BUFFALO BILLS

Arrivi più importanti: Josh Norman (CB), Stefon Diggs (WR), A.J. Klein (LB), Mario Addison (DE), Vernon Butler (DT), A.J. Epenesa (DE), Zack Moss (RB), Jake Fromm (QB).

Uscite più importanti: Frank Gore (RB), Shaq Lawson (DL), Jordan Phillips (DT), Kevin Johnson (CB).

Miglioramento? Per il terzo anno consecutivo, decisamente.

Analisi: Cari lettori, Buffalo ora fa sul serio.
Complice l’addio di Tom Brady ed un percorso di innegabile crescita iniziato un paio di stagioni fa, i Bills si affacciano alla stagione come i più credibili candidati al trono della AFC East e le mosse messe a segno in questi ultimi mesi ci danno manforte: l’aggressività esibita nel sacrificare una scelta al primo round per garantirsi Stefon Diggs ne è la perfetta testimonianza.
L’arrivo dell’ex malcontento cronico dei Vikings completa un receiving corp di assoluto livello che oltre a Brown e Beasley potrà contare su un Dawson Knox pronto ad esplodere.
Il reparto difensivo, orfano del sottovalutato Hughes, è stato indiscutibilmente rafforzato dagli innesti di Epenesa – giocatore che non aveva ragione d’essere disponibile verso la fine del secondo round –, Addison e Butler, tutti giocatori legati a McDermott dai tempi di Carolina.
Con un anno di esperienza in più Allen dovrebbe essere in grado di evitare erroracci come il lateral pass improvvisato durante gli scorsi playoff contro Houston e con un supporting cast di primissimo livello attendersi il definitivo salto di qualità ha decisamente senso, ora più che mai.

Voto:8+. Diggs è un giocatore polarizzante in quanto o lo si ama o lo si ritiene essere il ricevitore più sopravvalutato della lega: la verità, come spesso accade, sta nel mezzo e nonostante sia fermamente convinto che non si tratti di un WR1 lo ritengo un ingranaggio fondamentale in un attacco ben costruito come quello dei Bills.
Con Brady ufficialmente fuori dai giochi Buffalo ha la ghiottissima opportunità di salire sul trono della AFC East, anche se occorrerà evitare di caricare di eccessive pressioni ed aspettative – a la Mayfield 2019 – Josh Allen in quanto come accennato dall’errore sopracitato è ancora ben lontano dalla definitiva maturità.


MIAMI DOLPHINS

Arrivi più importanti: Byron Jones (CB), Shaq Lawson (DL), Kyle Van Noy (LB), Emmanuel Ogbah (DE), Jordan Howard (RB), Matt Breida (RB), Tua Tagovailoa (QB), Austin Jackson (T), Noah Igbinoghene (CB), Robert Hunt (T), Raekwon Davis (DT), Curtis Weaver (DE).

Uscite più importanti: Reshad Jones (S).

Miglioramento? In questi ultimi due mesi nessuna squadra è migliorata tanto quanto i Dolphins.

Analisi: Come nel caso dei Bengals, occorre apporre un “non che ci volesse molto”: ciò non deve però sminuire quanto di buono fatto dai Dolphins da metà di marzo a questa parte.
Da dove partire?
Ovviamente dal quarterback, in quanto in barba a settimane di report contraddittori Miami si è assicurata quel Tagovailoa al quale li abbiamo associarti dallo scorso settembre: forse al kickoff il titolare potrebbe essere ancora Ryan Fitzpatrick, ma è indubbio che prima o poi arriverà il suo momento e che questa sarà la sua franchigia e che, ovviamente, il successo dei Dolphins come squadra dipenderà dalle sue prestazioni.
Il duo Breida-Howard mi intriga assai, in quanto ci troviamo dinanzi a due running back tanto diversi quanto complementari e qualora Breida dovesse riuscire a rimanere in salute avrà finalmente l’opportunità di gestire un workload direttamente proporzionale al suo talento.
La linea d’attacco è stata indiscutibilmente migliorata dagli innesti al draft, anche se il reparto che più ha beneficiato di questa offseason è la secondaria, in quanto Byron Jones e Noah Igbinoghene vanno ad alzare il livello di un settore che già poteva contare su Xavien Howard.
Non saprei nemmeno io cosa aspettarmi da questa squadra per il 2020, l’unica certezza che ho è che con un po’ di tempo e pazienza potremmo trovarci dinanzi ad una contender.

