Sono consapevole che il patetismo nel titolo potrebbe sembrare eccessivo ma quanto successo ieri in campo è stato completamente messo in secondo piano da un singolo episodio che, almeno a me, ha spezzato il cuore: la stagione di Dak Prescott è già finita a seguito di una terribile frattura composta della caviglia.
Il cuore, inevitabilmente, non può che essere spezzato poiché non solo stiamo parlando di uno dei volti della National Football League, ma pure di un ragazzo che si stava giocando il contratto della vita dopo un’estate passata a contrattare invano con il front office dei Cowboys: il futuro della franchigia, e del quarterback stesso, appare avvolto in una sinistra nube che non può che mortificare l’animo di qualsiasi appassionato, indipendentemente dalla sua fede.
Doverosa premessa a parte, vediamo insieme quanto successo in una domenica ricolma di sorprese e risultati oggettivamente difficili di pronosticare.

La grandissima sorpresa della giornata proviene da Kansas City, dove i Chiefs hanno dovuto alzare bandiera bianca a dei commoventi Las Vegas Raiders, vittoriosi 40 a 32.
La partita è iniziata piuttosto beffardamente per i Chiefs che a seguito di una penalità si sono visti annullare un esplosivo touchdown realizzato dall’insospettabile Tyreek Hill: poco male, poiché KC ad inizio del secondo parziale di gioco aveva già trovato il modo di scappare sul 14 a 3 dopo un rushing TD di Mahomes e del sempre coinvolto Hill.
Di lì in poi è iniziato un fantastico monologo Raiders, che prima hanno accorciato le distanze con un pregevolissimo touchdown del rigenerato Nelson Agholor pescato libero in profondità dal precisissimo Carr e poi, dopo essere stati ricacciati sotto di due possessi grazie ad un TD di Watkins, hanno messo la testa avanti a seguito di un TD di Waller ed un altro touchdown lungo del velocissimo Ruggs: un piazzato di Butker ha permesso ai padroni di casa di affacciarsi alla seconda metà di gioco sul 24 pari.
Il terzo quarto, ben meno emozionante del secondo, è scivolato via senza modificare il box score, poiché a quello avrà modo di pensarci Jacobs negli ultimi quindici minuti di gioco: il sensazionale running back di Las Vegas ha prima messo la parola fine ad un infinito drive di otto minuti e poi, dopo che Carlson li ha portati sopra di nove con un piazzato dopo un veloce punt dei Chiefs, ad un drive durato una giocata poiché iniziato sulla linea delle due yards degli avversari grazie ad un atipico intercetto di Mahomes.

In piena disperazione KC è riuscita a reagire ed a portarsi sotto di otto punti dopo un touchdown di Kelce ed una conversione da due di Williams, lasciando il destino della contesa nelle mani del reparto difensivo chiamato a fermare quanto prima possibile il drive dei Raiders e restituire la palla al fenomenale Mahomes: gli ospiti, però, di mollare non ne hanno voluto sapere e grazie ad una buona dose di Jacobs e ad un fondamentale quarto down convertito dallo stesso Carr sono stati in grado di tenersi stretti l’ovale fino al fischio finale.
Fenomenale la vittoria dei Raiders che oltre che a riaprire il discorso AFC West hanno dimostrato al mondo intero che battere i Chiefs sia sì difficile, ma non impossibile: lodevole la prestazione di Carr che con 347 yards e tre touchdown a fronte di un singolo intercetto ha risposto colpo su colpo al marziano con il numero 15 under center per i Chiefs riuscendo, a sorpresa, ad uscire vincitore dal campo più ostico della NFL.

Seconda vittoria consecutiva dei Baltimore Ravens che trainati da un’enorme prestazione del reparto difensivo hanno schiacciato 27 a 3 i Bengals del povero Joe Burrow: la prima scelta assoluta dell’ultimo draft ha vissuto il peggior pomeriggio della propria breve carriera subendo 7 sacks, perdendo un fumble e lanciando un intercetto raccolto felicemente da Marcus Peters. Fantastica pure ieri la prestazione di Marlon Humphrey che grazie ad un fumble forzato – specialità della casa – ha permesso al rookie Queen di recuperare l’ovale e galoppare fino alla end zone per sei punti: brutta, invece, la prova dell’MVP Jackson, apparso impreciso e mai in ritmo e reo di un bruttissimo intercetto per la seconda partita consecutiva.
Cambia il quarterback ma non il risultato per i Jets che nonostante la presenza dell’élite Joe Flacco under center sono stati massacrati dagli Arizona Cardinals 30 a 10: veramente poca roba questi Jets, assolutamente incapaci di sostenere drive lunghi e di fermare l’attacco avversario, figuriamoci mettere punti a referto. Buona la prestazione di Murray che dopo due partite in chiaroscuro ha ritrovato la retta via lanciando per 380 yards ed un TD – ricevuto magnificamente da Hopkins – al quale ne va aggiunto uno realizzato su corsa.

