Fa strano parlare di NFL dopo tutto quello che è successo negli ultimi giorni, ma in un modo o nell’altro il nostro campionato preferito non sembra aver alcuna intenzione di fermarsi: la positività di Newton e Ta’amu – quarterback della practice squad dei Chiefs – hanno messo in serio dubbio l’atteso testa a testa fra Chiefs e Patriots, ma più tornate di tamponi negativi hanno permesso alla NFL di spostare la partita solamente di un giorno, non di settimane come successo fra Steelers e Titans.
Nonostante la terrificante parentesi Covid-19, ieri in NFL si è giocato ed in una giornata non particolarmente ricca di fuochi d’artificio abbiamo assistito ad una delle più sorprendenti esplosioni offensive di cui abbiamo memoria: posso iniziare dal racconto della visita dei Cleveland Browns ad Arlington per il testa a testa contro i sempre più deludenti Cowboys?

Ci attendavamo un combattuto testa a testa, ma difficilmente ci aspettavamo un perentorio 49 a 38 dei Cleveland Browns: Cleveland, molto semplicemente, ha preso a sassate per qualche ora l’impalpabile difesa dei Dallas Cowboys regalandoci punti in tutte le forme e sapori.
L’inizio di partita è stato alquanto dinamico poiché dopo che Odell Beckham Jr., ricevendo l’ovale su passaggio del miglior amico Landry, ha aperto le marcature con un ingegnoso touchdown da 37 yards Dallas ha risposto con un secco uno-due firmato dal duo Lamb-Cooper: da quel punto è stato monologo Browns, che dopo aver impattato la contesa sul 14 pari grazie al secondo touchdown di Beckham hanno preso il volo con un touchdown di Hooper ed una doppietta di Hunt intervallata da un piazzato di Parkey.
Devo purtroppo notificarvi del fatto che in tutto ciò Cleveland abbia perso il cuore pulsante del proprio reparto offensivo, Nick Chubb, la cui gamba è rimasta intrappolata sotto l’imponente corpo di un difensore cadente di Dallas: non voglio minimizzare la perdita di un fenomeno come Chubb, ma con Hunt nel backfield Cleveland potrà comunque continuare a correre l’ovale a proprio piacimento.
Monologo Browns, dicevo: dopo che un altro piazzato di Parkey ha reso palindromo il punteggio – 41 a 14 Browns -, Dallas ha tirato fuori l’orgoglio mettendo insieme un tentativo di rimonta che mi ha ricordato molto da vicino quello completato contro i teneri Falcons, poiché in poco più di dieci minuti i ragazzi di McCarthy hanno realizzato tre touchdown grazie agli insospettabili Pollard e Schultz ed alla seconda realizzazione di giornata del rookie Lamb: in men che non si dica il gap si è ridotto a tre miseri punti che con quanto successo contro Atlanta ancora fresco in mente ci sembravano voler confermare l’ennesima rimonta incredibile dei Cowboys.

Sfortunatamente per loro, però, i Browns non sono i Falcons: dopo aver recuperato l’onside kick Cleveland si è nuovamente affidata all’indemoniato Beckham che con una spettacolare corsa di 50 yards ha definitivamente fissato il punteggio sul 49 a 38 grazie anche ad un’involontaria conversione da due punti arrivata recuperando il pallone in end zone dopo che Dallas era riuscita a bloccare l’extra point.
L’ultimo disperato drive dei padroni di casa si è concluso con un intercetto dell’ex-scelta al primo round Denzel Ward: Cleveland, dopo l’umiliazione di Baltimore, ha vinto tre partite consecutive ed a questo punto inserirli in prematuri ma già più motivati discorsi playoff comincia ad avere decisamente senso.
Cowboys ancora una volta insopportabilmente bipolari ed incapaci di mettere insieme quattro quarti di gioco di qualità e che ancora inchiodati ad una singola vittoria si stanno confermando essere una delle più grandi delusioni dell’ancor giovane stagione: fortunatamente per loro la NFC (L)East continua ad essere la NFC (L)East e nonostante il misero bottino rimangono abbondantemente in corsa.

