GREEN BAY PACKERS

Reduci da una stagione sorprendente, con il raggiungimento dei playoffs ed una cavalcata che li ha condotti fino al Championship contro San Francisco, i Packers si apprestano a vivere il secondo anno sotto la giovane guida del vulcanico Matt LaFleur, alle prese con il difficile compito di bissare le 13 vittorie ottenute nel 2019, un’impresa tutt’altro che facile resa possibile da una difesa che ha concesso pochissimi punti agli avversari ed è stata capace di sopperire ad un annata altalenante dell’uomo di punta del team, il quarterback Aaron Rodgers.
Il veterano ha chiuso il torneo 2019 con il poco invidiabile passer rating di 95.4, terzo peggior risultato individuale da quando è stato promosso starter nel 2008, e nonostante la sua solita capacità di fare le nozze con i fichi secchi, vedasi reparto ricevitori con una sola certezza e tanti potenziali outsider, ha iniziato a mostrare i primi segni di cedimento riscontrabili principalmente nell’insolita fretta con cui ha spesso deciso di disfarsi dell’ovale, sparacchiandola nelle diverse zone di campo ogni qual volta lo schema di gioco aveva difficoltà a svilupparsi.

Un comportamento decisamente insolito per un giocatore invidiato per la freddezza e la calma mostrata nelle situazioni più roventi e un calo prestazionale, finora molto leggero, quasi invisibile, che ha causato l’accensione di qualche spia nella stanza dei bottoni di Green Bay, portando il GM Brian Gutekunst a spendere la prima scelta del Draft per assicurarsi il talento da Utah State Jordan Love, andando così a ricreare una situazione che in Wisconsin hanno già vissuto una quindicina di anni fa, quando un giovane A-Rod si presentò al training camp per contendere lo starting spot al decano Brett Favre; matricola contro veterano, una scena già vista da quelle parti e che in alcuni ha lasciato tutt’altro che buoni ricordi stando ai rumor che raccontavano di uno spogliatoio spaccato in due, da una parte gli anziani schierati in difesa del numero 4 e dall’altra i giovani pronti ad appoggiare l’ascesa del prodotto di California, impegnati in una lotta conclusasi solo nel 2008, con il passaggio del Hall of famer ai Jets.
Altra epoca, altra storia, verrebbe da scrivere, ma nella vita come nello Sport i corsi e i ricorsi storici sono una prassi, e se non sarà certamente semplice gestire una situazione del genere è anche vero che spesso il crearsi di un’inattesa competizione dona nuove ed insperate energie ai vecchi leoni, ancor più se animati da uno spirito battagliero come quello mostrato nel corso dell’intera carriera da Rodgers, in ogni caso chiamato ancora una volta a guidare i Packers verso quella terra promessa tanto cara ai giocatori di Football.

Ad affiancarlo nel backfield ci sarà nuovamente Aaron Jones, letteralmente esploso nell’ultima stagione dopo essersi lasciato alle spalle i tanti problemi fisici che ne avevano limitato apparizioni e snap nei primi due anni da professionista nonché capace di far registrare il nuovo record di franchigia per segnature realizzate su corsa, 16; una costante spina nel fianco per gli attacchi che hanno affrontato Green Bay, a tratti parso addirittura inarrestabile, è stato l’arma principale di un attacco in cui saltuariamente ha trovato spazio il collega Jamaal Williams, runningback di scorta che non ha sfigurato quando è stato chiamato in causa e che nel torneo 2020 dovrà guardarsi dalla concorrenza del second rounder A.J. Dillon, classico runner vecchia scuola, potente, fisico, che ha fatto buonissime cose in NCAA con la divisa di Boston College e che ha tutte le carte in regola per diventare starter indiscusso nel prossimo futuro.

Altra arma offensiva di indiscusso e altissimo valore il WR Davante Adams, da qualche anno uno dei migliori ricevitori della lega che per 3 misere yards non è riuscito ad inanellare la seconda stagione della carriera in tripla cifra, fermandosi a 997 yds conquistate in 83 ricezioni; da tempo target prediletto del numero 12 è il capofila di un nutrito gruppo di giovani nel quale sembra essere sul punto di emergere Allen Lazard, promosso dalla practice squad nel corso della passata stagione e autore di 35 prese per 477 yards e 3 TD; ex stella di Iowa State, finito tra gli undrafted free agents dopo il Draft 2018, ha girovagato per la NFL prima di accasarsi definitivamente in Wisconsin e farsi strada in un gruppo molto giovane, del quale fanno parte anche Equanimeous St.Brown e Marquez Valdez-Scantling, smarritosi per strada dopo una positivissima rookie season che lo aveva fatto emergere come potenziale WR#2.

