BEST

JOSH ALLEN

La terza stagione professionistica di Josh Allen è senza dubbio cominciata sotto i migliori auspici. I Bills viaggiano spediti a quota 3-0, la squadra sta rispettando le previsioni pre-stagionali sotto tutti i punti di vista ponendo la propria candidatura per rivestire un ruolo di rilievo all’interno della Afc, ma l’aspetto più eclatante riguarda proprio il rinnovato gioco del quarterback proveniente dall’università di Wyoming.

Il salto di qualità tra una stagione e l’altra è evidente. Allen ha sempre posseduto un braccio eccellente a livello di potenza e raggio d’azione, ma risultava ancora molto acerbo a livello tecnico e tattico, spesso si è dimostrato inconsistente mostrando solo in parte delle potenzialità del tutto entusiasmanti. Chi ci aveva visto lungo in sede di scouting, predicando pazienza per lo sviluppo di un giocatore che non si pensava essere così adatto al livello superiore, in questo momento ha la ragione dalla sua parte.

Parla chiaro un ruolino di marcia che presenta 10 passaggi da touchdown a fronte di un solo intercetto, cifre che proiettano una stagione senza dubbio in grado di stracciare tutti i record personali messi assieme nel biennio precedente, ci si attendeva qualche conferma in più se non altro perché le difese affrontate in precedenza erano quelle di Jets e Dolphins, non proprio l’eccellenza dell’attuale panorama Nfl, e le risposte sono arrivate assai chiare nella rocambolesca gara contro i Rams.

Allen ha collezionato completi superiori alle 10 yard mantenendo una precisione molto soddisfacente, un segno tangibile della sua crescita. Già protagonista di una prima parte di gara dove i Bills si sono ritrovati sopra di 25 punti a metà del terzo quarto, il giovane quarterback ha saputo reagire ad una situazione potenzialmente disastrosa – creatasi, va detto, anche da sue responsabilità – mettendo assieme i pezzi fondamentali del drive decisivo, quello del sorpasso dopo aver subito l’incredibile rimonta degli ospiti, centrando le mani di Cole Beasley su un terzo e 22 di altissimo coefficiente di difficoltà. Nella medesima serie di giochi è arrivato un guadagno di 18 yard per un terzo down che ne richiedeva 25, con conseguente conversione del successivo quarto down ed infine il millimetrico lancio della vittoria scagliato verso Tyler Kroft con 15 secondi rimasti da giocare.

Un grande braccio sì, ma ora che la maturità tecnica ed il carattere si stanno facendo avanti potremmo aver scoperto, continuando così le cose, uno dei prossimi grandi interpreti del ruolo.

PATRICK MAHOMES

Pubblicizzata a ragione come la partita dell’anno, la sfida tra Chiefs e Ravens si è rivelata essere molto più marcata nelle distanze qualitative tra le due squadre. La prestazione complessiva offerta da Patrick Mahomes diventa impietosa se paragonata alla serataccia messa assieme da Lamar Jackson nel rinnovato palcoscenico del Monday Night, tanta è stata la perfezione offerta in sede di esecuzione delle geniali chiamate di Andy Reid.

In un contesto che portava maggiore pressione del consueto, il fenomeno dei Chiefs ha risposto completando il 73% dei suoi tentativi creando dal nulla altre giocate degne del replay immediato, firmando quattro passaggi vincenti e siglando di persona il quinto. Ha mezzi che gli permettono di effettuare dropback non convenzionali, ancorarsi al terreno giusto una frazione di secondo e sparare un preciso missile dritto nelle mani di Mecole Hardman, possiede l’astuzia necessaria al trarre in inganno una difesa molto aggressiva utilizzando quella stessa arma a proprio favore, giocando la playaction da maestro, nonché la precisione necessaria per piazzare l’ovale esattamente dove Tyreek Hill può prenderlo con un difensore più alto di lui a disturbargli la visuale, tanto si sa che il pallone arriverà lì e non ci sono altre possibili varianti.

