Punteggio pieno e filotto di quattro gare per i Packers di Matt LaFleur, entrato al secondo anno in piena sintonia con le ottime referenze che lo insediarono nella focosa sideline green and gold, quella cioè che avrebbe dovuto garantire al più grande quarterback in coabitazione dell’ultimo quindicennio nuova linfa vitale e competizione per il Superbowl.

Per carità, la finale NFC dello scorso anno è un risultato prestigioso, perché frutto di improvvisazione offensiva del deus ex machina Rodgers e le sue nuove frecce Aaron Jones e Davante Adams, ma questo start appare ai nostri occhi più convincente. Difatti, la verve del campionissimo a casacca 12, trova oggi porzioni di campo più appetitose che in passato, la o-line scema la pressione nei suoi confronti e un nuvolo di novelli e giovanissimi adepti sembra averne rinvigorito la leadership e calmato i bollenti spiriti.

Ed è così che Sternberger e Taylor hanno potuto effettuare le prime prese di carriera, l’undrafted free agent 2017 Tonyan si erge a salvatore della patria e Valdes-Scantling diviene WR1 quando Adams è in rehab, malgrado i clamorosi drop e il cruccio comune dello yard after catch. Jamaal Williams si conferma backup attendibile di Jones, lui one man show agli ordini del direttore d’orchestra e regnante via terra, in screen ma anche sul lungo, e fra i protagonisti di statistiche totalitarie al vertice sia su corsa (603 yd) che al lancio (1179), entrambe quarta piazza, per 446 assolute per game, cifra eccezionale e seconda soltanto ai Cowboys, essi però sovente a rincorrere match compromessi!

Questo nonostante le perdite dell’offseason e la prima scelta al draft su un quarterback “alla Rodgers”, magari proprio per stuzzicarne l’orgoglio! Per onestà intellettuale diciamo pure che il rapporto coach/giocatore è ancora lontano dal definirsi idilliaco, e gli sguardi truculenti del formidabile condottiero verso l’esterno del campo dopo timeout sprecati o misunderstanding tattici, sono vigenti oggi al pari di ieri.

Quel che dà nell’occhio dell’asso californiano è un linguaggio del corpo rilassato più che in passato e frutto – ovvio – non di umore ritrovato, ma di migliorie tattiche che lo soddisfano ed evidentemente stanno investendo ogni iarda offensiva! Murphy e Gutekunst, puntando sull’allenatore/ragazzo, hanno avuto ragione da vendere nell’annettere uno stratega che in passato, sia da quarterback coach, OC e play calling, creò appeal fra i gm NFL.

Bypassando l’ultima facile vittoria sui Falcons, notiamo difatti che la linea ha conquistato le seconda miglior pressure percentage della lega (17%) e il top pass-blocking grade, permettendo al regista di completare più del 70% di passaggi, subìre solo 3 sack e performare 13 td e l’8.7 per attemp, col passer rating di 128.4: cifre astronomiche al massimo di una carriera da icona, nelle quali lo zero sulla casella intercetti passa addirittura in sordina. Nelle iniziali due week inoltre, gli 85 punti con 1010 yd di guadagno hanno raggiunto il primato dei mitici Bills anni 90 (1991).

Tra le ragioni di numeri cotanto sensazionali, annessi alla bravura della superstar ad effettuare la scelta giusta dallo snap con 2.40 secondi di media, c’è un gameplan inedito che prevede più target da middle field, lanci centrali tra le 10 e 20 yard di lunghezza, una valvola di sfogo alla 49ers versione Shanahan utile a produrre alternative ai big play del magico tris Rodgers/Adams/Jones (comunque sempre presenti), permettendo così ad almeno altri 5/6 ricevitori – compreso Williams – di generare azione e muovere la catena con costanza, ciò che non avveniva nell’epoca McCarthy e costringeva il leader a miracolose intuizioni o scappatelle fuori dalla tasca! I terzi down sono il fiore all’occhiello di tali progressi, dato che la conversione al 52.1% rispetto al 36 del 2019 sta a palesare le opportunità maggiori che l’occhio del regista ha nel mirino quando riceve l’ovale in situazioni complicate. Nel rinnovamento dell’attacco aggiungiamo i vertici per turnover, possesso palla, giochi e primi down totali, yard per play e scoring percentage.

