DENVER BRONCOS

Arrivi più importanti: Teddy Bridgewater (QB); Bobby Massie (OT); Shelby Harris (DT); Ronald Darby (CB); Kyle Fuller (CB); Kareem Jackson (S); Patrick Surtain II (CB); Javonte Williams (RB); Quinn Meinerz (C).

Uscite più importanti: Phillip Lindsay (RB); Jurrell Casey (DT); A.J. Bouye (CB); Will Parks (S).

Miglioramento? Troppo… in difesa.

Analisi: Premessa: Peyton Manning è il mio uomo, uno dei miei atleti preferiti nonché un uomo che dovrebbe insegnare a tanti astri nascenti sportivi cosa significhi avere una personalità fuori dal campo.
Vi starete chiedendo come mai abbia voluto esordire con questa premessa, ma io per non sbagliare metto le mani avanti.
Mi sembra chiaro che il front office di Denver voglia emulare quanto fatto nel 2015, l’anno in cui vinsero il terzo Super Bowl della loro storia, andando a costruire una difesa in grado di togliere dall’equazione il passing game avversario dando così l’opportunità al proprio attacco di vincere la partita “semplicemente” non commettendo errori e mettendo a segno il minimo sindacale di punti: questa tattica, nel 2015, quando il braccio destro di Peyton Manning si era trasformato in un noodle stracotto di quelli che compri al supermercato qua in Italia se sei uno squattrinato che non ha voglia di cucinare, pagò dividendi ed è chiaro che abbiano scelto di adottarla nuovamente per tornare al successo.
Lock non è Manning a fine carriera, non sappiamo ancora quale sia il suo vero valore, anche se l’anno scorso per un motivo o per l’altro ha indiscutibilmente deluso dimostrandosi spesso grossolano e scriteriato nelle proprie scelte: avrebbero dovuto prendere Fields? Sinceramente non lo so, apprezzo la loro pazienza con Lock – sto parlando con voi odiatori di Tua – ma considerando il talento del nuovo quarterback dei Bears forse si sono lasciati sfuggire un’opportunità che potrebbero rimpiangere per tanti, tantissimi anni.
La difesa, in ogni caso, fa veramente paura ed una secondaria formata da Surtain, Darby, Fuller, Jackson ed il neo-rinnovato Justin Simmons potrebbe permettere loro di chiudere con 10-11 vittorie a suon di 13-7 o 10-3: che nostalgia, mi sembra di parlare dei Baltimore Ravens del 2000.

VotoARCIGNOQualora Lock dovesse definitivamente dimostrare di essere un quarterback non sufficientemente affidabile e costante per dirigere un attacco NFL credo passeremo i prossimi anni a prenderli in giro per la scelta di prendere un – altro – cornerback al posto dell’universalmente amato Justin Fields.


KANSAS CITY CHIEFS

Arrivi più importanti: Joe Thuney (OG); Orlando Brown (OT); Kyle Long (OG); Austin Blythe (C); Jarrad Reed (DT); Mike Hughes (CB); Nick Bolton (LB); Creed Humphrey (C); Trey Smith (OG).

Uscite più importanti: Le’Veon Bell (RB); Damien Williams (RB); Sammy Watkins (WR); Mitchell Schwartz (OT); Eric Fisher (OT); Austin Reiter (C); Bashaud Breeland (CB).

Miglioramento? Rivoluzione!

Analisi: Quando “prenderla sul personale” viene elevato ad un nuovo livello.
I Kansas City Chiefs si sono rimboccati le proverbiali maniche, hanno abbassato la proverbiale testa e hanno devoluto la proverbiale esistenza alla missione di garantire a Mahomes la protezione che merita un Dio del football americano come lui: ovviamente è troppo presto per dire se siano riusciti nei propri intenti o meno, ma gli sforzi profusi in questi ultimi mesi m’hanno lasciato senza parole e, non sapendo né leggere né scrivere, mi sento alquanto sicuro a dire che abbiano fatto un grandissimo lavoro.
Fuori Schwartz e Fisher – entrambi assenti al Super Bowl per infortunio -, dentro Thuney, Brown, il non più ritirato Long, l’esperto Blythe, il rookie Humphrey e lo steal Trey Smith: probabilmente avranno bisogno di qualche settimana prima di iniziare a rendere al meglio, però sulla carta la nuova linea d’attacco è nettamente migliore rispetto a quella dello scorso anno, anche di quella ideale senza infortuni.
Kansas City, con l’intelligenza che li contraddistingue, non ha esitato ad investire nel reparto che è di fatto costato loro la possibilità di completare uno storico back-to-back e nel mentre è andata pure ad aggiungere un paio di pedine di qualità in difesa come possono esserlo Jarran Reed e Nick Bolton.
In un modo o nell’altro riescono sempre a fare quello che vogliono convertendo in signing bonus porzioni significative del contrattone di Mahomes e, dopo un’offseason passata a pianificare la vendetta, sembrano pronti a tornare all’assalto del Lombardi più pericolosi che mai: questi potrebbero essere i migliori Chiefs dell’ultimo lustro e sì, mi rendo conto che un’affermazione del genere è alquanto potente.

VotoSICURO. Ottimo lavoro quello dei Chiefs. L’anno prossimo i favoriti saranno ancora loro.


