BEST

DAVANTE ADAMS

Il wide receiver dei Packers sta letteralmente producendo onde nonostante sia rimasto assente per infortunio in due partite e mezzo durante il presente campionato. Nella gara di giovedì notte contro i resti dei 49ers Adams ha ancora una volta raso al suolo le secondarie avversarie producendo 10 prese per 173 yard ed una meta, giocando una gara dominante andata a contribuire al periodo stellare che il ragazzo sta vivendo dopo essersi messo le problematiche mediche alle spalle.

Si viaggia a ritmi vertiginosi, simili a quelli che tenne Randy Moss in quei New England Patriots della semi-perfezione, e per chi ricorda era un periodo dove qualsiasi palla profonda venisse lanciata da Tom Brady veniva puntualmente recapitata in meta. Adams è a quota otto touchdown stagionali, secondo miglior risultato di tutta la Nfl, ed è ottavo per yard ricevute nonostante sia sceso in campo molto meno rispetto a tutta la concorrenza. Grazie a statistiche fuori dal razionale (30 prese per 422 yard e 6 mete nelle ultime tre partite) si rischia una proiezione a campionato terminato di circa una ventina di mete, una cifra che andrebbe ad inserirsi tra le migliori della storia dietro proprio all’appena menzionato Moss, detentore del record ogni epoca in singola stagione con 23, e alle 22 di Jerry Rice.

La letale combinazione tra velocità e precisione nell’esecuzione della traccia ha permesso ad Adams di ricevere tutti e tre i passaggi che Rodgers ha scagliato nella partita contro San Francisco con una spirale minima di 25 yard, tra i quali si registrano il touchdown di apertura delle segnature, realizzato con una presa in torsione sul lato sinistro della endzone, ed una spettacolare giocata di 49 yard che sarebbe potuta terminare direttamente in meta se solo il giocatore non avesse toccato millimetricamente la linea laterale tentando di mantenere l’equilibrio, dopo essersi liberato dalla marcatura con una finta fulminea che ha sbilanciato Jason Verrett, il diretto marcatore.

Si è tanto discusso, sia in offseason che in prossimità della trade deadline scaduta la settimana scorsa, della latitanza di Green Bay nell’aggiungere armi pesanti al proprio settore ricevitori, ma Davante Adams ha risposto producendo una stagione che al suo termine potrebbe divenire storica, dimostrando che con questo livello di gioco non c’è assolutamente bisogno di aggiungere altro. Ci pensa lui.

BUFFALO BILLS

Grazie ad un piano di gioco offensivo egregiamente riuscito e ad una difesa capace di togliere ben quattro palloni dalle mani di Russell Wilson, Buffalo torna prepotentemente sulla mappa delle contendenti dopo settimane di incertezza, dove le prestazioni troppo altalenanti di squadra avevano posto dei dubbi a seguito dell’ottima partenza stagionale. I Bills hanno colpito le secondarie di Seattle come da programma, ferendo la difesa nel suo punto più debole ponendo in atto un vero e proprio assalto aereo, approfittando delle statistiche storicamente negative che le retrovie stanno concedendo ogni settimana.

Josh Allen è tornato a scrivere numeri da capogiro ed è stato un letale esecutore di tutte le idee trasmessegli via radio da Brian Daboll, ritrovandosi ad un certo punto della partita con un maggior numero di touchdown rispetto agli incompleti. Il ritmo offensivo è stato determinante per accumulare il vantaggio iniziale di 17-0, che ha fatto tutta la differenza del mondo se relazionato al 44-34 con cui il festival offensivo è stato portato al fischio finale, con Allen impegnato a distribuire palloni ovunque permettendo la realizzazione di un piano di gioco che ha appositamente accantonato le corse per colpire l’avversario sul vivo. Otto delle tredici chiamate per i running back sono difatti giunte nel tardo secondo tempo, continuando a fidarsi dei passaggi in fase di primo e secondo down, nonché in tutte le situazioni gestite all’interno delle 10 yard a favore.

