CHICAGO BEARS

Arrivi più importanti: Nick Foles (QB), Jimmy Graham (TE), Robert Quinn (DE), Tashaun Gipson (S), Cole Kmet (TE), Jaylon Johnson (CB).

Uscite più importanti: Prince Amukamara (CB), Nick Kwiatoski (LB), Leonard Floyd (DE), Trey Burton (TE), HaHa Clinton-Dix (S), Kyle Long (G, ritiro).

Miglioramento? Fatevi questa domanda: il supporting cast di Mitch Trubisky è migliorato? Il front office ha fatto il possibile per metterlo nella miglior posizione per salvare la sua carriera e quella di Pace? Le risposte sono due secchi e lapidari “no”.

Analisi: Ne abbiamo già abbondantemente parlato perciò redigerò questo paragrafo secondo uno stranamente appropriato principio di repetita iuvant: l’offseason dei Bears non è stata disastrosa, preferirei utilizzare il termine peculiare.
La priorità numero uno era quella di mettere Mitch Trubisky a proprio agio in quella che per forza di cose sembra essere la sua ultima opportunità in Illinois e tutto ciò che Pace ha fatto è stato sovrappagare un tight end oramai a fine carriera, utilizzare la prima scelta al draft sempre per un altro tight end – il ruolo con la curva d’apprendimento più ampia in assoluto, pertanto dubito che Kmet sarà in grado di contribuire fin da subito – e mettergli alle spalle l’ingombrante presenza di Nick Foles, quarterback che crediamo sarà inquadrato dopo ogni singolo three n’ out o intercetto di Trubisky: no pressure, kid.
Vi ho già espresso a più riprese le mie perplessità circa il contratto di Quinn, poiché non so quanto senso possa avere allocare circa il 20% del proprio spazio salariale sui pass rusher, soprattutto con un attacco così asettico dall’altra parte: è chiaro che la missione sia quella di “aggiustare” Trubisky, ma purtroppo quanto fatto finora non credo sia sufficiente a garantirgli un anno migliore rispetto allo scorso.

Voto: 5. Tight end e pass rusher, pass rusher e tight end, che c’interessa degli altri ruoli: ad onor del vero un tight end è spesso il miglior amico del quarterback, soprattutto su terzo down, ma investire così tanto su un giocatore bollito e su un rookie non credo sia il modo migliore per aiutare Trubisky a partire da settembre… o quando sarà.
Si prospetta un altro lungo anno per gli affranti cuori degli appassionati tifosi di Chicago.


DETROIT LIONS

Arrivi più importanti: Halapoulivaati Vaitai (T), Jamie Collins (LB), Desmond Trufant (CB), Nick Williams (DT), Danny Shelton (DT), Jeff Okudah (CB), D’Andre Swift (RB), Julian Okwara (LB).

Uscite più importanti: A’Shawn Robinson (DT), Damon “Snack” Harrison (NT), Ricky Wagner (T), Graham Glasgow (G), Devon Kennard (LB), Mike Daniels (DT), Darius Slay (CB).

Miglioramento? Non un miglioramento in grado di svoltare il loro futuro, ma sì, sono indubbiamente migliorati.

Analisi: Questa credo si possa considerare la prima offseason a la Belichick di Patricia, poiché negli ultimi due mesi il coach di Detroit ha emulato l’ex collega di New England mettendo a segno mosse che si possono considerare “sue”: oltre ad aver investito con convinzione su ex-giocatori dei Patriots – Shelton e Collins – Patricia ha concentrato i propri sforzi sul reparto di sua maggior competenza, quello difensivo, assicurandosi giocatori ideali per il suo sistema di gioco e la sua filosofia difensiva.
Okudah e Okwara sembrano pronti fin da subito a coprire un ruolo d’estrema importanza nello scacchiere di Patricia ed il loro innesto non può che alzare la qualità di un reparto difensivo pronto a rendere la vita dei vari Rodgers e Cousins il più difficile possibile: credo che regalare al proprio allenatore tutto ciò di cui è convinto aver bisogno abbia ora più che mai senso, in quanto non saprei dirvi se sia effettivamente in grado di sopravvivere ad un’altra stagione da quattro o cinque vittorie.
L’innesto di Swift è intrigante e fondamentale in quanto avrà il complicato compito di fornire a Matthew Stafford un running game rispettabile sul quale non ha mai potuto contare per buona parte dell’ultimo decennio.

Voto: 7,5. L’all-in di Patricia è stato palesato dalla trade che ha spedito il malcontento Slay a Philadelphia: quest’anno si prova a fare come dice lui, e per quanto fatto vedere finora le possibilità di un netto miglioramento sono più che realistiche.
Personalmente avrei investito con più convinzione sulla linea d’attacco, in quanto il solo innesto del sovrappagato Vaitai non credo basti a compensare gli addii di Wagner e Glasgow, ma con uno Stafford in salute ed un pizzico in meno di sfortuna Detroit ha tutte le carte in regola per accedere ai playoff.


