Uso questo incipit ogni anno, sarebbe poco carino non portare avanti la tradizione: se è vero che tutte le cose belle finiscono sempre, figuriamoci quelle mediocri.
Pure quest’anno Eligibles ha fatto il suo dovere tenendovi – provandoci, perlomeno – compagnia per circa un mesetto e mezzo nel quale vi ho raccontato di un tot di colpi di mercato lasciando tanto, tantissimo spazio alla divagazione poiché dopo circa due settimane il flusso degli affari si è bruscamente fermato costringendomi quindi ad improvvisare: per un motivo o per l’altro, questo va detto, voi siete stoicamente rimasti al vostro posto ricoprendo la rubrica d’un immeritato affetto che fatico tuttora a comprendere ma per il quale vi sono infinitamente grato.
Amo questa rubrica per vari motivi, primo fra tutti perché ci metto poco a redigerla – non ho bisogno di perdermi fra analytics e dati vari per dare manforte alle scemenze che dico, questi altro non sono che flussi di coscienza – e poi, non secondario, perché mi dà uno spazio di manovra difficilmente esplicabile: in queste righe trovate veramente di tutto, nuove divise, ritiri, affari, soldi, ripensamenti, video d’allenamenti, grane legali, tweet vari, litigi e chi più ne ha più ne metta.
E questo tutto non è necessariamente garanzia di qualità ma ciò nonostante, con molto coraggio, voi affrontate qualsiasi castroneria io vi proponga: grazie.

Ai saluti dedico il decimo ed ultimo punto – spoiler -, per qualche minuto mettiamo da parte i sentimentalismi ché oggi, dopo settimane di futilità, c’è molta carne al fuoco: ecco a voi, fedeli lettori, gli Eligibles Awards della free agency 2021.

1) Il miglior colpo della free agency

Forse ne ho già parlato da qualche altra parte, ma per me il colpo della free agency non può che essere John Johnson ai Cleveland Browns, per molteplici ragioni.
Innanzitutto Cleveland ha colmato una delle lacune più grosse presenti a roster e, come ho avuto modo di imparare durante l’ultimo mese, un front office che affronta di petto i propri problemi è un front office meritevole di stima, ma non è sicuramente questo l’unico motivo per cui i Marroni si sono portati a casa questo ambitissimo premio: il contratto dato a Johnson, un triennale da meno 34 milioni – 24 garantiti – è semplicemente ridicolo poiché compagni di reparto meno efficaci di lui in campo ma con nomi più altisonanti percepiscono cifre ben superiori ad undici “miseri” milioni di dollari l’anno.
Giocatore versatile in grado di eccellere sia in run defense che in copertura, Johnson sembra destinato ad erigersi a leader di un reparto difensivo che nell’ultimo mese e mezzo ha compiuto enormi passi in avanti e che ha tutte le carte in regola per compiere il definitivo salto di qualità.

2) Il più clamoroso colpo della free agency

Qua faccio un po’ l’hipster, preparatevi.
Cosa intendo per clamoroso? Forse, parafrasando un po’, nella mia testa clamoroso coincide con “sorprendente”, quel colpo che proprio non ci saremmo mai aspettati e che quando invece è andato in porto ci ha genuinamente stupiti non tanto per il livello tecnico del giocatore, ma per l’improbabilità del tutto: questo premio, quindi, non può che andare ai New England Patriots per la firma di Hunter Henry, arrivata a poche ore di distanza da quella di Jonnu Smith.
La mossa ci ha lasciati a bocca aperta perché dopo aver ricoperto d’oro Smith nessuno avrebbe mai potuto aspettarsi una decisione del genere da parte di Belichick che, per aiutare Cam Newton a ritrovare la forma dei giorni migliori, ha pensato bene di riprovarci con l’esperimento del doppio tight end: nessuno dei due, ad onor del vero, può essere visto come un talento generazionale in grado di riscrivere il destino di una squadra, ma la loro combinazione potrebbe rivelarsi un toccasana per un quarterback in difficoltà o, soprattutto, per un eventuale giovane quarterback.