Il quarterback ha chiuso con l’81% di lanci a buon fine per 415 yard e quattro passaggi vincenti, sfruttando nel migliore dei modi lo schieramento a quattro ricevitori attraverso il quale l’attacco ha guadagnato 10,5 yard per azione, confermando che la batteria di ricevitori attuale ha permesso un significativo salto di qualità ad un ruolo che negli anni scorsi è stato un forte motivo di inadeguatezza offensiva, merito soprattutto di uno Stephon Diggs sistematico nel trovare il vuoto nello schieramento a zona avversario.

La difesa ha giocato una partita complessivamente soddisfacente nonostante i 34 punti concessi, era difficile fare di meglio se si considera che si affrontava uno dei migliori attacchi della Nfl ed un quarterback stellato che sta giocando un campionato da Mvp, che grazie alle prodezze dei Bills è stato più volte indotto a perdere il possesso dell’ovale. La strategia adottata da Sean McDermott e Leslie Frazier ha previsto lo schieramento di un solo linebacker – Tremaine Edmunds, il migliore in fase di copertura – in fase di terzo down, con il risultato di concedere solamente tre conversioni sulle dodici complessivamente tentate. Oltre alle singole giocate di soliti noti come Mario Addison e Jordan Poyer è stato determinante il contributo di A.J. Klein, sinora mai troppo soddisfacente, ma che domenica è stato costantemente addosso a Wilson arrivando a forzare e recuperare un fumble nella stessa azione.

Una vittoria con il punto esclamativo contro una candidata al Super Bowl è tutto quello che serviva per scacciare i dubbi: i Bills fanno sul serio.

NEW ORLEANS SAINTS

Qualora servisse una prova concreta che i Saints fossero da considerarsi tra le squadre da Super Bowl, non c’era nulla di migliore del “ritorno” della partita più pubblicizzata dell’anno per dimostrarlo. Il concetto di Brees contro Brady si è trasformato in una partita senso unico, nella quale la difesa di New Orleans ha costretto l’ex-Patriots alla terza peggior partita di carriera in termini di rating, intercettandogli tre palloni e consentendo al proprio attacco di dominare tutti i reparti statistici di rito.

Si è tanto discusso dell’evidente calo fisico di Drew Brees ma a quanto pare il quarterback è ancora capace di sfoggiare prestazioni dominanti, dimostrando che non è impossibile trovare nuovi modi di vincere nonostante si debba concedere qualcosa all’età. L’efficacia della franchigia della Louisiana è fuori discussione, esiste una striscia aperta di cinque vittorie consecutive ed è evidente che la squadra sia entrata in ritmo come fa da molte stagioni, dato che l’infilare numerose gare senza sconfitte è stata una costante anche del passato. Da quando è iniziata la cavalcata di successi Brees non ha mai lanciato meno del 70% di completi, ed in stagione ha tanti intercetti quanti ne ha lanciati Brady nello scontro di domenica.

Il fattore più singolare riguarda il come abbia avuto luogo un assalto offensivo che ha prodotto 420 yard totali e ben 40 minuti di possesso effettivo. Va difatti considerato che Payton è stato geniale nel disegnare la gara coinvolgendo tutte le sue seconde linee, e che l’attacco è riuscito nell’impresa senza un particolare contributo del rientrante Michael Thomas (51 yard) e soprattutto con un Kamara da sole 45 yard di total offense, andando sostanzialmente a dimostrare di poter vincere ripetutamente anche senza il contributo delle superstar dell’attacco.

Un messaggio da tenere ben presente una volta che inizieranno i playoff, perché i Saints paiono sempre più una squadra come sempre molto forte, ma anche completa.