LAS VEGAS RAIDERS

Arrivi più importanti: Kenyan Drake (RB); John Brown (WR); Willie Snead (WR); Yannick Ngakoue (EDGE); Solomon Thomas (DT); Casey Hayward (CB); Alex Leatherwood (C); Trevon Moehrig (S); Divine Deablo (S).

Uscite più importanti: Nelson Agholor (WR); Tyrell Williams (WR); Trent Brown (OT); Gabe Jackson (OG); Rodney Hudson (C); Maurice Hurst (DT); Erik Harris (S); Lamarcus Joyner (DB).

Miglioramento? Forse sì, forse no, non lo so. Io dei Raiders non riesco più a parlare.

Analisi: Limitandosi alla sola sezione sugli arrivi, spendere parole di encomio sull’offseason dei Las Vegas Raiders non è poi così difficile, in quanto sono andati a rimpolpare – spendendo una miseria – l’arsenale a disposizione di Carr aggiungendo un apprezzabile numero di volti nuovi in difesa, da troppi anni reparto barzelletta che continua a costare loro l’opportunità di essere seriamente competitivi.
Ngakoue, Moehrig e Deablo avranno fra le mani la ghiotta opportunità di contribuire all’inversione di una delle più avvilenti tendenze dell’ultimo decennio NFL, ossia la tragica inettitudine di questo reparto difensivo.
Guardando le uscite, però, si nota immediatamente l’abominio compiuto lungo la linea d’attacco, dove hanno liquidato tre quinti dei titolari della scorsa stagione, nonché tre veterani che nei propri anni in nero-argento hanno sempre dato tutto quello che avevano rendendo la O-line dei Raiders una delle più consistenti e competenti della lega: in cambio, cari lettori, non hanno ricevuto poi chissà cosa e ciò, per una squadra con impellenti bisogni dall’altro lato della barricata, non è mai ideale.
È come se un operaio del comune incaricato di riparare le buche sull’asfalto andasse a tirare giù tutta la segnaletica stradale per avere un lavoro in più da fare e, quindi, duplicare le possibilità di essere elogiato dai propri superiori, superiori la cui pazienza fra non molto tempo potrebbe esaurirsi: perdonatemi la pigra analogia, ma io l’offseason dei Raiders non l’ho proprio capita e, come già detto altrove, la scelta di mettere sotto contratto Kenyan Drake – malgrado la presenza di Jacobs – per usarlo prevalentemente come ricevitore riassume perfettamente la mancanza di “sugo” nel loro processo decisionale.
Ho come l’impressione che Gruden e Mayock siano particolarmente disperati.

VotoCONFUSO MENO MENO. Limite mio forse, ma non ho capito la metà delle loro decisioni.


LOS ANGELES CHARGERS

Arrivi più importanti: Jared Cook (TE); Matt Feiler (OT/OG); Corey Linsley (C); Kyler Fackrell (LB); Rashawn Slater (OT); Asante Samuel Jr. (CB); Josh Palmer (WR); Tre’ McKitty (TE).

Uscite più importanti: Tyrod Taylor (QB); Hunter Henry (TE); Trai Turner (OG); Mike Pouncey (C) [ritiro]; Melvin Ingram (EDGE); Denzel Perryman (LB); Casey Hayward (CB).

Miglioramento? Guardate i sorrisi di Herbert.

Analisi: Parliamoci chiaro, il roster dai Chargers, da un paio d’anni a questa parte, sulla carta è uno dei più talentuosi, profondi e completi – eccezion fatta per la linea d’attacco, almeno fino allo scorso anno – della lega ma, siccome stiamo pur sempre parlando dei Chargers non abbiamo mai avuto l’opportunità di vederlo in campo a causa di una miriade d’infortuni già a partire dal training camp.
Constata la brillantezza di Justin Herbert, Telesco ha deciso di investire massicciamente sulla linea d’attacco rivoluzionandola con estrema intelligenza grazie a Linsley, Feiler e Slater, tre sicuri titolari che hanno tutte le carte in regola per garantire al proprio giovane quarterback una protezione adeguata.
Alcuni addii sono stati dolorosi più per una questione affettiva – parlo di Henry, Ingram e Hayward – che per le ripercussioni in campo ma l’iper-attivo front office è già riuscito a colmare tutte le lacune createsi andando a prendere veterani come Cook o prospetti estremamente intriganti come Samuel e McKitty – cognome semplicemente fantastico -: ora servirà solo un po’ di salute e, ovviamente, fortuna.
Los Angeles sembra pronta a compiere un deciso e decisivo salto di qualità entrando nell’ultra-affollato Olimpo della AFC, conference la cui competitività nelle ultime due stagioni si è esponenzialmente alzata.
Sono molto curioso di vederli all’opera e, indipendentemente dal risultato, sono discretamente convinto che nessuno potrà avere il coraggio di criticare il front office che, in questi mesi, ha fatto tutto quello che poteva per metterli nella posizione di sfruttare al meglio il contratto da rookie di Herbert.

VotoBENISSIMO! Una delle mie offseason preferite, anche se questa non è una novità dato che l’avrò detto già 50 volte.


 

3 thoughts on “Il pagellone dell’offseason NFL 2021: AFC West

  1. Drew Lock non mi dispiace, tuttavia Fields sembra di un livello superiore.
    Forse Denver sta scommettendo di arrivare a Rodgers / Watson, ma è dura.

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