Ruolo che sarebbe dovuto toccare al nuovo arrivato Devin Funchess, veterano mai del tutto esploso tra i professionisti che dopo aver firmato con Green Bay in primavera ha deciso di chiamarsi fuori dai giochi a causa del Covid, favorendo così la linea verde del team, pronto a dare ampio spazio ai giovani anche nel traffico, dove il secondo anno Jace Sternberger sembra aver sbaragliato la concorrenza facendosi preferire a Robert Tonyan, Josiah Deguara e il veterano Marcedes Lewis per il post Jimmy Graham; proprio l’ex Jaguars è il principale candidato per le formazioni con il doppio tight end, nelle quali le sue qualità di bloccatore torneranno certamente utili per supportare una linea offensiva che ha perso un perno fondamentale come Brian Bulaga, sostituito dall’ex Lions Rick Wagner, attualmente considerato il punto debole di una OL che lo scorso anno si è confermata una delle più solide della lega, guidata dal centro Corey Linsley e dal left tackle David Bakhtiari, da tempo considerati tra i migliori interpreti dei rispettivi ruoli.

Solidità che non manca anche sul lato opposto della palla dove a farla da padrone è il NT Kenny Clark, perno centrale di una linea a tre che ha trovato una valida risorsa nel DE Dean Lowry, dimostratosi molto valido sulle corse ma ancora poco reattivo in fase di pass rushing, situazione di gioco in cui sono invece risultati fondamentali, nonché decisivi, i due Smith, entrambi sbarcati in Wisconsin nel corso della passata free agency e capaci di far registrare 25.5 sacks in coppia; abili ad alzare la pressione sul backfield avversario e mettere in difficoltà qualsiasi quarterback si sono trovati di fronte Preston Smith e Za’Darius Smith cercheranno di confermarsi anche nel corso della stagione alle porte in attesa che si adatti al football professionistico il talentuoso Rashan Gary, selezionato al first round del Draft 2019.

Le prove che saranno in grado di fornire all’esterno gli OLB risulteranno fondamentali per una mediana che ha perso il miglior placcatore, Blake Martinez, passato ai Giants e sostituito dall’ex Browns Christian Kirksey, limitato nell’ultima stagione dagli acciacchi ma assolutamente in grado di raccogliere il testimone dell’ex Stanford nel cuore della difesa di Green Bay; toccherà poi al defensive coordinator Mike Pettine, che conosce benissimo il prodotto di Iowa per averlo allenato nelle prime stagioni da professionista a Cleveland, trovargli la spalla ideale scegliendo tra gli altri ILB presenti a roster, De’Jon Harris, Ty Summers e Oren Burks, ancora lontano dai numeri fatti registrare con la divisa dei Vanderbilt Commodores in NCAA ma segnalato in crescita nel training camp formato ridotto di quest’estate.

Nelle secondarie l’assenza di infortuni ha finalmente permesso alla seconda scelta 2017 Kevin King di mettere in mostra le sue buone doti di ball hawking chiudendo quarto in NFL con 5 intercetti e andando a formare una coppia molto solida con l’altro cornerback Jaire Alexander, first rounder 2018 distintosi lo scorso anno con 17 pass defended; sul profondo confermati il dirompente Darnell Savage, che nonostante qualche problema alla caviglia ha impressionato nella sua prima season da titolare, e l’ex Bears Adrian Amos, che con i suoi 27 anni è il leader di uno dei gruppi defensive backs più giovani della lega.

Conferme anche tra gli specialisti con il kicker Mason Crosby che affiancherĂ  nuovamente i due ragazzi pescati da Gutekunst nel Draft 2018, il long snapper Bradley Hunter e il punter J.K. Scott, che con lungimiranza aveva deciso di investire su due giovani cercando di dare stabilitĂ  al team e allo stesso tempo risparmiare parecchie quote di salary cap gettando le basi per un ricambio generazionale che sembra essere ormai alle porte; un modus operandi che conferma le ottime qualitĂ  del GM di Green Bay e il valore di una franchigia da sempre ai vertici della NFL come i Packers, pronti a sfruttare gli ultimi ruggiti di Aaron Rodgers e puntare ad un nuovo titolo divisionale mentre lavorano a pieno regime sul prossimo futuro.

