BALTIMORE RAVENS

Arrivi più importanti: Calais Campbell (DE), Derek Wolfe (DL), Patrick Queen (LB), Chris Duvernay (WR), J.K. Dobbins (RB), Malik Harrison (LB), Justin Madubuike (DT).

Uscite più importanti: Michael Pierce (DT), Brandon Carr (CB/S), Patrick Onwuasor (LB), James Hurst (TE), Marshal Yanda (G, ritiro).

Miglioramento? Più che miglioramento direi perfezionamento.

Analisi: Baltimore, una delle migliori squadre dello scorso anno, ha passato l’offseason a colmare le poche lacune presenti nel roster anche se chiaramente compensare all’addio di un Hall of Famer come Yanda non credo sia possibile.

L’obiettivo principale di questi ultimi mesi era scongiurare il rischio di imbattersi in un’altra debacle come quella dello scorso gennaio contro i Titans e, nonostante sia troppo presto per esprimere un giudizio fondato e sensato, mi sentirei di dire missione compiuta: molto difficilmente durante il prossimo autunno/inverno saranno abusati come in occasione del Divisional Round in quanto DeCosta ha aggiunto fisicità ed atletismo ad un reparto che da ottobre a dicembre si è costantemente espresso ad altissimi livelli.
Malgrado la mancata acquisizione di un ricevitore via free agency, le aggiunte di Duvernay e Proche molto probabilmente completano un receiving corp che necessitava disperatamente di mani sicure: tale bisogno è stato palesato, tanto per cambiare, durante quel disastroso sabato sera di gennaio nel quale molti dei loro drive vennero compromessi a seguito di odiosi e sinistramente puntuali drop.

Dulcis in fundo, l’innesto di Dobbins aumenta ulteriormente la pericolosità e la profondità di un backfield storicamente produttivo e quasi infermabile: ciò non può non agitare il resto della AFC e, perché no, della NFL.

Voto: 8,5. Bisognerà vedere chi – e come – prenderà il posto di Marshal Yanda, ma negare la bontà del lavoro di DeCosta non è possibile: la miglior squadra della scorsa regular season è indiscutibilmente migliorata ed a questo punto è piuttosto chiaro che ci troviamo dinanzi ad un caso di Super Bowl or bust, anche se probabilmente sarebbero già contenti anche solo vincendo, finalmente, una maledettissima partita ai playoff.


CINCINNATI BENGALS

Arrivi più importanti: Joe Burrow (QB), Tee Higgins (WR), D.J. Reader (DT), Trae Waynes (CB), Logan Wilson (LB), Akeem Davis-Gaither (LB).

Uscite più importanti: Tyler Eifert (TE), Cordy Glenn (T), Darqueze Dennard (CB), Dre Kirkpatrick (CB), Andy Dalton (QB).

Miglioramento? Non che ci volesse più di tanto, ma assolutamente sì.

Analisi: Il cinismo del commento qui sopra non deve togliere assolutamente nulla a quanto di buono fatto da Cincinnati in questi mesi, anche se chiaramente non è tutto oro ciò che luccica in quanto non riesco ancora a metabolizzare il folle triennale regalato a Trae Waynes, cornerback discreto… al massimo.
Soprassediamo.
L’arrivo di Joe Burrow è potenzialmente in grado di svoltare il destino dell’intera franchigia, in quanto nessun quarterback si è affacciato alla NFL dopo un’ultima stagione universitaria altrettanto brillante: aspettarsi immediata produzione e vittorie potrebbe essere ingiusto, ma con un receiving corp costituito da Green, Boyd e Higgins abbiamo ragionevoli motivi per aspettarci una certa brillantezza.
Nonostante la difesa sia ancora ben lontana dal poter essere considerata competitiva, Cincinnati dopo anni di penosa mediocrità sembra finalmente destinata ad una lenta – ma nemmeno tanto – risalita che quasi sicuramente varrà loro almeno quattro o cinque vittorie già dalla prossima stagione.

Voto: 8+. I bisogni, come facilmente deducibile dal record del 2019, sono veramente tanti, ma con Burrow hanno risposto a quello più importante nella NFL moderna: quando si parla di Bengals, però, occorre sempre frenare preventivamente l’entusiasmo poiché la loro perenne incapacità di dare continuità a qualsiasi cosa anche solo lontanamente positiva è fatto ben noto.
Aspettarsi immediatamente competitività, o addirittura playoff, è insensato, ma giocare contro di loro non sarà più la passeggiata di salute dello scorso anno.


CLEVELAND BROWNS

Arrivi più importanti: Austin Hooper (TE), Jack Conklin (T), Case Keenum (QB), Karl Joseph (S), Jedrick Wills Jr. (T), Grant Delpit (S), Jacob Phillips (LB).

