Felice di non dover inserire l’amico Jerry Kramer, vediamo insieme quali sono giocatori ai quali i vari giornalisti incaricati di votare per la Hall of Fame continuano a mancare di rispetto.

NFC NORTH

Chicago Bears

Lance Briggs, LB

Briggs è probabilmente l’Orso più sottovalutato di sempre: offuscato dalla leggendaria brillantezza dei vari Urlacher e Peppers, Briggs è stato troppo spesso marginalizzato da gran parte della stampa nazionale americana nonostante produzione e numeri da indiscutibile Hall of Famer.
Sette volte Pro Bowler e tre volte All-Pro, Briggs è stato uno dei migliori weakside linebacker del millennio e fra i principali motivi per cui Chicago è riuscita ad arrivare a giocare in un Super Bowl nonostante Rex Grossman under center: speriamo che prima o poi trovi modo di indossare quella maledetta giacca dorata.
Pure un suo rivale storico ha riconosciuto che dovrebbe essere Hall of Famer!

Detroit Lions

Herman Moore, WR

Prima che arrivasse un certo Calvin Johnson, tutti i principali record dei Detroit Lions riguardanti i ricevitori erano tirannicamente fra le mani di Herman Moore: gli anni ’90 non sono stati solamente gli anni di Barry Sanders, ma pure quelli di Herman Moore che fra 1994 e 1997 ha ammassato 42 touchdown e più di 400 ricezioni.
Moore, tra le altre cose, è sinonimo di Thanksgiving Day in quanto, come ben saprete, i Lions sono un appuntamento fisso durante il sempre apprezzabile “football del Ringraziamento” e ciò ci è testimoniato dal fatto che detenga tuttora il record di ricezioni – 61 – e yards ricevute – 965 – durante partite giocate il giovedì.

Green Bay Packers

Sterling Sharpe, WR

Qua non c’è molto da dire: non fosse stato per uno sciagurato infortunio che lo ha costretto a giocare solamente sette stagioni, Sharpe sarebbe un sicuro Hall of Famer e, perché no, uno dei più grandi ricevitori di tutti i tempi.
In sole sette stagioni fra i professionisti Sharpe ha ricevuto 65 touchdown e più di 8000 yards e, con Brett Favre a suo fianco, chissà quante altre ne avrebbe potute accumulare: Sharpe è uno dei più grandi what if di sempre e nonostante la brevità della propria carriera sono convinto che meriti un busto a Canton.

Minnesota Vikings

Jim Marshall, DE

Compendiare la carriera di un giocatore del calibro di Marshall per uno stupido – anche se estremamente divertente – errore dovrebbe essere considerato crimine contro l’umanità: se per caso non ne siete al corrente, Marshall fu colui che “corse al contrario” riportando nella propria end zone un fumble recuperato, facendo terminare in safety quello che lui credeva essere un touchdown.
Marshall, però, fu anche uno dei membri dei terribili Purple People Eaters, quella che con ogni probabilità fu la D-line più dominante della storia del football americano: a differenza dei colleghi Page ed Eller, Marshall deve ancora essere introdotto in Hall of Fame e sono discretamente convinto che qualora avesse vinto almeno uno dei quattro Super Bowl giocati ora non staremmo sicuramente parlando di lui.

NFC EAST

Dallas Cowboys

Drew Pearson, WR

Povero Drew Pearson: anno dopo un pezzo del cuore del leggendario ricevitore dei Cowboys rimane atrofizzato per poi successivamente finire in cenere a causa di ben assestate delusioni.
Sì, se non lo avete capito non studio medicina, fortunatamente.
Il povero Pearson era convinto che quest’anno sarebbe stato quello buono, dal momento che in onore della centesima stagione gli individui introdotti nella Hall of Fame erano venti: per questa ragione ha invitato a casa sua parenti ed amici per festeggiare un qualcosa che in pochi secondi ha visto svanire sotto i propri sofferenti occhi.
Se le statistiche non vi esaltano particolarmente vi invito a contestualizzarle – che brutta parola che è diventata – ed il fatto che sia stato inserito nella formazione ideale degli anni ’70 dovrebbe dirci tutto quello che serve su di lui e la sua candidatura ad un busto a Canton.