MINNESOTA VIKINGS

Reduci dalla solita stagione altalenante conclusasi con la sconfitta al Divisional contro San Francisco i Vikings hanno stupito un po’ tutti durante l’offseason lasciando partire molti dei veterani che hanno costruito la storia recente del team per creare lo spazio salariale necessario a trattenere gli uomini chiave della franchigia e allo stesso tempo investire le tante pick accumulate negl’ultimi anni; una serie di mosse che non sembra aver affatto spaventato Mike Zimmer, head coach che ha dimostrato in più di un’occasione di non lesinare coraggio quando si tratta di rivoluzionare roster e coaching staff per mantenere sulla cresta dell’onda il proprio team.
Sempre in sintonia con il vulcanico GM Rick Spielman non si è scomposto più di tanto quando il valido OC Kevin Stefanski gli ha comunicato di aver accettato il posto di capo allenatore a Cleveland, ne tantomeno nel momento in cui ha dovuto separarsi dopo sei intense stagioni dal DC George Edwards, conscio di avere i rispettivi successori già all’interno del suo nutrito gruppo di coach; spostato da offensive advisor a offensive coordinator l’espertissimo Gary Kubiak, l’HC da 7 anni alla guida dei purple&gold ha deciso di optare per una coppia di coordinatori alla guida della rinnovata e ringiovanita difesa, Andre Patterson e il figlio Adam Zimmer, che saranno supportati da un altro allenatore di lungo corso nel football professionistico, Dom Capers, grande sostenitore delle 3-4 defense.

L’ingaggio dell’ex HC di Panthers e Texans è l’ennesimo indizio del buon lavoro svolto dall’organizzazione presieduta dai fratelli Wilf negli ultimi anni e rispecchia la volontà di Zimmer di trovare il giusto mix tra lo schieramento 4-3 che da sempre ha contraddistinto i suoi reparti difensivi e la formazione 3-4 che potrebbe esaltare alcuni dei componenti del roster, in primis il linebacker Anthony Barr, perno difensivo che dopo aver flirtato a lungo con i Jets nella free agency 2019 ha deciso di rimanere in Minnesota, mantenendo intatto il rapporto con il compagno di reparto Eric Kendricks, con cui condivide il backfield difensivo fin dai tempi degli UCLA Bruins.
Su questi due ragazzi che ormai si conoscono e si integrano alla perfezione e sull’inossidabile safety Harrison Smith verrà ricostruita una difesa Vikings profondamente rinnovata, in cui gli unici altri titolari ad essere stati confermati dalla scorsa stagione sono l’altra S Anthony Harris, primo in NFL con 6 intercetti messi a segno nel passato torneo, e il DE Danielle Hunter, fresco di seconda convocazione al Pro Bowl dopo aver chiuso con 14.5 sacks all’attivo.
Il prodotto di LSU sarà coadiuvato dal nuovo arrivato Yannick Ngakoue con cui formerà una delle coppie più giovani ed esplosive dell’intera lega cercando di mantenere lo status quo conquistato in combo con Everson Griffen, passato ai Cowboys dopo aver reso la pass rush di Minnesota un vero e proprio incubo per gli attacchi avversari; scambiato con i Jaguars per una seconda scelta del Draft 2021 e un conditional pick del Draft successivo che dipenderà dalle prestazioni fornite in divisa purple&gold, l’ex Maryland andrà a completare una linea difensiva profondamente rinnovata, con gli ex backup Shamar Stephen, visto spesso all’opera nella difese situazionali nella passata stagione, e Jaleel Johnson a comporre la coppia centrale.

Relegato nuovamente al ruolo di riserva l’interessantissimo end Ifeadi Odenigbo, per diversi mesi pronosticato come starter sul lato opposto ad Hunter, perso causa opt out l’ex Ravens Michael Pierce, firmato per sostituire Linval Joseph al centro della DL, sarà interessante osservare come il nuovo duo di defensive coordinator utilizzerà i tanti giovani lineman rimasti a roster, da Armon Watts e Jaylin Holmes fino ai rookie James Lynch e D.J. Wonnum.
Giovani che troveranno ampio spazio anche in mediana, con il quinto round da Oregon Troy Dye che ha bruciato velocemente le tappe emergendo come prima riserva di Kendricks al posto di Ben Gedeon e Eric Wilson, considerati valide alternative come OLB, e soprattutto sulle sideline, dove la dipartita di entrambe i titolari, Xavier Rhodes, Trae Waynes, e del nickelback Mackensie Alexander, ha costretto i Vikings a cambiare tutto o quasi, promuovendo starter la prima scelta 2018 Mike Hughes ed affiancandogli il first rounder 2020 Jeff Gladney, giocatore in procinto di avere un impatto immediato nelle rinnovate secondarie Vikings in cui si vedranno spesso in azione i giovanissimi Holton Hill, Kris Boyd e Cameron Dantzler, pescati da Minnesota negli ultimi tre Draft.

