Mi piace prendermi in giro, principalmente perché lo ritengo il miglior modo per sdrammatizzare un’esistenza spesso insipida ed insensata, e vedendo – estasiato – in azione giocatori del calibro di Justin Jefferson e Stefon Diggs ho pensato che un articolo sui migliori – ora che si può dirlo con un minimo di cognizione di causa – colpi della scorsa offseason avrebbe potuto avere senso: con un campione di quasi un’intera stagione dalla mia parte vi parlerò di quelle che secondo me sono state le migliori mosse dell’offseason, draft o free agency che sia.

Ho aperto dicendo che mi piace prendermi in giro poiché vi darò la possibilità di vedere i miei giudizi a caldo – circa – su draft e free agency.
Siate buoni nei commenti, ammesso abbiate voglia di spendere – buttare – ulteriore tempo per commentare.
[Non troverete sicuramente ovvietà come Burrow ai Bengals o Herbert ai Chargers.]

Chiunque coinvolto nella trade che ha portato Diggs a Buffalo

Permettetemi immediatamente di chiarire un fatto che dovrebbe essere piuttosto ovvio: Minnesota non è migliorata cedendo Stefon Diggs, è che vista la tossicità della relazione la separazione consensuale era l’unica soluzione possibile.
Diggs, finalmente sereno, ci ha dimostrato di valer bene una scelta al primo round del draft in quanto grazie al suo maestoso route running è diventato il go-to-guy di Josh Allen in uno degli attacchi più esplosivi della NFL: il suo innesto ha permesso all’intero reparto offensivo dei Bills di compiere un enorme salto di qualità che è valso un meritatissimo rinnovo contrattuale al GM Beane, vero e proprio deus ex machina che in un paio d’anni ha sistemato una franchigia che sembrava destinata all’eterna irrilevanza.
Con la scelta al primo round incassata dai Bills, Minnesota ha messo le mani su Justin Jefferson, altro discreto ricevitore: Jefferson corre tracce come un veterano, è esplosivo dopo la ricezione e con un repertorio di finte da lasciare senza parole Allen Iverson è in grado di sbarazzarsi del proprio marcatore con una facilità disarmante per un rookie.
Solamente sette giocatori sono finora riusciti a scollinare quota 1000 yards e due di loro sono appena stati lodati: un rarissimo caso di win-win.

Più o meno ogni mossa riguardante la difesa dei Miami Dolphins

Ci hanno provato in tanti e quasi tutti, ultimo fra cui Matt Patricia, hanno fallito: negli anni abbiamo avuto modo di constatare che tentare di rifondare i New England Patriots lontano da Foxborough non sia la miglior idea per collezionare stagioni vincenti per un ex-membro dello staff dei Patriots alla prima esperienza da head coach.
Abbiamo indubbiamente sorriso quando Miami si è assicurata Elandon Roberts e Kyle Van Noy, classici giocatori apparentemente in grado di rendere solamente sotto la severa guida di Belichick: errore numero uno.
Abbiamo inarcato il sopracciglio quando il front office ha deciso di coprire d’oro Byron Jones, ottimo atleta ma non shutdown corner… o almeno, non meritevole di un contratto da presunto tale: errore numero due.
Abbiamo sputacchiato su Emmanuel Ogbah e Shaq Lawson come unici regali per un pass rush asettico ed assolutamente non impressionante: errore numero tre.
La difesa dei Dolphins, dopo tredici settimane di regular season è:

  • Seconda per punti concessi a partita, ad un misero 0.1 di distanza dagli Steelers capolisti;
  • Terza per passer rating concesso: contro Miami i quarterback avversari concludono in media con un passer rating – dato che lascia il tempo che trova ma che mi aiuta ad argomentare – di 83.1;
  • Nella top ten per sacks messi a segno;
  • Quarta per intercetti;
  • Prima della classe per percentuale di terzi down convertiti dai reparti offensivi avversari.