Uscite più importanti: Damarious Randall (S), Eric Murray (S), Joe Schobert (LB), Christian Kirksey (LB), Morgan Burnett (S).

Miglioramento? Decisamente, hanno messo a segno nel 2020 le mosse che avrebbe permesso loro di avere successo nel 2019.

Analisi: La scorsa stagione i Browns, tanto per cambiare, hanno profondamente deluso le aspettative dell’intero universo NFL non rispettando le massicce dosi di hype con le quali li abbiamo ricoperti dall’acquisizione di OBJ ai minuti finali di Week 1, dove vennero massacrati dai Tennessee Titans: più o meno giustamente le colpe del clamoroso insuccesso dello scorso anno sono state quasi totalmente addossate a Baker Mayfield, quarterback che con un pizzico di onestà intellettuale possiamo dire che non abbia mai avuto una vera opportunità.
Eresia? Forse, soprattutto con un supporting cast che oltre a Beckham annoverava i vari Landry, Njoku, Chubb e Hunt, ma permettetemi di farvi presente che senza una protezione adeguata anche il più grande quarterback che possa venirvi in mente non sarebbe in grado di aver successo: gli innesti di Conklin e Wills Jr. rafforzano immediatamente la linea d’attacco e, considerando che a dirigere l’orchestra quest’anno troveremo Kevin Stefanski, possiamo aspettarci qualcosa di simile a quanto visto lo scorso anno a Minnesota, ovvero un run first team in grado di sfruttare magistralmente il talento dei propri ricevitori grazie ad abbondanti dosi di play action.
Il flop della scorsa stagione carica di responsabilità e di aspettative Mayfield, che nonostante debba ancora iniziare il terzo anno fra i professionisti si trova già ad un crocevia nella propria carriera: la qualificazione ai playoff sembra a questo punto categorica.

Voto: 8. Terza valutazione, terzo otto: che ci posso fare se quasi tutta la AFC North si è comportata in modo pressoché ineccepibile durante questi primi mesi di offseason?
Cleveland ha fatto tutto il possibile per evitare di ripetere gli errori dello scorso anno e nonostante le aspettative possano sembrare ingenerosamente alte per una squadra guidata da un allenatore rookie e da un quarterback al terzo anno, la sola quantità di talento presente a roster dovrebbe garantire loro una legittima possibilità di giocarsela per i playoff.


PITTSBURGH STEELERS

Arrivi più importanti: Derek Watt (FB), Stefen Wisniewski (G/C), Eric Ebron (TE), Chase Claypool (WR), Anthony McFarland Jr. (RB).

Uscite più importanti: Ramon Foster (G, ritiro), Mark Barron (LB), Javon Hargrave (DT), Sean Davis (S), Artie Burns (CB).

Miglioramento? Difficile dirlo, perdere due pedine fondamentali come Hargrave e Foster rende veramente complicato parlare di miglioramento.

Analisi: La vera offseason degli Steelers ha avuto luogo lo scorso settembre con la fondamentale acquisizione, via trade, di Minkah Fitzpatrick: l’arrivo del versatile ex safety dei Dolphins ha immediatamente teletrasportato in un’altra stratosfera l’intero reparto difensivo che, nonostante la disperata situazione in un attacco orfano di Roethlisberger, a momenti riusciva pressoché da solo a trascinarli ai playoff.
Ovviamente “l’acquisizione” chiave della offseason è Ben Roethlisberger, in quanto è lecito chiedersi dove una difesa del genere possa arrivare con il proprio franchise quarterback in salute: il suo ritorno dovrebbe permettere al running game di affrontare box leggermente meno affollati e di ricominciare a macinare yards, anche se occorre sempre tener ben presente l’età e la cagionevole salute di Big Ben.
Lo scarso spazio salariale a loro disposizione non ha permesso mosse particolarmente esplosive ed a mio avviso non totalmente necessarie, anche se come già detto gli addii di Hargrave e Foster si faranno indubbiamente sentire abbassando il livello medio del roster: in definitiva, tutto dipenderà da Big Ben Roethlisberger.

Voto: 6,5. Vi ho già espresso a più riprese la mia infatuazione per l’affare Wisniewski e nonostante gli innesti di Ebron e Claypool siano sulla carta molto intriganti, Pittsburgh non è migliorata tanto quanto le consorelle divisionali, anche se ciò non vuol assolutamente dire che Cincinnati e Cleveland siano tutto d’un tratto diventate squadre migliori: la AFC North rimane saldamente in mano a Baltimore, ma Pittsburgh ha tutte le carte in regola per centrare senza troppi affanni la qualificazione ai playoff e, qualora la difesa riprendesse da dove si è fermata lo scorso anno, con Roethlisberger nuovamente under center possiamo aspettarci miglioramenti da una squadra reduce da nove, insperate, vittorie.

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