Sono ben quattro giocatori offensivi in grado di realizzare una ricezione superiore alle 20 yard, ed altrettanti sono stati i differenti protagonisti delle segnature dei Chiefs, compresi il fullback Anthony Sherman e il tackle sinistro Eric Fisher, che da ricevitore eleggibile ha potuto festeggiare la prima meta di una lunga carriera trascorsa a prendere botte in trincea. Mahomes ha totalmente annullato la pass rush di Baltimore andando a registrare l’84% di completi per 202 yard e 3 mete in situazione di blitz, numeri che altri quarterback faticano a mettere su in una partita intera. Se il trend è questo, per la concorrenza si fa veramente dura.

STEPHEN GOSTKOWSKI

Il ruolo di kicker è uno dei più delicati del football americano, soprattutto a livello psicologico. Gostkowski ha cominciato la sua esperienza ai Titans nel peggiore dei modi, rischiando di perdere da solo l’opener contro Denver a causa dei numerosi errori commessi nei calci piazzati, per poi veder terminare la sua frustrazione osservando la conclusione della sospirata vittoria infilare finalmente i pali nella maniera corretta.

Nella mente del kicker passa di tutto, a livello morale e mentale deve essere uno dei giocatori più resistenti di tutto il roster. Un po’ come accade al quarterback è necessario saper cancellare l’episodio negativo e lasciarselo alle spalle immediatamente. Gostkowski, firmato appena prima della partenza del campionato, può avere dalla sua parte il fatto di non aver goduto del tempo necessario per allenarsi adeguatamente – in particolare al rientro dopo una delicata operazione al fianco – ma ha dimostrato di essere ancora uno dei più grandi interpreti del suo ruolo tirando fuori i Titans dalle secche ad ogni buona occasione.

Parliamo pur sempre di una franchigia che nel 2019 ha visto scendere in campo quattro diversi kicker per un totale di 8 conclusioni a referto su 18 tentativi totali, praticamente un invito a giocare i quarti down alla mano in maniera perenne, mentre il buon Stephen, al di là dei quattro comunque pesanti errori dell’esordio, domenica ha esteso la sua striscia positiva di calci a segno a quota 9. Uno in più del bottino totale dello scorso anno. I suoi calci hanno permesso a Tennessee di far girare una gara che stava pericolosamente precipitando a sud contro i non irresistibili Vikings dell’attualità, con tre delle sei conclusioni messe a segno pervenute da una distanza superiore alle 50 yard.

Non sono i Titans dello scorso anno, in particolare la difesa, ma restano comunque imbattuti dopo tre settimane di gioco. Avere a roster un clutch kicker di oramai rara longevità può fare tutta la differenza del mondo.

HONORABLE MENTION – NICK FOLES

La mossa era nell’aria dal momento stesso in cui Nick Foles è approdato a Chicago, ed il conto alla rovescia per la retrocessione a backup di Mitch Trubisky era già cominciato da un pezzo nonostante i Bears fossero giunti fino a qui senza sconfitte. Per carità, Foles deve ancora disputare una gara intera e dimostrare molto, ma la sua innata capacità di entrare a freddo in qualsiasi situazione e mutarla in vincente non può più essere discussa. Lo dimostrano tre passaggi da touchdown siglati nel solo ultimo quarto della rimonta architettata contro i poveri Falcons, unico motivo per cuio la casella delle sconfitte di Chicago equivale ancora a zero.