 Voto: 9. Migliorare quanto visto l’anno scorso era decisamente facile, ma Miami ha messo a segno delle mosse tanto intriganti quanto esplosive, come esemplificato eloquentemente dall’acquisizione di Byron Jones, ottimo cornerback che a mio avviso non meritava di essere trasformato nel più ricco nel ruolo, anche se ho ben presenti le logiche di mercato NFL e pertanto non posso giudicare negativamente tale operazione.
Ovviamente il successo di questa offseason verrà misurato in base alla produzione di Tagovailoa, ma per il momento non lodarli mi risulta impossibile.


NEW ENGLAND PATRIOTS

Arrivi più importanti: Adrian Phillips (S), Beau Allen (DT), Kyle Dugger (S), Josh Uche (DE), Anfernee Jennings (LB), Devin Asiasi (TE), Dalton Keene (TE).

Uscite più importanti: Tom Brady (QB), Kyle Van Noy (LB), Danny Shelton (DT), Jamie Collins (LB), Stephen Gostkowski (K), Phillip Dorsett (WR), Rob Gronkowski (TE).

Miglioramento? Dire sì probabilmente mi costerebbe il rispetto di ogni singolo lettore, ma non voglio dire nemmeno di no: passiamo all’analisi.

Analisi: Tom Brady e New England Patriots, New England Patriots e Tom Brady, due entità così a lungo connesse tra di loro da essere quasi diventate sinonimi: nel caso non lo sapeste, Tom Brady non sarà più il quarterback dei New England Patriots e ciò, per ovvi motivi, dovrebbe portarmi a definire la loro offseason come completo fallimento.
Il problema è che non credo minimamente sia questo il caso, in quanto è innegabile che l’assenza del più grande quarterback di sempre si farà sentire tanto in spogliatoio quanto in campo, ma era inevitabile che ad un certo punto fosse necessario andare avanti: signori, Tom Brady ad agosto avrà 43 anni e nonostante tutto il tempo sta facendo il suo effetto pure su di lui.
Ho visto torce e forconi per la mancata acquisizione di Dalton e l’apparente assenza di interesse per Newton, ma mi sento di dire che Belichick abbia fatto abbastanza per meritarsi la nostra fiducia e che se crede in Jarrett Stidham qualche motivo dovrà pur esserci: non voglio insinuare che ci troviamo di fronte ad un altro quarterback da sei anelli e molteplici MVP, ma credo sia giusto nei suoi confronti dargli un’opportunità di farci vedere di cosa sia capace senza paragonarlo ad ogni singolo drop-back a Brady.
Considerando i passi da gigante compiuti negli ultimi anni dal reparto difensivo ed il sostanziale miglioramento portato dal draft, aspetterei ad escluderli a priori dalla corsa alla AFC East e, conseguentemente, dai playoff.

Voto: Impossibile. Datemi tregua: qualsiasi voto sarebbe sbagliato, in quanto un’insufficienza potrebbe essere vista come reazione puramente emotiva all’addio di Brady, mentre un rispettabile sette farebbe rima con mancanza di rispetto a TB12.
In questo caso in particolare esprimersi con precisione, o anche solo senso, è impossibile, pertanto me ne lavo le mani.
(Se proprio volete saperlo, darei alla loro offseason un 7+, il draft mi è piaciuto veramente tanto nonostante la mancata selezione di un quarterback.)


NEW YORK JETS

Arrivi più importanti: George Fant (T), Connor McGovern (C), Breshad Perriman (WR), Patrick Onwuasor (LB), Mekhi Becton (T), Denzel Mims (WR), Jabari Zuniga (DE), Frank Gore (RB).

Uscite più importanti: Trumaine Johnson (CB), Robby Anderson (WR), Darryl Roberts (CB).

Miglioramento? Credo di sì, anche se poi come sempre si rivelerà fine a sé stesso.

