No, questa volta mantengo fede ai miei buoni propositi di non farvi perdere tempo con le mie inutili digressioni e, nei limiti del possibile, lasciare immediatamente spazio al campo: non posso che partire da quanto successo nel deserto fra Bills e Cardinals.
Una prima metà da sei piazzati ed un touchdown – dei Bills – ci ha messo davanti ad un 16-9 Bills di dubbio gusto nel quale due degli attacchi più brillanti della lega si inceppavano sistematicamente una volta superata la metà campo avversaria: figuratevi che ogni piazzato di quel santone di Tyler Bass, il kicker di Buffalo, è stato – per qualche minuto – career high per distanza fino ad arrivare a 58 yards.
Mica male.
La seconda metà, invece, ha iniziato a non far sembrare sciocco il nostro altissimo interesse verso la partita: Buffalo si è portata sopra di due possessi grazie ad un ottimo touchdown di Cole Beasley, anche se posso tranquillamente dire che sia stato proprio quello il momento in cui nei Cardinals si è acceso qualcosa, poiché dopo quattro minuti lo spettacolare Murray ha ridotto a 7 il passivo portando personalmente il pallone in end zone e poi, dopo un veloce three n’ out complicato da un pessimo punt di Bojorquez, l’ennesimo piazzato di Gonzalez ha portato Arizona sotto di quattro misere lunghezze.
A quel punto è salito in cattedra Patrick Peterson che dopo aver droppato due intercetti solitamente facili – per i suoi standard – ha messo Murray nella posizione di portare a due le segnature personali via terra regalando così ad Arizona il primo vantaggio della partita dal piazzato iniziale di Gonzalez.

Ultimo quarto, la partita si anima? Non sembra, in quanto l’attacco di Buffalo annaspa e viene costretto a restituire il pallone ad Arizona, che però molto generosamente lo restituisce a Buffalo con un doloroso intercetto di Murray: svolta?
Neanche per sogno, tutto ciò che queste due squadre hanno intenzione di fare è puntare, al momento: due punt consecutivi precedono il secondo intercetto della giornata di Allen, intercetto avvenuto a ridosso della metà campo e quindi facilmente trasformabile in punti, vero?
No, in quanto Arizona pure in questa occasione si affida al piede meccanico di Andy Lee: se solo avessimo avuto idea di quello a cui stavamo per assistere…
Dopo un’ora – effettiva – molto difficile Allen riesce a ricordare come praticare la professione di quarterback e con estrema pazienza e metodicità conduce i suoi, sotto di tre punti, in piena zona field goal curandosi molto scaltramente di consumare quanto più cronometro possibile: ad una trentina di secondi dal termine cerca e trova il proprio bersaglio preferito, Stefon Diggs, nell’angolo della end zone per una difficile ricezione acrobatica che vale il +4 di vantaggio e la quasi sicura vittoria, in quanto ai Cardinals servirebbe un miracoloso touchdown.
Murray, con le spalle al muro, muove al meglio delle proprie possibilità le catene portando i suoi poco oltre la metà campo, dove per forza di cose dovrà chiudere gli occhi ed affidarsi alla Divina Provvidenza in quanto per vincere sarà necessario completare una vera e propria Hail Mary, c’è troppo poco tempo per qualsiasi altra cosa: Murray prende lo snap, gira verso la propria sinistra facendo mangiare la polvere ad un paio di pass rusher desiderosi di atterrarlo e regalare a Buffalo l’ottava vittoria della loro stagione e libera in cielo una preghiera verso il lato sinistro della end zone.
La situazione è piuttosto disperata, in quella zona di campo di maglie rosse ne troviamo solo una, quella di DeAndre Hopkins, mentre di maglie bianche di Buffalo ben tre, ma tutti sappiamo – a parte l’ex-allenatore e GM dei Texans – che Hopkins è uno dei migliori ricevitori della lega e che tutto ciò che serve, spesso, è semplicemente mettergli l’ovale nelle vicinanze: Hopkins salta a rimbalzo e, incredibilmente, riesce a mettere le mani attorno al pallone e completare la ricezione nonostante l’incredibile dose di umanità nelle sue zone.

Delirio nel deserto, 32 a 30 Cardinals, vittoria importantissima che al momento mi viene difficile commentare: spiace per i Bills, in quanto nel celebrare vittorie del genere dimentichiamo spesso il cuore affranto di chi tali partite le perde, ma sono proprio questi momenti a rendere tremendamente bello lo sport.