WORST

ATLANTA FALCONS

L’onda di quel 28-3 che ancora aleggia nella mente dei Falcons dev’essere molto più lunga di ciò che sembra. Un Super Bowl perso quando pareva essere già abbondantemente vinto può fare danni incalcolabili, che si stanno riflettendo ancora in un 2020 che doveva fungere da riscatto per una stagione scorsa letteralmente sprecata nonostante le potenzialità di squadra. Il problema, per Dan Quinn, è che si tratta di recidività, di episodi troppo vicini tra loro, ed il rischio di vedersi affibbiare un’etichetta troppo scomoda ma assolutamente reale è alto come non mai. Purtroppo, la parola chokers si avvicina fin troppo bene a quello che stanno dimostrando di essere questi Falcons in pieno momento di disgrazia sportiva.

Continua la narrativa della squadra dai due volti diametralmente opposti tra loro. E’ ancora molto fresca la memoria di quanto accaduto contro Dallas, letteralmente dominata tanto da chiudere il primo tempo sul 29-10 per poi permettere la rimonta, con l’aggravante di ritrovarsi nella posizione di vincere nonostante tutto solo per commettere quell’errore fatale in fase di copertura onside kick, un collasso sul quale Quinn ed il suo staff avranno dedicato certamente il tempo necessario al fine di studiare le opportune contromisure psicologiche. E proprio per questa ragione Atlanta non poteva permettersi di riscrivere la stessa identica pagina all’interno di un capitolo che sembrava chiuso, cosa che invece è puntualmente accaduta, concedendo un 20-0 di parziale ai Bears nell’ennesima gara dove i Falcons potevano già essere tranquillamente dati per vincenti, sotterrati dalla nuova debacle di in un quarto conclusivo dove Matt Ryan ha completato solamente tre degli undici passaggi tentati, con tanto di intercetto.

Atlanta è diventata la prima squadra di sempre a perdere due gare nella stessa stagione dopo aver condotto per almeno 15 punti all’ingresso del quarto periodo, peraltro in settimane consecutive, di certo non una bella fama per chi ha già fallito l’appuntamento più importante del football americano. L’aspetto più demoralizzante della faccenda è che ci si ritrova ora a quota 0-3, ed il rischio di replicare la fallimentare stagione scorsa raddrizzando le cose solamente nell’ultima parte del tragitto è quantomai vivo, e potenzialmente letale per la permanenza in città di Quinn.

NEW YORK GIANTS

Salvare i Giants per questioni esclusivamente legate all’infortunio di Saquon Barkley non sarebbe affatto corretto, perché fornirebbe solamente una pessima giustificazione per una squadra che si sta rivelando essere ben al di sotto delle prospettive di crescita che molti parevano intravedere all’alba del presente campionato. Dal punto di vista offensivo siamo al disastro più completo, tanto da doversi soffermare a ringraziare i cugini Jets – gli unici in grado di offrire uno spettacolo peggiore di questo – della loro esistenza.

I Big Blue hanno segnato 38 punti in tre partite, un ruolino di marcia che nella Nfl così fortemente votata alla parte offensiva della questione fa quantomeno sorridere. Tolto Barkley dall’equazione è sicuramente difficile costruire un gioco di corse degno di tale nome, ma le problematiche che riguardano l’incompletezza di tanti settori del roster non sono certo una novità del’ultimo minuto. E’ chiaro che molto non vada se Daniel Jones risulta attualmente essere il miglior corridore di squadra, di certo andava messo in preventivo che né Gallman né Lewis potevano rappresentare una soluzione praticabile di running back a tempo pieno, e dell’arrivo di Devonta Freeman, che non è più quello dei suoi primi anni di carriera, è troppo prematuro parlare. La mancanza di produzione a terra – 17 yard in 9 corse designate – dipende tanto dai membri del backfield quanto dalla mancanza di spinta della linea offensiva, con tanto di pressione che si sposta troppo puntualmente sulle spalle del quarterback.

La difesa non sta giocando molto meglio, le penalità commesse non sono state gravi dal punto di vista della quantità e delle yard concesse, ma hanno in ogni caso fruttato tre primi down gratuiti ai 49ers in una partita dove gli stessi hanno segnato a volontà nonostante le illustri assenze. C’è inoltre la tendenza a concedere drive troppo lunghi quando la gara si decide, ovvero nei quarti conclusivi, come dimostrato dall’infinita serie di giochi messa in piedi da San Francisco coprendo 92 yard in più di otto minuti.

