Avevo sedici anni, chiunque, nel tentativo di combattere una monotonia che a quei tempi ci sembrava obbligatoria, continuava a puntare il dito contro il calendario, contro una dita precisa, il ventuno-dodici-duemiladodici, giorno che secondo il sempre puntuale ed attuale calendario Maya coincideva con fine del mondo: con il senno di poi, in un mondo che un po’ finito ora ci sembra, possiamo guardare all’intera vicenda con il dolce sorriso di chi è sopravvissuto e dire che – purtroppo – i Maya non ci avevano preso.
Otto anni dopo, durante le prime ore dell’italiano ventuno-dodici-duemilaventi, è successo qualcosa che in un certo senso può essere visto come la fine del mondo: i Jets hanno vinto una partita di football americano.

Il nostro viaggio non può che iniziare dal 23 a 20 con cui i New York Jets hanno battuto gli insospettabili Los Angeles Rams: questa vittoria avrà delle enormi implicazioni di cui forse, fra qualche decina di anni, parleremo ancora.
New York ha giocato una buonissima partita, accorta, cauta ma ciò nonostante non scialba in attacco ed estremamente precisa e grintosa in difesa: gli allievi di Gase hanno prima aperto le marcature con un buon touchdown su ricezione di Ty Johnson per poi sfruttare un punt bloccato ed un intercetto sparacchiato da Goff per ritoccare il punteggio con due deludenti – ma non banali – piazzati.
La prima metà si è conclusa su un sorprendente 13 a 3 Jets che però, siccome stiamo parlando dei Jets, ci lasciava la libertà di immaginare un rabbioso rientro dei Rams concretizzatosi solo in parte, poiché hanno sì trovato i sei punti al termine del loro primo drive del secondo tempo ma nel mentre hanno permesso a Frank Gore di aggiungere un altro TD al suo assurdo palmares individuale: 20 a 10 Jets, subito tramutatosi in 23 a 10 grazie ad un altro piazzato di Ficken.
Los Angeles, conscia della gravità della situazione, ha risposto immediatamente al fuoco con un altro touchdown, questa volta di Higbee: New York, però, è riuscita a mettere la museruola all’attacco di McVay concedendo solamente un altro piazzato per poi, con la partita in bilico, confinare l’attacco dei Rams a bordocampo causando un turnover of downs seguito da un paio di primi down dei Jets che hanno di fatto messo in ghiaccio la contesa.
Vittoria assurda questa per Gase e discepoli in quanto portandosi a quota 1-13 hanno di fatto ceduto la primissima scelta al prossimo draft ai putridi Jacksonville Jaguars che, molto probabilmente, da qui a fine anno non ne vinceranno più di partite: Trevor Lawrence nella Grande Mela a questo punto è utopia anche se per ragionare su tale tipologia d’implicazione avremo tutta la offseason, per il momento limitiamoci a tributare il nostro più sincero rispetto a questi ragazzi che nonostante la situazione hanno sempre dato tutto per la maglia e per il proprio onore personale dimostrando quanto “giocare per perdere” sia un concetto che con il football americano non ha proprio nulla a che fare.

Continua la corsa dei Chiefs, passati 32 a 29 sui New Orleans Saints al termine di un testa a testa che a mio avviso avrebbero dovuto chiudere prima: Kansas City ha scialacquato prima un 14-0 e poi un 29-15 permettendo a degli spesso impalpabili – offensivamente parlando – Saints di rimanere aggrappati ad una partita che sembrava esser loro scappata già a termine del primo quarto.
Sopra di quindici punti nell’ultimo quarto i Chiefs hanno prima concesso un touchdown a Kamara e poi, dopo aver aggiunto al proprio bottino altri tre punti grazie ad un field goal, a Lil’Jordan – miglior nome di SEMPRE – Humphrey: pure in quest’occasione, però, Kansas City è riuscita a guadagnare i primi down della tranquillità ed a portarsi a casa la tredicesima vittoria della stagione.
Per rendere l’idea di chi sia Patrick Mahomes mi limiterò a dirvi che il sovrumano quarterback dei Chiefs ha vissuto un pomeriggio decisamente complicato ma che, ciò nonostante, è riuscito comunque a concludere con 254 yards e tre touchdown senza mai commettere un turnover: pomeriggio “deludente”?
Deludente, almeno in parte, il ritorno di Drew Brees che in un attacco gravemente condizionato dall’assenza di Thomas è stato in grado di convertire solamente uno degli undici terzi down giocati: un po’ di ruggine, siccome stiamo pur sempre parlando di Drew Brees, gliela si può concedere.