3) Il miglior affare della free agency

Ve lo confesso, avrei voluto premiare John Johnson ed i Cleveland Browns pure qua ma basta, il troppo stroppia, di Johnson ai Marroni ormai ne avrò parlato in cinquanta occasioni distinte, perciò per compensare sarò hipster pure in questo caso dando il premio ad i Buffalo Bills per la firma di Emmanuel Sanders.
Sanders, a questo punto della carriera, non è sicuramente un game changer in grado di costringere i defensive coordinator avversari a notti insonni, ma un annuale da 6 milioni per un ricevitore del genere è un affare sensazionale, soprattutto se si considerano le ambizioni di Buffalo ed il receiving corp nel quale va ad aggregarsi: Sanders, infatti, si aggiunge a Stefon Diggs, Cole Beasley, Gabriel Davis ed il sempre pericoloso Isaiah McKenzie mettendo così a disposizione di Allen quella che ritengo essere – con distacco – la miglior batteria di ricevitori di tutta la NFL.
Buffalo, molto intelligentemente, ha deciso di rischiare un razionale all-in sfruttando il più possibile l’ultimo anno “gratis” di Josh Allen.

4) Peggior colpo della free agency

Mi dispiace, ciò che sto per dirvi potrebbe essere frainteso, ma non ho problemi ad assumermi le mie responsabilità: a mio avviso il peggior colpo della free agency è stato messo a segno dai Tennessee Titans con Bud Dupree.
Dupree è un buon giocatore, questo è fuori discussione, e sono ben conscio che coach Vrabel abbia disperatamente bisogno di pass rusher in grado di arrivare consistentemente al quarterback – i Titans, da un paio di stagioni, faticano tremendamente a pressare i signal caller avversari -, ma 82 milioni di dollari in cinque anni – anche se solamente 33 sono garantiti – per un giocatore reduce da un infortunio serio come la rottura del crociato sono troppi: Dupree, diciamolo, ha cominciato ad esprimersi su ottimi livelli solo dopo l’esplosione di T.J. Watt, giocatore che gli ha permesso di rimettere in carreggiata una carriera che fino a quel punto ci costringeva a vederlo come un potenziale bust.
Gli auguro tutto il bene del mondo, ma forse Tennessee ha preso un granchio strapagando un individuo che non è neanche lontanamente uno dei migliori dieci pass rusher della lega.

5) Soldi spesi male Award

Nel 2020 è stato consistentemente uno dei giocatori più pericolosi dell’intera NFL, una macchina da big play alla quale bastava una sola giocata per spaccare in due la partita, ma no, Nelson Agholor non vale 11 milioni di dollari all’anno: un ricevitore con una sola buona stagione nel proprio CV ed una miriade di drop non può prendere più dei vari Tyler Boyd, Sterling Shepard, Will Fuller – a proposito di deep threat – Robby Anderson e Marvin Jones, mi dispiace.
L’offseason dei Patriots è stata indubbiamente esplosiva e ricolma di colpi di scena e malgrado ritenga Belichick il più grande genio nella storia NFL credo che questa volta abbia preso un abbaglio pagando un giocatore in base a quello che potrebbe essere al posto di quello che effettivamente ha dimostrato di essere.

6) Il miglior contratto della free agency

Vi giuro che questa è l’ultima hipsterata dell’articolo, concedetemela: uno dei colpi che più ho amato di questo mese è stato il passaggio di Kerry Hyder ai Seattle Seahawks.
Hyder è un pass rusher rotazionale che non ha la qualità per rivoluzionare un intero reparto difensivo ma che, calato in un contesto ideale, può tornare estremamente utile soprattutto su terzo down: dal nulla, lo scorso anno ai ‘Niners ha messo a segno 8.5 sack, numero indubbiamente viziato dall’ottimo livello medio della D-line californiana e dall’aumento di snap a causa dei tanti infortuni che hanno tormentato il reparto difensivo.
Parliamoci chiaro, Hyder non rivoluzionerà la difesa dei Seahawks, quasi certamente non andrà in doppia cifra, ma un biennale da 6.8 milioni per un pass rusher affidabile come lui sono un vero e proprio affare.
Basta, non sarò più hipster, per ora.

7) Peggior contratto della free agency

Contrariamente agli altri anni, non abbiamo visto chissà quanti giocatori mettere il proprio nome sotto contratti clamorosamente immeritati – ah, le restrizioni per il Covid… -, perciò non è stato per niente facile trovare un contratto in grado di innervosirmi: solo per voi, però, mi sono messo a scandagliare Spotrac a caccia di fregature e ne ho trovata una tanto innocua quanto colossale.
Jamal Agnew è un buonissimo giocatore, un esplosivo returner che sa punire ogni singolo errore dello special team avversario, ma non è Devin Hester: non ho capito, quindi, come mai i Jacksonville Jaguars abbiano deciso di tirargli contro un triennale da 14.5 milioni di dollari totali – di cui solo 4 garantiti – considerando il fatto che stiamo pur sempre parlando di un cornerback trasformato in receiver che in carriera ha ricevuto 16 palloni per 105 yard.
Ripeto, non sarà sicuramente questo contratto a mandare in rovina i Jacksonville Jaguars, ma se proprio dovevo individuarne uno osceno…
In lizza, per onor di cronaca, trovate anche Shaquill Griffin sempre ai Jaguars – triennale da 40 milioni -, il rinnovo di Romeo Okwara con i Detroit Lions – triennale da 37 milioni – e forse Matt Judon ai Patriots, ma vabbè, con Judon ho una rivalità che dura da anni che mi preclude la necessaria oggettività per assegnare premi così importanti.

