Quarta settimana – che in realtà sarebbe la quinta ma vabbè, in un mondo di mandati zeri siamo sicuri che i numeri abbiano ancora un valore? -, le notizie scarseggiano e nessun giocatore dal nome vagamente interessante come quello di Mathew Sexton è stato messo sotto contratto da chicchessia squadra: fortunatamente, però, in mio soccorso è accorso uno dei miei alter ego, Julian Edelman, che lunedì sera come un fulmine a ciel sereno ha annunciato il proprio ritiro dal football giocato.
L’espressione “come un fulmine a ciel sereno” è inesatta, vari report negli ultimi mesi ci hanno parlato di un Edelman dubbioso riguardo il proprio futuro e tenendo ben presente il numero di infortuni subiti in carriera non si può essere tristi per quella che a mio avviso è stata una scelta tanto lucida quanto saggia e… mi sto veramente bruciando uno dei dieci sudati punti nell’introduzione?
Meglio tagliare con i convenevoli.

1) Grazie di tutto Jules

Edelman non lo si può odiare, indipendentemente dalla vostra fede: tifare per lui, malgrado giocasse per i cattivoni per eccellenza della NFL, è semplice poiché chi non ama un giocatore tutto cuore ed intelligenza in grado di sopravvivere – ed eccellere – in una lega di giganti iper-muscolosi?
È stato uno dei migliori giocatori della storia dei Patriots, uno che sarà sicuramente introdotto nella loro Hall of Fame e che non avrà problemi a sopravvivere al naturale oblio della memoria perché è particolarmente facile associarlo ad alcune giocate e momenti semplicemente troppo importanti per uscirci dalla testa: la catch impossibile contro gli Atlanta Falcons al Super Bowl vinto in rimonta, il touchdown della vittoria nel Super Bowl passato alla storia per l’intercetto sulla goal line lanciato da Wilson e, dulcis in fundo, la prestazione valsagli l’MVP all’ultimo Super Bowl giocato dai Patriots, quello vinto 13 a 3 contro i Rams.
Ha sempre dato il meglio sui palcoscenici più importanti, nei momenti più delicati dimostrando che frasi come hard work pays off non siano soltanto banalità da cavalcare per convincere un paio di secchi come me a gettare soldi in abbonamenti destinati a non essere onorati in palestra.

2) Hall of Fame o no?

Sono un grandissimo fan di Julian Edelman, diamine, guardate la mia piccola biografia sotto gli articoli, se mi seguite da anni non avrete problemi a ricordare come abbia sempre e comunque voluto associare il suo nome al mio – per ovvi motivi – ma ciò nonostante serve lucidità ed onestà intellettuale: Edelman non andrà nella Hall of Fame, è stato autore sì di prestazioni epiche nelle partite più importanti ma, molto semplicemente, non ha le credenziali necessarie per entrarci.
In questo video di NFL Throwback – uno dei molti canali YouTube ufficiali della lega – vi saranno esposti i tre criteri per risultare eligible – eh eh eh eh – ed a Edelman, purtroppo, ne manca uno, ossia quello di essere stato convocato almeno in un’occasione al Pro Bowl o di essere stato inserito in una formazione All-Pro.
Personalmente ritengo che concentrarsi troppo sulla giacca dorata sia quasi una mancanza di rispetto nei suoi confronti, poiché il fatto che solamente poco più dell’1% degli individui che abbiano mai calcato il gridiron è stato introdotto nella Hall of Fame non condanna automaticamente l’altro 99% all’anonimato.
Edelman, busto a Canton o meno, sarà uno di quei giocatori che ricorderò con maggior affetto e stima per il resto della mia vita e credo che ciò possa risultare vero per molti di voi ed alla fine questa è l’unica cosa che conta, no?

3) Boh?

Gli Arizona Cardinals hanno messo sotto contratto – solamente per il 2021 – James Conner, running back con una storia di vita alle spalle eroica e sicuramente commovente ma che durante la propria carriera in NFL non mi ha mai convinto fino in fondo e, finora, mai stato in grado di giocare tutte e sedici le partite che compongono – componevano – una stagione: nel 2018, quando fu chiamato a sostituire lo scioperante Le’Veon Bell, raccolse quasi 1500 yard dallo scrimmage dando un motivo in più al front office per lasciar andare Bell a cuor leggero, peccato solo che da quel momento non sia più stato in grado di replicare quanto fattoci vedere quell’anno principalmente a causa di una serie infinita di infortuni.
Availability is the best ability per un running back, ed Arizona si è appena assicurata uno dei giocatori più fragili dell’intera NFL continuando a lasciarmi interdetto dinanzi ad una mancanza di coerenza di fondo nelle mosse che ritengo ridicola.

4) FATELA FINITA

I Tampa Bay Buccaneers si sono presi Giovani Bernard, il ventisettesimo running back a roster insieme a Ronald Jones, Leonard Fournette – che lo useranno solo per i playoff, ovviamente – ed il sophomore Ke’Shawn Vaughn: tutto ciò poche ore dopo che avevo pronosticato prendessero Najee Harris al draft.
Quanto ne capisco di football, quanto.
Ah sì, per quanto riguarda Bernard… prima di tutto spero che sopravviva ai tagli estivi e, in caso, non sarei particolarmente triste qualora dovesse riuscire a mettersi al dito un anello, soprattutto perché gli inquadrerebbero il baffo e forse, una volta per tutte, la gente capirebbe che quello di Minshew non è un vero baffo.

