DALLAS COWBOYS

Arrivi più importanti: Gerald McCoy (DT), HaHa Clinton-Dix (S), Andy Dalton (QB), Greg Zuerlein (K), Dontari Poe (DT), CeeDee Lamb (WR), Trevon Diggs (CB), Neville Gallimore (DT), Tyler Biadasz (C).

Uscite più importanti: Robert Quinn (DE), Michael Bennett (DL), Randall Cobb (WR), Jason Witten (TE), Byron Jones (CB), Maliek Collins (DT), Jeff Heath (S), Travis Frederick (C, ritiro).

Miglioramento? Il brillantissimo draft ha compensato le tantissime perdite e, sorprendentemente, ha migliorato un roster già altamente competitivo.

Analisi: Abbiamo ben presente che il vero obiettivo della offseason, rinnovare Dak Prescott, non sia stato ancora raggiunto ma quanto fatto da Dallas fino a questo punto non può che essere definito successone: le perdite di Quinn, Jones, Collins e Bennett si faranno sentire, ma giovani di ottime speranze come Diggs e Gallimore credo saranno in grado di rimpiazzarli più che egregiamente.
Colmare il buco apertosi con il ritiro di Travis Frederick non credo sia possibile, ma Dallas è comunque riuscita ad assicurarsi un rimpiazzo di ottima qualità selezionando Tyler Biadasz al draft;
il vero colpo da novanta dell’offseason è stata però l’impronosticabile selezione di CeeDee Lamb: l’incredulo Jerry Jones ha così potuto aggiungere al proprio roster quello che a furor di popolo era considerato uno dei due migliori ricevitori disponibili al draft, un giocatore che non avrebbe dovuto aver alcun motivo per scivolare fino alla diciassettesima posizione.
Il trio Cooper-Gallup-Lamb sulla carta appare infermabile ed a questo punto, fossi in loro, rinnoverei Prescott quanto prima possibile poiché aspettare fino al termine della prossima stagione potrebbe rendere tale operazione ancora più onerosa.

Voto: 8. Dallas ha perfezionato un roster tanto competitivo quanto underachiever: per la prossima stagione non ci saranno scuse, non centrare i playoff con una squadra del genere rischia di essere troppo difficile anche per loro, anche se a questo punto credo che una semplice qualificazione alla postseason non possa/debba bastare.
Ottimo lavoro, ora servono i risultati.


NEW YORK GIANTS

Arrivi più importanti: James Bradberry (CB), Blake Martinez (LB), Andrew Thomas (T), Xavier McKinney (S),

Uscite più importanti: Alec Ogletree (LB), Eli Manning (QB, ritiro), Mike Remmers (T), Cody Latimer (WR).

Miglioramento? Considerando che molto probabilmente perderanno la scelta al primo round del draft del 2019 DeAndre Baker, no.

Analisi: È finita un’era a New York e, che vi piaccia o meno, Eli Manning ha lasciato il suo involontario segno nella storia sportiva della Grande Mela: ora tocca a Daniel Jones.
Il giovane quarterback quest’anno potrà probabilmente contare su una protezione leggermente più adeguata di quella della sua prima stagione fra i professionisti, in quanto New York ha investito pesantemente sulla protezione del lato cieco spendendo la quarta scelta assoluta per Andrew Thomas, tackle di ottime speranze con tutte le carte in regola per ricoprire tale delicatissimo ruolo con successo per molti anni: Jones, dal canto suo, dovrà prendersi cura in modo decisamente migliore dell’ovale, in quanto durante lunghi tratti della scorsa stagione ci è sembrato di vedere la versione caucasica di Jameis Winston.
McKinnie al secondo round è stato un ottimo affare, non credevo scivolasse così in basso, ma la mia esaltazione termina nel momento in cui metto a fuoco i contratti lanciati a Bradberry e Martinez: non credo che nessuno dei due meritasse di essere pagato come uno dei dieci migliori giocatori nel proprio ruolo, ma come sapete a volte le idee di Gettleman possono essere alquanto panzane.
L’arresto di Baker – attendiamo il processo prima di toglierlo dall’equazione – rischia di creare una lacuna in una posizione nella quale New York era convinta di essere coperta per i prossimi anni.

Voto: 6,5. È chiaro che prima di competere ancora avranno bisogno di molto tempo, però apprezzo sicuramente la volontà di mettere a proprio agio Daniel Jones: era necessario migliorargli la protezione e togliere Solder dal lato cieco – spostandolo presumibilmente a destra – è la miglior notizia che i tifosi dei G-Men potessero ricevere.
Servirà tanta pazienza, ma attendersi un passo in avanti da parte del nuovo franchise quarterback ha decisamente senso.