8) Squadra vincitrice della free agency

Vorrei parlarvi ancora di Cleveland Browns, vorrei spendere due parole sui Los Angeles Chargers e sull’ottimo sforzo fatto per proteggere Justin Herbert, ma la realtà è una e noiosa: nessuna franchigia può essere inserita nella stessa stratosfera dei Tampa Bay Buccaneers che, per il secondo anno consecutivo si portano a casa questo ambitissimo premio da mettere a fianco del Lombardi vinto un paio di mesi fa.
I Buccaneers sono riusciti a riconfermare veramente tutti: Gronkowski, Fournette, Suh, McLendon, Godwin, Smith, David, Nunez-Roches, Succop, Stinnie, Pierre-Paul e soprattutto Barrett.
Sostanzialmente la squadra che ha appena vinto il Super Bowl è stata riconfermata in toto e, fra poche ore, accoglierà un’ondata di talento economico regalata dal draft: è da un anno che continuano a vincere qualsiasi competizione alla quale prendono parte, noiosoni.

9) Squadra tramortita dalla free agency

Permettetemi di rinominare questo riconoscimento “Houston Texans Award” per motivi che non credo di dovervi nemmeno spiegare.
I Chicago Bears credo di averli già premiati lo scorso anno e, proprio come i Texans, insistere su di loro sarebbe banale, i miei Ravens a questo punto hanno deciso di trasformarsi in meme ed in quanto millennial non sarei credibile rimproverandoli, i Bengals si sono finora rifiutati di investire sulla protezione di Burrow ed ok, affari loro: chi è rimasto quindi?
Ovviamente i Las Vegas Raiders, la squadra con una difesa consistentemente disastrosa che per equilibrare un po’ la situazione ha deciso di smantellare una linea d’attacco che era più o meno l’unico reparto decente: ma non è finita qui.
Hanno altresì deciso di regalare a Kenyan Drake il contratto più pesante firmato finora in free agency da un running back – biennale da 11 milioni di dollari di cui 7 garantiti – malgrado solamente due anni fa abbiano investito una preziosa scelta al primo round su Josh Jacobs, hanno strapagato Kolton Miller che è un buon tackle ma non assolutamente uno dei migliori della NFL, hanno spedito in Arizona Rodney Hudson – a parer mio un centro di primissimo livello – in cambio di quasi nulla, hanno…
Basta, mi fermo: prendetevi il premio e scendete dal mio palco che ora voglio salutare i fedelissimi.

10) Saluti e bacini

Ed eccoci qua, ai saluti di rito che non sono poi così di rito visto che ve li faccio col cuore, circa.
Come già abbondantemente accennato, portare avanti questa rubrica è tanto divertente quanto frustrante, poiché ogni maledetto anno dopo il secondo od il terzo episodio trovare dieci argomenti od una decina abbondante di giocatori di cui parlare non è per niente facile: figuriamoci in un anno nel quale ogni front office a causa della riduzione dello spazio salariale è stato comprensibilmente cauto – Patriots a parte – e timido, figuriamoci.
Ciò nonostante voi ci siete sempre, leggete fino in fondo un articolo che a me tocca leggere parola per parola per individuare ed estirpare eventuali refusi – che spesso trovano comunque modo di scapparmi ed arrivare ai vostri già abusati occhi – sennò potete stare certi che nemmeno io lo leggerei tutto: grazie, veramente.
Grazie per aver deciso di dedicare una porzione della vostra giornata a questa rubrica, grazie per aver sacrificato una pausa sigaretta od una seduta zen in bagno per essere testimoni dei miei deliri e grazie per tenermi compagnia in questi lunghissimi mesi senza football NFL.
I tempi cambiano, le piattaforme pure e magari qui sopra le cose non sono come vorrei che fossero, ma finché voi siete così di questa rubrica difficilmente ve ne sbarazzerete a breve.
Ci sentiamo fra non troppe ore.

One thought on “Eligibles, season finale: i premi della free agency NFL 2021

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