Se abbinate con un minimo di ragionamento al titolo, le immagini copertina servono proprio a questo, ad introdurre il tema centrale di suddetto articolo o, in casi come questo, a spiegarne le origini: Week 1, essendo la prima settimana di una nuova stagione, è per forza di cose la più pazza e molto difficilmente i nostri pronostici – basati su un mix di congetture e trend riciclati dalla stagione precedente – si avvereranno, però qualche prestazione mi ha lasciato semplicemente senza parole e totalmente incapace di dare un senso, o anche semplicemente di cercarne uno, a ciò che stavo vedendo.

Non ci girerò intorno, la sconfitta, la batosta, la capitolazione, l’umiliazione subita dai Green Bay Packers mi ha toccato sul personale poiché, come tanti di voi sanno, Aaron Rodgers è – e rimane – uno dei miei giocatori preferiti nonché uno degli esseri umani più interessanti all’interno del circo NFL: contro New Orleans, domenica sera, Rodgers ed i Packers hanno rimediato una delle più brutte figure di cui io abbia memoria.
Green Bay, non solamente Rodgers, è stata travolta da una squadra più fisica e determinata che senza fare nulla di particolarmente straordinario li ha immediatamente estromessi dalla contesa impedendo loro di trovare qualsivoglia parvenza di ritmo offensivo: la linea d’attacco non ha saputo garantire una tasca pulita a Rodgers che, costantemente sotto pressione, non ha potuto cercare la verticalità e ciò ce lo testimoniano le misere 4.8 yard per attempt, anche se forse ciò che ha più influito sull’esito finale è stata la sterilità del gioco di corse che su 15 portate ha guadagnato la miseria di 43 yard.

Non che in difesa le cose siano andate meglio, Winston ha avuto a disposizione ere geologiche per completare le proprie letture e la brillantissima linea d’attacco ha consistentemente malmenato il front seven avversario permettendo a Jones e Kamara di continuare a correre con efficacia e dominare il cronometro: nella prima metà di gioco, infatti, New Orleans ha tenuto il possesso per quasi 22 minuti e l’attacco, voglioso di strafare per compensare, è apparso spuntato e moscio.
Difficile pensare di vincere così.
Non voglio trovare scuse e, per questo motivo, sono costretto a parlare di Rodgers: il suo linguaggio del corpo ieri è stato pessimo ed ho come l’impressione che tutto sommato, alla luce del drama che ha scandito l’offseason dei Packers, questo incipit possa addirittura essere definito appropriato, naturale, organico.
La stagione è ancora lunghissima e trarre conclusioni dopo una sola partita è sciocco, oltre che profondamente errato, ma per eccellere e portare finalmente a termine quanto iniziato un paio d’anni fa servirà molto di più sia dai Packers che, in primis, da Aaron Rodgers: The Last Dance non poteva iniziare in modo peggiore.

L’acquisizione via trade di Julio Jones aveva spinto molti di noi a tirare in ballo i Tennessee Titans durante sterili discussioni su quale fosse il miglior reparto offensivo della NFL e, guardando la depth chart, era piuttosto facile capire il perché: dopo la visitina dei Cardinals, associare l’attacco dei Titans al concetto di “paura” sembra ridicolo poiché la sottovalutata difesa di Arizona non solo ha condannato Ryan Tannehill ad un lunedì mattina piuttosto doloroso, ma ha completamente annullato il gioco di corse di Tennessee costringendo Henry ad uno dei più anonimi pomeriggi degli ultimi anni.
Sentono già la mancanza di Arthur Smith? Probabile. È scoccata la mezzanotte ed è svanito l’incantesimo? Non credo proprio. Hanno giocato contro un’ottima squadra che può contare su un reparto difensivo più forte di quanto potessimo credere? Certamente, in quanto malgrado dubito fortemente riusciranno a replicare altre sedici volte – più eventuali playoff – quanto fatto l’altro giorno, sono piuttosto convinto che una difesa che può contare su veterani di lusso come Watt e Jones e giovani del calibro di Baker, Collins, Simmons ed il rookie Marco Wilson – che ha annullato Julio Jones al proprio esordio fra i professionisti – sia una difesa destinata a grandi cose in questa lega.

È veramente troppo presto per esprimersi sui quarterback rookie e, malgrado mi sembri assurdo doverlo specificare, trarre conclusioni dagli esordi di Lawrence, Wilson e Jones è troppo stupido anche per gli standard stabiliti dall’Internet: malgrado la prestazione di Jones – arrivata contro un’ottima difesa – possa essere universalmente definita incoraggiante, se non brillante, mi voglio concedere qualche settimana di osservazione prima di condividere con voi il mio giudizio su di lui.
Wilson e Lawrence hanno vissuto due pomeriggi difficili, con la differenza che Wilson potrà contare su un coaching staff adeguato mentre Lawrence, sotto i comandi di un pessimo Urban Meyer, mi è sembrato un crash test dummy – non il gruppo – inesorabilmente destinato a schiantarsi a velocità folle contro un muro: sì, i Texans sono – erano? – quello che sono e posso anche capire le motivazioni dietro la scelta di bombardarli via aria, ma rifiutarsi di correre contro un front seven del genere è follia pura.

L’esaltante scontro fra Browns e Chiefs potrebbe intuitivamente averci messo davanti a due grandi verità, ossia che gli sforzi profusi per rinforzare la secondaria da parte del front office dei Browns da un lato, e la massiccia rifondazione della linea d’attacco dei Chiefs dall’altro, non abbiano portato i risultati sperati e, ragionevolmente, preventivati: nulla di più sbagliato, in quanto la realtà è una e piuttosto semplice, ossia che entrambi i reparti hanno esordito contro il peggior avversario possibile.
Da una parte la nuova secondaria dei Browns ha avuto l’infame compito di limitare il gioco aereo dei Chiefs, mentre i nuovi tackle di Kansas City si sono trovati costretti ad arginare la coppia Garrett-Clowney: non succede niente se John Johnson è stato umiliato da Tyreek Hill durante la corsetta di salute con cui ha accompagnato in end zone il pallone del touchdown del -2, così come non succede niente se Orlando Brown ha giocato una delle sue peggiori partite in NFL.

