Credo che quella sopra sia destinata a diventare una delle mie fotografie preferite: guardatela bene, prendetevi il vostro tempo per studiarla.
Concentratevi sugli occhi di J.K. Dobbins, giocatore la cui stagione della definitiva consacrazione è stata posticipata a data da destinarsi a causa di un infortunio rimediato durante una partita storicamente inutile: il suo sguardo è perso nel vuoto, contempla il nulla ed al medesimo tempo il tutto, la sua faccia è privata di ogni espressività come se, da qualche parte nel suo cervello, qualcuno avesse spento l’interruttore che garantiva all’umanità presente in lui di circolare nel suo danneggiato corpo dandogli il vigore necessario per assolvere quell’insieme di funzioni con cui occupiamo le nostre giornate.
Lasciando perdere l’affetto che provo nei suoi confronti e quanto mi sarebbe piaciuto – per motivi più o meno ovvi – vederlo affermarsi come uno dei migliori running back della NFL, il suo infortunio mi ha ricordato un qualcosa che, sebbene sempre presente in me, a volte tendo a mettere in disparte, ossia il mio odio per la preseason: senza mezzi termini, odio la preseason, soprattutto quando questa compromette stagione e carriera di un individuo sicuramente titolare che non aveva nessun logico motivo per trovarsi in campo.

Prima di quello sofferto da Dobbins, l’infortunio che più ho più odiato occorso durante queste futili partite d’agosto è stato quello di Jordy Nelson che, nel 2015 contro gli Steelers, vide la propria stagione concludersi in piena estate: certo, uno potrebbe dirmi che senza l’infortunio occorso a Trent Green nel 1999 forse il Greatest Show on Turf non sarebbe mai esistito, ma dinanzi ad un’osservazione del genere quasi sicuramente risponderei esibendo un dito della mia mano destra.
Allenatori NFL, vi prego, non fate giocare i vostri titolari, non mettete a repentaglio la loro incolumità in nome di un paio di drive totalmente inutili: ho capito che dopo aver visto Mahomes ed Allen demolire i reparti difensivi di Vikings e Packers ad Harbaugh sia venuta voglia di constatare se il proprio attacco fosse in grado di fare altrettanto, ma che senso ha – nel caso specifico dei Ravens – schierare l’attacco “titolare” quando ogni ricevitore a cui sono veramente interessati era indisponibile a causa di un infortunio?
Che amarezza.

Per favore, allenatori di tutta la NFL, smettetela di schierare i titolari ad agosto, non prendete rischi inutili in nome di un drive ben eseguito contro la difesa di riserva – o meno – di una squadra dell’altra conference, non ha senso e sì, il predicozzo lo avrei fatto anche nel caso in cui la vittima dell’infortunio fosse stata di un’altra squadra: la preseason non serve a questo, il fine ultimo della preseason deve essere quello di regalare un assaggio di NFL ai vari rookie, sciogliere i dubbi attorno alla costruzione della rosa definitivo e permettere ad un paio di individui undrafted o reduci da stagioni deludenti di guadagnarsi un posto a roster e, sotto questo punto di vista, gli spunti regalatici dall’ultimo paio di settimane sono molteplici ed interessanti.

Il primo, a mio avviso quello più interessante, è talmente lapalissiano che sarebbe un peccato non menzionarlo: Jameis Winston è – giustamente – il prossimo quarterback titolare dei New Orleans Saints e, se ci si ragiona sopra per qualche secondo, non poteva essere altrimenti. Innanzitutto Taysom Hill sulla carta d’identità non ha scritto “quarterback” ma “weapon” e, anche se sembra essersene dimenticato, è la propria versatilità ad avergli permesso di ritagliarsi uno spazio in questa lega: fra le tante cose che sa fare più o meno bene troviamo, casualmente, pure il lancio del pallone da football ma pensare di rendere questo hobby una professione a tempo pieno è una pazzia.
Hill ha un braccio sufficientemente potente ed accurato per permettere all’allenatore di fidarsi a fargli provare qualche lancio qua e là, ma è ben lontano dal poter vantare quell’insieme di caratteristiche che trasformano un uomo in quarterback, figuriamoci quarterback titolare; qualora Winston avesse trovato un modo di ridurre gli intercetti che hanno seriamente rischiato di costargli la carriera, credo che New Orleans si trovi in una posizione molto migliore di quanto tanti possano credere, anche perché tale Marquez Callaway sembra essere destinato a ricevere giusto un paio di touchdown.

Che dire poi della scelta di Vic Fangio di affidare l’attacco – ed il suo destino – dei Denver Broncos all’affidabile ma un po’ insipido Teddy Bridgewater a scapito del volubile Drew Lock?
Credo che la maglia da titolare Teddy l’abbia vinta durante il training camp, non durante le poche partite di preseason, ma in ogni caso buon per lui: Fangio ha chiaramente deciso di affidarsi ad un quarterback in grado di non perdere una partita, piuttosto che mettersi nelle mani di uno che può sì fartela vincere ma che finora, nella propria carriera, molteplici volte è costato ai suoi l’opportunità di assaporare la doppiavù a causa di una preoccupante affinità con il turnover a caso.
Mossa che ha senso, se si considera la bontà del reparto difensivo.

