Sottopagati, malmenati e mai propriamente celebrati: al giorno d’oggi essere un running back non è per niente facile e fra terribili – e ripetute – mazzate capaci di togliere anni di carriera e contratti “da fame”, mi chiedo con crescente curiosità se fra due decenni qualche giovinetto coltiverà ancora il sogno di diventare un running back professionista.
Nonostante statistiche avanzate che mostrano con lapidaria freddezza quanto poco senso abbia investire soldi seri su un running back, un gioco di corse affidabile ed efficace rimane tuttora una manna in grado di togliere pressione dalle spalle di qualsiasi quarterback aprendogli un mondo chiamato play-action: per maggiori indicazioni citofonare a Kirk Cousins o Ryan Tannehill.
Come visto con le quarterback room, in questo articolo sarà premiata più che altro la profondità del backfield, non la lucentezza della propria stella: non aspettatevi dunque di trovare quello dei Panthers, in quanto Christian McCaffrey è sì un cyborg ma altrettanto – per ora – non si può dire di Reggie Bonnafon, il suo sostituto ufficioso.

5) Minnesota Vikings

Giocatori: Dalvin Cook, Alexander Mattison, Mike Boone, Ameer Abdullah, C.J. Ham.

Consapevole che ciò potrebbe causare un attacco d’ansia a qualsiasi tifoso dei Vikings a causa dell’attuale holdout di Cook, come anticipato nell’introduzione la brillantezza del gioco di corse di Minnesota ha permesso al mio amato Kirk Cousins di vivere la miglior stagione della carriera: tutto ciò, oltre che dall’ottimo acume tattico del coaching staff, è stato reso possibile dalla definitiva esplosione di Dalvin Cook, running back d’immenso potenziale che sfruttando la prima annata – quasi – sana della propria carriera è riuscito a mettere insieme più 1600 yards dallo scrimmage. Veloce, esplosivo e perfetto interprete dello schema zone blocking di Minnesota, Cook è una minaccia costante in grado di trasformare una corsa da un paio di yards in una da più di venti; Alexander Mattison, sophomore di ottime speranze la cui presenza sta probabilmente facendo desistere il front office da soddisfare ogni richiesta del compagno, in un campione limitato di portate ha dimostrato di poter diventare un corridore da più di mille yards a stagione che in un futuro non troppo lontano e sempre meno ipotetico potrebbe veder aumentare vertiginosamente il numero di portate.
Abdullah, seppur non il giocatore che ci aspettavamo in uscita dal draft, è diventato una solida opzione su terzo down capace all’occorrenza di ricoprire il ruolo di returner, cosa sempre apprezzata in uno skills’ player affossato nella depth chart.

4) Denver Broncos

Giocatori: Melvin Gordon, Phillip Lindsay, Royce Freeman.

Nella serissima missione di mettere quanto più a proprio agio il promettente Lock, Elway ha ben pensato di arricchire pure il backfield aggiungendo alla rotazione il cornuto e mazziato Melvin Gordon: consapevole che l’ultimo anno solare sia stato un disastro, credo che l’ex-Chargers avrà voglia di riscattarsi e, pertanto, di mettere insieme finalmente quei numeri che stiamo attendendo da quando è uscito dal college.
Gordon è un running back completo in grado di usare la propria potenza e sorprendente elusività per macinare sudate yards, anche se purtroppo finora ha peccato d’esplosività in quanto ha concluso solamente una delle cinque stagioni giocate guadagnando più di 4.0 yards a portata.
Phillip Lindsay, nella silenziosa mediocrità di Denver, ha concluso la seconda stagione fra i professionisti sfondando per la seconda volta il muro delle mille yards e personalmente credo che non sia costruito per essere un bell cow ‘back, pertanto la presenza di Gordon seppur avvilente in ottica fantasy football potrebbe rendere ogni suo tocco ancor più pericoloso.
Royce Freeman, anche a causa della sorprendente ascesa di Lindsay, non è stato in grado di far prendere alla propria carriera la direzione che molti analisti avevano previsto e, probabilmente, il 2020 rappresenterà l’ultima occasione per trovare la sua dimensione in questa lega.

3) Cleveland Browns

Giocatori: Nick Chubb, Kareem Hunt, Dontrell Hilliard, Andy Janovich.

Nel ventunesimo secolo è difficile elogiare qualcosa dei Cleveland Browns, ma non possiamo e dobbiamo commettere l’errore di non inchinarci dinanzi alla più pura brillantezza: Nick Chubb può tranquillamente essere considerato il miglior running back della lega, pertanto permettetemi di cantarne le lodi provando a sputacchiare qualche statistica qua e là per corroborare la mia affermazione.
Oltre che a guardare tutti dall’alto nella graduatoria posizionale di PFF, Chubb ha chiuso a sole 45 yards di distanza dal re Henry nonostante una linea d’attacco ben peggiore di quella su cui poteva contare l’imponente RB dei Titans: figuratevi che Cleveland, nel disperato tentativo di ravvivare l’intero reparto, è andata a far compere proprio da Tennessee strappando loro l’ottimo Jack Conklin. Dal 2018, anno del suo ingresso nella lega, nessun running back ha provocato altrettanti missed tackles – 110 – e nonostante un fisico estremamente compatto e massiccio nel 2019 nessun giocatore ha ammassato più corse da almeno 15 yards delle sue 17.
Per quanto concerne il gioco aereo, Chubb non è assolutamente comparabile ai vari CMC o Barkley, ma attualmente non ne ha nemmeno bisogno in quanto a svolgere tale mansione ci pensa l’ottimo Kareem Hunt, RB che facilmente potrebbe giocare da titolare in tre quarti delle squadre: non credo rimarrà in Ohio ancora a lungo, ma finché presente a roster coach Stefanski dovrà trovare il modo di sfruttare questo letale one-two punch.