Eventi risultati altresì fondamentali per la costruzione della linea offensiva, ancorata intorno al veterano Riley Reiff, LT firmato nel corso della free agency 2017, e completata dal collega Brian O’Neil, second rounder 2018, dal centro Garrett Bradbury, diciottesima pick assoluta nel 2019, dalle guardie Pat Elfein, terza scelta 2017, e Dru Samia, fourth rounder 2019 che dovrà guardarsi dalla competizione serrata del promettentissimo Ezra Cleveland, prodotto di Boise State che ha positivamente impressionato nelle tappe di avvicinamento al Draft 2020.
Un gruppo nel quale si mescolano gioventù ed esperienza cui spetterà il delicato compito di proteggere adeguatamente Kirk Cousins, quarterback che nell’ultima stagione ha finalmente dimostrato di meritarsi l’investimento effettuato da Minnesota nell’offseason 2018 guadagnandosi un’estensione contrattuale nei mesi scorsi, dopo aver guidato l’attacco con 307 passaggi completati su 404 tentativi per 3,603 yards, 26 TD pass ed appena 6 intercetti lanciati; un netto miglioramento che ha permesso al team allenato da Zimmer di trovare un po’ di ritmo in attacco, soprattutto sfruttando gli ottimi consigli elargiti da Kubiak, coach che sembra aver costruito un ottimo legame con il numero 8.

Privato del suo target primario, Stefon Diggs, che per sua stessa ammissione “era chiaro che desiderasse giocare altrove”, ha accolto a braccia aperte il nuovo arrivato Justin Jefferson, prima scelta da Louisiana State che sembra avere tutte le carte in regola per ritagliarsi un ruolo importante già nella sua prima season tra i professionisti, dove potrà sfruttare la presenza sulla sideline opposta di un Adam Thielen che pare aver finalmente riconquistato una piena forma fisica, dopo esser stato pesantemente limitato dai problemi fisici nel 2019, chiuso con appena 30 ricezioni per 418 yards e 6 TD.

Numeri risicati per un giocatore che ha il purple&gold nelle vene e che è solito infiammare i suoi tifosi con prese spettacolari, spesso altresì decisive, che hanno scritto diverse pagine della storia più recente dei Vikings, con i quali si appresta ad iniziare l’ottavo capitolo di un racconto romanzesco ed emozionante, iniziato tra mille difficoltà in una lontana estate del 2014, quando da innamorato fan dei Vikings si presentò al training camp senza immaginare quello che sarebbe diventato qualche anno più tardi, l’icona di una squadra e il punto di riferimento di un reparto zeppo di volti nuovi, tra i quali spiccano Bisi Johnson l’ex Titans Tajae Sharpe e il velocissimo rookie K.J. Osborn, firmato principalmente per le sue ottime doti di returner.

Ruolo in cui affiancherà Ameer Abdullah, che dopo essere stato rilasciato dai Lions è riuscito a rilanciare parzialmente la sua carriera in Minnesota, fornendo un buon contributo negli special team e facendosi trovare pronto nelle situazioni in cui è stato chiamato a portare palla, alternandosi a Mike Boone nelle occasioni in cui il coaching staff decideva di concedere qualche snap di riposo al duo composto da Alexander Mattison e Dalvin Cook; reduce da una stagione giocata ad altissimo livello, 1,135 yds e 13 touchdowns, quest’ultimo ha cercato a lungo di ottenere un restyling contrattuale nel corso dell’offseason ma dopo aver velatamente minacciato di ricorrere all’holdout ha deciso di tornare sui propri passi e rendersi disponibile a giocare quella che rischia di essere la sua ultima season a Minneapolis.

Vedremo nei prossimi mesi se si confermerà davvero il “best back in the game”, come si è autodefinito in un’intervista, oppure se si è trattato di un exploit dovuto all’assenza di acciacchi e problemi fisici che lo hanno pesantemente limitato nelle sue prime stagioni da professionista; in ogni caso, come ampiamente dimostrato sul campo, Minnesota ha dimostrato di aver trovato nell’ex Boise State Mattison, 462 yards conquistate in 100 portate, un valido sostituto.