New York Giants

Tiki Barber, RB

Tiki Barber, nonostante un rapporto turbolento con allenatori ed ex-compagni di squadra, è indiscutibilmente considerabile il miglior running back della storia dei New York Giants: nelle ultime cinque stagioni della propria carriera ha guadagnato 7643 rushing yards, ed è particolarmente beffardo realizzare che i Giants abbiano vinto uno dei più soddisfacenti Super Bowl di sempre esattamente l’anno dopo il suo ritiro.
Un giocatore che ha accumulato più di 15000 yards dallo scrimmage in sole dieci stagioni dovrebbe essere in grado di vantare ben più di tre convocazioni al Pro Bowl ma, come già sapete, il meccanismo di selezione del Pro Bowl non ha particolarmente senso.

Philadelphia Eagles

Eric Allen, CB

Uno dei più grandi Eagles di sempre, Eric Allen è stato dal 1988 al 2001 uno dei cornerback più affidabili e produttivi della lega: i suoi 54 intercetti in carriera gli valgono infatti il ventunesimo posto nella graduatoria all-time.
Ciò che deve più impressionare di Allen, oltre al numero di intercetti, è il numero di presenze in quanto grazie alle sue 214 partite giocate è il terzo cornerback con più partite giocate nella storia: ci tengo a sottolineare il termine “cornerback” poiché a differenza di molti colleghi Allen non ha speso i suoi ultimi giorni in NFL come safety, ma è rimasto fedele alla posizione che lo ha portato a guadagnare sei convocazioni al Pro Bowl.

Washington Redskins

Joe Jacoby, OT

Nel 2020 è inaccettabile che Joe Jacoby non sia ancora stato inserito nella Hall of Fame.
Membro degli amatissimi Hogs, Jacoby è un undrafted free agent che grazie ad olio di gomito ed abilità ha chiuso la carriera con tre Super Bowl guadagnati da protagonista assoluto: senza di lui, molto probabilmente, i Redskins non sarebbero stati in grado di arrivare sul tetto del mondo con tre quarterback diversi.
Analogamente a Pearson, causa ilarità il fatto che nonostante la sua presenza nella squadra ideale degli anni ’80 debba ancora indossare la propria sacrosanta giacca dorata.

NFC WEST

Arizona Cardinals

Adrian Wilson, S

Adrian Wilson, per anni, è stato uno dei migliori-ma-meno-celebrati giocatori della NFL: vera e propria leggenda dei Cardinals, la versatilità è sempre stata la sua specialità, come testimoniato dal fatto che sia stato in grado di concludere la carriera con almeno 25.0 sacks e 25 intercetti.
Come nel caso di tante altre leggende dei Cardinals del nuovo millennio, Wilson è arrivato ad un nonnulla dal Lombardi, quel riconoscimento che con ogni probabilità gli permetterebbe di essere un serio candidato alla Hall of Fame anno dopo anno.

Los Angeles Rams

Torry Holt, WR

Dal 2000 al 2007 Torry Holt ha ricevuto almeno 1188 yards all’anno.
Detiene tutt’oggi il record per il maggior numero di stagioni consecutive concluse con almeno 1300 yards di ricezione, sei.
Sette volte Pro Bowler, è stato una pedina fondamentale del Greatest Show on Turf: ciò nonostante Holt deve ancora essere preso in seria considerazione per un posto a Canton.
Cosa poteva fare di più in carriera?
Seriamente, cerco una risposta.

San Francisco 49ers

Roger Craig, RB

Ok Montana, ok Rice, ok Lott, ok Young, ok tutti i 49ers introdotti nella Hall of Fame grazie alla dinastia dell’ultimo ventennio dello scorso millennio, ma sinceramente mi sembra che Roger Craig stia soffrendo la stessa sorte di Jerry Kramer, ossia di un fantastico giocatore in una squadra che ha avuto già “troppe” – a parere degli elettori – giacche dorate.
Ci spelliamo le mani dinanzi ai numeri da videogioco di McCaffrey, ma devo forse ricordarvi che insieme a CMC e Faulk Craig sia stato uno dei tre giocatori in grado di concludere una stagione con più di 1000 yards ricevute e corse?
Come detto da Walsh, in qualsiasi altra squadra Craig avrebbe corso molte più yards, in quanto nell’attacco dei 49ers degli anni ’80 la corsa non era la fase di gioco privilegiata: immagino che sacrificare statistiche in nome di anelli sia un buon affare, no?
Prima o poi, lo spero, Craig avrà modo di suggellare la propria immortalità sportiva.