Credo che dietro tutto ciò ci sia sicuramente lo zampino di Brian Flores, ma senza i fondamentali ritocchi della scorsa offseason la difesa dei Dolphins non si sarebbe trasformata in uno dei reparti più dominanti della NFL.

I lucidi investimenti dei Cleveland Browns sulla linea d’attacco

Mi rifiuto di urinare su quanto fatto da Dorsey nella fugace esperienza ai Browns, ma dopo una offseason 2019 ricolma di fuochi d’artificio e colpi ad effetto, il nuovo – non del tutto – GM Andrew Berry ha deciso di abbassare i toni ed assecondare le richieste del proprio nuovo allenatore, Kevin Stefanski: il piano dell’ex-Vikings era chiaro fin da subito e la priorità dei Marroni era quella di rifondare – di nuovo – la linea d’attacco, reparto che di fatto ha boicottato la stagione sophomore di Mayfield.
Servivano tackle, servivano disperatamente tackle e Berry molto saggiamente ha rotto il salvadanaio per soffiare Jack Conklin ai Titans e rompendo un salvadanaio decisamente più metaforico di quello appena citato ha investito la scelta al primo round del draft su Jedrick Wills Jr., altro tackle: entrambe le mosse si sono rivelate essere clamorosi successi ed anche grazie al contributo dei nuovi arrivati non solo Mayfield è diventato uno dei quarterback meno colpiti della NFL, ma anche il gioco di corse si è issato a cuore pulsante della squadra cavalcando il temibile duo Hunt-Chubb.
Kudos pure a Dorsey, che portando in Ohio J.C. Tretter ed il sensazionale Wyatt Teller ha fornito a chi arrivato dopo due colonne portanti di un reparto che ora fa paura: comprendere il perché dietro lo strepitoso successo dei Browns non è poi così difficile.

DeForest Buckner agli Indianapolis Colts

Nessuno aveva dubbi sulla qualità di DeForest Buckner, gli unici nostri – ed ai tempi legittimi – dubbi riguardavano il prezzo pagato dal sempre scaltro Ballard per portarlo in casa Colts: valeva la pena bruciare una scelta al primo round ed un contrattone da Aaron Donald per un defensive tackle non chiamato Aaron Donald?
La risposta è un secco sì e per giustificarla non mi servirò delle ottime statistiche individuali o di reparto, ma di un mezzo molto più potente, ossia la sua semplice presenza in campo: a causa del Covid-19 Buckner è stato costretto a saltare l’importante testa a testa con i Tennessee Titans, e la sua assenza si è sentita.
Ma quanto? Abbastanza da permettere a Tennessee di collezionare 229 rushing yards e quattro rushing TD: penso di aver parlato abbastanza.

Jacksonville che scarica Leonard Fournette per lasciare spazio a James Robinson

Che i Jaguars volessero disperatamente sbarazzarsi di Fournette era fatto ben noto in quanto già al draft il front office aveva provato a spedirlo lontano dalla Florida anche in cambio di un sacchetto di patatine ed un paio di bibitoni: nulla da fare, nessun GM era disposto a rinunciare ad una qualsiasi scelta al draft per un giocatore che di lì a breve si sarebbe trovato senza lavoro.
Nel momento in cui Jacksonville ha fatto fuori l’ex-quarta scelta assoluta noi tutti ci aspettavamo che il sostituto sarebbe stato Ryquell Armstead, sophomore che nella prima stagione in NFL ci aveva fatto vedere buonissime cose, soprattutto da ricevitore, aspetto del gioco nel quale Fournette non ha mai brillato particolarmente: il Covid-19 e delle gravi complicazioni ad esso collegate gli hanno impedito di giocare anche solo uno snap, aprendo così la porta all’undrafted free agent James Robinson.
Robinson finora è stato assolutamente spettacolare e consistente, l’unico raggio di sole di un reparto – e squadra – sempre più disastroso: quasi certamente domenica contro Tennessee Robinson supererà con largo anticipo quota 1000 rushing yards e nonostante non abbia le mani di Kamara si sta dimostrando essere un affidabile ricevitore, insomma, un running back moderno in grado di giocare ben più dell’80% degli snap ogni maledetta domenica.
Presa clamorosa quella di Jacksonville che potrà affrontare l’ennesima cruciale offseason consapevole di aver trovato il proprio running back del futuro.

