DALLAS COWBOYS

Arrivi più importanti: Ty Nsekhe (OT/OG); Keanu Neal (LB); Damontae Kazee (S); Micah Parsons (LB); Kelvin Joseph (CB); Osa Odighizuwa (DT); Jabril Cox (LB).

Uscite più importanti: Andy Dalton (QB); Joe Looney (C); Aldon Smith (DE); Sean Lee (LB) [ritiro]; Chidobe Awuzie (CB); Xavier Woods (S).

Miglioramento? Ogni appassionato di football si augura di sì.

Analisi: Mmh…
Scusatemi, stavo riflettendo; Dallas aveva chiaramente bisogno di volti nuovi in difesa, reparto la cui inettitudine l’anno scorso è costata loro più partite che l’infortunio occorso al povero Dak Prescott, ma mi chiedo se investire su ex-giocatori dei Falcons possa essere considerabile una buona idea in luce degli altrettanto “esaltanti” risultati conseguiti dal reparto difensivo di Atlanta: scherzi a parte, fra i volti nuovi e verosimili riscatti da parte di un paio di giocatori, attendersi un sensibile miglioramento non è assolutamente stupido.
La loro offseason, come potete intuire dalle lettere fra parentesi nella sezione sugli “arrivi più importanti”, è stata devoluta quasi totalmente al reparto difensivo e malgrado solo il campo sarà in grado di fornirci indicazioni sulla bontà delle loro mosse, mi sento di dire che abbiano svolto un buon lavoro per prevenire il ripetersi della tragedia – sportivamente parlando – che lo scorso anno ha funestato i sogni di milioni di puristi per i quali una difesa che gioca male è la peggior offesa alla loro persona.
Ho amato alla follia la decisione di assicurarsi Ty Nsekhe, iper-esperto swing tackle capace di tenere in piedi la baracca in caso di infortuni grazie alla propria versatilità che gli permette di giocare sia come tackle che come guardia, anche se chiaramente l’auspicio è che non si ripeta quanto successo lo scorso anno quando, ad un certo punto, sono stati costretti a rinunciare contemporaneamente a Zack Martin, Tyron Smith e La’el Collins.
Qualora gli sforzi profusi nella ricostruzione del reparto difensivo dovessero anche solo minimamente pagare dividendi e renderlo un reparto nella media, guidati dall’ottimo attacco di un iper-motivato Prescott che morirà dalla voglia di dimostrare ai miscredenti di meritare il contratto firmato non troppo tempo fa, Dallas potrebbe affermarsi come una delle grandi potenze della NFC.

VotoIMPEGNATIVO. C’è poco da dire, il front office si è rimboccato le maniche ed ha dedicato anima e corpo al conseguimento dei due veri obiettivi che avrebbero scandito la loro offseason, il rinnovo di Prescott e la restaurazione del reparto difensivo: missione compiuta in entrambi i casi, credo.


NEW YORK GIANTS

Arrivi più importanti: Kenny Golladay (WR); Kyle Rudolph (TE); Leonard Williams (DE); Danny Shelton (DT); Adoree Jackson (CB); Kadarius Toney (WR); Azeez Ojulari (EDGE).

Uscite più importanti: Golden Tate (WR); Kevin Zeitler (OG); Cameron Fleming (OT); Dalvin Tomlinson (DT); Kyler Fackrell (LB).

Miglioramento? Daniel Jones permettendo, ENORME.

Analisi: Quando vi parlo di “sfruttare il contratto da rookie del proprio quarterback” intendo tante cose: i New York Giants, in una sola offseason, le hanno toccate praticamente tutte.
La loro mossa non è stata dettata dal desiderio di vincere ora, ma dall’irrefrenabile voglia di capire una volta per tutte se Daniel Jones può essere il loro quarterback del futuro o se, un paio d’anni fa, hanno gettato al vento una rara scelta nella top ten per un quarterback troppo inconsistente per diventare il pilastro di una franchigia: la linea d’attacco rimane alquanto sospetta, ma il lavoro fatto dal GM Gettleman per fornire a Danny Dimes quante più armi possibili per aver successo è stato encomiabile.
Gli innesti di Golladay – una macchina da contested catch con seri problemi di durabilità – e Toney vanno a completare un receiving corp che già poteva contare sui buoni Slayton e Shepard: qualora il mio amato Saquon Barkley dovesse tornare ai livelli ai quali ci ha abituato, l’attacco dei Giants potrebbe essere uno dei più esplosivi della lega, Jones permettendo.
La difesa, reparto che li ha quasi trascinati ad un’improbabile qualificazione ai playoff, è stata puntellata dal rinnovo di Leonard Williams – giocatore così duttile e completo che è diventato sostanzialmente il mio idolo – e dagli arrivi di Ojulari e Jackson: Ojulari, in particolar modo, dovrà trovare una maniera per elevare fin da subito il pass rush al livello della buonissima secondaria.
Hanno vissuto un’offseason particolarmente impegnativa e ricolma di fuochi d’artificio e, sinceramente, sono arrivato ad un punto in cui non posso rinfacciare assolutamente nulla al front office che le ha provate veramente tutte.

VotoINCERTO TENDENTE ALL’OTTIMO. Ovviamente costruire un roster competitivo è ben diverso dal collezionare figurine, ma l’ottimo lavoro svolto da Gettleman qualora non dovesse condurre ai risultati sperati servirà almeno a toglierci ogni dubbio su Jones.