Vediamo un po’ come – non – è evoluta la corsa playoff in AFC.

Baltimore, Indianapolis, Tennessee e Miami sono tutte state in grado di portarsi a casa la doppiavù mantenendo immutata la provvisoria griglia playoff: partiamo da Baltimore e dal convincente 40 a 14 con il quale hanno regolato i Jacksonville Jaguars. A parte un ingenuo intercetto nel primo quarto pure questa settimana Lamar Jackson ci ha messo nuovamente davanti al giocatore visto nel 2019 dando sfoggio di grande consistenza, precisione ed affidabilità come passer: fra le altre cose va messo in evidenza un touchdown di Dez Bryant, il primo da tre anni a questa parte.
Poco da dire sui Jaguars, squadra con limitazioni piuttosto evidenti, che però esce da questa settimana di football con un – potenziale – Trevor Lawrence in tasca: se non altro in Florida non si parlerà più di baffi che, come già spiegato in altre sedi, baffi non sono.

Io provo la più sincera compassione e pietà per Deshaun Watson, quarterback che molto semplicemente merita di meglio: pure questa volta Watson ed i Texans hanno dovuto chinare il capo al cospetto di Indianapolis a causa di una gaffe nei pressi della end zone in zona Cesarini, permettendo così ad Indy di portarsi a casa un provvidenziale 27 a 20. I Texans in un modo o nell’altro sono riusciti a restare aggrappati alla partita mettendosi nella condizione di portarla ai supplementari con un touchdown nel drive finale dei tempi regolamentari: Watson, il povero Watson, ad una manciata di secondi dal termine aveva pescato liberissimo Keke Coutee nei pressi della goal line, peccato solo che lo sciagurato ricevitore si sia fatto strappare il pallone dalle mani permettendo così ai Colts di recuperarlo in end zone e vincere nel modo più beffardo possibile il secondo scontro diretto della stagione con gli odiati cugini divisionali. O fratelli? Liberi voi di decidere.
Un paio di settimane fa l’avevano persa a causa di un goffo snap che Watson non era riuscito a addomesticare sempre in quella zona di campo: questo ragazzo merita di più.

Classica vittoria da Titans dei Titans, passati 46 a 25 sui Detroit Lions: per due quarti e mezzo i Lions erano riusciti a rimanere aggrappati alla partita rispondendo – quasi – colpo su colpo al potente attacco dei padroni di casa salvo poi perdere la bussola. Prestazione spettacolare quella di Tannehill che con una terna di passing touchdown ed un ambo di rushing touchdown ha dato manforte al solito, incontenibile, Derrick Henry che pure ieri ha flirtato con quota 150 rushing yards: gli investimenti compiuti durante l’offseason danno ragione ai Titans che grazie alla combo Tannehill-Henry sembrano essere in grado di imporsi veramente su chiunque.

Vince anche Miami: l’allievo Flores si prende lo scalpo del maestro Belichick grazie ad un 22 a 12 di “corsa”. Siete già al corrente della narrativa per la quale i quarterback rookie contro Belichick solitamente vivono pomeriggi da incubo? Flores, intelligente com’è, sapeva fin troppo bene che affidarsi esclusivamente a Tua difficilmente li avrebbe condotti alla vittoria: ciò lo ha spinto a ricorrere con maggiore insistenza al running game che con 250 rushing yards totali ha trascinato Miami ad un provvidenziale successo. Ottima la prova del duo Ahmed-Breida che coadiuvato da un Tua “versione Newton” nei pressi della goal line ha messo a segno un paio di fondamentali rushing TD.
Per la prima volta da tempo – tantissimo tempo in NFL – fra i protagonisti di questa postseason non troveremo i New England Patriots, ufficialmente estromessi dalla corsa playoff.
Al momento i Dolphins mantengono salda la presa sul settimo seed AFC.