HONORABLE MENTION: DALVIN COOK

Esattamente una settimana fa sottolineavamo come il piano di gioco montato su Dalvin Cook avesse prodotto gli stessi dividendi di un anno fa per i Minnesota Vikings, che grazie alla ritrovata salute della loro superstar possono tentare, seppure disperatamente, di raddrizzare una stagione nata sotto il peggiore degli auspici. Dopo aver demolito i Packers in quel di Green Bay è arrivata un’altra sonante affermazione contro i Lions attraverso 206 yard su corsa, 46 su ricezione e due mete totali, tra cui una fantastica galoppata di 77 yard che ha spezzato la schiena della povera difesa di Detroit, che per l’occasione schierava addirittura un uomo in meno per un’evidente distrazione nel conteggio del personale in campo. Grazie a Cook, Kirk Cousins ha lanciato solamente venti passaggi e concluso con un rating di 141.7, e la formula vincente continua a funzionare.

HONORABLE MENTION #2: TUA VS KYLER

Nell’attesissimo scontro tra ex-collegiali di primissima qualità, la fase offensiva non ha mancato di far divertire chiunque si fosse messo alla visione di una partita sempre rimasta vicina nel punteggio. Tua Tagovailoa e Kyler Murray hanno lasciato il terreno di gioco con un consistente numero di giocate eccitanti producendo un totale di 672 yard e 6 mete, dando vita ad una gara tirata che i Dolphins hanno portato a casa con un field goal di scarto. L’unico peccato? Non si incontreranno così spesso, essendo in conference esattamente opposte…

WORST

SEATTLE DEFENSE

Anche i Kansas City Chiefs hanno giocato un Championship ed un Super Bowl con delle difese non esattamente di primo livello, perché oggi l’importante è poter sfoggiare un attacco in grado di riparare a qualsiasi falla emersa dall’altra parte del campo. Il campionato sinora giocato dai Seahawks parrebbe portare esattamente a questa conclusione, finché Wilson gioca a questi livelli non dovrebbe esserci nulla di cui preoccuparsi perché l’attacco segnerà sempre più di quanto la difesa subirà…ma la gara di Buffalo ha raccontato una storia molto differente.

Le ambizioni da titolo di Seattle non si possono toccare, perlomeno fino al momento in cui il reparto difensivo non dovesse esagerare e crollare più di quanto non abbia già fatto. Ed il timore che la partita contro i Bills possa ripetersi contro chiunque e per di più in fase di playoff è un pensiero destinato a spaventare non poco, al di là degli innesti apportati nelle scorse settimane ad una linea difensiva che ha aggiunto Carlos Dunlap, oltre al beneficio scaturito dal rientro di Jamal Adams.

Oggi parliamo di un reparto che sta concedendo 362 yard aeree per ciascuna uscita, un dato ai limiti dell’accettabile, e Josh Allen è diventato il quarto giocatore stagionale a raggiungere un minimo di 397 yard su passaggio contro Seattle, il che fornisce un’idea dell’immenso lavoro offensivo che Wilson e compagni debbono svolgere per tenere tutto in linea di galleggiamento. La pass rush è senza dubbio migliorata ma resta un’area ancora troppo scoperta, perché i tre placcaggi per perdite di yard effettuati da Dunlap non sono serviti a cancellare il fatto che ben sette ricevitori dei Bills abbiano completato una presa di almeno 20 yard, un problema nemmeno addebitabile all’assenza di Shaquille Griffin, che in ogni caso non risulta nei primi 95 cornerback di lega per rendimento in fase di copertura secondo le valutazioni attribuite da Pro Football Focus, ed è il migliore del suo reparto.

Inutile dire che urgono ripari ma le ulteriori addizioni di qualità al roster vanno inevitabilmente sospese fino alla prossima offseason, costringendo ad arrangiarsi con ciò di cui si dispone in casa. Non resta che contare sul notevole apporto che Dunlap potrebbe fornire, ma resta pur sempre un solo elemento di fronte a tante lacune, un fattore che nonostante l’impressionante ruolino di marcia sinora detenuto dai Seahawks pone non poche preoccupazioni, in particolare se rapportato a possibili scontri ai playoff contro Aaron Rodgers, Tom Brady (non quello di domenica) o peggio ancora Patrick Mahomes ed il suo infinito arsenale di opzioni. A meno che Wilson non faccia ancor più miracoli di quanto sia già abituato a fare…

PHILIP RIVERS

E’ evidente che il sistema di passaggi dei Colts sia notevolmente migliorato nella transizione da Brissett a Rivers, ma lo è altrettanto il fatto che il focoso Philip stia rendendo sistematicamente solo contro le peggiori difese della lega. E’ un’attualità che rende Indianapolis squadra certamente da playoff, a maggior ragione con l’allargamento delle partecipazioni, il dubbio più forte riguarda proprio la capacità di andare oltre la prima eventuale partita.

