La seconda parte del campionato ha certamente offerto un’importante lezione morale che vale per ogni squadra carica di ambizioni da titolo: non importa difatti come si vince, conta vincere e basta. Crediamo che non ci siano molte critiche da muovere ai Kansas City Chiefs, i quali non si sono poi così tanto rivelati essere quell’entità in grado di generare numeri dominanti da videogioco mostrando invece di poter essere tenuti al guinzaglio per gran parte dello svolgimento di una singola partita, salvo poi praticare l’esercizio che conta più di tutti gli altri, il saper trovare sistematicamente un modo per vincere. Ancora meglio se in rimonta, quando la fiducia di Patrick Mahomes nei propri mezzi tende ad aumentare a dismisura.

L’occhio critico ha spesso osservato e giudicato da vicino il come dei Kansas City Chiefs, notando che l’ultima volta in cui i ragazzi di Andy Reid avevano vinto con uno scarto molto ampio risaliva addirittura ad Halloween, quando tale furia offensiva si era abbattuta su un nemico flebile come i New York Jets, stesi senza troppi patemi per 35-9 in un confronto a dir poco impietoso. Le successive otto vittorie, compresa quella contro quei Buccaneers con cui si incroceranno nuovamente le armi tra due domeniche esatte, avrebbero difatti poi portato un massimo di sette punti di distacco, a testimonianza del fatto che più di qualche coaching staff avversario stava cominciando ad interpretare correttamente le informazioni derivanti dai vari nastri visionati nelle infinite sessioni di lavoro notturno, spese a cercare un valido metodo per imbrigliare un attacco notoriamente fantascientifico.

I Chiefs hanno scelto il momento più propizio della stagione tutta per ripristinare quella sensazione di dominanza divenuta un po’ latitante nella seconda parte dello svolgimento delle operazioni, un pensiero creato dall’abitudine plasmata dal cervello di qualsiasi spettatore o addetto ai lavori nel vederli costantemente vincenti nell’imprimere la loro superiorità nei confronti dell’avversario di turno. Nella finale di Conference della Afc si è invece fatto ritorno alle vecchie modalità di successo, proponendosi come opponente assai poco equilibrato nei confronti di quei Bills arrivati ad un passo dal sogno di giocare il quinto Super Bowl della loro storia con la speranza di mettere finalmente una vittoria nel bilancio complessivo delle loro sofferte esperienze nella spettacolare cornice della finalissima, giocando un match condotto imponendo le proprie migliori qualità, mostrando una superiorità che da mesi non si percepiva così nettamente cancellando in un amen lo svantaggio iniziale.

La pur forte difesa dei Bills nulla ha potuto contro le molteplici armi da accumulo di yard disposte in campo con la consueta arguzia che contraddistingue Andy Reid, letale nel piegare una difesa impostata su doti atletiche di ottima caratura a suon di giocate basate sull’accelerazione del singolo, dando risalto alla principale caratteristica costruttiva del reparto offensivo. Non ci sono differenze statistiche clamorose da poter sottolineare, in quanto la diversità di una gara terminata con uno scarto inferiore (38-24) rispetto a quanto espresso in campo dalle due squadre, è sostanzialmente emersa nell’efficacia nel portare a termine i drive giunti in territorio favorevole, un aspetto dove il cinismo di Kansas City ha prevalso di netto rispetto ai quattro field goal complessivi con cui i Bills si sono accontentati di illuminare la loro porzione di tabellone luminoso, scavando il canyon che a conti fatti ha sostanzialmente deciso l’esito della gara.

Determinante, da questo punto di vista, la capacità di pressione esercitata da una difesa coordinata da uno specialista del blitz come Steve Spagnuolo, brillante nello sguinzagliare contro Josh Allen i vari Sorensen, Mathieu e Sneed accumulando sack (4-1 il computo finale pro-Chiefs, grazie anche al sempre prezioso Frank Clark) e quarterback hits in quantità atte a non far mai prendere il ritmo al possente attacco togliendogli la risorsa principale, la produttività del gioco aereo, impresa ottenuta limitando il pericoloso Stefon Diggs ad un primo tempo di sole 12 yard. L’illusione del vantaggio iniziale era difatti derivata da un generoso regalo di un Mecole Hardman che avrebbe poi trovato la via per la redenzione, consegnando nelle mani dei Bills un pallone posizionato dalla linea delle 3 yard, una distanza troppo breve per non riuscire a convertirla nell’unica meta segnata dagli ospiti nei primi trenta minuti di svolgimento della partita, a dimostrazione di tutta la fatica a carico di un reparto che avrebbe poi oltrepassato l’area di meta solamente quando non serviva più farlo.