«È Week 1» è applicabile pure per due delle migliori squadre della NFL e lo stesso discorso vale per Bills e Steelers che, dal canto loro, hanno dato vita ad una partita estremamente combattuta ma sciatta che ci ha ribadito l’onnipotenza del reparto difensivo di Pittsburgh: avete letto bene, onnipotenza difensiva, non lampante prova di regressione di Josh Allen.
Anche se, in tutta sincerità, Roethlisberger e l’attacco in generale mi sono sembrati terribilmente simili a quelli visti lo scorso anno: è Week 1 anche per loro e, pertanto, concedo a loro tutto il mese di settembre per smentirmi.

Questa prima settimana di NFL ha confermato alcune tendenze che, in un mondo caotico e senza riferimenti come quello del football americano, possono quasi essere considerate come vere e proprie certezze: Russell Wilson a settembre è il giocatore più dominante che possiate trovare – alcuni suoi lanci contro Indianapolis sono stati veri e propri capolavori -, i Falcons rimangono la squadra più fumosa e indecifrabile della lega, i ‘Niners in quanto ‘Niners continueranno ad infortunarsi, i Vikings troveranno sempre modo di spezzare il cuore ai propri fedelissimi e, infine, la ferita nel cuore dei tifosi di Indianapolis apertasi con il ritiro di Andrew Luck non sembra essere destinata a rimarginarsi a breve.
Abbiamo addirittura avuto la conferma che tante volte la miglior strategia per vincere una partita in questa disciplina sia non perderla e, i Denver Broncos, ci hanno mostrato esattamente questo giocando un football pulito, concreto e senza fronzoli, anche se Bridgewater, rendiamo onore al merito, ha fatto qualcosa di più che una “normale amministrazione”: ho amato alla follia l’aggressività con cui Fangio ha giocato tre – TRE! – terzi down convertendoli tutti e tre e, giustamente, portandosi a casa 17 punti dai tre drive in questione.

Possiamo dire dopo una sola partita che il gioco sia valso la candela e che Los Angeles abbia fatto bene a sacrificare il proprio futuro per Matthew Stafford? Mi piacerebbe rispondere affermativamente, ma è passata solo una settimana.
Chandler Jones metterà a segno cinque sack ogni maledetta domenica? No, ci saranno domeniche nelle quali concluderà mestamente a zero.
San Francisco continuerà indefessa a dilapidare vantaggi di quasi trenta punti? Assolutamente no, credo che la lezione sia servita e che certi cali di concentrazione non si verificheranno mai più.
La nuova linea d’attacco dei Chargers, dopo un tutto sommato positivo primo test contro i letali Washington Football Team, è definitivamente sistemata e, quindi, pronta a garantire tasche pulite ad Herbert per tutto l’anno? Vorrei dirvi di sì, ma è troppo presto.

Week 1 serve a questo, a catalizzare la nostra acclimatazione al football americano ché, dopo sette mesi di carestia, il rischio di trovarsi sopraffatti è più che mai alto: non dobbiamo servirci di questi primi sedici risultati per trarre conclusioni o confermare impressioni nate in offseason, bisogna essere pazienti e mantenere una razionale lucidità – che nel mio caso mi permette di evitare figuracce, anche se venerdì avrete modo di ridere – al fine di prevenire la nascita di pregiudizi nella nostra mente: la stagione è appena iniziata signori, Rodgers si riprenderà, Stafford lancerà qualche intercetto, i Texans non segneranno 37 punti ogni domenica, Herbert passerà pomeriggi sotto assedio, i Browns miglioreranno in secondaria, Tannehill e l’attacco dei Titans ricominceranno a produrre, rilassatevi.

Rilassatevi, cari lettori, che la stagione quest’anno è più lunga del solito e bruciare preziose energie mentali nel tentativo di comprendere cosa non vada nell’attacco dei Packers a metà settembre non ha alcun senso, soprattutto perché stiamo pur sempre parlando dello sport nel quale alla fine vince la squadra di Tom Brady e che per questa ragione rende articoli come questi vuoti esercizi di retorica.
Lasciami godere il football americano in pace maledetto Tom Brady.

4 thoughts on “NFL: restiamo lucidi, è solo Week 1

  1. Grande Mattia, hai maledettamente ragione è solo week 1.
    Però ammetto che mi ha sorpreso la sconfitta di Buffalo, è come se avessero sottovalutato Pittsburgh, e questa per una squadra che ha ambizioni di vittoria finali, sono partite da vincere.
    Questa sconfitta gli servirà in futuro.
    Come servirà ai miei amati Patriots.
    Resto convinto che i Browns se tutto andrà bene potremmo seriamente trovarceli a giocarci il Championship a Gennaio, è vero hanno perso, ma sono quelle sconfitte indolori, che ti fanno capire che sei molto vicino a dove vuoi arrivare.
    Sui Packers (di cui ho anche comprato la maglietta assieme a quella dei Bucs) non mi esprimo, vedremo se è stata una semplice imbarcata oppure no.
    Mattia dimmi due parole sui Bucs.

  2. Suicidio difensivo Ravens sull ultimo touchdown
    Ma pure culo dei raiders con lo scontro dei Cb di baltimore. Durissimo quest anno il calendario, gia alla prossima coi chiefs

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