BEST

BUFFALO BILLS

La serata sarebbe risultata perfetta se solo non vi fossero queste dannate restrizioni dettate dal Covid, perché al Sunday Night vinto dai Bills mancava solamente la ciliegina sulla torta: il pubblico di Buffalo. Per chi ha cominciato a vedere la Nfl negli anni novanta lo scontro con gli Steelers riportava alla memoria proprio quei tempi in cui Jim Kelly vinceva la Afc East un anno sì e quello dopo pure, ed il bilancio ottenuto sinora ricorda altresì quello dei grandi campioni del passato.

Tratti nostalgici a parte, i Bills fanno sul serio e si apprestano a vincere una division che non agguantano dal 1995, le dieci vittorie decretano quella che oramai sta diventando la terza stagione su quattro con il biglietto per i playoff in tasca in quest’epoca di conduzione trainata da Sean McDermott, e Josh Allen è sicuramente il corpo principale di una delle più belle storie di quest’anno di football pandemico. L’inizio della stagione è oramai lontano ed i giudizi possono essere espressi con una miglior cognizione di causa, il ragazzo da Wyoming ha eseguito un salto triplo rispetto a dodici mesi fa giocando in maniera solida a livello decisionale e costantemente motivata a livello mentale, facendo emergere un carattere che non ha timore nemmeno di un confronto in primetime contro i primi della classe, che sono ora ad una sola partita di distanza da Buffalo per il miglior record della Afc.

Poco importa se la gara non è cominciata nel migliore dei modi, se il quarterback ha commesso qualche errore di troppo e le statistiche finali non sono quelle di Aaron Rodgers, conta soprattutto la capacità di far girare l’inerzia della gara a proprio favore ed effettuare le giocate che servono quand’è il momento di farlo, che è pur sempre il tratto caratteriale che distingue i grandi dai medi. Stephon Diggs merita sicura considerazione per il premio di acquisto dell’anno, perché fino a pochi mesi fa attacco di Buffalo ed esplosivo erano due concetti antitetici tra loro, tuttavia l’ex-Vikings sta disputando un torneo di grande spessore ed ha fatto registrare la quinta partita stagionale oltre le 100 yard, un dato impensabile sia per la nota immobilità delle vecchie edizioni offensive dei Bills e sia perché il reparto offensivo non ha tutte queste risorse a livello di gioco di corse, e nonostante le difese si aspettino che Allen cerchi spesso il suo ricevitore preferito non riescono comunque a fermarlo.

Aggiungiamo al quadro una difesa già forte in precedenza, che domenica ha annullato i running back di Pittsburgh e messo a segno una meta su intercetto, uno dei due turnover di serata causati al grande Big Ben, in grado di convertire una sola delle dieci situazioni di terzo down affrontate. Magari le statistiche generali non saranno splendide e non elevano il reparto negli alti ranghi della Nfl, ma anche in questo caso vale lo stesso ragionamento affrontato per Allen, anche la difesa non ha grandi numeri da mostrare ma piazza la giocata quando serve, ed il fatto che sia una delle migliori cinque di lega per turnover recuperati la racconta abbastanza lunga sulla capacità di colpire all’improvviso, modificando le sorti della contesa. D’altro canto, dieci vittorie in una stagione non arrivano mai per caso…

WASHINGTON FOOTBALL TEAM DEFENSE

Nella Nfc East sta letteralmente accadendo di tutto, e la situazione diventa ogni settimana più grottesca. Washington aveva iniziato il campionato sembrando la solita squadra da mani nei capelli senza né capo né coda, ma mentre scriviamo questo articolo si ritrova in vetta alla division nonostante la doppia sconfitta stagionale contro i Giants nella stessa settimana in cui Philadelphia risorge con Jalen Hurts a chiamare le operazioni offensive. La cima divisionale arriva certamente in coincidenza delle continue sconfitte delle possibili concorrenti ma grazie anche alla quarta affermazione consecutiva, una striscia positiva assai rara dalle parti della capitale americana, segno che i progressi auspicati a campionato in corso si sono effettivamente registrati e non solo si battono le squadre mediocri, ma si comincia a dare fastidio a qualche compagine precedentemente imbattuta (Steelers) o falcidiata dagli infortuni ma comunque da rispettare sempre e comunque (49ers).