Nelson Agholor ai Las Vegas Raiders

No, non stiamo parlando di un receiver one in grado di far trascorrere notti insonni ai defensive coordinator avversari, ma alzi la mano chi già aveva dichiarato il decesso della carriera di Nelson Agholor, super bust – a Philadelphia – con mani di burro in grado di piazzare un drop nel momento meno opportuno della domenica: tanti, eh?
Agholor ha firmato un modestissimo contratto annuale da poco più di un milione di dollari con i Las Vegas Raiders e come per magia, lontano dalla poco salubre aria di Philadelphia, il ricevitore trasformato in meme si è ritrasformato in ricevitore: sotto la guida di Gruden Agholor è diventato un rispettabilissimo WR2 dalla big play facile.
La consistenza non è – e mai sarà – il suo forte, ma a Las Vegas Agholor ha trovato un modo per garantirsi almeno altri due anni di carriera in NFL: sei touchdown su 33 ricezioni ci dicono tutto quello che dobbiamo sapere sulla sua pericolosità.

Michael Onwenu, scelta al sesto round del draft, ai New England Patriots

Ricapitoliamo: New England con un’anonima scelta al sesto round del draft si è garantita un rookie in grado di giocare da guardia destra, guardia sinistra e perché no pure da right tackle, ma soprattutto di giocare bene in ognuna delle posizioni elencate.
Certo, nelle ultime settimane contro giocatori del calibro di Joey Bosa ed Aaron Donald non ha vissuto i migliori momenti della propria stagione da rookie, ma a questo punto possiamo affermare con relativa sicurezza che Michael Onwenu diventerà una star in NFL e che nonostante la stagione dei Patriots non abbia regalato particolari soddisfazioni Bill Belichick ce l’abbia fatta anche questa volta: ma come fa?
Perché è esploso immediatamente?
Da quando funziona così per un giocatore scelto così tardi?

Robby Anderson ai Carolina Panthers

Robby Anderson lo conosciamo tutti, o almeno, credevamo di conoscerlo, una testa calda con problemi fuori dal campo ma con una velocità che permette a molti front office di chiudere un occhio e dargli l’ennesima possibilità di mettere in ordine carriera e vita da “un’altra parte”: dov’è che ho già sentito questa storia?
Di Anderson ne ho già parlato mesi fa come una delle grandi sorprese della stagione e ribadisco quanto detto poiché ai Panthers l’ex-Jets si è trasformato in un ricevitore completo ed affidabile che, salvo infortuni, supererà per la prima volta in carriera quota mille yards: nelle ultime settimane è leggermente calato ma ciò non basta per farmi desistere dal definire il suo biennale da 20 milioni di dollari come uno dei migliori affari della scorsa offseason.
Un ricevitore con i suoi numeri, molto semplicemente, non guadagna dieci milioni all’anno.

Ovviamente la trade che ha portato DeAndre Hopkins agli Arizona Cardinals

Ultimamente Arizona ha deluso, è inutile nascondersi dietro un dito, visto lo scoppiettante inizio di stagione culminato nella Hail Murray avevamo cominciamo a pretendere di più dai Cardinals, partiti con un buonissimo 6-3 trasformatosi improvvisamente in 6-6: a non deludere ci ha invece pensato DeAndre Hopkins che proprio come Diggs e Jefferson può già vantare un’altra stagione oltre quota mille yards.
Non credo ci fosse bisogno di questa mia precisazione, ciò che mi interessava era riaffermare per la settecentoventesima volta la genialità di Bill O’Brien: Hopkins rimane uno dei migliori ricevitori della NFL ed era piuttosto facile prevedere che la sua avventura nel deserto andasse bene, soprattutto se proviamo a ricordare chi gli lanciasse il pallone prima di Watson.

