Non proviamo a dare per scontato quanto fatto dai Tampa Bay Buccaneers, sarebbe profondamente ingiusto nei confronti di ogni singola persona coinvolta in questa magica stagione: sì, nel momento in cui Tom Brady si offre volontario per il reclutamento l’aspettativa è quella di arrivare fino in fondo, deve essere quella, ma non diamola per scontato.
I Tampa Bay Buccaneers, malgrado l’ottimo organico e tutto l’odioso hype fermentato durante la scorsa offseason, hanno saputo sorprendermi per motivi diversi da quelli che potete pensare e, ad un passo dal secondo Lombardi della loro strana storia, posso dire con assoluta tranquillità che comunque vada a finire la loro stagione è stata un successo clamoroso.

Il nostro percorso non può che partire da Brady, la nostra insistenza nel parlare di lui può essere vista come pigra forma di tributo alla sua grandezza, unicità ed importanza nella storia della lega e della disciplina: il percorso che li ha portati al Super Bowl, però, non è stato netto e per l’ennesima volta in carriera Brady per arrivare lassù, dove si guadagna l’immortalità, ha dovuto rimboccarsi le maniche e lavorare con rinfrescante umiltà per superare una serie di ostacoli che ad un certo punto ci avevano quasi portato a dichiarare l’ora del decesso della sua inimitabile carriera.
Ad un certo punto Brady e l’attacco di Arians erano apparsi impacciati, lenti e prevedibili ed il campo, come sempre, non ha avuto problemi a mettere in bella mostra ogni loro debolezza e/o difetto strutturale: dopo essere sopravvissuti ai Giants portandosi a casa una striminzita vittoria, in quattro settimane hanno perso contro Saints, Rams e Chiefs, avversarie di primissimo livello che una squadra con certe ambizioni dovrebbe riuscire a battere o, perlomeno, non perdere in quel modo.

Si parlava dell’incompatibilità filosofica fra Brady ed Arians, un’incompatibilità esacerbata dall’insistenza del sanguigno allenatore a fare pesante affidamento sui lanci lunghi, aspetto del gioco su cui un quarantatreenne potrebbe aver problemi: ad un certo punto, a dirla tutta, Brady stava faticando a completare consistentemente questi lanci, colonna portante dello schema offensivo di Arians e noi tutti eravamo pronti a mettere in evidenza l’incompatibilità fra i due.
Poi, siccome il fallimento per Brady non è un’opzione, il pallone ha iniziato a trovare le mani dei ricevitori sempre più assiduamente, al punto da fargli concludere la stagione con il miglior voto PFF sulla deep ball – lanci da più di 20 yards -, un 95.3 che abbinato a quell’abusato 43 d’età anagrafica ci ha tolto pure questa volta le parole di bocca: uno della sua età non dovrebbe lanciare così tanto e così bene in profondità.

Nelle ultime settimane della regular season l’attacco dei Buccaneers è salito di colpi fino a diventare uno dei più efficienti della lega – non che prima non lo fosse, era semplicemente un po’ inconsistente -: Brady, sostanzialmente, ha rimosso il risk it dal celebre no risk it no biscuit su cui Bruce Arians ha costruito la propria carriera d’allenatore e, riducendo al minimo gli errori – solamente 17 turnover-worthy plays secondo PFF – l’intera squadra ha compiuto un salto di qualità semplicemente impressionante.

Si fa presto a compendiare la potenza di fuoco dei Buccaneers limitandosi a tessere le lodi ai ricevitori, Mike Evans, Chris Godwin, Antonio Brown, Rob Gronkowski e Cameron Brate danno vita ad un receiving corp che sembra essere stato assemblato da un Mattia ai tempi in cui giocare a Madden NFL era la sua religione, ma non diamo per scontato l’incredibile contributo della linea d’attacco, un reparto che ha protetto egregiamente Brady per tutto l’anno – solamente 24 sacks subiti – aprendo qua e là qualche buco per un running game mai eccessivamente brillante: la linea d’attacco dei Buccaneers può contare su veri e propri fenomeni come Ali Marpet, Ryan Jensen ed il sensazionale rookie Tristan Wirfs.
Sono fisici, cattivi ed assolutamente consapevoli dell’importanza del proprio compito, in quanto non accogli a casa tua Tom Brady se non sei in grado di proteggerlo, potresti essere perseguibile legalmente per lesa maestà.

Ciò che più ho amato di questi Buccaneers è stato il fatto che il loro percorso sia stato scandito da momenti di vera e propria difficoltà, momenti nei quali ho sentito più gente dare del bollito a Brady dichiarando il matrimonio TB-TB come un fallimento: hanno avuto i loro momenti no, vedasi le tre partite perse in quattro settimane di cui vi ho parlato sopra, ma hanno saputo mantenere la calma e fidarsi del process finendo poi per zittire ogni frettoloso – e pigro – critico.
Durante i playoff l’attacco non sempre è stato brillante ma malgrado tutto sono al Super Bowl: com’è possibile?
Com’è possibile che una squadra che ha concluso tre drive consecutivi con un intercetto sia stata in grado di portarsi a casa la vittoria contro una corazzata del calibro dei Green Bay Packers?
La risposta è facile: grazie ad una difesa spesso e volentieri passata in secondo piano a causa di Tom Brady e dei ricevitori a sua disposizione.

Questa difesa, molto semplicemente, mi esalta.
Mi esalta perché gioca fino in fondo ogni singolo snap ad una velocità quasi fastidiosa, è intensa, inarrestabile e complessivamente di ottimo livello: ma ve lo ricordate quando il reparto difensivo dei Tampa Bay Buccaneers era costantemente fra i peggiori della NFL?
Sembrano passati secoli.
Non stiamo parlando della Legion of Boom o dei Ravens del 2000, ma questo front seven è in grado di togliere completamente dall’equazione il gioco di corsa, aspetto giusto un po’ importante per squadre come i Packers che hanno avuto un successo clamoroso grazie alla play action: non solo questi sono in grado di annullare il running game, ma pure di portare pressione al quarterback con lodevole consistenza.
Chiedere a Rodgers per maggiori informazioni.