A rendere più dolce la vittoria dei Cardinals ci ha pensato la contemporanea vittoria dei Rams su degli irriconoscibili Seattle Seahawks: il 23 a 16 con cui L.A. è passata su Seattle mi dà le conferme di cui avevo tremendamente bisogno circa questa squadra, squadra su cui fino a questa notte nutrivo seri dubbi. Los Angeles ha vinto giocando un buonissimo football, incredibilmente solido in attacco e brillantissimo in difesa, poiché sono riusciti a mettere a segno sei sack e due intercetti che hanno fatto passare a Wilson il peggior pomeriggio del proprio 2020: ci attendavamo risposte dopo la brutta sconfitta contro i Bills, che sia arrivato il momento di preoccuparsi per i Seahawks?
Arizona ora, in virtù di vari tie-breaker, si trova al comando della NFC West a quota sei vittorie con Los Angeles e Seattle.
Niente da fare per i 49ers, che dopo un inizio di partita alquanto gagliardo hanno dovuto chinare il capo ai Saints di Alvin Kamara: 27 a 13 il punteggio finale e sesta vittoria consecutiva per i ragazzi di Payton. Sopra 10 a 0 all’inizio del secondo quarto, i ‘Niners non sono più stati in grado di muovere le catene e di arginare la rabbiosa reazione dei padroni di casa capaci di annullare l’intero passivo e portarsi sopra di 7 punti già prima della fine della seconda frazione di gioco. Nonostante l’assenza di Brees under center – problemi alle costole per lui – il tandem Winston-Hill è stato assolutamente in grado di portare a termine il lavoro e mettere a tabellone i punti necessari per dormire sonni tranquilli: pure in questo caso, anche se l’avversario non era il più irresistibile, va elogiata la prestazione del reparto difensivo di New Orleans, reparto che ha di fatto annullato le corse agli avversari costringendoli ad affidarsi quasi esclusivamente al limitato Mullens.
Che dire dei tre touchdown di Alvin Kamara?

Nell’ennesima partita condizionata pesantemente dal meteo, i Browns si sono portati a casa un successo importantissimo sugli Houston Texans arrivato grazie al poco esaltante punteggio di 10 a 7: tutto ciò che dovete sapere di questa partita è il fatto che un terribile temporale ha costretto la NFL a posticipare il kickoff di più di mezz’ora e che il forte vento ha reso impossibile muovere la palla via aria. Fantastica la prestazione del duo Chubb-Hunt: entrambi sono stati in grado di superare quota 100 yards.
A proposito di vittorie sofferte, che dire del sorprendente 24 a 20 con cui i Packers l’hanno spuntata sui Jaguars? Pure in questo caso la contesa è stata pesantemente condizionata dai forti venti che hanno reso veramente difficile muovere le catene via aria: a deciderla ci hanno pensato i playmaker di Green Bay, in quanto il touchdown della vittoria è arrivato grazie, tanto per cambiare, alla premiata ditta Rodgers-Adams. Nulla da fare per Luton, anche se valutarlo in una partita del genere è alquanto ingeneroso e difficile poiché nemmeno il numero 12 dei Packers ha vissuto la propria miglior giornata.
Vittoria sorprendente e fondamentale per i New York Giants, passati 27 a 17 su degli orribili Philadelphia Eagles: ciò che mi ha veramente sorpreso è stata l’abilità dei Giants nel muovere le catene via terra poiché raccogliere più di 150 rushing yards contro un front seven come quello di Philadelphia è impresa difficile anche per squadre dotate di linee d’attacco ben migliori. Buonissima la partita del reparto difensivo di Joe Judge, reparto capace di portare costante pressione a Wentz e di non fargli trovare alcun ritmo: in un modo o nell’altro Philadelphia è ancora al comando della NFC East, ma di qui in avanti potranno permettersene pochi di errori con dei Giants così solidi alle spalle.
Partita strana, in pieno stile Lions, quella che ha visto Detroit avere la meglio in extremis su Washington: il 30 a 27 finale è stato incredibilmente Lions! Grazie ad un ottimo Matthew Stafford aiutato da un altrettanto brillante Swift, Detroit è volata sul 24 a 3 poco dopo l’inizio della seconda metà di gioco: questa partita è stata molto Lions perché in un modo o nell’altro Detroit si è fatta rimontare fino a trovarsi sul 27 a 24 con poco più di due minuti rimasti da giocare. A suon di pass interference che definire dubbie sarebbe un eufemismo, Washington è riuscita a portarsi in zona field goal dove Hopkins ha impattato la contesa sul 27 pari con una dozzina di secondi rimasti sul cronometro. Grazie ad un paio di passaggi e ad un sanguinoso roughing the passer di Chase Young i Lions si sono catapultati oltre la metà campo avversaria, dando così l’occasione a Prater di sfruttare l’illimitata potenza della propria gamba destra e convertire il piazzato della vittoria da ben 59 yards di distanza.