L’inerzia di quest’ultimo mese di gioco è stata edificata grazie alle imprese della difesa, la seconda migliore contro i passaggi, la quarta per sack portati a conclusione, e l’ottava per punti subiti. La quarta vittoria in fila porta il marchio di tale reparto impresso dentro, qualsiasi sia il punto di osservazione della questione, in particolare grazie alla straordinaria prestazione offerta da Chase Young, la seconda scelta assoluta della scorso draft, il quale sta giustificando in ogni modo conosciuto l’alto investimento deciso dalla franchigia nei suoi confronti. Young è la punta di un iceberg che ha salvaguardato i risultati di squadra al di là delle povere prestazioni offensive, e che vede contributi da parte di tutti. Il giovane pass rusher ha segnato la prima meta di carriera su un fumble forzato da Da’Ron Payne, il veterano Ryan Kerrigan ha portato la pressione necessaria per affrettare il lancio che Nick Mullens ha recapitato direttamente nelle braccia di Kam Curl per un’altra meta su ritorno, Montez Sweat e Tim Settle sono rimasti costantemente addosso al quarterback dei Niners, togliendogli la calma necessaria per prendere le decisioni corrette.

La difesa di Washington ha girato il cosiddetto angolo, producendo giocate con la giusta continuità e ritrovandosi principalmente responsabile per questo inaspettato primo posto divisionale. Se prima si trattava di creare più opportunità offensive o di posizionare l’attacco in un punto migliore del campo grazie ad un turnover, ora si è cominciato anche a vincere le partite da soli grazie ad una linea ricca di talento che sta finalmente offrendo prestazioni correlate alla fama che si porta appresso, e ad una serie di giocatori che si sono presi parecchi dei ruoli titolari del back seven, parte di una serie di modifiche che Rivera e Del Rio hanno messo a punto a stagione in corso fino a trovare un assetto che al momento non si può che definire corretto, almeno finché i risultati parlano a favore.

JALEN HURTS

Il debutto di Hurts da titolare in maglia Eagles ha portato esattamente i risultati sperati, infondendo nuova linfa vitale ad una franchigia moribonda. Le statistiche, come spesso accade in situazioni similari, non saltano immediatamente all’occhio ma vanno soppesate correttamente senza fermarsi davanti ai semplici numeri, perché ciò che conta maggiormente è il fatto che con il rookie inserito al posto di Carson Wentz Philadelphia ha assaggiato nuovamente il sapore della vittoria dopo un mese e mezzo di sofferenze inenarrabili, e l’ha fatto contro la miglior squadra della Nfc, che seppur priva del suo leggendario quarterback poteva sfoggiare una delle difese più asfissianti dell’intero panorama professionistico.

L’occasione è stata propedeutica anche per Doug Pederson, che ha chiamato una partita fatta di giochi semplici tenendo al minimo le conclusioni oltre le 20 yard, lavorando soprattutto i lati estremi del campo evitandone la parte mediana, spesso dolorosa per le tipiche forzature di chi arriva in campo senza esperienza. Hurts ha giocato una gara molto solida commettendo un solo errore di rilievo, un fumble perso nel quarto periodo che poteva essere pagato con altro prezzo, risultando altrimenti ineccepibile e mentalmente preparato ad affrontare la situazione. Ha gettato via il pallone quando si rendeva necessaria tale decisione evitando di accumulare tutti quei sack che hanno distrutto gli Eagles nelle scorse settimane, mettendo a disposizione della squadra una mobilità che ha portato all’accumulo di 106 yard – numeri degni di Lamar Jackson – oltre alle 167 totalizzate per vie aeree, in compagnia dell’unico passaggio da touchdown di giornata.

