ARIZONA CARDINALS

Arrivi più importanti: DeAndre Hopkins (WR), Jordan Phillips (DE), Devon Kennard (LB), De’Vondre Campbell (LB), Isaiah Simmons (LB/S), Josh Jones (T).

Uscite più importanti: David Johnson (RB), Rodney Gunter (DE).

Miglioramento? Uno dei più clamorosi in assoluto.

Analisi: Da dove iniziare? Dal furto con scasso ai Texans dell’inetto O’Brien?
O dall’aver selezionato al primo round Simmons, talento generazionale potenzialmente in grado di rivoluzionare qualsiasi difesa, e Jones al terzo? Jones, nel caso non lo sapeste, era dato come first rounder nella quasi totalità dei mock draft e, addirittura, in alcuni veniva accostato ai Cardinals… con l’ottava chiamata assoluta.
Il receiving corp, reparto ancor più fondamentale in un attacco air raid, è uscito indubbiamente rinforzato dalla prima ondata di free agency e dal draft, in quanto Hopkins rimane senza ombra di dubbio uno dei migliori tre ricevitori attualmente presenti in NFL: qualora qualcuno fra i vari Kirk, Isabella, Butler e Johnson dovesse cogliere la palla al balzo e lanciare la propria candidatura al ruolo di WR2 con una stagione da 700/800 yards – una che volta che il leggendario Fitzgerald avrà appeso caschetto ed armatura al chiodo, sia chiaro -, il gioco aereo dei Cardinals rischierebbe seriamente di risultare infermabile.
Tutto ciò, ovviamente, dipenderà da Kyler Murray e dai progressi che sarà in grado di compiere al secondo anno fra i professionisti, ma una volta tanto lo spesso criticato – ed a ragione – Keim è riuscito a fare il miglior lavoro possibile per permettere che tutto ciò diventi realtà: offseason pazzesca quella di Arizona.

Voto: 9+. Voto leggermente più basso di quello dei Dolphins, ma credo sia normale in quanto il roster di Arizona si affacciava alla stagione 2020 assolutamente più competitivo di quello dei colleghi della Florida: il rischio, a mio avviso, è quello che i Cardinals rischino di trasformarsi nei Browns del 2019, ovvero la squadra più esaltata dell’offseason poi non in grado di giustificare le massicce dosi di hype una volta in campo.
Arizona, a differenza di Cleveland, per ora sta mantenendo un profilo decisamente più basso e ciò potrebbe fare la differenza.


LOS ANGELES RAMS

Arrivi più importanti: A’Shawn Robinson (DT), Leonard Floyd (DE), Cam Akers (RB), Van Jefferson (WR), Terrell Lewis (LB), Terrell Burgess (S).

Uscite più importanti: Nickell Robey-Coleman (CB), Cory Littleton (LB), Greg Zuerlein (K), Todd Gurley (RB), Clay Matthews (LB), Dante Fowler Jr. (DE), Brandin Cooks (WR), Eric Weddle (S, ritiro).

Miglioramento? La squadra più depauperata – Jaguars a parte – di talento dell’offseason.

Analisi: Eccoci qua, eccoci arrivati al caso Rams.
Ne ho già parlato qui, ma obblighi contrattuali mi costringono a ripercorrere la tragedia più o meno organizzata dei Rams: in questa offseason i Rams hanno perso circa tutti i principali free agent aggiunti durante la scorsa primavera – Matthews e Weddle su tutti – vedendosi inoltre costretti a fare piazza pulita di alcune pedine fondamentali nella cavalcata al Super Bowl come Gurley, Fowler, Cooks, Littleton e Zuerlein.
Preventivare gli addii di Gurley e Cooks, due giocatori d’indiscutibile talento ma con seri problemi di tenuta fisica, non era particolarmente difficile, anche se separarsi da loro è costato molto caro al front office in quanto i due ex skills players assorbiranno ben 38 milioni di dollari di spazio salariale in dead money: i divorzi, dovreste saperlo, spesso costano molto cari.
Los Angeles è stata quindi costretta a correre ai ripari affidandosi al draft, dove ha aggiunto giocatori interessanti come Akers, Jefferson e Lewis sui quali gravano però aspettative che potrebbero rivelarsi essere eccessive: non credo sia particolarmente facile rimpiazzare la produzione di un ex candidato MVP come Gurley, soprattutto correndo alle spalle di una linea d’attacco di qualità indiscutibilmente inferiore rispetto a quella di due stagioni fa.
Come non bastasse, Los Angeles non è ancora riuscita a raggiungere l’onerosa intesa con Jalen Ramsey, giocatore il cui rinnovo,analogamente a quanto visto con Laremy Tunsil, potrebbe resettare il mercato nella posizione: Ramsey, molto semplicemente, può chiedere pressappoco qualsiasi cifra in quanto il front office, dopo aver sacrificato due scelte al primo round, è per forza di cose costretto ad assecondarlo.