I Chiefs hanno invece schiacciato il pedale dell’acceleratore assecondando differenti esigenze ma ottenendo eguali risultanze, confezionando drive lunghi generati tanto dai passaggini corti distribuiti qua e là da un Mahomes chirurgico – 127.6 il suo rating al fischio finale – quanto da singole azioni travolgenti, tra le quali una scampagnata a testa per Hardman e per un Tyreek Hill addirittura felino nel fuggire ai vari tentativi di placcaggio della difesa, collezionando una chiara prestazione da Mvp di serata con le sue nove ricezioni per 172 yard di pura esplosione atletica. Le speranze dei Bills si sono sgretolate in maniera lenta e coscienziosa del fatto che in circostanze come queste la serata è presto girata male, un’idea chiarita dai due touchdown firmati dalla terza superstar del gruppo, Travis Kelce, firmatario di 118 yard in 13 ricezioni ivi compreso l’assist alla Chris Paul fornitogli da Mahomes nel mezzo della confusione della tasca, ennesima magata estratta dal cilindro di un quarterback che definire incredibile nemmeno rende più l’idea.

Nonostante i timori generati dall’auspicato superamento del protocollo dedicato ai traumi cranici e il doloroso infortunio all’alluce riportato contro i Browns, il fatturato finale del numero quindici racconta di 29 passaggi completati su 38, 325 yard, 3 passaggi da touchdown, nessun turnover e la solita maestria nel gestire un attacco di cui oramai si conosce ogni piccola sfaccettatura, inclusa la comprensione di come poter far male ad una difesa a zona fatta letteralmente a brandelli dagli inserimenti del puntuale Kelce nelle cosiddette zone soft, quei varchi che si creano tra linebacker e defensive back che i Chiefs hanno colpito con chirurgica precisione.

Cambia quindi la modalità nella concretizzazione della vittoria ma non varia la sostanza, Kansas City supera stavolta con agilità quell’ostacolo-Bills rivelatosi autentica sorpresa dell’anno e squadra tra le meno desiderabili da incontrare nei playoff, sancendo un ritorno al Super Bowl che potrebbe dare luogo ad una nuova dinastia Nfl proprio nel campionato che ha sancito la chiusura dell’egemonia dei Patriots. La finalissima presenterà comunque un pezzo sostanziale di quella New England così dominante nella forma del più grande di sempre, Tom Brady, proprio il protagonista assoluto di quel dominio che ha assoggettato la lega al volere dell’organizzazione meticolosamente gestita da Bill Belichick, rinnovando un confronto che Patrick Mahomes ha già potuto assaggiare nel recente passato dei playoff, e che costituirà una pietanza assai squisita per una partita già di per sé storica, che si terrà proprio al Raymont James Stadium di Tampa.

Difatti, giusto due anni fa i Patriots vincevano la Afc proprio ai danni dei Chiefs, e Tom Brady andava a congratularsi con Patrick Mahomes anticipandogli che non sarebbe certo stato l’unico Championship a vederlo protagonista, una previsione rivelatasi senz’altro azzeccata. Ora, grazie al trasferimento di Tom nella Conference opposta, si concretizza invece il sogno di vederli l’uno contro l’altro nel più grande palcoscenico esistente, che metterà di fronte il più grande quarterback di tutti i tempi ed il giovane mago del football che un giorno potrebbe anche superarlo, una premessa spettacolare per un Super Bowl che si prospetta essere tra i più elettrizzanti degli ultimi anni.

3 thoughts on “I Chiefs ritornano al Super Bowl, finisce il sogno dei Bills

  1. Soltanto limitare Kelce e Hill appare impresa proibitiva. Sarà veramente interessante capire se la straordinaria difesa dei Bucas possa riuscirvi. Si prospetta un SBowl meraviglioso. Brady vs Mahomes niente di meglio.

  2. Probabilmente la finale che tutti si auspicavano e già dalla preseason.potrebbe esserci il definitivo passaggio dì consegne tra maestro ed allievo,oppure il maestro resiste ancora almeno un anno.

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