Con un po’ più di fatica di quanta potessimo aspettarcene i Seahawks rimangono ancora imbattuti passando 31 a 23 su dei buonissimi Miami Dolphins: Wilson, dopo tre partite di fuoco, è relativamente tornato sulla terra lanciando solamente due touchdown – problemi da primo mondo -, faticando per tutta la partita a scrollarsi di dosso i mai domi Dolphins che probabilmente rimugineranno sui troppi drive conclusi con un piazzato anziché con un touchdown. In definitiva mi sento di dire che questa sia stata un’importante prova di maturità per i Seahawks, che nonostante cinquanta minuti di sofferenza ed atipica sterilità offensiva sono stati comunque in grado di mettere insieme due scoring drive nel momento più delicato della contesa e vincere una partita che permette al loro record di rimanere immacolato per almeno un’altra settimana.
Riparte la marcia dei Ravens che senza troppi problemi hanno avuto ragione della squadra di football grazie ad un bugiardo 31 a 17: nonostante un Haskins atipicamente prudente con l’ovale Washington non è mai stata veramente in partita in quanto Baltimore è quasi sempre stata avanti di almeno due possessi. Malgrado un evitabile intercetto, buona la prova del nuovamente running back Jackson, che ha accompagnato le 53 yards terrene – 50 delle quali arrivate direttamente da uno spettacolare touchdown – con 193 passing yards ed un paio di touchdown ricevuti dall’inevitabile Mark Andrews.
Ho avuto ragione a crederci: contro dei volenterosi Jaguars i Bengals e Burrow hanno raccolto il primo successo stagionale – o della carriera – grazie ad un pregevole 33 a 25. A sollevare il rookie da qualche opprimente responsabilità ci ha pensato Joe Mixon, autore di una fantastica prova da 181 yards totali e tre touchdown che hanno spaccato in due la partita permettendo a Cincinnati di mettere insieme un parziale di 24 a 0 che ha avuto modo di rivelarsi decisivo. Lodevole pure in quest’occasione la prova di un Minshew che indipendentemente dal numero di vittorie con cui concluderanno la stagione sta dimostrando di poter essere un quarterback titolare in National Football League.

Bruttissima sconfitta, la seconda consecutiva, per gli Arizona Cardinals, regolati 31 a 21 da dei buonissimi Carolina Panthers: probabilmente per descrivere questa partita posso servirmi di un solo numero, 133, che coincide con le yards lanciate da Kyler Murray… in 31 tentativi. Nonostante i tre touchdown lanciati a fronte di nessun intercetto, pensare di vincere partite nel 2020 a suon di checkdown e/o screen pass è ridicolo, pertanto chapeau ai Panthers per aver messo insieme un ottimo gameplan anche se mi sento di dire che Arizona si sia battuta da sola utilizzando il gioco aereo per generare guadagni da running game.
Tutto ciò risulta alquanto comico, soprattutto se si tiene in considerazione quell’air-raid sul quale Arizona ha costruito la propria filosofia offensiva.

Attendavate la prima grande prestazione di Tom Brady con la divisa dei Tampa Bay Buccaneers? Spero siate contenti, in quanto il GOAT ha trascinato i suoi ad uno spettacolare 38 a 31 grazie a cinque passing touchdown: e pensare che ad un certo punto Tampa Bay sembrava persa, sotto 24 a 7 arrivato anche “grazie” ad una pick six di Brady che, evidentemente, l’ha presa sul personale.
Di lì in poi assoluto dominio Buccaneers: touchdown per Evans, Howard, Miller e Vaughn, troppo in troppo poco tempo per i sopraffatti Chargers che, in realtà, hanno buone ragioni per guardare al futuro con ottimismo in quanto Herbert pure ieri è stato autore di una prova fantastica da 290 yards e tre touchdown arrivati grazie a lanci che continuano a metterci in mostra un braccio terribilmente intrigante. C’è tempo per vincere le partite, c’è tempo, anche se con Ekeler infortunato la vita dei Chargers sarà molto più difficile.
Primo urrà stagionale per i Vikings che affossano i Texans sullo 0-4: 31 a 23 il punteggio finale. In una partita nella quale Minnesota ha dominato in lungo e in largo a deciderla ci ha pensato il fantastico, imprescindibile ed imprendibile Dalvin Cook, che coadiuvato da un efficacissimo e precisissimo Cousins ha permesso a Minnesota di controllare il cronometro ed obbligare Watson a farla volare con estrema fretta: 146 yards totali e due rushing touchdown per il fantastico running back dei Vikings.
Ora per i Texans si mette veramente male, soprattutto se si considera quanto sia aumentato il livello della AFC South: dopo un mese nessuna stagione si può dichiarare morta, ma Houston ora ha bisogno di trovare un modo per limitare gli attacchi avversari e, soprattutto, mettere Watson nella posizione di non dover essere sempre e comunque Superman.