A ciò si conferma una difesa solida, capace di controllare autoritariamente le quattro avversarie affrontate, ognuna delle quali diversa dall’altra per caratteristiche, uomini e peculiarità del playbook, ma tutte dall’appeal prodigioso nel settore avanzato. Le yard incassate (990) da Savage, Alexander, King, Amos, Redmond & company, sono prevalentemente giunte a risultato acquisito o nei quarti finali, concedendo perciò maggiori spazi e libertà nei metri a ridosso dello scrimmage per coprire il profondo; affidabile si conferma la pass rush, perentori gli “Smith Bros” – tre sack per Za’Darius nel Monday Night – e Christian Kirksey, macina placcaggi e sostituto decoroso di Blake Martinez, mentre la d-line lavora benissimo contro le corse, agguantando un ampio top ten di categoria, anni luce avanti lo scarno 23mo step di fine 2019!

Altro aspetto fondamentale del promettente start è l’assenza di competizione in una Division finora orfana inspiegabilmente dei Vikings e definitivamente di Detroit, ormai perduta in un limbo che unisce sì talento ma anche scarsa mentalità clutch, mentre i Bears sono troppo incompleti e non ci convincono per nulla, che sia Foles o Trubisky a raccogliere l’ovale dietro il centro!

Persino nella Conference troviamo disparità fra Packers e rivali, visto che l’assestamento ovvio di Brady e dei numerosi solidali di valore estremo emigrati a Tampa, mette i Bucs un gradino sotto i cheeseheads, e se il primato nella South sorride al GOAT è semplicemente per un calendario benevolo, esclusa la trasferta a New Orleans. Gli stessi Saints accusano gli anni che deteriorano il fisico e “accorciano” i lanci del mito Brees, mentre i Rams ridimensionati e in rebuilding e i Niners devastati dagli infortuni avranno problemi di costanza; su Dallas e Philadelphia invece meglio soprassedere.

Nell’epoca Covid poi niente è scontato e i contagi sono all’ordine del giorno; gli opt out estivi, le riduzioni o cancellazione di training camp, amichevoli preseason e allenamenti pressanti, hanno provocato danni a muscolature altresì massicce e iper sollecitate, obbligando già adesso i roster ad affidarsi nella migliore delle ipotesi a profili da practice squad.

Green Bay ad esempio, oltre Adams perduto nel dominio sui Lions e St. Brown habituè dell’infermeria, annovera perdite importanti e difficili da rimpiazzare, quali l’ulteriore ricevitore di punta Allen Lazard, prossimo ad andare sotto i ferri, il DT Kenny Clark (inguine), al terzo stop consecutivo contro Atlanta, dove si sono fermati pure Deguara (TE) e Chandon Sullivan (DB), il cornerback Kevin King (quadricipite), l’indispensabile edge rusher al secondo anno Rashan Gary (caviglia), fra l’altro decisivo in due intercetti con la sua pressione, e Christian Kirsey (IR/pettorali) nella linebacker room. In quattro giornate una catastrofe che, chi più e chi meno, ha riguardato qualunque franchigia.

Seattle ha carenze finanche superiori delle altre contendenti, ma rispetto alla massa può contare su Russell Wilson, assieme a Rodgers, Mahomes e Lamar Jackson unico antidoto in grado di contrastare ogni sventura e rigenerare in autonomia l’interezza di un’offensive zone. La recente W sui Falcons ratifica le nostre idee su A-Rod, che se si ritrova senza target appetibili ecco che guarda oltre e permette a Robert Tonyan (3 dei 4 td) di issarsi a breakout player stagionale.

Il Coronavirus, come ha deciso e deciderà in modo strambo la conclusione degli altri campionati maggiori statunitensi, farà lo stesso qui, portando alla resa dei conti squadre che per strada avranno perso il minor numero di uomini possibile, trovato la forma con altri nel periodo invernale o mantenuto in salute il proprio leader regista.

Per tutto questo preambolo, sebbene sia immaturo fare un certo tipo di ragionamenti, sono finora i Seahawks gli univoci rivali da tenere sotto lente d’ingrandimento nella NFC, perché come detto possono affidarsi anch’essi a un campione che conosce a memoria il suo ambiente e le costanti difficoltà di una lega crudele, violenta e spietata per chi non è continuo.

Inoltre, il calendario dei Packers, per l’evolversi dell’attuale tornata e le considerazioni fatte finora, sembra rispetto all’inizio benevolo, dato che molti rivali in schedule appaiono già in crisi e senza rimedi istantanei, ma soprattutto non posseggono il Rodgers o Wilson che tolga loro le castagne dal fuoco!

2 thoughts on “Buone le prime per Green Bay

  1. Però negli ultimi 15 anni, Brady 1 o 2 Manning, Brees…. E pure l’ ultima versione di Favre sono stati migliori di Aaron….

    • Ruggero ciao.. scusami xò x ultimo quindicennio si intendono pure l’anno in corso e i 5 precedenti, dunque ribadisco x me Brady e Rodgers i più grandi quarterback di quest’epoca!

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