PHILADELPHIA EAGLES

Arrivi più importanti: Javon Hargrave (DT), Nickell Robey-Coleman (CB), Darius Slay (CB), Jalen Reagor (WR), Jalen Hurts (QB).

Uscite più importanti: Ronald Darby (CB), Malcolm Jenkins (S), Jordan Howard (RB), Nelson Agholor (WR), Halapoulivaati Vaitai (T), Nigel Bradham (LB), Timmy Jernigan (DT), Darren Sproles (RB, ritiro).

Miglioramento? Hanno migliorato senza ombra di dubbio secondaria, receiving corp e D-line, pertanto la risposta è un deciso sì.

Analisi: Partiamo dal cosiddetto elephant in the room, la scelta di portare Jalen Hurts a Philadelphia: è chiaro che Hurts non sia pronto a dirigere un attacco NFL, così come che per almeno due o tre anni il loro quarterback sarà Wentz, ma la volontà di Pederson – per il momento – è quella di usarlo a la Taysom Hill.
Vale la pena spendere una preziosa scelta al secondo round per un “Taysom Hill”? Non ne ho sinceramente idea, sarà il tempo a dircelo, anche se credo che il vero motivo per cui lo hanno selezionato sia per svilupparlo con relativa tranquillità – salute di Wentz permettendo – e, prima o poi, affidargli le chiavi dell’attacco.
Con Jackson in salute Reagor potrebbe essere schierato nella slot dando così al deluso quarterback ex North Dakota State un paio di velocisti con i quali tenere distese le secondarie avversarie; a proposito di secondarie, gli innesti di Robey-Coleman e Slay credo innalzeranno immediatamente il livello di quello che lo scorso anno è stato senza ombra di dubbio il reparto più incompetente – prima degli infortuni – della squadra: tra le altre cose, rafforzare la linea difensiva con l’ottimo Hargrave toglierà pressione dalle fragili spalle dei defensive back applicandone molta di più allo sfortunato quarterback di turno.
Philadelphia, a mio avviso, ha svolto un buonissimo lavoro durante questa offseason, anche se da qui a settembre parleremo solamente della strana convivenza fra Wentz e Hurts.

Voto: 7,5. Vi ho già parlato della mia infatuazione per la scelta di investire ancora sulla D-line aggiudicandosi Hargrave, così come ho dato un feedback positivo alla trade che ha permesso loro di assicurarsi Slay, giocatore con tutti gli ingredienti per essere un lockdown corner: la scelta di aggiungere Hurts, come già detto, tenderà a mettere in ombra ogni singola mossa fatta in questi lunghi mesi senza football.


WASHINGTON REDSKINS

Arrivi più importanti: Kendall Fuller (CB), Sean Davis (S), Ronald Darby (CB), Thomas Davis (LB), Chase Young (DE), Antonio Gibson (WR).

Uscite più importanti: Ereck Flowers (G/T), Trent Williams (T), Chris Thompson (RB), Case Keenum (QB), Josh Norman (CB), Jordan Reed (TE), Paul Richardson (WR), Vernon Davis (TE, ritiro).

Miglioramento? Impresa certamente non titanica, ma sì.

Analisi: Con l’arrivo di Ron Rivera a Washington si è aperta ufficialmente una nuova era, anche se preferirei rinominarla semplicemente “l’era post Bruce Allen”: il semplice fatto che una delle persone più incompetenti e tossiche della storia della National Football League sia stata allontanata dal proprio, immeritato, posto di lavoro basterebbe per definire la loro offseason come successo epocale.
Il fatto che siano riusciti a mettere le mani su Chase Young, a detta di tutti il miglior giocatore disponibile al draft, non può che essere visto come il più grande catalizzatore possibile per avviare il processo di ricerca della retta via: avendo tutti presente l’impatto avuto dai vari Von Miller o Nick Bosa sulle proprie squadre ci viene naturale chiederci se l’ex Ohio State sarà in grado di rivoluzionare altrettanto clamorosamente il proprio reparto difensivo e, in un secondo momento, l’intera squadra.
Haskins, ad onor del vero, non è stato messo nella miglior posizione possibile per raccogliere ben più successo di quello avuto lo scorso anno, ma è chiaro che Washington non abbia alcuna fretta di vincere e, pertanto, di essere impaziente con il giovane quarterback.

Voto: 7,5. Nulla di esaltante, a parte essersi assicurati il miglior giocatore di uno dei draft più profondi del ventunesimo secolo: l’impatto che può avere un pass rusher del genere sull’intera squadra trascende la semplice produzione numerica.
Buona parte della mia generosa valutazione è da imputare al giovane Young.

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