In un mondo di quarterback è naturale che questi monopolizzano le nostre conversazioni e riflessioni, perciò permettetemi di fare brevemente il punto della situazione sui rookie che, forse, rivoluzioneranno la lega.
L’estate di Trevor Lawrence, fino a questo punto, è stata tutto fuorché facile – anche se quanto mostrato ieri contro i Dallas Cowboys non può che incoraggiare – in quanto tra ripetizioni in allenamento cedute per metà al dipartito Gardner Minshew – approdato agli Eagles in cambio di poco – ed una protezione tutt’altro che adeguata, non è riuscito ad esaltare i tanti appassionati che si aspettavano fin da subito touchdown a ripetizione come se il salto fra college ed NFL fosse un qualcosa di effimero, non una cruda realtà della vita: rilassatevi, anche Manning ha faticato immensamente da rookie – e attenzione, non è assolutamente detto che Lawrence a settembre sarà la fotocopia di quello visto ad agosto.
Zach Wilson, al contrario, ha mostrato ottime cose dando l’idea di essere il prescelto per risollevare definitivamente le sorti dei Jets – pure qua, calma e lucidità -, mentre Trey Lance, con un paio di lanci che il buon Jimmy Garoppolo può solamente sognare la notte, sembra aver messo in difficoltà il buon Kyle Shanahan che, poveretto, sembrava genuinamente intenzionato a dare a Jimmy la possibilità di congedarsi dalla California essendo il protagonista della personalissima versione di The Last Dance.

A proposito di battaglie, che dire di Mac Jones e Justin Fields?
I report su Jones, sebbene da prendere con le pinze in quanto si sta pur sempre parlando di allenamenti, ci mettono davanti ad un giovane che ha già preso in mano con convinzione le redini dell’attacco e che, grazie ad una precisione e consistenza tipica di un veterano, non sembra intenzionato a consegnarle a Newton che, a causa di una quarantena imposta dalla mancata comprensione dei protocolli anti-Covid, sembra aver costretto Belichick a mettere in discussione il piano originario secondo il quale, a settembre, il titolare sarebbe stato lui: è amato dalla squadra, è amato dal coaching staff e giorno dopo giorno l’opinione pubblica del mondo NFL lo ama sempre più, perciò attenzione, che a breve potrebbe essere coinvolto in qualche annuncio importante.

Simile, anche se profondamente diversa, la situazione in casa Bears, dove malgrado sia difficile rendere giustizia all’immensità del gap di talento fra Dalton e Fields servendosi delle parole, Nagy non sembra intenzionato a dargli da subito la maglia da titolare e, a mio avviso, farebbe bene poiché ho come l’impressione che metterlo under center già nel season opener contro i Los Angeles Rams – una delle migliori difese della NFL – sia il miglior modo per metterne a repentaglio l’autostima: siccome dubito che la Dalton Experience sia destinata a prolungarsi fino ad ottobre, Fields lo metterei in campo nel momento in cui l’ex-quarterback dei Bengals, diventato indifendibile, non può più essere seriamente considerato un’opzione per la maglia da titolare.
Occorre evitare – lo specifico siccome l’ho visto coi miei occhi – di creare una situazione analoga a quella dell’anno scorso fra Foles e Trubisky.

Lasciando perdere i quarterback, permettetemi di spararvi qualche veloce considerazione su fatti e narrative che mi hanno particolarmente colpito in queste ultime settimane: il gioco di corse degli Steelers, come prevedibile in luce del restauro della linea d’attacco, fatica ad ingranare e non può non destare preoccupazione il fatto che Samuels, McFarland e Harris – rispettivamente su 31, 18 e 13 portate – non siano riusciti a guadagnare quattro yard a tocco; Carolina ha tanti problemi, primo fra tutti un quarterback che definire incognita sarebbe un eufemismo, ma sembra aver trovato una gemma in Terrace Marshall Jr., ricevitore che in questa preseason l’ha spesso e volentieri presa in testa a chiunque lo stesse marcando.
Jordan Love, che probabilmente a quest’ora fra dodici mesi si starà preparando all’esordio da titolare – salvo infortuni a Rodgers -, ha dimostrato di possedere un braccio in grado di prendere a schiaffi diverse leggi della fisica ma, quasi sicuramente a causa dello scarso feeling con il campo, è stato un po’ troppo inconsistente, prendendo decisioni un po’ troppo sprovvedute come in occasione dell’intercetto lanciato contro i Bills: il potenziale per trasformarlo in un qualcosa di speciale, però, non manca.
Dopo il fugace passaggio di Rivers, invece, gli Indianapolis Colts sembrano essersi trasformati nei nuovi Los Angeles Chargers: un numero disgustoso di titolari, purtroppo, ha sofferto infortuni più o meno gravi in grado di deragliare la loro promettente stagione.