Chi cerca la peggiore squadra Nfl del momento può tranquillamente fermarsi a New York, e lanciare la classica monetina. A quanto pare, qualsiasi delle due facce esca fornisce un risultato identico…

DWAYNE HASKINS

Principale responsabile della sconfitta patita da Washington contro i Browns, Haskins vede inevitabilmente aumentare il livello della pressione su di sé dopo aver mancato di fornire sostanziali risposte riguardo il suo potenziale sviluppo. Autore di tre intercetti che hanno chiaramente inciso sul risultato finale, l’ex-Ohio State ha disputato una delle peggiori gare della pur breve carriera peccando in fase di esecuzione, mancando diversi ricevitori mostrando una precisione rivedibile, e tornando parzialmente indietro da alcuni progressi mostrati nella seconda parte del campionato passato a livello di correttezza delle progressioni nelle letture.

Ci sono ancora diverse mancanze nella gestione della pass rush e della conseguente troppa fretta nella comprensione del come l’azione possa essere condotta, ed alcune letture, come dimostrato dalle numerose situazioni dove Haskins ha ignorato ricevitori liberi, stanno alla base della pochezza offensiva di squadra. I tre turnover commessi sono tutti figli di situazioni forzate, di lanci mal consigliati in piccole finestre che il quarterback ancora non è capace di colpire con la precisione richiesta, nonché di azioni dov’è stata osservata solamente la prima opzione disponibile portando ad una reazione a vantaggio della difesa.

Washington non ha altra scelta che continuare a dare fiducia ad un regista che deve dimostrare di poter appartenere al futuro della squadra e di valere il primo round all’epoca speso per lui, una situazione assai complessa in un contesto privo di un gioco di corse affidabile dove tutto, per funzionare, ha bisogno delle grandi doti atletiche dei suoi interpreti. Haskins si è spesso dimostrato solido anche se mai spettacolare, la strada è molto lunga ma il tempo per vincere in Nfl è sempre risicato ed impietoso, ed i risultati della capitale non sono certo variati rispetto alle ultime campagne.

Pur con tutta la pazienza da predicare per via del nuovo coaching staff, è ora di vedere molto di più da un ragazzo che per ora rimane solo una bella promessa, e nulla più.

HONORABLE MENTION – PHILADELPHIA EAGLES

A conferma della pessima qualità dell Nfc East ecco comparire pure Philadelphia dietro ad una lavagna che non vuol essere accusatoria nei confronti di Doug Pederson e della sua decisione di accettare il pareggio nel supplementare giocato contro i Bengals. I problemi degli Eagles sono più grandi di un improbabile calcio di 64 yard che se fallito avrebbe dato un’occasione troppo ghiotta a Joe Burrow nel posizionare il suo kicker per una conclusione non impossibile, e riguardano la penalità presa dalla linea offensiva proprio mentre la gara si poteva vincere, e l’insoddisfacente produzione offensiva. Una squadra meno acerba rispetto a Cincinnati non avrebbe avuto problemi nel portare a casa questa gara con tranquillità, e le due sconfitte con annesso pareggio che Philadelphia ha compilato dopo tre partite somigliano di più ad uno 0-3 che non ad altro. L’unica fortuna, dato che gli infortuni continuano a perseguitare Pederson, è che i Cowboys sono ancora fermi ad una sola vittoria.

One thought on “The best & the worst of the NFL: week 3 edition

  1. Allen è davvero un bel giocatore: non dimentichiamo che l’unico intercetto era in realtà un completo (è diventato intercetto per un’allucinazione arbitrale).

    Però se Buffalo vuole puntare in alto deve salire di livello la difesa: non si va lontano subendo 26 punti di media a partita.

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