Un’altra tessera del domino è caduta e, un’altra scelta al primo round del draft del 2016 ha cambiato casa: Carson Wentz è un nuovo giocatore degli Indianapolis Colts, la squadra allenata da quel Frank Reich sotto il quale non troppo tempo fa il numero 11 giocava come un vero candidato all’MVP.
Il prezzo della trade lo analizzeremo a breve, per il momento permettetemi di esplicitarlo: a Philadelphia andranno una scelta al terzo round del prossimo draft ed una condizionale al secondo di quello del 2022 che si trasformerà in una al primo round qualora dovesse giocare almeno il 75% degli snap o il 70% in caso di qualificazione ai playoff.

La prima reazione non comprende lo shock, è da mesi che Wentz veniva accostato ai Colts e nel momento in cui Los Angeles ha deciso di giocare il tutto per tutto con Stafford le probabilità che l’ex-seconda scelta assoluta migrasse in Indiana sono cresciute esponenzialmente: proviamo ad andare per esclusione, a chi potevano puntare?
Ad un carismatico ma non in grado di farti compiere il salto di qualità Ryan Fitzpatrick? Ad un Cam Newton apparso in palese difficoltà per tutta la stagione? All’oggetto – ancora – misterioso Sam Darnold? A quel Mariota che ha appena passato un anno in panchina? Ricorrere al draft nel tentativo di prendere un rookie? Buona idea, ma gli Herbert non crescono sugli alberi ed è chiaro che le aspettative di Indianapolis rischierebbero di opprimere qualsiasi rookie.
Nelle settimane ho continuamente associato a loro – nella mia testa – Matt Ryan, ma a quanto pare Atlanta non è ancora pronta a salutare la propria icona, quindi questa mossa ha decisamente senso poiché Indianapolis è in possesso di un roster discretamente profondo, giovane, talentuoso ed uno spazio salariale che permetterà loro di rimpinguare l’arsenale a disposizione del nuovo quarterback: Indianapolis, soprattutto, può vantare un’ottima linea d’attacco in grado di fornirgli la protezione della quale ha terribilmente sofferto la mancanza negli ultimi sedici mesi.

Tutto perfetto, quindi?
Assolutamente no, in quanto Carson Wentz ha vissuto un 2020 da incubo giocando a livelli semplicemente imbarazzanti e regredendo sotto troppi punti di vista come meccanica, decision making e consapevolezza nella tasca: credo però di avere una spiegazione a tutto ciò, o perlomeno coincide con ciò che mi piace pensare poiché personalmente sono sempre stato un suo tifoso e non sono ancora pronto ad alzare bandiera bianca con lui.
Nelle ultime due stagioni Wentz ha dovuto costantemente cantare e portare la croce, in quanto una serie di infortuni lo ha prima privato dei migliori ricevitori a sua disposizione e poi costretto a giocare dietro una linea d’attacco semplicemente inadeguata: ciò nel 2019 non lo aveva particolarmente condizionato, poiché riuscì miracolosamente a trascinare Philly ai playoff lanciando la palla ad un manipolo di corpi caldi provenienti dalla practice squad, mentre nel 2020… devo veramente tornare sul luogo del delitto? Dai, so che vi ricordate.

Uno degli aspetti più inquietanti del gioco dell’ultimo Wentz è l’avvilente tendenza a non liberarsi del pallone neanche sotto tortura, ma pure questo può essere visto come conseguenza dell’aver dovuto caricarsi sulle spalle un intero reparto – e franchigia – per più di un anno: ad Indy Wentz non dovrà fare l’eroe, la vittoria non passerà esclusivamente da un paio di sue giocate mai viste nella storia della NFL, dovrà “limitarsi” a fare il proprio lavoro poiché chi sarà intorno a lui molto probabilmente sarà in grado di portare a termine il proprio.
L’eroismo che gli ha permesso di trascinare Philadelphia ai playoff nel 2019 ha finito per logorarlo e fargli perdere lucidità e la concezione della realtà: Carson, un quarterback può concludere uno snap lanciando la palla a bordocampo per evitare un sack, non è un reato capitale, te lo prometto.
Meno hero ball, in definitiva, potrebbe giovare al suo futuro.