Seattle Seahawks

Shaun Alexander, RB

Il problema di Alexander, esattamente come visto per altri giocatori, è quello della scarsa longevità: dal 2001 al 2005, però, Shaun Alexander è stato il running back più produttivo della lega, specialmente nel triennio 2003-2005.
In quel breve intervallo di tempo, infatti, il numero 27 dei Seahawks guadagnò ben 5011 rushing yards condite da 57 rushing touchdown, numeri che lo hanno reso un Dio del fantasy football.
Con un Super Bowl vinto e non solamente sfiorato, probabilmente sarebbe nella Hall of Fame, anche se credo che un giorno giocatori nella sua situazione potranno essere seriamente tenuti in considerazione per Canton nonostante la brevità della carriera.

NFC SOUTH

Atlanta Falcons

Jessie Tuggle, LB

Jessie Tackle, più che Tuggle: durante le quattordici stagioni trascorse in NFL – tutte in maglia Falcons – Tuggle ha messo a segno più di 1800 tackles totali.
Fra 1989 e 1993, riuscì ad accumularne ben 969, un numero che indipendentemente dal contesto in cui viene inserito rimane mostruoso: la condanna all’esilio da Canton credo sia da imputare agli stessi Falcons, squadra che tranne nel 1998, anno dell’exploit Super Bowl, è consistentemente stata fra le peggiori della lega.
Avesse giocato per i Packers o Broncos non si troverebbe in questo articolo.

Carolina Panthers

Wesley Walls, TE

Considerata la giovinezza dei Panthers, trovare un giocatore born n’ raised che abbia speso la parte più significativa della propria carriera a Charlotte è difficile: il candidato numero uno, manco a dirlo, è ovviamente Steve Smith anche se sono convinto che quando arriverà il suo momento sarà in grado di indossare la più che meritata giacca dorata.
Walls ha speso i migliori anni della propria carriera – dal 1996 al 2002 – nei neonati Panthers e durante quel periodo si è portato a casa cinque convocazioni al Pro Bowl: ciò nonostante mi rendo conto che inserire un giocatore con a suo nome “solamente” 5291 receiving yards sia alquanto difficile.

New Orleans Saints

Sam Mills, LB

Crossover episode con gli appena citati Carolina Panthers.
Analogamente a Tuggle, Mills è stato un infaticabile linebacker in grado di accumulare tackle con facilità disarmante: non credo sia un caso che i New Orleans Saints abbiano raggiunto la prima qualificazione ai playoff della loro storia solamente un anno dopo il suo approdo in Louisiana.
Padre fondatore dei Dome Patrol, Mills è stato membro di uno dei corpi linebacker più temibili di sempre e la sua storia, terminata precocemente per un maledetto cancro che gli è costato la vita a soli 45 anni, ha ispirato moltissima gente: avete presente il motto dei Panthers, “keep pounding”?
È nato grazie a lui nel 2003, anno della diagnosi del tumore: quell’anno i Panthers arrivarono al Super Bowl.

Tampa Bay Buccaneers

John Lynch, S

Concludiamo il nostro viaggio con uno dei più celebri snub della NFL contemporanea: ogni anno nel momento in cui vengono annunciati i nuovi alumni della Hall of Fame, con puntualità svizzera spunta una domanda, “Ma John Lynch?”.
Esattamente, ma John Lynch?
Nonostante una carriera assolutamente leggendaria, anno dopo anno Lynch continua ad essere privato della più che meritata opportunità di indossare la sacrosanta giacca dorata.
Ciò nonostante rimango convinto che l’esclusione sia solamente temporanea, in quanto nel prossimo lustro credo che avrà modo finalmente di portarsi a casa ciò che è suo.
E magari un Super Bowl con i 49ers.

 

 

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