CHICAGO BEARS

Round 2, pick 11 (43): Cole Kmet, TE, Notre Dame Fighting Irish
Senza scelte nel primo round per via della trade che portò Khalil Mack a Chicago nel 2018, i Bears hanno speso la loro prima pick nel Draft 2020 per assicurarsi l’interessantissimo tight end da Notre Dame Cole Kmet, giocatore cresciuto in maniera esponenziale nelle ultime due stagioni fino a diventare il bersaglio preferito del QB Ian Book nell’ultimo torneo NCAA. Ottimo ricevitore, in grado di sfruttare il proprio fisico per farsi strada nel traffico e raggiungere la palla nel punto più alto, ha sviluppato una buona capacità nel creare separazione e sfruttare i cuscini che gli vengono lasciati dagli avversari per mettere a segno la ricezione; ex giocatore di baseball, da freshman era stato uno dei migliori negli Irish, deve migliorare come bloccatore , soprattutto in campo aperto, dove ha mostrato qualche carenza.

Round 2, pick 18 (50): Jaylon Johnson, CB, Utah Utes
Giocatore che per molti addetti ai lavori avrebbe avuto tutte le carte in regola per entrare nel primo round, l’ex cornerback di Utah ha visto crollare le sue quotazioni in seguito all’infortunio alla spalla che lo ha costretto a sottoporsi ad un’operazione chirurgica nei primi giorni di Marzo, dopo le Combine NFL; fisicamente ben costruito, abituato a confrontarsi con i WR principali delle squadre affrontate durante la carriera NCAA, è un atleta istintivo che possiede un ottimo fiuto per la palla, grazie al quale anticipa molto spesso le giocate dell’avversario. Ottimo studente, potenzialmente in grado di competere per lo starting spot fin da subito, ogni tanto tende ad essere un po’ macchinoso nei cambi di direzione, ma l’agilità che lo contraddistingue gli consente sempre di recuperare velocemente il terreno perduto.

Round 5, pick 10 (155): Trevis Gipson, OLB, Tulsa Golden Hurricanes
Talento grezzo che a Tulsa ha messo su 60 chilogrammi di muscoli nelle ultime tre stagioni ed ha mostrato miglioramenti costanti, arriva da una famiglia di sportivi con il padre e il fratello che hanno giocato a basket rispettivamente con Texas e Kansas in NCAA; rapido sul primo passo, punta sempre a penetrare nel backfield avversario sfruttando la velocità e a parte qualche buona finta di piedi il suo repertorio come pass rusher lascia ancora parecchio a desiderare, soprattutto se il bloccatore che sta affrontando riesce a mettergli le mani addosso. Da costruire, in prospettiva e se allenato adeguatamente può diventare un valido pass rusher.

Round 5, pick 18 (163): Kindle Vildor, CB, Georgia Southern Eagles
Salito agli onori delle cronache nel corso della junior season, 2018, Vildor si è confermato nell’ultimo torneo NCAA offrendo buone prestazioni soprattutto con avversari di livello più alto rispetto alla media della sua conference di appartenenza, la Sun Belt, e disputando due buoni match con LSU e Minnesota; abile in copertura, soprattutto a uomo, ha mostrato qualche difficoltà nel zone coverage, principalmente quando deve effettuare una copertura profonda. Buon tackler, sa fornire un valido contributo sui giochi di corsa, caratteristica che potrebbe permettergli di entrare stabilmente negli special team già da matricola.

Round 5, pick 28 (173): Darnell Mooney, WR, Tulane Green Waves
Rientrati nel quinto round apposta i Bears hanno speso la loro terza pick nel Day 3 del Draft per assicurarsi questo velocissimo receiver da Tulane, ragazzo capace di distinguersi tanto sulla side quanto all’interno come slot nel corso della carriera universitaria; devastante in campo aperto, capace di sopperire alla mancanza di fisicità con doti atletiche fuori dal comune, è il classico WR in grado di strechare il campo in profondità, aprendo svariate possibilità di big play al proprio quarterback. Dotato di un buon controllo del corpo, le mani sono un punto interrogativo visti i tanti drop di cui si è reso protagonista nelle tracce medio-corte.

Round 7, pick 12 (226): Arlington Hambright, OL, Colorado Buffaloes
Lineman offensivo versatile che ha avuto esperienze sia come tackle che come guardia a livello universitario giocando per il Garden City Community College prima di passare ad Oklahoma State ed infine a Colorado, sembra più adatto a trovare spazio all’interno della linea come professionista viste le carenze sul footwork mostrate nelle ultime stagioni; potente, rapido nel salire al secondo livello, è in possesso di una buona combinazione di agilità e forza che gli ha consentito di lavorare molto bene in zone blocking, mentre deve ancora migliorare in pass protection.