Confermati i veterani Dan Bailey e Dustin Colquitt nelle posizioni di kicker e punter, i due specialisti insieme al tight end Kyle Rudolph, che perderà degli snap in favore dell’intrigante Irv Smith Jr., sono gli unici giocatori all’interno del roster dei Vikings ad aver alle spalle più di 10 anni di esperienza nella lega e spetterà a loro impersonare il ruolo di guida nei momenti in cui i tanti giovani che compongono la squadra allenata da Zimmer rischieranno di perdere la rotta; l’head coach, dal canto suo, si è dichiarato fiducioso, e ai cronisti che gli domandavano se non fosse troppo rischioso presentarsi ai nastri di partenza con uno dei team più giovani della lega ha risposto “abbiamo abbastanza talento e potenziale per raggiungere comunque i playoffs.”

CHICAGO BEARS

Negl’ultimi mesi si sono sprecati i meme sarcastici sui Bears e sulle operazioni portate a termine dal GM Ryan Pace da quando si è insediato nella Windy City sottolineando con costanza la discutibile gestione della posizione di quarterback ed in particolare facendo a più riprese notare come nel Draft 2017 abbia bellatamente ignorato Patrick Mahomes e DeShaun Watson, o come quest’anno abbia speso una quarta scelta, nonché impegnato una bella fetta dello spazio salariale, per acquisire via trade e mettere sotto contratto il veterano Nick Foles, reduce da un’esperienza altalenante a Jacksonville.

Una mossa che ha contribuito a mettere ulteriore pressione al titolare Mitchell Trubisky calato vistosamente nel corso della stagione 2019, conclusa con 3,138 passing yards, 17 TD pass, 10 intercetti, e individuato come la causa principale dell’annata negativa vissuta da Chicago, regredita nonostante il buon lavoro svolto dall’head coach Matt Nagy nelle sue prime due season alla guida del team, che a sua volta non si è fatto pregare per cambiare qualche tassello all’interno del coaching staff e cercare un rilancio immediato; a farne le spese sono stati l’OC Mark Helfrich e l’offensive line coach Harry Hiestand, sostituiti rispettivamente da Bill Lazor e Juan Castillo, con quest’ultimo che avrà il difficile compito di sistemare una OL rimasta orfana dell’ex Pro Bowler Kyle Long.

Assente per buona parte dello scorso torneo il veterano da Oregon lascia un vuoto difficilmente colmabile in un reparto che nel recente passato non ha certo brillato per solidità, tanto da dare spazio a Rashaad Coward, un ex defensive lineman che dopo esser passato sul lato offensivo della palla nel 2019 si contenderà lo starting spot come guardia destra con il nuovo arrivato German Ifedi, ex prima scelta messo alla porta da Seattle al termine del rookie contract; spostatosi in Illinois in cerca di rilancio per volontà precisa del GM Pace, giocherà sul lato opposto a Cody Whitehair, affiancando il centro James Daniel e la coppia di tackle composta da Bobbie Massie e Charles Leno Jr., cui darà manforte un altro innesto dell’ultima free agency, il veterano ex Green Bay Jason Spriggs, giocatore che non è mai riuscito ad esprimere appieno il suo potenziale a causa dei continui infortuni.

Acciacchi che ultimamente hanno limitato anche uno dei talenti più attesi in questo 2020, il runningback al secondo anno David Montgomery, che nonostante qualche problemino all’inguine è in procinto di essere coinvolto maggiormente negli schemi offensivi dei Bears dopo aver favorevolmente impressionato nel corso della rookie season, conclusa con 242 portate per 889 yards e 6 touchdowns; abile a farsi strada nel traffico, si è fatto preferire al compagno di reparto Tarik Cohen, improvvisamente scopertosi incapace di attaccare il campo in verticale come nelle prime due stagioni da professionista, tanto da vedere la sua produzione personale scendere dalla media di 4.5 a 3.3 yds conquistate a portata. Spesso colto a correre in diagonale invece che puntare dritto alla catena del primo down, dovrà guardarsi dalla concorrenza del rapidissimo Cordarelle Patterson, returner di professione e ex ricevitore che ormai pare essere stato definitivamente convertito a runningback, e del power back Ryan Nall, che con il suo fisico potrebbe rivelarsi utilissimo nelle situazioni di corto yardaggio.