Il mix di atletismo, esplosività e forza bruta di questo front seven ha permesso ai Buccaneers di sopravvivere nel momento più complicato della loro stagione, ossia quando l’attacco per vari motivi si era trovato con le spalle al muro a causa di un paio d’atipici errori di Brady che avevano messo Rodgers nella posizione di scrivere l’epilogo di una storia che nella nostra testa aveva già cominciato a prendere consistenza, ossia la rimonta dei Packers, la rimonta di Rodgers al cospetto del Comeback Kid Brady: non avevamo fatto i conti con loro e, come spesso accade, li avevamo sottovalutati a causa della pigra equazione Tampa Bay Buccaneers = reparto offensivo.
Credo vivamente che il pass rush dei Bucs avrà modo di dare fastidio a Mahomes per tutto il Super Bowl e, potenzialmente, la mancanza dei tackle titolari potrebbe rivelarsi decisiva nell’economia del grande ballo poiché Pierre-Paul e Barrett non hanno particolari problemi ad arrivare al quarterback contro tackle titolari, figuriamoci contro le riserve.

Del duo David-White vorrei parlarne in separata sede poiché credo che al momento nessuna coppia di linebacker sia nella loro stratosfera e, malgrado qualche critica di troppo in sede di draft, il front office dei Buccaneers ha dimostrato che spendere una scelta altissima per un middle linebacker ha ancora senso, soprattutto se il giocatore in questione è in grado di correre assieme a qualsiasi giocatore gli venga chiesto di marcare, indipendentemente dal ruolo.
La secondaria, potenzialmente privata dei safety titolari, dovrà trovare un modo per limitare Tyreek Hill poiché tutti abbiamo ancora negli occhi quanto successo un paio di mesi fa quando l’esplosivo ricevitore dei Chiefs rischiò di rompere l’apparentemente imbattibile record di yards ricevute in una partita: Carlton Davis il numero 10 dei Chiefs se lo sarà sognato pressoché ogni notte da quella sciagurata domenica, pertanto credo che Todd Bowles costruirà il proprio gameplan difensivo proprio sulla volontà di limitare il velocista, poiché noi tutti abbiamo presente cosa sia in grado di fare questo attacco quando Hill è veramente in giornata.

Questa stagione ci ha insegnato che i Tampa Bay Buccaneers siano tutto fuorché perfetti e che non abbiano minimamente bisogno d’esserlo, ma che quando la situazione diventa tesa riescono ad esprimersi al meglio, aspetto alquanto importante in vista di una partita nella quale la posta in palio è il Lombardi: ha veramente senso vederli come underdog?
Contro questi Chiefs probabilmente sì, stiamo pur sempre parlando di una squadra in grado di metterne 40 in metà partita, anche se mi sembrano così ben equipaggiati che ci penserei due volte a darli per sfavoriti, senza obbligatoriamente far riferimento all’esperienza di Brady ai playoff e, soprattutto, al Super Bowl.

Ovviamente, visto il talento ed il signore under center, la loro stagione sarà valutata in funzione di un secco e triste Super Bowl or bust, ma come già detto – secondo chi scrive – la stagione dei Buccaneers non può che essere considerata un successo, soprattutto in luce del fatto che la prima metà di stagione sia stata usata per oliare meccanismi su cui non hanno potuto lavorare durante l’offseason troncata dal Covid-19: signori, non diamo per scontata la loro grandiosa stagione, non liquidiamo con un “alla buon’ora” il netto miglioramento del quale si sono resi protagonisti, non azzardiamoci a vedere il loro accesso al Super Bowl come ovvia conseguenza dell’approdo di Brady in Florida, sarebbe ingiusto nei confronti di Brady, di Arians, di Bowles, dell’intero reparto difensivo, della linea d’attacco, insomma, di tutti.

Il rischio preso da Brady ha pagato, Tampa Bay è riuscita a centrare l’obiettivo di giocare fra le mura amiche un Super Bowl che non troppo tempo fa sembrava loro essere precluso dalla schizofrenia di Jameis Winston e dall’avvilente incapacità di mettere in mostra qualsivoglia tipologia di miglioramento e di adattarsi alla situazione, tutte cose che quest’anno sono stati in grado di portare a termine una volta per tutte.
Vincere contro Kansas City sarà molto difficile e diciamocelo, una pletora di idioti – me compreso – è pronta a puntare il dito contro l’eventuale “quattro” sotto la voce “sconfitte al Super Bowl” di Tom Brady per ridere un po’ qua e là, ma servirsi di una sola partita per compendiare la cavalcata dei Buccaneers non ha alcun senso, quanto fatto da loro rimane comunque pazzesco viste le premesse.

Non ci resta che attendere domenica e constatare in prima persona se effettivamente il rischio preso da quel folle di Brady passerà alla storia come uno dei più clamorosi colpi di genio che i nostri occhi abbiano mai testimoniato: siamo sicuri serva un altro anello per permetterci di affermarlo?

3 thoughts on “Road To Super Bowl LV: Tampa Bay Buccaneers

  1. Già, mi ricorda un po’ il rischio preso da Manning quando è andato ai Broncos…

  2. Partita incerta, pronostico difficile. Tendenzialmente direi Chiefs, peró Tampa partiva sfavorita sia con New Orleans che Green Bay..

Leave a Reply to AlessandroCancel reply

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.