La nostra meritatissima parentesi NFL questa settimana si è impossessata pure del sabato sera, mettendoci davanti a due matchup non estremamente succosi ma potenzialmente pericolosi per due squadre di cui parleremo a lungo nelle prossime settimane: partiamo dal roboante successo dei Buffalo Bills sui Denver Broncos, un 48 a 19 che lascia ben poco spazio all’immaginazione. Per rendere l’idea del dominio Bills mi limito a dirvi che Buffalo non ha ricavato punti da un drive in solamente due occasioni, un umano e veloce three n’ out nel secondo quarto ed un beffardo turnover of downs in prossimità della goal line: Josh Allen, pure ieri, ci ha deliziato con una prestazione totale da due passing e rushing TD dimostrandosi sempre e comunque in controllo della situazione e muovendo le catene con facilità disarmante, servendosi principalmente dei due ricevitori preferiti, Beasley e Diggs. Con questa vittoria Buffalo si è aggiudicata – per la prima volta dal 1995 – la propria division anche se credo non si accontenteranno di “così poco”: l’attacco è tornato a girare ai livelli visti ad inizio anno mentre la difesa partita dopo partita sta ritrovando la brillantezza alla quale ci avevano abituati nelle scorse stagioni.
Questi possono seriamente essere visti come i principali antagonisti dei Chiefs.

Partita strana quella che ha visto i Packers scrollarsi di dossi i Panthers con qualche difficoltà – e patema d’animo – di troppo: Green Bay si è imposta 24 a 16 malgrado una dominante prima metà conclusa sul 21 a 3. Come avrete dedotto dai numeri appena sciorinati Rodgers e compagni hanno giocato trenta minuti di grandissimo spessore concludendo nella end zone avversaria ognuno dei primi tre drive: ovviamente il grande vantaggio è stato reso possibile dall’ottimo sforzo difensivo culminato in uno spettacolare stop sulla goal line nel quale il povero Bridgewater è stato estirpato del possesso dell’ovale durante un tentativo di sneak. Nella seconda metà di gioco l’attacco dei Packers è calato sinistramente permettendo agli avversari di rientrare pazientemente in partita con un paio di piazzati ed un touchdown riparatore del penitente Bridgewater: il tentativo di rimonta disperata di Carolina è terminato però in modo tutt’altro spettacolare con un turnover of downs nella propria metà campo.
Importante vittoria questa per Green Bay che si porta ad un paio di doppievù di distanza dal mettere in cassaforte un primo seed che varrebbe loro una settimana di riposo: ammetto però di essere stato sorpreso dai cinque sack subiti da Rodgers poiché il pass rush dei Panthers non è sicuramente quello della versione 2019 dei ‘Niners ed un quarterback 37enne non può sopravvivere consistentemente a serate – o pomeriggi – del genere.
Incidente di percorso?

Spostiamoci ora in NFC, dove i Chicago Bears grazie ad un 33 a 27 sui Minnesota Vikings rimangono, almeno per un’altra settimana, aggrappati al treno playoff. Chicago, pure questa volta, ha cavalcato l’ottimo David Montgomery che con quasi 150 rushing yards ed un paio di touchdown ha permesso all’attacco di Trubisky di imporre il proprio ritmo sulla partita: il disperato tentativo di rimonta di Cousins e compagni, costretti a rincorrere per tutto il pomeriggio, si è spento con un intercetto sulla tipica Hail Mary a tempo scaduto.
Non voglio sembrare esagerato ma Trubisky – salvo uno sciagurato intercetto nelle battute finali – pure questa settimana è sembrato essere in controllo della situazione dando sfoggio di apprezzabile affidabilità e consistenza: che si stia guadagnando l’opportunità di avere un’ulteriore ultima opportunità nel 2021?