Competizione serrata prevista anche per la posizione di tight end, vero punto debole dei Bears nella passata stagione, tanto che coaching staff e direttivo hanno deciso di comune accordo di mettere sotto contratto ben undici elementi durante l’offseason, scendendo a cinque solo dopo i tagli di sabato scorso, quando si è avuta conferma che a giocarsi lo starting spot saranno il veterano, nonché nuovo arrivato, Jimmy Graham e il promettente rookie Cole Kmet, selezionato al secondo round dell’ultimo Draft, con l’ex Browns Demetrius Harris a fungere da terzo incomodo.

Più certezze sulle sideline dove sono stati confermati entrambi i titolari della scorso anno, l’affidabilissimo Allen Robinson, 1,147 yards e 7 TD, e l’intrigante Anthony Miller, che dopo due operazioni chirurgiche alle spalle subite in altrettante stagioni sembra in procinto di raggiungere un nuovo livello di gioco, mostrando finalmente tutto il talento fatto intravedere in NCAA con la divisa dei Memphis Tigers; a coadiuvarli ci sarà un altro uomo d’esperienza sbarcato in Illinois durante l’offseason, Ted Ginn Jr., scelto per sostituire Taylor Gabriel all’interno del passing game orchestrato da Trubisky e fare allo stesso tempo da chioccia ad un reparto in cui non mancano i giovani di valore, come i due prodotti di Georgia Javon Wims e Riley Ridley.

In difesa la gioia per il ritorno in piena forma del lineman Akiem Hicks, fermatosi ripetutamente ai box in un 2019 in cui si è notata spesso la sua assenza, è stata quasi immediatamente spenta dalla notizia che il NT Eddie Goldman ha optato per non giocare il torneo NFL 2020 a causa del Covid, lasciando un buco al centro della linea difensiva che a questo punto sembra sarà coperto proprio dal numero 96, fattosi fin qui preferire ai vari Roy Robertson-Harris e Jordan Jenkins; con questa mossa verrà leggermente stravolta la D-line, che all’esterno dovrebbe veder partire titolari Bilal Nichols e il rookie Travis Gibson, quinto round da Tulsa che si è fatto notare nel training camp formato ridotto delle scorse settimane.

Un altro ritorno, quello del leading tackler Roquan Smith, inserito in Injury Reserve lo scorso dicembre dopo essersi strappato un pettorale, permetterà a Chicago di ricomporre il duo di inside linebacker che ha messo insieme buoni numeri nelle ultime stagioni affiancandolo nuovamente a Danny Trevathan al centro di una mediana che sul lato opposto al vulcanico Khalil Mack, 8.5 sacks fatti registrare nel 2019, vedrà all’opera un paio di volti nuovi, il veterano di lungo corso Robert Quinn e il versatile Barkevious Mingo, talento inespresso che all’occorrenza può essere schierato anche all’interno.

L’obiettivo sarà sempre quello di mantenere una costante pressione sul backfield avversario e, manco a dirlo, cercare di rendere più facili i compiti di copertura ai componenti delle secondarie, ancorate intorno al talento della safety Eddie Jackson, tra gl’interpreti del ruolo più pagati dopo il rinnovo da 58,4 milioni di dollari sottoscritto nel mese di Gennaio; ad affiancarlo nel back-end un altro free agent di buon livello portato in Illinois dal GM Pace, Tashaun Gipson, che avrà il compito di sostituire Ha-Ha Clinton-Dix andando a completare un reparto che ha confermato l’ottimo cornerback Kyle Fuller, titolare indiscusso sulla sideline opposta a quella in cui si alterneranno Buster Skrine e il rookie da Utah Jaylon Johnson.

Confermati sia il punter Pat O’Donnell che il kicker Eddie Pineiro, l’unico a salvarsi nella baraonda di K che ha caratterizzato i Bears nella passata stagione e capace di convincere il coaching staff nonostante abbia trasformato solo l’82.1 percento dei field goal calciati; uno staff che spera di non essere nuovamente costretto a fare gli straordinari per risolvere i problemi degli special team, in modo da potersi concentrare su quella che rischia di tramutarsi in una decisione chiave per il futuro prossimo della franchigia, ovvero la scelta del quarterback cui affidare le chiavi dell’attacco non solo nel presente, ma anche negl’anni a venire.