Round 7, pick 13 (227): Lachavious Simmons, OG, Tennessee State Tigers
Altro lineman versatile che nei quattro anni in Division I-AA ha ricoperto qualsiasi ruolo sulla linea offensiva con esclusione di quello di centro, nonostante arrivi da un programma che non ha ottenuto grandi successi nelle ultime stagioni si è fatto apprezzare come uno dei migliori OL del campionato, risultando sempre uno scoglio difficilmente superabile per gli avversari; fisicamente imponente, in possesso di un buon gioco di mani, dovrà lavorare con intensità per emergere al livello successivo.

Voto Finale: 5,5
La scelta di Johnson con la seconda pick del Day 2 aumenta sicuramente il valore del Draft condotto dal GM Ryan Pace che inspiegabilmente ha ignorato alcuni need importantissimi come l’offensive line e la safety nel secondo round per andare a coprire un ruolo, quello di tight, su cui i Bears avevano già abbondantemente operato nel corso della free agency, aggiungendo i veterani Demetrius Harris e Jimmy Graham; Kmet attualmente è il decimo TE presente a roster, e la cosa ha fatto storcere il naso a parecchi, nonostante il giocatore degli Irish sia comunque il miglior interprete del ruolo presente in questa classe. Intriganti tutte e tre le scelte operate nel quinto round che possono avere un impatto se non immediato almeno nel prossimo futuro, anche se dopo la perdita di Taylor Gabriel è abbastanza auspicabile prevedere un impiego costante da parte di Moody, giocatore che può incidere fin da subito nel passing game orchestrato da Mitch Trubisky; in ottica futura, infine, si spera possa poi emergere uno dei due lineman draftati nell’ultimo round.

DETROIT LIONS

Round 1, pick 3 (3): Jeff Okudah, CB, Louisiana State Tigers
Forse con una terza pick assoluta andare su un cornerback può sembrare esagerato ma effettivamente era uno dei ruoli più scoperti a Detroit dopo la partenza di Darius Slay e inoltre Okudah sembra uno dei quei giocatori che si trovano al Draft una volta ogni dieci anni, se non di più; merce assolutamente rara il prodotto di Ohio State è un corner completo, molto forte nelle coperture, in carriera ha concesso il 50 percento o poco più di completi, e abile a districarsi nelle situazioni di corsa anche se non è un placcatore eccelso. Fluido nei movimenti e nei cambi di direzione, agile, rapido, istintivo, ha tutte le carte in regola per diventare uno dei migliori nel ruolo nei prossimi anni.

Round 2, pick 3 (35): D’Andre Swift, RB, Georgia Bulldogs
Prodotto più recente del florido backfield di Georgia Swift è un runningback completo in grado di fornire un grande contributo anche in situazioni di passaggio, cosa che gli farà guadagnare parecchi snap nell’attacco allenato da Darrell Bevell e guidato da Matthew Stafford; rapido, paziente nel seguire i blocchi, esplosivo una volta che vede la luce e può puntare al campo aperto, ha imparato nel corso degli anni ad eludere molto bene gli interventi dei difensori avversari con i quali spesso sembra addirittura giocare, fermandosi davanti prima di effettuare un taglio e scomparire letteralmente dalla loro vista. Lavoratore infaticabile, si sacrifica come bloccatore quando gli viene richiesto dalla situazione di gioco o dai coach.

Round 3, pick 3 (67): Julian Okwara, OLB, Notre Dame Fighting Irish
Fratello minore di Romeo che ritroverà nel roster dei Lions alla partenza del training camp rispetto a quest’ultimo sembra possedere alcune caratteristiche che in prospettiva potrebbero farlo diventare uno dei pass rusher più temibili della lega vista la capacità di unire una buona tecnica di base alla rapidità di esecuzione; sottodimensionato per il ruolo, e probabilmente a causa di questo è sceso fino al terzo round, è un buon placcatore ma tende a perdersi un po’ quando non riesce a mantenere ritmi elevati di gioco, gli stessi che gli consentono di penetrare nel backfield avversario con facilità.