Prima vittoria stagionale per i Texans che grazie ad un Watson finalmente libero di essere sé stesso hanno avuto vita tutt’altro che facile contro i Jacksonville Jaguars: il 30 a 14 finale potrebbe essere fuorviante, in quanto Houston è riuscita a prendere il largo solamente nell’ultimo periodo di gioco grazie a 17 punti, 14 dei quali arrivati a seguito di un paio di touchdown ricevuti da Fuller e dal convincente Cooks. Spiace per il carismatico Minshew, ma progressivamente stiamo notando come la penuria di talento in questa lega raramente possa coincidire con vittorie.

Quarta vittoria su quattro partite giocate per i Pittsburgh Steelers, vittoriosi 38 a 29 sui mai domi Eagles in quello che passerà alla storia come il Chase Claypool Show: l’esplosivo rookie di Pittsburgh ha infatti messo a segno ben quattro touchdown, tre su ricezione ed uno su corsa, al termine di una prova che sembra averlo consacrato come il prossimo grande ricevitore uscito dalla fucina di talenti di Pittsburgh. Peccato per Philadelphia in quanto nonostante l’assenza di skills player degni di tale nomenclatura ha risposto colpo su colpo all’attacco guidato da Roethlisberger ma che, alla fine dei conti, ha pagato a caro prezzo i due intercetti lanciati da Wentz al quale vanno aggiunti pure i cinque sack subiti.
Quarta vittoria, ma decisamente più comoda, per i Los Angeles Rams, passati 30 a 10 sulla squadra di football nel giorno del ritorno di Alex Smith under center: a causa di un infortunio sofferto da Allen – probabile commozione cerebrale – Smith ha avuto modo di riassaggiare il campo per la prima volta dal tragico infortunio di due anni fa ma sfortunatamente per lui dall’altra parte c’era il feroce front seven dei Rams condotto da quel mostro di Aaron Donald che pure ieri si è rivelato essere il giocatore più infermabile della NFL grazie a quattro paurosi sack.

Fine di un’era ad Atlanta: dopo la brutta sconfitta patita contro i lanciatissimi Panthers – 23 a 16 il punteggio finale – Blank ha gettato la spugna licenziando Quinn e Dimitroff, allenatore e GM di una squadra che da anni ha perso la propria identità. A costare partita e panchina a Quinn ci ha pensato Teddy Bridgewater che coadiuvato dal sorprendente Mike Davis ha mosso le catene a proprio piacimento consegnando così a coach Rhule la terza vittoria consecutiva contro degli avversari che nonostante l’indiscutibile talento a roster non riescono a vincere partite.
Clamoroso a Santa Clara: nonostante il ritorno in campo di Jimmy Garoppolo i 49ers sono stati umiliati dai Miami Dolphins del nuovamente magico Ryan Fitzpatrick vittoriosi 43 a 17 in una partita assolutamente a senso unico. Avremo sicuramente modo di parlare della scelta di Shanahan che, dopo una prima metà di partita offensivamente ripugnante, ha deciso di rispedire in panchina il proprio franchise quarterback a scapito di Beathard: Fitzpatrick, dall’altra parte, ha lanciato 350 yards accompagnate da tre touchdown e sei miseri incompleti. Sul 2-3 la stagione dei ‘Niners ha ufficialmente preso una bruttissima piega e, salvo immediate reazioni, i playoff potrebbero essere una chimera quest’anno.

Vincono, vincono, vincono, vincono e convincono i Cleveland Browns, passati 32 a 23 sugli Indianapolis Colts: a confezionare la quarta vittoria consecutiva dei Browns ci ha pensato un Baker Mayfield in grande spolvero – nonostante i due intercetti lanciati – e, soprattutto, un’ispiratissima prova del reparto difensivo che con due intercetti, fra cui una pick six, ha frustrato ogni singolo tentativo di rimonta di Rivers. Cleveland, dopo le complementari vittorie su Colts e Cowboys, ha tutte le ragioni del mondo per sognare in grande poiché ha dimostrato di poter vincere in più modi e che, all’occorrenza, la difesa sia in grado di dar manforte all’esplosivo attacco: malissimo invece Rivers, pure ieri apparso spuntato e povero d’idee in red zone e, in più circostanze, troppo indeciso e scostante.