Voto: 4,5. In meno di un anno Los Angeles è passata dall’essere la regina della propria conference a la quarta forza della propria division: molto del loro successo dipenderà da McVay e dal proprio acume tattico, anche se con un roster clamorosamente meno talentuoso di quello sceso in campo lo scorso autunno raggiungere i playoff potrebbe essere visto come missione impossibile, ma per loro fortuna possono ancora contare sul miglior giocatore della lega, Aaron Donald.
Resta il fatto che questa offseason sia stata un incubo.


SAN FRANCISCO 49ERS

Arrivi più importanti: Trent Williams (T), Javon Kinlaw (DT), Brandon Aiyuk (WR).

Uscite più importanti: Joe Staley (T, ritiro), DeForest Buckner (DT), Emmanuel Sanders (WR), Sheldon Day (DT), Matt Breida (RB), Marquise Goodwin (WR).

Miglioramento? Sono riusciti nel difficile compito di rimpiazzare con un’alternativa più giovane – ed economica – ogni singolo veterano ceduto o ritirato: questo, nel mio vocabolario, è sinonimo di miglioramento.

Analisi: Quando una squadra arriva ad una manciata di minuti dal portarsi a casa il Lombardi appare palese che tale squadra non abbia bisogno di tanti miglioramenti, ma è altresì fondamentale che si limitino al massimo pure le perdite: in un paio di righe, cari lettori, vi ho pressappoco riassunto l’offseason dei San Francisco 49ers.
L’intelligente Lynch è riuscito magistralmente ad evitare una dolorosa emorragia di talento rimpiazzando ogni singolo veterano dipartito – leggasi Sanders e Buckner – con un’alternativa tanto giovane quanto brillante: Aiyuk, in particolare, sembra poter fare faville nell’attacco di Kyle Shanahan e la difesa, nonostante il mancato arrivo di un altro cornerback, potrà continuare a contare sull’ascendente Armstead e su uno dei front seven più feroci di cui io abbia memoria.
Il ritiro di Staley, vera e propria bandiera di questa gloriosa franchigia, ha aperto le porte a Williams, uno dei più brillanti e dominanti tackle della nostra generazione che, ruggine a parte, dovrebbe riuscire a dare continuità ad un reparto già dominante permettendo così al plotone di running back di macinare yards.
Rimane comunque necessario rinnovare quanto prima il più che meritevole George Kittle.

Voto: 8. San Francisco è riuscita ad ottenere esattamente ciò che voleva da questa offseason, ovvero non snaturare la squadra capace di arrivare al Super Bowl: abbiamo ragionevoli motivi per aspettarci un altro assalto al Lombardi in quanto, con un anno di esperienza in più, Garoppolo dovrebbe essere in grado di compiere il definitivo salto di qualità.


SEATTLE SEAHAWKS

Arrivi più importanti: Brandon Shell (T), Greg Olsen (TE), Bruce Irvin (DE), Phillip Dorsett (WR), Jordyn Brooks (LB), Darrell Taylor (DE), Damien Lewis (G).

Uscite più importanti: George Fant (T), Quinton Jefferson (DT), D.J. Fluker (G).

Miglioramento? Tutto sommato sì, anche se potrebbero presentarsi al kickoff senza Jadaveon Clowney, attualmente ancora free agent.

Analisi: Un paio di movimenti lungo la linea d’attacco, qualche scelta sorprendente al draft ed in generale tanta, forse troppa, tranquillità: tutto regolare in casa Seahawks.
Seattle negli ultimi anni ha preferito evitare clamorosi investimenti in free agency preferendo sviluppare i giocatori selezionati al draft: questo approccio si è spesso rivelato essere quello giusto, basti pensare all’automaticità con la quale i ragazzi di Carroll vincono nove o dieci partite all’anno.
Non ho particolarmente apprezzato l’innesto di Brooks, anche se di ciò ho già avuto modo di parlarvene, ma credo fermamente che mettere in dubbio l’operato di un front office così qualificato e titolato sia alquanto ingiusto; personalmente spingerei per estendere Jadaveon Clowney, giocatore spesso e volentieri tradito dal basso numero di sack messi a segno, anche se posso comprendere la totale mancanza di fretta nel trovare l’accordo, in quanto le pretese economiche del forte pass rusher si stanno progressivamente abbassando con il passare delle settimane.
Tutto regolare sul Pacifico.

Voto: 6,5. Seattle è una di quelle squadre che sembra andare avanti grazie al lavoro di un pilota automatico: ogni anno non capiamo qualche loro mossa al draft, ogni anno non gettano soldi in free agency ed ogni anno trovano il modo per essere una delle squadre più fastidiose e difficili da affrontare.
Figuratevi che sono così “noiosi” da spingere i media a raccontare di un sedicente scambio che nel 2018 avrebbe visto Wilson trasferirsi ai Browns in cambio della prima scelta assoluta: certo!

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