Malgrado l’odio sputato nei primi paragrafi, non riesco a non spendere qualche parola di encomio per la preseason visto che, alla fine, è grazie a lei se siamo testimoni di storie come quella che vede come protagonista Sam Eguavoen, giocatore in perenne competizione per un posto a roster che lo scorso weekend contro gli Atlanta Falcons ha concluso la partita con 4.0 sack e 11 tackle totali: è proprio durante questo periodo dell’anno che le possibilità che un “nessuno” – relativamente parlando e con tutto il rispetto possibile, tenendo presente le differenze esistenti fra chi sta scrivendo ed un atleta professionista – rubi le luci della ribalta ai vari Aaron Donald e Patrick Mahomes diventando, per una notte o anche solo per qualche ora, il centro del mondo NFL.

Pure questa preseason se n’è andata, e come tradizione vuole pure questa preseason mi ha dato un valido motivo – questa volta ferendomi laddove fa più male – per arrabbiarmi e maledirne l’esistenza: non saprei dire se questo sia un addio – lo spero – o un arrivederci, so solo che della tua esistenza non importa un granché a nessuno, salvo che a quei disgraziati che gonfiano il petto d’orgoglio vantando una serie di venti vittorie consecutive nell’unico momento dell’anno in cui la differenza fra vittoria e sconfitta altro non è che di natura lessicale.

Avete presente la canzone degli Stones Roses, Fool’s Gold?
È l’unica cosa che mi viene in mente a questo punto: non fate giocare i titolari in preseason, nemmeno per un’apparentemente innocua serie.

8 thoughts on “Cos’abbiamo imparato da questa preseason NFL?

  1. Anch’io sono molto dispiaciuto per l’infortunio a Dobbins, ed ero anche un po’ arrabbiato. Mi sono detto “ma che senso ha perdere un giocatore cosí per fargli giocare qualche snap di una partita inutile?”.
    C’è da dire che Harbaugh è l’allenatore che crede di più nella preseason, infatti ne ha vinte 20 di fila. Per lui è importante, anche dal punto di vista mentale, per essere pronti per le partite vere.
    Ha rischiato anche Lamar Jackson facendogli giocare alcune azioni, in cui ha preso due sack.

    • Solitamente sono molto fatalista ma in questo caso, forse per l’emotività/incazzatura, non riesco ad esserlo: i giocatori si spaccano sempre, Akers si è rotto allenandosi e, giustamente, non è che si possano abolire gli allenamenti, fa parte del gioco. Dobbins, a rigor di logica, si sarebbe potuto rompere allenandosi, facendosi la doccia o chissà come e, malgrado il dolore – mi piace tantissimo come giocatore e persona – lo avrei accettato, ma che un running back si rompa durante l’ultima partita di preseason non lo accetto: stando a quanto ho detto è intuitivo dire che la decisione di schierarlo titolare ha aumentato di una frazione insignificante – 0.tantizeri1 % – le possibilità che si rompesse: ecco, il punto è questo, se non schierare un titolare diminuisce dello 0.tantizeri1 % le possibilità che un giocatore chiave si rompe, questo 0.tantizeri1% me lo prendo e me lo metto in tasca.
      Non mi va giù.

  2. Sono pienamente d’accordo con te sull’inutilità di queste partite almeno fino all’altro giorno … poi bang I Pat’s tagliono Cam …non sono tanto sicuro che sia per la faccenda dei protocolli del cvd e della sua reticenza a non vaccinarsi …. Suppongo che non abbia poi tanto convinto preseason … che ne pensi ciao

    • Caro Andrea, mi fa piacere non essere l’unico “hater” della preseason (che poi non fosse successo niente a Dobbins al 99% non sarei così rabbioso); per quanto riguarda Cam, sinceramente penso che Belichick si sia fatto – come al solito – i suoi calcoli e dopo una veloce analisi costi e benefici si sia reso conto che non vale la pena tenere un QB in grado di creare una “controversia” in quanto panchinato o in campo: certo, non mi fa impazzire l’idea di schierare un rookie fin da subito, ma evidentemente Jones è più pronto di quanto possiamo immaginare. Sarà fin da subito brillante? Forse sì, forse no, non ci è dato saperlo.
      La cosa di cui sono sicuro è che Belichick sappia benissimo quello che stia facendo!
      Grazie per il commento e buona serata ;)

  3. Buonasera Mattia, secondo te Cam può, ad oggi, riuscire ad essere starter da qualche parte in NFL oppure ormai deve accontentarsi a fare il backup di qualche nuova speranza QB?

    • Purtroppo credo che ad oggi per il fatto che le squadre sono sistemate, cam puo essere solo un backup (forse di prescott). Poi che un j.winston , un fitzpatrick ad esempio siano titolari e newton non lo sia rimane strano anche a me

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