Come avrete intuito ciò che più mi preoccupa dell’ex-Eagles è l’aspetto psicologico, durante lo scorso autunno l’ho visto sfiduciato, stanco e semplicemente depresso, un giocatore schiacciato dalle troppe responsabilità sul groppone, l’ombra di sé stesso insomma: non è detto che Reich sarà in grado di aggiustarlo e riportarlo ai livelli del 2017, ma quasi sicuramente riuscirà a restituirgli la serenità fondamentale per interpretare al meglio questa difficilissima posizione.
Tutto ciò richiederà tempo che al momento non saprei quantificare e considerando che ai miei occhi i Colts si trovano da un paio d’anni in win now mode, la scelta di affidare a lui le chiavi dell’attacco potrebbe collidere con tale filosofia, ma è indubbio che qualora Reich riuscisse a trovare un modo per liberarlo dai propri demoni Indianapolis entrerebbe con ancor più decisione nell’élite della AFC.

Il buon Ballard ha preso un rischio che definirei calcolato, in quanto il prezzo pagato non è assolutamente clamoroso: qualora dovesse riuscire ad evitare infortuni – cosa non banale se si parla di Wentz – Indy si vedrebbe costretta a sganciare una scelta al primo round del draft del 2022, ma immagino che in caso di successo dell’esperimento riuscirebbero a sopravvivere a tale perdita, anzi, probabilmente ne sarebbero pure felici in qualche modo.
Ciò che più mi piace – dal lato di Indianapolis – di questa trade è il fatto che l’innesto di Wentz non ingolferà in nessun modo il salary cap, poiché nei prossimi due anni Irsay sarà costretto a dargli “solamente” 48 milioni di dollari, numero relativamente irrilevante se si pensa al fatto che Philadelphia il prossimo anno dovrà sacrificare 30 preziosissimi milioni di dollari in dead money complicando ancor più una situazione salariale assolutamente terrificante: parliamo un po’ di Philadelphia?

Gli Eagles hanno deciso di ripartire da capo, anche se usare il verbo “decidere” potrebbe essere fuorviante poiché la pletora di contrattoni elargiti in questi anni ha compromesso irrimediabilmente il loro futuro sul breve termine: nelle prossime settimane Philadelphia metterà alla porta un buon numero di veterani nel tentativo di far quadrare i conti e di dare il via ad una ricostruzione attorno al buon Jalen Hurts.
Considerando che per assicurarselo al draft, non troppi anni fa, sacrificarono ben cinque scelte, il compenso ricevuto da Indianapolis – più i 30 milioni di dead money – non impressiona assolutamente nessuno, anche se a questo punto appare chiaro che il loro unico obiettivo fosse quello di liberarsi di lui e del suo contratto al fine di voltare pagina e chiudere un capitolo incredibilmente peculiare della loro storia: devo forse ricordarvi che non troppi anni fa questi erano sul tetto del mondo?
No, non credo, anche se visto quanto successo nelle ultime stagioni sembra essere passata un’eternità da quel sorprendente successo sui New England Patriots.
In luce di ciò, quindi, il compenso ricevuto può essere ritenuto soddisfacente, hanno aggiunto un paio di preziose scelte al draft che per una squadra in ricostruzione sono sempre oro colato e sono riusciti a liberarsi in tempi ragionevoli di un giocatore che si era trasformato in un caso, in una fonte di emicrania: i prossimi anni quasi sicuramente saranno avari di soddisfazioni, ma se non altro, come già detto, sono finalmente riusciti a voltare pagina ed a ricevere più di quanto ci si potesse aspettare da un giocatore reduce da una stagione del genere.