GREEN BAY PACKERS

Arrivi più importanti: Christian Kirksey (LB), Ricky Wagner (T), Devin Funchess (WR), Jordan Love (QB), A.J. Dillon (RB).

Uscite più importanti: Blake Martinez (LB), Kyler Fackrell (LB), Bryan Bulaga (T), Jimmy Graham (TE).

Miglioramento? Assolutamente no, purtroppo.

Analisi: Ne abbiamo parlato per mesi, più o meno immediatamente dopo il termine dell’NFC Championship Game: Aaron Rodgers aveva – ha – bisogno di ricevitori, di qualcuno in grado di togliere un po’ di pressione dalle spalle di Davante Adams, di qualcuno in grado di creare separazione dal proprio uomo e di ricevere la palla con consistenza.
In un draft storicamente profondo per quanto concerne i ricevitori, Green Bay ha deciso di ignorare i desideri del proprio franchise quarterback – e della logica – non selezionandone nemmeno uno, lasciandoci così esterrefatti dinanzi a quella che sembra una vera e propria trollata.
Non ho alcun problema con la scelta di selezionare Jordan Love, posso capire le loro motivazioni in quanto Rodgers non è più un giovanotto, ma utilizzare la chiamata al secondo round per assicurarsi un running back anacronistico come A.J. Dillon ignorando testardamente i buonissimi ricevitori ancora disponibili mi ha fatto accapponare la pelle: che senso ha, soprattutto dopo l’esplosione di Jones, investire così tanto su un running back north-south assolutamente non in grado di contribuire su terzo down?
Perché l’unico sforzo compiuto in free agency per rendere la vita più facile a Rodgers è stato quello di “investire” sul deludente Devin Funchess? Perché non mettergli a disposizione un velocista come Perriman o Anderson?
Gli interrogativi a cui trovare una risposta rimangono ancora tanti e, francamente, credo che il 2020 sarà un anno alquanto interessante e melodrammatico in Wisconsin.

Voto: 4. Ripeto, questa valutazione non è assolutamente da imputare alla scelta di Jordan Love, è più per la testardaggine del front office nel voler quasi apertamente sabotare gli ultimi anni di Aaron Rodgers.
Invece di investire sull’iper-acciaccato Kirksey avrei provato a fare un’offerta seria a Littleton, il miglior linebacker disponibile in free agency, ma niente, dopo la brillantissima scorsa offseason il front office di Green Bay ha deciso di farci rimangiare ogni singola parola di encomio spesa un anno fa.


MINNESOTA VIKINGS

Arrivi più importanti: Michael Pierce (DT), Justin Jefferson (WR), Jeff Gladney (CB), Ezra Cleveland (T), Cameron Dantzler (CB), D.J. Wonnum (DE).

Uscite più importanti: Linval Joseph (DT), Xavier Rhodes (CB), Trae Waynes (CB), Stephen Weatherly (DE), Everson Griffen (DE), Josh Kline (G), Stefon Diggs (WR).

Miglioramento? Si sono liberati di contratti pesanti ed immeritati svecchiando il roster, pertanto assolutamente sì.

Analisi: Il reparto difensivo nei Vikings nell’ultimo lustro è stato costantemente fra i più temuti e profondi, anche se recentemente la secondaria ha iniziato ad esprimersi a livelli che smentiscono quanto appena detto: a causa dello spazio salariale praticamente nullo, Minnesota è stata costretta a mettere alla porta vere e proprie bandiere che hanno contribuito a renderli grandi.
L’unica lacuna colmata attraverso la free agency è stata quella apertasi dall’addio di Linval Joseph, rimpiazzato dall’altrettanto massiccio ed efficace contro le corse Michael Pierce, mentre per compensare alle partenze dei vari Diggs, Rhodes e Waynes il front office si è affidato al draft: il draft dei Vikings, oltre che incredibilmente profondo, è stato indubbiamente uno dei più brillanti in assoluto grazie ad acquisizioni come quelle di Jefferson, Gladney e Cleveland, tre giovanotti di ottime speranze che hanno tutte le carte in regola per contribuire da subito.
La giuria è ancora divisa su Kirk Cousins, ma quanto combinato in questi ultimi mesi dal front office dovrebbe essere in grado di metterlo nella posizione di aver una stagione ancor più brillante della scorsa, per forza di cose la migliore della sua sottovalutata carriera.

Voto: 8+. Alcuni addii, anche per meri motivi affettivi, saranno difficili da digerire, ma Minnesota ha operato con estrema intelligenza ed abilità affidandosi quasi totalmente al draft: le grandi squadre, signori, operano esattamente così.
Sono riusciti a tenere ogni giocatore che ritenevano fondamentale per il loro progetto affiancando ad ognuno di loro un giovane di ottime speranze che, nel peggiore dei casi, fornirà perlomeno necessaria profondità.

One thought on “Il pagellone dell’offseason NFL 2020: NFC North

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