5) Un po’ di esperienza per i Panthers

I Carolina Panthers hanno messo sotto contratto A.J. Bouye, cornerback che non troppi anni fa era uno dei volti principali dei Sacksonville Jaguars: sul conto in banca dell’ex-Broncos – sua ultima squadra – saranno versati circa 7 milioni nei prossimi due anni anche se devo farvi presente che la sua avventura a Charlotte partirà con un breve ritardo a causa delle ultime due partite da scontare di una sospensione – PED – inflittagli lo scorso anno.
Bouye non è chiaramente il giocatore di un tempo ma la difesa dei Panthers ha tremendamente bisogno di leadership ed esperienza, soprattutto in luce del fatto che solamente lo scorso anno il front office devolvette l’intero draft al reparto selezionando solo ed esclusivamente difensori: a quasi 30 anni, però, questa potrebbe essere la sua ultima occasione per tenere in vita una carriera che è scemata piuttosto velocemente.

6) Las Vegas Raiders 101

Karl Joseph è un nuovo giocatore dei Las Vegas Raiders… ancora: lasciatemi spiegare.
Joseph, selezionato con la quattordicesima scelta assoluta al draft del 2016, tra problemi a rimanere in salute e problemi in copertura – che non troppo tempo fa ha ammesso candidamente di avere – il 2020 l’ha trascorso ai Cleveland Browns dopo non essere stato rinnovato dai Raiders, chiaramente non impressionati dalla sua tenuta – ai tempi – ad Oakland.
Bene, ora Karl Joseph è nuovamente un giocatore dei Las Vegas Raiders in quanto potrebbe “tornare comodo” nello schema difensivo di Gus Bradley utilizzandolo come ibrido fra linebacker e strong safety.
Credo che questo episodio possa rendere l’idea di quanto confuso sia un loro front office che dovrebbe cominciare a sudare freddo.

7) Il sogno continua, per ora

Thaddeus Moss, figlio dell’unico ed inimitabile Randy, la settimana scorsa è stato tagliato dal Washington Football Team, squadra con la quale aveva firmato da undrafted free agent: la sua avventura in NFL, per il momento, è ancora in vita e proseguirà a Cincinnati, da quei Bengals che lo scorso anno dopo il draft avevano mostrato un certo interesse nei suoi confronti.
Considerando l’assenza di un chiaro tight end titolare credo che Moss avrà una possibilità vera di giocarsi prima di tutto un posto a roster e poi, in caso, un ruolo soddisfacente in attacco e siccome sono un discreto fan del padre non posso esimermi dall’auguragli buona fortuna.

8) Che Marroni!

I Cleveland Browns hanno messo sotto contratto per il prossimo anno Jadaveon Clowney che guadagnerà – al massimo – dieci milioni di dollari; allora, Clowney forse non è e mai diventerà il giocatore che molti di noi immaginavano potesse diventare ma, con Myles Garrett dall’altra parte, potrebbe sicuramente vivere la miglior stagione della propria carriera, a patto che riesca ad evitare gli infortuni che fino a questo punto lo hanno afflitto.
I Browns, zitti zitti, non stanno fallendo un colpo e sulla carta il loro reparto difensivo fa un po’ paura.
Condoglianze a tutti quelli che tifano una delle altre tre squadre della AFC North.

9) Momento Law & Order della settimana

Aaron Donald è stato accusato d’assalto da parte di un uomo con il quale avrebbe avuto un diverbio – poi sfociato in scazzottata – in un locale di Pittsburgh: come in tutti i casi, mi rifiuto di commentare finché non si avrà una verità – o meno – giuridica.
Continua così una delle più movimentate offseason della storia per le stelle NFL.

10) Nuggets!

Concedetemi un elenchino puntato ché sono un po’ stanchino:

  • I Buccaneers hanno “rinnovato” il contratto a Steven McLendon, arrivato lo scorso anno in sostituzione di Vea tramite una trade con i Jets: l’esperto run stopper avrà un ruolo rotazionale lungo la D-line dei campioni in carica;
  • I Philadelphia Eagles hanno – nuovamente – aggiunto al backfield Jordan Howard e vabbè, commentare ulteriormente non avrebbe particolarmente senso;
  • I Seahawks, tremendamente scoperti a cornerback, ne hanno aggiunto uno in Damarious Randall che lo scorso anno ha però giocato come safety… ok;
  • Quanto morta può essere diventata questa free agency se non riesco nemmeno a portare un elenchino puntato oltre i tre punti?

5 thoughts on “Eligibles: tutta la free agency NFL in una rubrica, quarta settimana

  1. Che dire su Edelmann che non sia già stato detto, da tifoso Pats l’ho sempre ammirato, perché fanno parte di quei giocatori magari poco spettacolari ma dannatamente efficaci, sempre presenti e sempre pronti a dare il 110% per la propria squadra.
    Semplicemente un grande.

  2. Cleveland mi sembra favorita in AFC North, avranno anche 9 picks al draft. Browns al Super Bowl può non essere un’eresia.

    • Gli ammeregani sono pazzi. Ricordo ancora quella storiella su Brian Hurlacher sbronzo che voleva fare a botte in un locale con Bas Rutten prima che i suoi amici gli spiegassero chi fosse quello strano pelato. Chiese scusa e si defilò.

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