In definitiva credo che entrambe le parti coinvolte possano ritenersi soddisfatte dell’accordo raggiunto, poiché Indianapolis ha finalmente trovato un quarterback attorno al quale provare a costruire attorno una squadra in grado di raggiungere il Super Bowl mentre Philadelphia ha ottenuto un buon compenso per un individuo che in poco meno di un anno è passato dall’essere il volto della franchigia ad un panchinaro frustrato.
Occorre sempre tener a mente quanto detto poc’anzi, ovvero che al momento Wentz è prima di tutto un essere umano da ricostruire, non un ex-candidato all’MVP, e che i rischi presi da Indianapolis sono parecchi se si tiene presente la sua produzione nell’ultimo, la sua cartella clinica e lo stato di salute della sua mente, ma se non altro in caso l’esperimento dovesse fallire non avranno compromesso irrimediabilmente il proprio futuro: solo il campo saprà dirci se con Wentz i Colts compieranno il definitivo salto di qualità trasformandosi una volta per tutte in contender, ma arrivati a questo punto credo che di più non potessero fare.

Si sono visti inizi di offseason più noiosi, comunque.

4 thoughts on “Carson Wentz agli Indianapolis Colts: l’analisi a caldo

  1. Ballard s’è preso un rischio calcolato e Reich magari riuscirá a rivitalizzarlo.
    Tuttavia ho qualche perplessitá dal punto di vista fisico. Giá quando Philly gli fece l’oneroso rinnovo ne avevo.

    • Il cambio d’aria per me sarà positivo , ha alle spalle una buona squadra , credo che psicologicamente potrà ritrovarsi , io credo in lui

  2. Stafford a LA, Goff a Detroit, Wentz a Indy…. così, a occhio, non vedo veramente nessun guadagno per nessuno dal punto di vista squisitamente tecnico. Vedo più che altro operazioni che faranno risparmiare qualche soldo a qualche franchigia e porteranno qualche scelta in più ai draft, ma in termini di rafforzamento del roster non vedo nessun chiaro vincitore. LA prende Stafford che ha sicuramente più braccio di Goff, ma in quasi dieci anni ha sempre giocato a livello mediocre e non so se si sveglierà adesso a 31 anni suonati (è vero che giocare a Detroit per così tanto tempo tempo ammorberebbe anche un campione vero…). Sulla carta, il confronto tra l’affidabile Goff del Superbowl perso e lo Stafford attuale non mi pare neppure a favore dei Rams, anche se invece quest’anno il buon Jared ha giocato maluccio e campione non sarà mai. McVay ha deciso, saprà lui, ma non si porta in casa un QB abituato ad essere decisivo e razionale. I Colts sono ancora orfani di Luck e provano da ogni parte a riempire il buco a QB per provare a entrare in modalità “win-now”. La squadra c’è tutta, manca davvero un QB affidabile per l’ultimo step. Rivers ha tappato il buco per metà stagione (la seconda metà, perchè nella prima ha combinato parecchi pasticci poi si è svegliato) e comunque non sarebbe mai potuto essere una soluzione neanche mid-range data l’età e l’usura. Wentz è una scommessa piena. Viene da un sacco di infortuni e da una stagione e mezza giocata molto molto male. Diciamo che se riesce a stare bene, si ritrova con una offensive line che può proteggerlo molto bene e dargli quindi la possibilità ultima di rinascere. A conti fatti, a mio modestissimo parere, i Lions appaiono come la squadra che ha fatto il migliore affare in generale. Si prende Goff che comunque resta un QB affidabile, cui costruire finalmente qualcosa attorno contando anche sulle numerose scelte aggiuntive acquisite nella trade. Certamente Detroit si accolla l’oneroso contrattone di Goff, ma con Stafford e il suo rinnovo non sarebbe cambiata la musica. A Detroit i problemi sono tanti al momento e quindi non serve nemmeno un QB che faccia meraviglie. Il ciclo Stafford era comunque chiuso. Ora però devono riuscire a costruire qualcosa per davvero in tutti gli altri reparti.

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