Philadelphia ha segnato 24 punti alla seconda miglior difesa Nfl a cinque gare di distanza dall’ultimo ventello registrato, Hurns ha diretto delle operazioni che hanno fruttato più di 400 yard di total offense solamente per la seconda volta nel presente torneo, una produttività che pareva essersi persa per sempre sotto le macerie di una linea offensiva oramai imprevedibile a causa delle numerose combinazioni differenti di titolari, e di una batteria di ricevitori mediocre, che ha se non altro ritrovato Alshon Jeffery. Incredibile ma vero, per gli Eagles torna addirittura d’attualità una division certamente mediocre ma che può ancora essere vinta senza fare tanti complimenti agli avversari, soprattutto grazie alla ritrovata fiducia e all’entusiasmo che l’inserimento di Hurns tra gli undici titolari ha indiscutibilmente portato con sé.

HONORABLE MENTION: TYREEK HILL

Se non è consentito vincere quando Patrick Mahomes subisce tre intercetti ed altrettanti sack, allora la questione si fa veramente dura per tutti. Gran parte del merito della vittoria dei Chiefs a Miami va ancora al funambolico wide receiver, al quale basta una manciata di giocate per trasformare una partita spezzata in due già nella sua fase centrale nonostante l’inizio incerto del quarterback-automa di Kansas City. Quattro palloni toccati, dei quali due trasformati in meta, 32 yard su corsa e 79 su ricezione, ed una serie di movenze che gli consentono di essere imprendibile dopo l’accelerazione, e di raccogliere palloni che la sua statura non dovrebbe consentirgli di prendere. Un’altra prestazione stellare sullo stesso campo dove fu lui stesso decisivo per la rimonta dei Chiefs in occasione dell’ultimo Super Bowl.

HONORABLE MENTION #2: HAASON REDDICK

Giornata memorabile per il pass rusher di Arizona, devastante con cinque sack ai danni di Daniel Jones e tre fumble forzati, una prestazione determinante per la netta vittoria sui Giants con cui i Cardinals hanno ripreso inerzia nella corsa all’ultimo posto disponibile per i playoff della Nfc.

HONORABLE MENTION #3: LAMAR JACKSON

Pazzesca prestazione offensiva del ritrovato Lamar, che ha lottato contro i crampi nel quarto periodo del Monday Night giocato contro i Browns diventando l’eroe di una gara divisionale fondamentale per rimanere in vita in vistadella postseason. Jackson ha siglato un passaggio da touchdown di 44 yard per Marquise Brown e diretto il drive decisivo per il definitivo vantaggio giunto dal piede di Justin Tucker, registrando la nona doppia tripla di carriera (163 yard su lancio, 124 su corsa), record di ogni epoca che supera quanto precedentemente raggiunto in passato da un certo Michael Vick.

WORST

LAS VEGAS RAIDERS

Le speranze playoff dei Raiders stanno lentamente crollando sotto i colpi subiti da una difesa che detiene numerose responsabilità riguardo le tre sconfitte riportate nelle ultime quattro apparizioni in campo della compagine allenata da Jon Gruden. Il prezzo dei risultati ottenuti l’ha pagato il defensive coordinator Paul Guenther proprio poche ore fa, a causa di un reparto che presenta una preoccupante assenza di pass rush da parte della linea, un gioco mediocre da parte dei linebacker quando incaricati di fermare consistentemente le corse, e delle secondarie decisamente troppo esposte al big play, tutti fattori che non potranno essere improvvisamente sistemati da un licenziamento in corsa.