In questo momento il prodotto di North Carolina sembra aver riconquistato la fiducia degli allenatori ed in particolar modo di Nagy, ma è innegabile che da Domenica prossima gli toccherà un compito ancora più delicato, e per certi versi complicato, riconquistare i tifosi, riguadagnarsi la loro fiducia, e allontanare tutti gli spettri di quei QB che avrebbero potuto essere in campo al suo posto se solo Chicago avesse operato diversamente in quel Draft del 2017; se dovesse fallire, Foles è pronto a giocarsi le sue chances, in una offense che, tra le altre cose, sembra essere proprio stata costruita per lui.

DETROIT LIONS

Si preannuncia un anno decisivo per il futuro dei Lions ed in particolar modo per quello del GM Bob Quinn dell’head coach Matt Patricia, entrambi avvisati a distanza dalla proprietaria del team Martha Firestone Ford che senza tanti giri di parole, in una recente intervista, ha candidamente dichiarato “ci aspettiamo di essere una contendente ai playoffs nel 2020, è un desiderio che abbiamo espresso sia a Bob che a Matt”, gettando le basi per una nuova ricostruzione in caso arrivasse un’altra stagione deludente da parte della franchigia del Michigan, assente dalla postseason dal 2016.

Un messaggio piuttosto chiaro che lascia spazio a pochissime interpretazioni e che mette ulteriormente in difficoltà il capo allenatore, già messo in discussione nei mesi scorsi per la gestione rigida dello spogliatoio e pesantemente criticato da uno dei veterani del team, Darius Slay, che all’atto del suo passaggio a Philadelphia, in cambio di una terza e una quinta scelta, ha speso parole di fuoco per quello che da pochi minuti era diventato il suo ex coach; una situazione complicata che sicuramente non è stata alleggerita dal momento che stiamo vivendo e che ha sottratto a team in estrema difficoltà del tempo prezioso da spendere per lavorare sul terreno di gioco.
Lavoro che, tra le altre cose, aveva portato ottimi frutti nelle prime partite della scorsa stagione, mostrando un Matthew Stafford decisamente rinvigorito dalla collaborazione con Darrell Bevell, ex braccio destro, o meglio sinistro, rispettando la preferenza di lancio, di Brett Favre che dopo essere stato ingaggiato come offensive coordinator ha portato il veterano da Oklahoma su livelli che forse si erano visti solo all’inizio della sua carriera professionistica.

Un momentum durato però il misero spazio di otto partite, tante, o meglio, poche, ne sono bastate perché il numero 9 si fermasse nuovamente a causa dei ripetuti problemi alla schiena e costringesse i Lions da alternare diversi QB in cabina di regia, compreso l’undrafted rookie David Blough, probabilmente il meno peggio del pacchetto, senza trovare una qualsiasi soluzione di continuità.
Privato della propria guida il team del Michigan ha iniziato un declino inarrestabile che lo ha portato sull’orlo del baratro, decimato dagli infortuni che hanno messo fuori gioco alcuni degli uomini migliori, compreso il runningback Kerryon Johnson, e bucato costantemente dagl’attacchi avversari, ai quali ha concesso oltre 400 yards di media a partita, arrivando ad un passo dai record negativi che hanno caratterizzato l’unica stagione senza vittorie della sua storia.

Ripartire dopo un annus horribilis del genere, rimettere insieme i cocci, non è affatto semplice, e come sempre la cosa migliore da fare è rimboccarsi le maniche e cercare di trovare delle soluzioni utili a risolvere il problema, individuando innanzitutto alcuni punti critici, nel caso specifico, l’assenza di un backup QB affidabile, e la mancanza di un runningback produttivo in caso di nuovo stop di Johnson.
Soluzioni che nel corso dell’offseason hanno preso le sembianze di Chase Daniel, firmato come polizza assicurativa di Stafford, e di De’Andre Swift, selezionato durante il secondo round del Draft 2020 e considerato da molti scout il miglior RB della classe, ideale, insomma, per formare una coppia giovane ed esplosiva con il runner prelevato da Auburn nel 2018 e togliere così un po’ di pressione al QB, impegnando le difese avversarie con i giochi palla a terra; cosa che Patricia sembra intenzionato a fare con costanza nel campionato alle porte, come dimostra il mantenimento a roster del potente Bo Scarbrough, reduce da diverse prove positive nel finale di stagione, e l’ingaggio del veterano Adrian Peterson poche ore più tardi del suo rilascio da parte di Washington.