Lo scontro con i Ravens è stato dimostrativo ed attestante, l’attacco non ha combinato nulla per tutto il secondo tempo mentre la difesa faceva gli straordinari per tenere il match in equilibrio, un dato avvalorato dall’esigua produzione totale di Lamar Jackson rispetto agli standard (170 yard su passaggio e 58 su corsa) e dalla netta superiorità dei Colts nel computo del terreno guadagnato, cifre nelle quali stona solo l’incapacità di mettere più di dieci punti a referto.

Rivers ha concluso questa prestazione con il 58% di completi, 227 yard e l’ennesimo intercetto di una stagione che ne ha visto concretizzarsene sette, a fronte di soli dieci passaggi da touchdown, molto poco rispetto alle bocche da fuoco che girano per la Nfl. Ben tredici dei suoi incompleti sono arrivati nel secondo tempo, segno che i palloni non arrivano a destinazione quando più conta. Il tempo scorre, ed è ora di scoprire la verità: tra poche ore ne sapremo di più, con soli quattro giorni di riposo alle spalle ci sono già i Titans da affrontare, e per Indianapolis si tratta già di una gara da non sbagliare.

WASHINGTON FOOTBALL TEAM

Vorremmo intenzionalmente esentare Alex Smith da questo paragrafo, nonostante la partita contro i Giants sia stata persa anche a causa dei suoi turnover, ma dato che ci sembra un vero miracolo vederlo in azione tentiamo di concentrarci su altro. Anche perché questa squadra, come sempre, di problemi ne ha dappertutto.

I palloni persi, ben cinque, sono risultati troppi per sperare di restare attaccati ad una partita che si doveva vincere. Gli intercetti di Smith hanno senz’altro cancellato il tentativo di rimonta, ma la gara era già iniziata male in un primo tempo dove due fumble (uno su corsa, uno su ritorno di calcio) hanno permesso ai Giants di portarsi sopra di due mete fin da subito e costretto l’attacco di Washington a giocare solamente quattro azioni offensive nei primi quindici minuti.

La difesa ha giocato molto male nonostante rientrasse da una settimana di pausa ed è riuscita a fermare uno dei peggiori attacchi della Nfl solamente quand’è stato troppo tardi. Sono difatti arrivate al passivo 166 yard su corsa nonostante l’assenza di Saquon Barkley, una prova di ben differente consistenza rispetto alle misere 37 messe assieme dal backfield di Washington, una delle lacune più evidenti che provoca il doversi affidare troppo ad una rete di passaggi peraltro inefficiente.

L’inetta Nfc East mette in scena il suo spettacolo horror tutte le settimane, certo che perderne due su due contro New York (che ha vinto solo queste due…) la racconta molto lunga sull’ennesima edizione scadente della squadra della capitale.

HONORABLE MENTION: DENVER BRONCOS

Specialisti nel complicarsi la vita, i Broncos hanno perfettamente centrato tale obiettivo contro Atlanta in una delle poche gare abbordabili che rimangono sul calendario. La storia è più o meno sempre quella, si finisce il primo tempo sotto di due o tre segnature, poi nel quarto periodo Lock si trasforma e sistema tutto. Quasi sempre. Stavolta è arrivato l’intercetto che ha spento ogni speranza di nuove rimonte, ma l’importante sarebbe partire con il piede giusto, ed evitare di non presentarsi in campo durante i primi trenta minuti. Sarebbe già una gradita soluzione per la squadra di un Vic Fangio sempre più in dubbio.

 

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