2) Baltimore Ravens

Giocatori: Mark Ingram, Gus Edwards, Justice Hill, J.K. Dobbins.

Qua gioco in casa.
Ammetto che dinanzi all’acquisizione di Mark Ingram, un anno fa, rimasi piuttosto indifferente in quanto lo ritenevo sì un buon running back, ma non sicuramente un RB1 capace di farmi dimenticare il fatto che Baltimore fosse stata associata a più riprese al mio amato Le’Veon Bell: ad un anno di distanza sempre più gente definisce il contratto di Ingram uno dei più intelligenti e convenienti della lega, ed a ragione.
Ingram si è rivelato un fit schematico perfetto per il potente attacco dei Ravens e con un workload ragionevolmente contenuto come quello dello scorso anno- 228 tocchi totali – l’età potrebbe non essere un fattore per almeno un altro biennio.
Gus Edwards, seppur con chiarissime limitazioni, è un potentissimo running back north-south utile per muovere le catene quando più conta e che nonostante non riceverà un numero di portate a tre cifre, potrà sapientemente essere usato solamente a ridosso della goal line o su terzo/quarto down: ciò nonostante rimane un buon giocatore in grado di portare a termine con estrema efficacia il proprio lavoro.
Justice Hill, il più elusivo dei cavalli nella scuderia di coach Harbaugh, rimane tuttora un oggetto misterioso anche se sono discretamente convinto che nel 2020 sarà utilizzato più frequentemente, nonostante la presenza del rookie J.K. Dobbins, giocatore selezionato al draft principalmente per evitare disastri qualora Ingram dovesse farsi male, soprattutto a ridosso dei playoff: ciò però potrebbe suonare riduttivo, in quanto credo che il contributo che darà Dobbins alla causa Ravens andrà ben oltre a quello di sostituto ufficiale di Ingram, in quanto l’esperienza ed affinità con la RPO lo rendono un fit schematico che molto probabilmente si troverà a proprio agio fin da subito nell’intricato sistema offensivo di Baltimore.

1) San Francisco 49ers

Giocatori: Raheem Mostert, Tevin Coleman, Jerick McKinnon, Jeff Wilson, Kyle Juszczyk.

Il running game è l’essenza dei San Francisco 49ers, forse ancor più di quanto lo possa essere per i Baltimore Ravens: nonostante un backfield – sulla carta – non di primissimo livello, quel geniaccio di coach Shanahan è riuscito a mettere insieme numeri da videogame facendolo rendere con efficienza fantascientifica.
Malgrado le difese avversarie fossero sempre al corrente di ciò che stava per arrivare, San Francisco ha continuato imperterrita a schiacciare qualsivoglia front seven grazie ad una letale combinazione di genialità schematica e personale adatto: il loro gioco di corse senza il generoso contributo di Kittle e Juszczyk non farebbe così paura, in quanto stiamo parlando dei migliori blocker nelle loro rispettive posizioni.
Mostert, giocatore della cui esistenza – fino allo scorso novembre – nove appassionati su dieci non erano nemmeno consapevoli, è stato il running back capace di guadagnare più yards a portata – 5.6 – costringendo così coach Shanahan a togliere tocchi all’amato Coleman, giocatore che con un po’ più di fortuna e salute sarebbe considerabile a tutti gli effetti RB1: tutto ciò senza aver speso ancora una parola sull’esplosivo e completo Jerick McKinnon che nonostante i quasi due anni di inattività ha convinto il front office – dopo un’abbondante riduzione contrattuale – a tenerlo a roster pure per la prossima stagione, la “prima” con i ‘Niners qualora riuscisse a giocare anche un singolo snap.
Il contributo di Jeff Wilson è scemato con il tempo, soprattutto dopo l’esplosione di Mostert, ma pure lui ha dimostrato che se utilizzato correttamente – nei pressi della goal line – può avere il suo perché: tutto ciò, tra le altre cose, dopo la trade che spedito Breida a Miami.
Breida, scusatemi se lo menziono apparentemente senza particolari motivi, è sempre stato uno dei miei giocatori feticcio.

Fuori ma meritevoli di menzione: Dallas Cowboys, New York Giants, New Orleans Saints, Philadelphia Eagles, Green Bay Packers, New England Patriots e Seattle Seahawks.

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