Con un backfield così attirare le attenzioni delle defense che si troveranno di fronte non dovrebbe essere particolarmente complicato per Detroit, che in questa maniera spera così di semplificare il lavoro a Stafford, consentendogli di trovare facilmente un ricevitore libero e innescare le principali armi a sua disposizione, Marvin Jones Jr., Danny Amendola, e Kenny Golladay, confermatosi nel ruolo di WR#1 dopo aver confezionato la seconda season sopra le 1,000 yards, 1,190, e realizzato 11 touchdowns; letale se lanciato sul profondo, sarà il leader di un gruppo in cui dovrebbe trovare facilmente spazio anche l’interessantissimo Quintez Cephus, prodotto da Wisconsin che sembra aver le carte in regola per emergere, ed incrementare le proprie prese T.J. Hockenson, first rounder 2019 che è atteso ad un pronto riscatto dopo aver perso la seconda parte della rookie season a causa di un infortunio alla caviglia.

Buon bloccatore, l’ex Iowa tornerà certamente utile pure per supportare una linea offensiva che non è stata proprio irreprensibile nell’ultima stagione e che si poggia sul solidissimo left tackle Taylor Decker, fresco di un rinnovo contrattuale che gli consentirà di guadagnare 85 milioni di dollari nei prossimi sei anni; a spalleggiarlo sul lato sinistro il veterano Joe Dahl affiancato dal centro Frank Ragnow, mentre sul lato destro il rookie Jonah Jackson si alternerà con il nuovo arrivato Halapoulivaati Vaitai, lineman versatile che se non sarà impiegato come RG potrebbe trovare facilmente spazio all’esterno al posto di Oday Aboushi.

In linea difensiva i fratelli Okwara, Romeo e Julian, agiranno sul lato opposto al pass rusher Trey Flowers, DE produttivo, 7 sacks, che cercherà di sfruttare al meglio il lavoro che all’interno saranno chiamati a svolgere i DT De’Shawn Hand e Danny Shelton, ex Patriots messo sotto contratto per sostituire il veterano Damon Harrison nel cuore della difesa Lions; alle loro spalle Jarrad Davis e l’emergente Jahlani Talai cercheranno di sigillare la zona nevralgica del campo, lasciando che gli outside linebacker Jamie Collins, altro ex di New England, e Christopher Jones alzino la pressione sul backfield avversario penetrando dall’esterno.

Pronti a fornire il proprio contributo in rotazione anche i volti nuovi Reggie Ragland e Eljah Lee, che con il confermato Jaleen Reeves-Maybin fungeranno da jolly del reparto, i linebacker esterni di Detroit si alterneranno più spesso rispetto al recente passato sul terreno di gioco vista la volontà del nuovo DC Cory Undlin di avere sempre giocatori freschi a disposizione; una scelta che sembra interessare anche le secondarie ed in particolar modo i cornerback, dove sul lato opposto al veterano Desmond Trufant, arrivato in Michigan durante l’ultima free agency, si divideranno gli snap Justin Coleman, appena riattivato dalla lista Covid, e il giovane Jeff Okudah, rookie che potrebbe aver bisogno di qualche mese per adattarsi al mondo del football professionistico.

Sul profondo il validissimo Tracy Walker, miglior placcatore del team nella sua prima stagione da starter nel 2019 con 100 tackles all’attivo, e l’altro ex Pats Duron Harmon, anche lui messo sotto contratto nei mesi passati, si impegneranno per migliorare una passing defense che lo scorso anno ha chiuso ultima nella lega, concedendo 284.4 yards ai quarterback avversari e mettendo a segno appena 7 intercetti; un compito non facile per una squadra che ha cambiato tantissimo, soprattutto in difesa, e che si presenta ai nastri di partenza con parecchi punti interrogativi.
Una squadra che comunque, oltre a poter contare su uno dei migliori kicker della lega, l’espertissimo Matt Prater ha dimostrato di saper mettere in difficoltà qualsiasi avversario se si presenta in campo con Stafford pronto a ricevere lo snap dal centro; con il suo timoniere, con il ragazzo capace di illuminare l’attacco con il proprio braccio, con l’atleta che a tutti gli effetti può essere considerato la delizia e la croce del team, i Lions sono di tutt’altra fattura, e hanno tutte le carte in regola per rimanere in corsa fino all’ultimo, realizzando così il desiderio della famiglia Ford senza dover per forza ricorrere ad alcuna lampada o invocare un qualsiasi, sconosciuto, genio.

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