Tornano al successo i New Orleans Saints, vittoriosi 35 a 29 sui Detroit Lions a termine di una partita alquanto strana: immediatamente sotto di 14 punti i Saints hanno risalito la china mettendo insieme uno strabordante parziale di 35 a 0 in poco più di venti minuti di gioco grazie alla brillantezza del duo Kamara-Murray che ha trovato la end zone in ben tre occasioni. Inutile la rimonta rabbiosa dei Lions, che portatisi sotto di sei punti a poco meno di quattro giri d’orologio dal fischio finale non sono più stati in grado di reimpossessarsi dell’ovale.
Vittoria noiosa dei Rams, che con molte più difficoltà di quante potevamo immaginare si sono sbarazzati dei Giants con un risicato 17 a 9: dopo aver trovato i sei punti nel primo drive della partita con un rushing TD di Everett i Rams hanno sonnecchiato fino a cinque minuti dalla fine, quando Goff ha pescato Kupp libero in mezzo al campo per un pregevole touchdown da 55 yards. Immagino che i Rams si terranno stretto il risultato in quanto in NFL una vittoria è una vittoria, ma considerando lo stato di forma degli avversari dire che ci si aspettasse di più rischia di essere un eufemismo.

Cambia il quarterback, cambia il risultato ma non cambiano i Bears: Foles stecca la prima da titolare perdendo 19 a 11 contro gli Indianapolis Colts. In una partita dominata da noia e special teams a Rivers e compagni basta il minimo sindacale per aver ragione su dei Bears che fino al touchdown di Robinson, arrivato ad un minuto e mezzo dal fischio finale, erano stati in grado di raccogliere solamente tre punti ed un’infinità di punt.
Che brutta partita, anche se immagino che ad Indianapolis non interessi molto del mio giudizio estetico sulle loro vittorie.

Importante prova di maturità dei Buffalo Bills, che senza incappare nei tipici svarioni della seconda metà di gioco si sono imposti 30 a 23 su dei buoni ma imprecisi Las Vegas Raiders: Allen e soci hanno gestito con estrema maestria il flow della partita e grazie ad un paio di giocate arrivate nei momenti più delicati della contesa hanno saputo mettere a referto punti importanti, soprattutto dopo il primo turnover dei Raiders. Buona come sempre la prestazione di Derek Carr, anche se a condannarlo ci hanno pensato un paio di sanguinosi fumble – uno suo ed uno di Waller – che hanno permesso a Buffalo di mettere in ghiaccio la contesa: signori, ma è questa la nuova normalità di Josh Allen? Se la risposta è affermativa per il resto della NFL potrebbe essere insorto un nuovo, enorme, problema.
Prima vittoria stagionale per gli acciaccati Eagles che passano 25 a 20 su dei brutti San Francisco 49ers: a costare la partita a San Francisco, ed il posto a Mullens, ci hanno pensato tre turnover che hanno fruttato 14 punti agli Eagles, costretti a giocare – come fosse una novità – con un’accozzaglia di giocatori della practice squad nelle oggi più che mai cruciali skills position.
In luce delle numerosissime assenze era difficile pronosticare una grande prestazione di Wentz, che ad onor del vero ha fatto il suo quando chiamato in causa: a deciderla ci ha pensato il reparto difensivo che con cinque sacks e tre turnover ha vanificato l’impressionante sforzo individuale di George Kittle che, nuovamente in campo dopo aver saltato due partite per infortunio, ha ricevuto 15 palloni per 183 yards ed un touchdown.
A questo punto è più che mai ovvio il fatto che appena sarà in grado di giocare l’attacco sarà restituito a Garoppolo, anche se ciò non allevia il dolore di una sconfitta che nell’infernale NFC West rischia di costare cara.

One thought on “Il riassunto della quarta domenica del 2020 NFL: fra Covid-19 e prove di forza

  1. Parto come sempre da Seattle: d accordissimo con te anzi aggiungo che questa è stata la vittoria più importante dall inizio perché arrivata con tanti infortunati (benedetto Carson), in trasferta, in una partita da vincere se vuoi arrivare in fondo, e perché mantiene l imbattibilità. Mi aspettavo difficoltà in difesa e che la risolvesse russ, invece è accaduto quasi l opposto. Poi un po di magia c’è sempre.
    Mi aspettavo i 49ers in difficoltà e così e stato, non posso che essere contento ma mi fa vomitare il pensiero che cowboys/eagles faranno il primo turno PO in casa con un 7-9
    Partite bruttine effettivamente sto weekend, c era un po di pathos a las vegas ma ho visto solo fumble da quando mi sono collegato. Ma forse perché il main event non è andato in scena, ancora.
    Spero che almeno la situazione virus resti sotto controllo non come a casa nostra, quello è meglio non commentare

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