Vincono, soffrendo tantissimo, pure gli Arizona Cardinals che nonostante qualche errore di troppo passano 33 a 26 sui Philadelphia Eagles, mantenendo così il controllo del settimo seed NFC. Prestazione impressionante di Hopkins che nel pomeriggio forse più importante dell’anno ha messo insieme una stats line da nove ricezioni per 169 yards ed un touchdown, anche se chi più mi ha impressionato è stato pure questa settimana Jalen Hurts autore di un’altra ottima prova nella quale ha risposto colpo su colpo – circa – a quel Kyler Murray di cui per mesi ne abbiamo tessuto le lodi: Philadelphia in offseason dovrà prendere una decisione molto importante per il futuro della franchigia soprattutto perché Wentz ha dichiarato di “non aver alcun interesse a trasformarsi in un backup”.
Carson, credo che nemmeno il front office sia particolarmente interessato a pagarti così profumatamente per fare da cheerleader passivo-aggressiva all’esplosivo Hurts.

La vittoria dei Jets su Rams ha permesso ai Seahawks di portarsi al comando in solitaria della NFC West poiché Seattle, qualche ora prima, era riuscita ad imporsi 20 a 15 su dei coraggiosi Washington Football Team: sopra 20 a 3 ad inizio dell’ultimo periodo i Seahawks hanno permesso agli avversari di rimanere aggrappati alla partita grazie ad un paio di touchdown intervallati da un intercetto di Wilson. La rimonta di Washington è però svanita grazie a due sack consecutivi del pass rush di Seattle che hanno messo Haskins nella difficile posizione di giocarsi il tutto per tutto con un improbabile 4&24 ovviamente non convertito.
Washington, però, rimane prima in NFC East.

Rimane prima poiché i New York Giants sono stati giustiziati 20 a 6 da dei buoni Cleveland Browns molto semplicemente ben più talentuosi della banda Colt McCoy and friends: dopo aver subito quasi cinquanta punti per mano dei Ravens i Browns sono stati in grado di limitare l’attacco di McCoy a due tristi piazzati che, grazie ad un Mayfield pure questa settimana veramente efficiente, si sono rivelati essere troppo poco.

È sempre Natale per Tom Brady e soci a Tampa Bay: grazie alla generosità dei Falcons i Buccaneers sono riusciti a sopperire ad una tristissima prima metà nella quale si erano inabissati su un demoralizzante 17 a 0 e rimontare fino a vincere 31 a 27.
I Falcons ormai li conosciamo tutti e trovo ironico che pure in quest’occasione Brady sia stato in grado di mettere insieme un’esaltante rimonta – che comunque non occulta i tangibili problemi di una squadra che dovrà fare molto di più ai playoff per avere successo – contro la franchigia da lui rovinata qualche anno fa: cambieranno mai i Falcons? Si stuferanno mai di essere i Falcons?

Chiudiamo con il sorprendente successo dei Cowboys sui San Francisco 49ers, un 41 a 33 che tiene vive le speranze playoff dei texani: San Francisco ha pagato a carissimo prezzo quattro funesti turnover dai quali Dallas ha ricavato ben 24 dei 41 punti totali. Prestazione esaltante quella di Tony Pollard che chiamato a sostituire l’inattivo Zeke Elliott ha risposto presente con 132 yards totali ed un paio di touchdown, fra cui quello che ha di fatto chiuso la partita: anno buttato questo per i poveri ‘Niners che falcidiati da una miriade di infortuni non hanno mai potuto contare su un roster anche solo lontanamente simile a quello da loro assemblato negli ultimi anni.
Dallas, come già detto, è ancora viva anche se dovrà vincere entrambe le partite rimaste sperando che nel mentre Washington continui a perdere.

4 thoughts on “Il riassunto della quindicesima domenica del 2020 NFL: è successo

  1. Steelers implosi, come da copione. Solo degli infortuni possono impedire ai Chiefs un’incredibile doppietta.
    COY Flores senza discussioni.

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