PHILADELPHIA EAGLES

Arrivi più importanti: Joe Flacco (QB); Kerryon Johnson (RB); Ryan Kerrigan (EDGE); Eric Wilson (LB); Anthony Harris (S); DeVonta Smith (WR); Landon Dickerson (C); Milton Williams (DT).

Uscite più importanti: Carson Wentz (QB); DeSean Jackson (WR); Alshon Jeffery (WR); Malik Jackson (DT); Duke Riley (LB); Jalen Mills (S).

Miglioramento? No, ma hanno preso Joe Flacco perciò non mi leggerete parlare di un “peggioramento”.

Analisi: A non troppi anni di distanza dal clamoroso trionfo al Super Bowl, i Philadelphia Eagles hanno premuto il pulsante rosso del reset decidendo, saggiamente, di ripartire da capo: era necessario, sia chiaro, ma verso la parte della scorsa stagione la vicenda ha preso una piega patetica ed eccessivamente melodrammatica.
Silurare Wentz pochi anni dopo aver scalato il tabellone per assicurarselo è oggettivamente triste, anche se probabilmente un cambio di scenario era la migliore delle idee per entrambe le parti coinvolte; personalmente non credo fosse Wentz – o Pederson – il problema, ma piuttosto il vuoto di potere all’interno della gerarchia societaria che concede a Roseman troppe libertà: Jeff Lurie, l’owner, si fida ciecamente del proprio GM e ciò, purtroppo, potrebbe condannare gli Eagles a tanti altri anni di mediocrità, poiché escludendo la sorprendente cavalcata che li ha portati sul tetto del mondo nelle ultime offseason ha preso un numero spropositato di granchi gestendo malissimo situazioni che necessitavano di maggior tatto.
Sembra quasi che nessuno – giustamente – sia intoccabile tranne lui, poiché se le cose vanno male la colpa è sempre o dell’allenatore o del quarterback: mah.
La loro offseason, in realtà, non mi è dispiaciuta e credo che tutto sommato malgrado la disastrosa situazione salariale nella quale versavano siano riusciti a compiere un buonissimo lavoro mettendo alla porta coloro il cui contributo in campo non giustificava lo stipendio percepito; approvo la scelta di scommettere su veterani come Kerrigan ed Harris, anche se in questi mesi i loro due veri obiettivi erano mettere Hurts nella posizione di avere successo nel 2021 – e dimostrare al front office che potrà essere lui il quarterback del futuro – ed accumulare scelte al draft per i prossimi anni: missione compiuta in entrambi i casi.
Ed hanno pure preso Joe Flacco, nel caso vi foste dimenticati.

Voto: UNA VIA DI MEZZO FRA L’ALTO ED IL MEDIO-BASSO. Sono in chiara fase di ricostruzione e ciò non è mai particolarmente divertente – almeno all’inizio -, ma credo di poter dire che abbiano iniziato questo processo piuttosto bene.


WASHINGTON FOOTBALL TEAM

Arrivi più importanti: Ryan Fitzpatrick (QB); Curtis Samuel (WR); Adam Humphries (WR); Charles Leno (OT); William Jackson (CB); Bobby McCain (DB); Jamin Davis (LB); Samuel Cosmi (OT); Dyami Brown (WR).

Uscite più importanti: Alex Smith (QB) [ritiro]; Morgan Moses (OT); Ryan Kerrigan (EDGE); Thomas Davis (LB) [ritiro]; Kevin Pierre-Louis (LB); Ronald Darby (CB).

Miglioramento? Sì, anche se manca qualcosina.

Analisi: Il qualcosina a cui faccio riferimento è chiaramente il quarterback: Ryan Fitzpatrick è una leggenda, un individuo così piacevole e genuino che è impossibile non sostenerlo, ma se la sua carriera ci ha insegnato qualcosa è che fidarsi di lui per una stagione intera è estremamente sciocco visto che alternerà una partita in cui sembra la reincarnazione di Dan Marino ad una in cui metterà insieme statistiche da Nate Peterman.
In un solo anno coach Rivera ha trasformato una franchigia senza direzione e cultura vincente in una squadra ostica, arcigna e compatta che si trova ad un franchise quarterback di distanza dal poter rientrare nella mia personalissima top five della NFC, poiché all’attacco è stata fatta un’interessante infusione di talento grazie agli innesti dei vari Samuel, Humphries e Brown, ricevitori che renderanno indubbiamente più facile la vita al povero McLaurin – senza dimenticare il sorprendente Logan Thomas -; la già competitiva difesa, invece, è stata perfezionata con le aggiunte di Davis e Jackson, titolari immediati che oltre a colmare le lacune createsi con il ritiro di Davis e l’addio di Darby aumentano indiscutibilmente la qualità dell’intero reparto il cui livello era già tremendamente alto grazie alla fantastica D-line.
Washington è una squadra che mi piace veramente tanto, è stata costruita intelligentemente – in tempo zero – ed è gestita da uno degli allenatori più carismatici e competenti della lega, il problema sta tutto nell’assenza di un quarterback di primo livello che possa dare alla franchigia la stabilità necessaria per elevarsi a contender: qualora Fitzpatrick dovesse trovare un modo per essere un po’ più costante ed affidabile non escludo possano iniziare a vincere partite ai playoff già da quest’inverno.

VotoVILLOSO. Ottima offseason quella della squadra di football, peccato solo per quel dettaglio chiamato quarterback.


 

2 thoughts on “Il pagellone dell’offseason NFL 2021: NFC East

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