al pubblico sugli spalti il quantitativo di adrenalina, euforia e agonia che nel 2020, dal divano, non hanno potuto provare appieno. Per gli spettatori a casa ciò si traduce in dirette mozzafiato. Il match tra Cowboys e Chargers al SoFi Stadium di Los Angeles è stato, appunto, tra queste. Turnovers, penalità, arbitraggio discutibile e gestione del tempo sono stati alcuni tra gli espedienti di colpi di scena degni di una sceneggiatura di Christopher Nolan. 

Alla Nolan il finale tenuto all’ultimo secondo di pellicola con Zuerlein che, a soli 4 secondi dalla fine, segna il field goal della vittoria, mandano Dallas a 20 – 17 sul tabellone. Altri momenti, però, potevano essere usciti direttamente da un film di Mel Brooks come la gaffe di McCarthy con l’orologio (che è quasi costata la partita ai Cowboys) e un’apparente gara a chi commetteva più falli. Dallas ha infatti regalato ben 76 iarde di penalità ai padroni di casa e loro, generosissimi, hanno deciso di ricambiare il favore con niente meno che 12 flags per un totale di 99 iarde. 

Tra queste 12 flags, due sono costate un touchdown ciascuna. La prima alla fine del terzo quarto, un holding di Jared Cook che annulla il TD del tight end Donald Parham su lancio di Herbert. La seconda al minuto 5:42 dell’ultimo quarto, un illegal shift chiamato sulle 2 iarde di Dallas che annulla il TD di Jared Cook. I Chargers si sono quindi dovuti accontentare di tre punti dato che al terzo down il QB ha subito un sack. La questione più critica, però, è che molti hanno definito la chiamata discutibile e con quei punti Los Angeles avrebbe vinto la partita. Lo stesso coach Brandon Staley ha preferito non commentare e focalizzarsi sulla performance della squadra. 

Il giovanissimo Justin Herbert non si è comportato male, ha anzi completato 31 passaggi su 41 per un totale di 338 iarde ed un’esecuzione da maestro sopratutto sul profondo. 2 intercetti macchiano la sua prestazione ma sono errori comprensibili per un quarterback che l’anno scorso era un rookie. Il vero problema dei Chargers è che Herbert non può fare tutto da solo ma dovrebbe poter contare anche sui giochi di corsa che, alla fine della partita, contano un totale di sole 95 iarde. 

Ci si aspettava molto di più anche dalla difesa. Poca pressione su Prescott con solo due sack in tutto il match, bene l’intercetto ma troppe iarde concesse sui giochi di corsa e nonostante Prescott non abbia effettuato nessun TD su lancio, anche le secondarie sembravano fare parecchia fatica a marcare i propri uomini. Tirando le somme, tra falli ed errori i Chargers devono focalizzarsi sull’esecuzione generale e sulla tecnica in modo da alzare il livello di tutta la squadra. Inoltre, devono giocare in modo più pulito e più aggressivo, sia in attacco che in difesa, per dimostrare che sono effettivamente capaci di portare a casa la partita. 

Dallas, al contrario, è finalmente riuscita a trovare un equilibrio tra rushing e passing yards, e Prescott  questa volta non ha dovuto completare 400 iarde di lanci a causa di un debole gioco di corsa, come nella partita contro Tampa Bay. Il QB ha infatti ottenuto un record di 23/27 lanci per un totale di 237 iarde e questi numeri vanno affiancati a 198 iarde di corsa di cui 109 da attribuire a Tony Pollard. Si può dire che il running back che fa da secondo a Elliot abbia brillato di luce propria, facendo aggrottare le sopracciglia se si pensa al contratto da 90 milioni di dollari per tenere il numero 21 a Dallas. 

Altra stella della partita è stato il rookie Micah Parsons. Parsons, il cui ruolo è middle linebacker, ha dovuto sostituire l’infortunato DeMarcus Lawrence nel ruolo di defensive end e, considerando la sua esperienza da matricola e la difficoltà di giocare in una posizione che solitamente non ricopre, ha dato spettacolo. Forse si intravede materiale da ‘hall-of-famer’. Un merito riconosciuto anche dall’headcoach McCarthy, il quale sottolinea come l’intera difesa abbia giocato bene nonostante gli infortuni e i nomi importanti che mancavano. In effetti, per la prima volta dopo tanto tempo, la difesa di Dallas ha giocato dignitosamente, mettendo pressione ad Herbert e riuscendo a gestire i giochi degli avversari. 

Una difesa efficiente e un attacco che bilancia tra corse e lanci (presentando quindi maggiore difficoltà di lettura alla difesa nemica) sono stati la chiave del successo dei Cowboys. Successo comunque sofferto a causa di penalità con tempismo suicida e di un coach che rischia di non chiamare time-out in tempo. La spiegazione di McCarthy è poco chiara – problemi di comunicazione – fatto sta che al terzo down e 33 secondi dalla fine, ha chiamato il time-out a soli 4 secondi rimanenti escludendo ogni possibilità di giocare il down e costringendo Greg Zuerlein a calciare un field goal di 56 iarde. 

Anche Dallas, in preparazione al Monday Night contro gli Eagles, dovrà apportare parecchi aggiustamenti concernenti l’esecuzione degli schemi di gioco ma pare essere sulla strada giusta. L’importante è mantenere questo equilibrio tra lanci e corse (magari lasciare più spazio a Pollard) e, sopratutto, che la difesa continui a migliorare il proprio livello. Un gioco più pulito e con meno falli sarebbe poi ideale. 

I Chargers nonostante il coach nuovo, lo stadio nuovo e un QB relativamente nuovo, presentano purtroppo sempre gli stessi problemi, hanno disperato bisogno di vincere e di un’endovena di autostima, ma i Chiefs come prossimi avversari non aiutano. Anche se, come insegna questo sport, mai dire mai. 

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