Analisi: In un recente episodio di Curb Your Enthusiasm, Larry David – tifoso dei Jets nella vita reale – è costretto a venire a patti con la scomparsa dell’amico Carl, morto di crepacuore proprio per colpa dei Jets: fiction o meno, questa è la vita – o fine d’essa – a cui è destinato ogni sostenitore della Gang Green.
La scorsa offseason li avevamo incensati come una delle squadre più migliorate della lega salvo che poi Darnold ha contratto la mononucleosi, Mosley ha giocato solamente due partite e Bell, il pezzo da novanta dell’offseason, ha guadagnato solamente 3.2 yards a portata: tutto ciò condito dalla classica dose di dramma gentilmente offerta dai deliri di onnipotenza di Adam Gase e dalla disfunzionalità cronica di una squadra di football presa sempre più come meme che come franchigia.
Perché questo excursus? Semplicemente perché quando si parla dei Jets è veramente difficile coltivare un razionale entusiasmo senza passare per illusi e se proprio devo spendere qualche parola sulle loro acquisizioni posso dire con tranquilla certezza che Becton e McGovern miglioreranno fin da subito la linea d’attacco mettendo così Bell in posizione di fare meglio – impresa non certamente titanica – dello scorso anno, mentre Perriman e Mims danno a Darnold un paio d’interessanti opzioni a cui indirizzare l’ovale, anche se è difficile parlare di receving corp senza soffermarsi sull’assenza di un vero WR1.

Voto: 6+. Discreta offseason quella dei Jets, che volenti o nolenti affrontano un anno veramente delicato in quanto l’opinione pubblica è pronta ad emettere un giudizio quasi definitivo nei confronti di Sam Darnold: considerando che deve ancora compiere 23 anni ciò potrebbe suonare alquanto ridicolo, ma quando si parla di quarterback in questa lega si tende troppo spesso a mettere il buonsenso da parte ed ignorare il rumore prodotto dalla stampa di New York non è poi così facile, soprattutto per un ragazzo di quest’età.

One thought on “Il pagellone dell’offseason NFL 2020: AFC East

  1. Che dire, a Miami si è lavorato già dalla scorsa stagione per questa stagione prossima ventura. La squadra aveva zero talento e solo un buon coach, determinato e motivato. Le mosse in offseason e al draft sono state corrette e doverose (anche io ritengo esagerato il contratto per Byron Jones comunque…), ma adesso la squadra deve amalgamarsi e i rookie devono dimostrare di avere il passo vero della Nfl (al draft tutti sembrano sempre portare via fenomeni, poi la realtà poi è ben diversa per tutte le franchigie). Diciamo che se non accadono molte di quelle cose che sono successe negli ultimi venti anni in bassa Florida (risse e bullismo nello spogliatoio, diserzioni o fughe vere e proprie, giocatori esauriti mentalmente o…”fumati”, squalifiche a coach e giocatori per i motivi più disparati, contratti non rispettati, soldi buttati al vento, general manager e staff continuamente rinnovati, eventi privati delittuosi o criminali, etc. etc.) si intravede un progetto, un coach, un QB vero finalmente e una idea concreta di squadra. Tagovailoa è innegabilmente il più talentuoso rookie Qb degli ultimi anni, vedremo se avrà la fortuna di restare healthy, il reparto corse è stato messo a posto, la secondaria c’è assolutamente, il front seven difensivo è stato riportato a livelli decenti Nfl, i ricevitori possono andare. La squadra è un work in progress intrigante, ma la linea offensiva resta un rebus. La offensive line è il buco nero dei Dolphins da tempi immemori, una cosa inguardabile da una vita. Al momento servirebbe almeno un altro veterano affidabile a fare il tackle di destra, ruolo fondamentale dato che Tua è mancino, altrimenti ci sono solo rookie disponibili. Se la linea si assesta, i miei Delfini potranno tornare a fare football dopo anni di orrore puro.
    A Boston invece ne vedremo delle belle. Si era capito da un pezzo che il duo Belichick-Brady era scoppiato. Ora il buon coach dei Patriots vuole dimostrare al mondo che anche senza Brady la sua macchina da guerra andrà avanti lo stesso (ergo, Brady era solo un tassello non indispensabile per lui) e quindi punta sul semi sconosciuto Stidham, ma non credo saranno tutte rose e fiori. Brady era parte integrante di un sistema vincente che non credo tornerà. Al momento i Patriots mi appaiono fortemente indeboliti rispetto a quelli eliminati in wild card quest’anno. A meno di mosse strabilianti sul mercato, li vedo sempre competitivi in Afc East e poco più. Vedremo! Bene i Bills, che sono sempre più forti da anni. Adesso hanno davvero tutto, parco ricevitori in primis. Allen deve definitivamente sbocciare per portarli a vincere la division. I Jets invec li vedo sempre male: Gase è garanzia di tutto fuorché empatia coi giocatori e solidità tattica. Vedremo!

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