Il reparto affidato ad interim al veterano Rod Marinelli ha concesso 37.5 punti di media in questo tratto di percorso parzialmente fermo a quota 1-3 facendosi letteralmente prendere in giro dai Falcons, rischiando di far vincere ai Jets la loro prima partita stagionale, concedendo domenica oltre 400 yard totali per la settima occasione stagionale. Costosi sono purtroppo anche gli errori dell’attacco, che ha accolto il rientrante Jacobs – da cui dipendono tante delle sorti offensive di questa squadre, per com’è strutturata – senza che lo stesso potesse essere particolarmente utile alla causa, perché i turnover e le rapide segnature dei Colts hanno chiaramente alterato il piano di gara stilato da Gruden ed Olson. L’acrobatico intercetto di Kenny Moore II ai danni di Carr ha provocato un field goal che ha eliminato la possibilità di rientrare negli spogliatoi con un potenziale vantaggio in mano, ed il fumble di Hunter Renfrow nel quarto periodo ha di fatto dato il colpo di grazia alle speranze di riacciuffare i destini della partita.

Si complica parecchio la corsa alla postseason di una squadra che deve continuare a convivere con l’enorme peso delle aspettative date dal gigantesco contratto firmato da Gruden all’epoca della sua assunzione, a maggior ragione dopo la vittoria dei Ravens, che toglie di fatto ai Raiders la possibilità di gestire in autonomia il proprio destino con la magra consolazione della contemporanea sconfitta dei Dolphins, che hanno tuttavia mostrato una consistenza molto differente ed hanno migliori possibilità di terminare positivamente la regular season. Non resta che sperare di riuscire a tener duro fino alla settimana numero sedici, quando proprio Miami sarà avversaria di giornata dei Raiders, certo è che il livello di performance dell’ultimo mese in nero-argento è molto vicino al disastroso, e non è certo un buon segnale quando dicembre bussa alla porta di tutte le contendenti alla postseason.

DAN BAILEY

Se i Vikings vedono le speranze di giocare i playoff sempre più lontane guardando lo specchietto retrovisore lo devono certamente ad una moltitudine di fattori e non certo alle disavventure di uno dei kicker più precisi della recente storia Nfl, tuttavia è difficile ignorare il peso dei calci mandati a lato da Dan Bailey nelle ultime due settimane e non correlarli ai risultati finali delle relative partite. Domenica scorsa c’era voluto il supplementare per aver ragione della seconda peggior squadra della lega, i Jaguars, a seguito di tre conclusioni errate arrivando a giocare alla mano il down decisivo per dare termine al confronto giunto all’overtime. Questa settimana il numero precedentemente menzionato è arrivato a quattro, e facendo i dovuti conti ha inciso fin troppo sulle economie di una gara fondamentale per tenere accesa la fiammella in un finale di stagione dove Minnesota è chiaramente penalizzata dall’attuale 6-7 rispetto alla folta concorrenza.

Eppure quella contro Tom Brady e i Buccaneers poteva essere una gara in grado di essere portata a casa se solo il differenziale di potenziali punti fosse stato gestito in maniera migliore. Il riferimento è chiaramente alle due interferenze difensive che hanno permesso a Tampa di realizzare 10 punti dal nulla, un totale esattamente identico a quello lasciato sul campo da Bailey con i tre field goal mancati, a cui si è aggiunto un sempre costoso punto addizionale. Gli errori del kicker si sommano in maniera preoccupante, siamo a quattro field goal e tre extra point falliti consecutivamente, con tutte le pesanti conseguenze psicologiche che questo può comportare quando si tratta di decidere se calciare o lasciare in campo l’attacco sapendo che la fiducia è venuta meno, un fattore troppo condizionante per una squadra che sta cercando di salvare un campionato giocato molto al di sotto delle attese.