Le purghe dei Rams

I Los Angeles Rams, dopo essere arrivati a tanto così dal Lombardi, hanno pagato a carissimo prezzo l’all-in di qualche stagione fa venendo costretti a smantellare una squadra che neanche due anni addietro sembrava essere destinata a diventare una contender perenne: addio a Littleton, Matthews, Weddle, Fowler, Robey-Coleman, Zuerlein, Cooks e Gurley, fine del sogno?
Assolutamente no, anzi, i ragazzi di McVay sono resuscitati esprimendo un pregevole e freschissimo football su entrambi i lati del pallone: se dall’attacco, considerando da chi sia guidato, tale successo potevamo aspettarcelo altrettanto non possiamo dire del reparto difensivo, indubbiamente uscito peggio dalla lunghissima offseason.
Possiamo incontrare la difesa del brillantissimo Brandon Staley – nome che credo avrà una lunga fila di corteggiatori a gennaio – in pressappoco qualsiasi top five statistica riguardante la difesa e vista la brillantezza della secondaria possiamo dire che aver ricoperto d’oro Ramsey sia stata una buonissima idea: il duo Ramsey-Williams è in grado di sabotare qualsiasi passing game permettendo al rinvigorito pass rush di tormentare il malcapitato quarterback di turno con consistenza.
Los Angeles sembra destinata ad un gennaio piuttosto impegnato.

Jamal Adams libero di essere Jamal Adams ai Seahawks

Questa a primo acchito può suonare strana in quanto la secondaria dei Seahawks, finora, è stata comicamente disastrosa: no, l’innesto di Adams non ha sortito l’effetto desiderato, anche se ad onor del vero un’esorbitante dose di infortuni ha privato i titolari della preziosa opportunità di crescere insieme in campo ed affinare l’intesa.
Malgrado ciò l’innesto di Adams è a mio avviso stato un successone poiché l’ex-Jets, finalmente messo nella condizione di sfruttare al massimo l’illimitato talento, domenica dopo domenica continua ad essere uno dei giocatori più divertenti da veder giocare: in otto partite Adams ha messo a segno 7.5 sacks, numeri da fenomenale pass rusher, e più in generale ha carta bianca per seguire i propri istinti e ronzare costantemente attorno al pallone sottolineando il fatto che pure i difensori possono dare spettacolo in questa lega.
Molto semplicemente Jamal Adams ai Seahawks è stato un affare d’oro per qualsiasi appassionato della disciplina.

Trent Williams ai San Francisco 49ers

Solo gli allora Washington Redskins potevano spingere un fenomeno del calibro di Trent Williams ad alienarsi da una società che aveva trattato con tipica sufficienza un fastidio rivelatosi poi essere una crescita tumorale in testa: San Francisco, con l’aggressività che contraddistingue il proprio front office, non ci ha pensato due volte a prendersi il rischio – a mio avviso minimo fin da subito – di accorparsi il malcontento Williams in cambio di un paio di scelte al draft.
Williams, per la sorpresa di nessuno, sta giocando a livelli da Trent Williams e per quanto disastroso sia stato il 2020 dei ‘Niners Lynch e Shanahan possono coricarsi con la consapevolezza di aver trovato in un nonnulla il degno sostituto del leggendario Joe Staley che nel frattempo, seguendo la sana moda lanciata da altri offensive lineman, ha perso giusto un po’ di peso: diete sotto la sapiente guida di Shanahan Williams è destinato a guadagnare gli ultimi riconoscimenti individuali necessari per garantirsi il meritatissimo posto a Canton.

La decisione dei Falcons di rinnovare il contratto a Younghoe Koo

Youngoat il 18 febbraio 2020 ha firmato un contratto annuale dal valore di 750mila dollari: esagero a definirla la miglior firma della storia NFL?
Dell’ultima decade?
Dell’anno?
Che noiosi che siete: scherzi a parte la storia di Koo non può che scaldarci il cuore e farci sentire in pace con il mondo.

One thought on “NFL: i migliori colpi della scorsa offseason…con il senno di poi

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