Successo in extremis dei Dallas Cowboys sui New York Giants, anche se come già abbondantemente anticipato, parlare di vittorie a Dallas dopo quanto successo a Prescott è abbastanza difficile: i Cowboys sono passati 37 a 34 sugli atipicamente produttivi Giants grazie ad un piazzato a tempo scaduto di Zuerlein. Mi viene difficile commentare la partita, mi limiterò a dirvi che è stato un pregevole botta e risposta fra due squadre apparentemente non in grado di difendere, ma la mia analisi, se così si può definire, finisce qui, poiché parlare di football giocato dopo l’orribile infortunio di Prescott sarebbe ottuso e sciocco: non posso che augurare il meglio ad un giocatore e persona che in questi anni è sempre stato ineccepibile, affidabile, brillante e che dopo aver parlato apertamente di depressione agli Stati Uniti d’America si è guadagnato la mia più totale e sincera ammirazione.
Ed empatia.
Spero vivamente per lui che abbia modo di firmare, prima o poi, quel contratto che tanto si meriterebbe e che già avrebbe dovuto aver firmato da tempo.

Concludiamo la nostra rassegna con il folle successo dei Seahawks sui Vikings: il 27 a 26 con cui Seattle ha avuto la meglio su Minnesota è un vero e proprio pugno nello stomaco per i tifosi dei Vikings, arrivati a meno di una iarda dal vincere una partita che avrebbe sicuramente cambiato la loro stagione.
Il primo tempo è stato un monologo Vikings concluso sul 13 a 0 grazie ad un touchdown di Cook ed un paio di piazzati di Bailey arrivati a termine di lunghissimi drive che hanno tenuto fuori dal campo per la quasi totalità della prima frazione di gioco l’attacco di Wilson: nella seconda metà le cose sono cambiate piuttosto velocemente, poiché Seattle ha trovato i sei punti in tre drive consecutivi intervallati da un paio di turnover dei Vikings che, all’improvviso, si sono trovati sotto 21 a 13. Un buon drive di Minnie concluso con un touchdown di Thielen ha riportato gli ospiti sotto di due lunghezze a seguito di una conversione da due punti fallita, e, poco dopo, Cousins ha orchestrato uno stupendo drive di 97 yards arrivate tramite 15 giocate – ed otto minuti di gioco – concluso come il precedente, ovvero con un touchdown di Thielen: la sorte sembrava voler sorridere ai Vikings, poiché poco dopo questo TD Wilson ha lanciato un atipico intercetto a poco più di cinque minuti dal termine che sembrava poter consegnare l’intera posta in palio a Minnesota.

Sembrava, per l’appunto: gli ospiti, nel tentativo di bruciare quanto più cronometro possibile, hanno pazientemente mosso le catene fino a ritrovarsi a giocare un 4&1 sulla linea delle sei yards che purtroppo per loro non è stato convertito.
Con due minuti rimasti e con Wilson under center l’esito era piuttosto prevedibile ed a quindici secondi dal termine, su quarto down, Wilson ha pescato Metcalf per il touchdown della vittoria.
Sono conscio che un piazzato avrebbe dato a Minnesota un margine di otto punti, ma contro Wilson cosa sono otto punti? Con una iarda in più Minnie avrebbe avuto modo di far scadere il cronometro e non mettere Wilson nella posizione di fare magie.
Sconfitta dolorosissima questa per i Vikings che ancora inchiodati ad una vittoria vedono le proprie speranze di postseason ridursi sempre più, mentre per Seattle il 2020 continua ad essere un’annata magica: bellissima partita questa.

3 thoughts on “Il riassunto della quinta domenica del 2020 NFL: il cuore spezzato

  1. Ai Chiefs la sconfitta farà bene: sentirsi invincibili distrae.
    San Francisco con mezza squadra fuori ha finito la stagione ancora prima di cominciare, non ci si può aspettare di più.
    Baltimore che vince con la difesa? È la storia della franchigia.

    • Hai ragione, per i Chiefs pensare di essere invincibili sarebbe stato pessimo, un campanello di allarme è sempre bene averlo, specie nella NFL dove puoi sempre trovare dietro l’angolo una squadra che ti batte.

  2. Oddio piuttosto prevedibile non lo so perché prima di quel quarto down in end zone ce n è stato uno a metà campo che se DK non riceve (ancora lui) la partita finisce. Per il resto d accordo con te, anche io mi aspettavo il tentativo di conversione da parte dei viks perché a quel punto finiva li per una yard, dopo che ne avevano macinate troppe per tutta la partita. Ma ancora una W. Seattle trova sempre il modo per farti sta male. Vista stamattina in differita quindi ancora fresco di emozioni. E si bellissima partita, anche una sconfitta era accettabile

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