Al momento della scrittura dell’articolo la posizione a roster di Bailey non sembra essere stata messa in discussione, nonostante Mike Zimmer provenga da una scuola di football che fa pagare con il licenziamento immediato ogni pesante errore del kicker. Oggi si tende a guardare la carriera nella sua interezza, e qui sul soggetto del paragrafo c’è assai poco di cui disquisire in via negativa, e sicuramente il rispetto acquisito da Bailey non può essere messo in discussione. Dalle dichiarazioni lette sui giornali locali sembra che l’intenzione sia quella di estendere almeno di un’altra settimana la permanenza dello special teamer in loco, certo è che il costo dei suoi errori rischia di eliminare la postseason dai sogni dei Vikings, ed il prezzo potrebbe pagarlo non solo lui.

NEW YORK GIANTS OFFENSE

Tessere le lodi di un’appartenente alla Nfc East può essere davvero pericoloso, magari ce ne renderemo conto la settimana prossima o quella successiva, dato che due dei tre paragrafi del meglio settimanale riguardano proprio la division più scassata della Nfl. I Giants, lodati sette giorni fa,  hanno sprecato un’enorme opportunità contro dei Cardinals che rappresentavano una diretta concorrente per la stesura della griglia definitiva della postseason, rimediando una sconfitta così sonora da ricordare la pessima compagine vista all’inizio del torneo attuale.

Viene da pensare che sarebbe servita una maggiore cautela nel rimettere in campo così presto Daniel Jones, un quarterback che fa della mobilità uno dei suoi capisaldi ma reduce da un infortunio in una zona molto delicata come quella del quadricipite, un problema che appare essersi nuovamente aggravato nel corso del quarto periodo. Il reparto offensivo newyorkese ha fatto acqua da tutte le parti, Jones è tornato a commettere turnover dopo una breve serie di partite positive arrotondando il suo parziale stagionale di palloni persi a quota 14. La strategia aggressiva dei Cardinals ha pagato dazio contro la prevedibilmente limitata mobilità del quarterback, arrivando ad atterrarlo in otto distinte occasioni, costringendolo a terminare la gara con il 50% di completi su 21 tentativi per 127 yard, che si riducono a meno di 100 se detratte del terreno perso a causa dei sack.

I Giants sono molto migliorati in difesa ma continuano a non progredire in una fase offensiva che li vede fermi a soli 18.3 punti per gara, un dato migliore solamente della miseria offerta dai Jets. Domenica l’attacco a terra non ha prodotto nulla di significativo dopo ben sette partite oltre le 100 yard, rendendo ancora più prevedibile un reparto che ha collezionato three & out in serie, perso tre palloni e convertito solamente il 25% dei terzi down giocati. Perdere gare come questa per chiara inettitudine offensiva non giova ad una squadra che deve competere con una division pronta a ribaltarsi ogni settimana, dato che né la striscia positiva di Washington, né l’energia portata da Hurts a Philadelphia sono messaggi di buon auspicio per la squadra allenata da Joe Judge.

HONORABLE MENTION: PITTSBURGH STEELERS

Seconda sconfitta consecutiva per gli ex-imbattuti, indubbiamente pieni di acciacchi e reduci da tre gare racchiuse nel giro di pochi giorni a causa del continuo spostamento della partita contro i Ravens. Dopo la battuta d’arresto casalinga contro Washington arriva pure lo stop di Buffalo in una gara molto interessante per il quadro generale della Afc, dove ora il primato di Conference è di esclusiva proprietà di Kansas City. Gli Steelers stanno giocando male soprattutto in attacco, dove non riescono a correre con efficacia da molte gare cadendo in un’improduttività che ha scaturito un solo terzo down convertito in dieci tentativi, con sole 224 yard di total offense all’attivo. Urge rimedio, e Tomlin ne è fin troppo cosciente.

One thought on “Best & worst of the Nfl: week 14 edition

  1. Mi ricordo bene i bills di kelly, thomas, bruce smith e quel maledetto sbowl perso vs i giants.
    Contento che stiano tornando competitivi.

    Riguardo i raiders devono ringraziare quella grossa mente che ha mandato via khalil mack…

    Ravens finalmente ripresi, ottimi i due running backs ma per la qualificazione ai playoff bisogna ancora sudare

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