Agevole vittoria per i Tampa Bay Buccaneers che “doppiano” i rivali divisionali di Carolina con un sonoro 46 a 23: Carolina aveva trovato modo di rimanere in partita fino alla pausa lunga, trascorsa su un 17 a 17 che ci preannunciava una seconda metà di gioco iper-combattuta, peccato solo che a suon di big play – e piazzati di Succop – Tampa Bay abbia preso il largo sfruttando anche un paio di sciagurati errori del solitamente affidabile Bridgewater. Da mettere in evidenza una corsa di 98 yards di Ronald Jones, facilmente la giocata offensiva più lunga della stagione.
Prosegue la Tua Magic: successo pure questa settimana per i Miami Dolphins, questa grazie ad un più-netto-di-quanto-possa-sembrare 29 a 21 ai danni dei Los Angeles Chargers. Aiutato da un ottimo Ahmed – running back titolare per necessità che però potrebbe essersi guadagnato la fiducia di Flores – Tua ha fatto esattamente quello che doveva fare rivelandosi anche in questa occasione preciso, sicuro con il pallone e nelle scelte ed incredibilmente affidabile venendo divinamente aiutato da un reparto difensivo in continua crescita: Miami è sul 6-3 ed a questo punto non possiamo più escluderli da qualsivoglia conversazione sui playoff…

… così come non lo possiamo fare con i Raiders, anch’essi sul 6-3 grazie ad un travolgente successo su degli spaesati Denver Broncos: il 37 a 12 finale ci descrive esaustivamente il dominio di Las Vegas su dei Denver dominati sulla linea di scrimmage come testimoniato dal fatto che i corridori di Las Vegas abbiano guadagnato più di 200 yards. Denver, al momento, non riesce a giocare sessanta minuti di football di qualità e, nonostante sia forse troppo presto per esprimersi e gli infortuni siano veramente tanti, Lock non sembra essere la risposta al perenne problema quarterback.
Poco da dire sul 36 a 10 con cui gli Steelers hanno umiliato i Cincinnati Bengals: Pittsburgh ha imposto il proprio ritmo senza alcun problema travolgendo Cincinnati in tutte e tre le fasi del gioco. Sugli scudi Roethlisberger, pure ieri in grado di concludere con quattro touchdown e zero intercetti lanciati: Pittsburgh è ancora imbattuta, ed al momento sembra essere la squadra più completa della lega.
Orribile sconfitta dei Ravens la cui stagione a questo punto prende una brutta piega: il 23 a 17 con cui i Patriots hanno sorpreso i ben più quotati Ravens ci mette davanti al fatto che Baltimore non sia la squadra che ci aspettavamo potesse essere in offseason. Sotto una pesante pioggia Jackson e soci sono apparsi privi d’idee, stanchi e sopraffatti dalla situazione e, onore al merito ai Patriots e Belichick, l’incontenibile attacco dello scorso anno a questo punto altro non è che un lontano ricordo: Baltimore deve trovare un modo di riadattarsi quanto prima possibile poiché rischiano seriamente di rimanere fuori dai playoff, in quanto in AFC quest’anno non sarà per niente scontato trovarsi a giocare a gennaio.

Gli infortuni sono indubbiamente tanti, ma il vero problema di Baltimore al momento sembra essere la troppa prevedibilità schematica della quale, durante la settimana, si è lamentato lo stesso Jackson da Rich Eisen.

3 thoughts on “Il riassunto della decima domenica del 2020 NFL: la partita dell’anno?

  1. Questione Baltimore: con una difesa sufficientemente buona, arginare Lamar sta diventando molto facile. Se lo si limita nella tasca e si raddoppia la prima opzione di passaggio, è finita la vena offensiva.

    • Manca come il pane un parco ricevitori di livello.
      Vi ricordate quando c’erano boldin e smith?

  2. A New Orleans s’è svegliata la difesa ma l’attacco è inceppato: Thomas a mezzo servizio, Winston putrido (Bridgewater è due spanne sopra), Brees fragile. Se a Kamara viene il raffreddore addio.

    Come al solito arriverà in fondo chi entra in forma adesso, perciò Steelers spacciati mentre Miami è pericolosissima.

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