Round 3, pick 11 (75): Jonah Jackson, OG, Ohio State Buckeyes
Tra i migliori pass protector della classe Jackson dopo quattro stagioni molto positive a Rutgers ha scelto di giocare la senior season con Ohio State e ha continuato ad inanellare delle prestazioni molto positive, concedendo pochissime penetrazioni agli avversari che lo hanno attaccato sulla linea di scrimmage; fisicamente ben costruito, abile nel gioco di mani, sa tenere a debita distanza i difensori e riconoscere i blitz, respingendoli con facilità. Versatile, è in grado di giocare anche come centro, ha mostrato qualche difficoltà come run blocker, ma questo non dovrebbe impedirgli di competere fin dal day one per lo spot lasciato libero da Graham Glasgow.

Round 4, pick 15 (121): Logan Stenberg, OG, Kentucky Wildcats
Altro valido pass protector che ha dimostrato di sapersi comportare abbastanza bene anche nei giochi di corsa risultando uno dei giocatori fondamentali per aprire la strada alle portate di Benny Snell Jr. nelle ultime stagioni; fisicamente sottodimensionato, con braccia più corte rispetto alla media dei lineman, sopperisce ai propri limiti con un carattere combattivo e tenace che uniti ad una buona conoscenza del gioco gli permettono di tenere a bada anche i pass rusher più intraprendenti. Giocatore versatile in grado di giocare anche all’esterno se necessario, potrebbe entrare fin da subito nella rotazione sulla offensive line.

Round 5, pick 21 (166): Quintez Cephus, WR, Wisconsin Badgers
Ricevitore non particolarmente esplosivo ha perso il 2018 a causa di un’accusa per violenza sessuale dalla quale è stato poi successivamente assolto, ma ne ha comunque frenato la crescita, vedendolo tornare in campo solo nell’ultimo torneo NCAA in cui ha conquistato una menzione d’onore All-Big Ten grazie ai 7 touchdowns realizzati; dotato di un buon controllo del corpo riesce a mettere a segno delle ricezioni anche in situazioni complicate, e nonostante qualche drop di troppo ha sempre mostrato di essere un target sicuro e affidabile per il proprio quarterback.

Round 5, pick 27 (172): Jason Huntley, RB, New Mexico State Aggie
Velocissimo runningback che offre una buona produzione anche fuori dal backfield, è il tipico scat-back che può colpire in velocità e aggiungere un po’ di pepe al gioco offensivo di qualsiasi team; utilizzato con il contagocce nelle precedenti stagioni, nell’ultima il coaching staff degli Aggies ha deciso di affidargli maggiormente l’ovale e Huntley ha superato agevolmente le 1,000 yards. Difficile prevedere un suo utilizzo al di là delle offense situazionali, dovrebbe competere fin da subito per il ruolo di returner, ricoperto con successo in NCAA.

Round 6, pick 18 (197): John Penisini, DT, Utah Utes
Defensive tackle in grado di occupare stabilmente il gap impegnando anche due bloccatori, è il classico run stuffer che chiude gli spazi all’interno della linea costringendo il ball carrier a cambiare la direzione della propria corsa; potente, dotato di un buon gioco di mani, anche se abbastanza rapido nei primi passi sembra sia carente nei movimenti laterali e nelle varie tecniche di pass rushing, il che lo rende un giocatore tipicamente situazionale, nel caso dei Lions molto utile a ridurre le yards concesse su corsa, statistica in cui sono stati tra i peggiori nel 2019.

Round 7 pick 21 (235): Jashon Cornell, DL, Ohio State Buckeyes
Lineman difensivo versatile che nei Buckeyes ha giocato sia all’interno che all’esterno della D-line è un giocatore che punta quasi esclusivamente sulla rapidità di esecuzione e sulla tecnica per disimpegnarsi dai blocchi visto che fisicamente più di una volta ha dimostrato di subire i bloccatori avversari quando viene ingaggiato; discreto pass-rusher soprattutto quando viene schierato internamente, è un altro giocatore che sembra proiettato a fornire il proprio contributo in situazioni precise, entrando in rotazione sia come DT che come DE.

Voto Finale: 8
Matt Patricia aveva dato indicazioni precise a Bob Quinn prima del Draft, ed oltre a sistemare alcuni need principali desiderava assolutamente rinnovare entrambe le linee, tanto quella offensiva quanto quella difensiva, cosa che il GM ha aspettato a fare nel terzo giorno del Draft, andando a pescare giocatori che sembrano essere piuttosto adatti ai sistemi giocati da Detroit; in una classe profonda di WR Cephus è sparito un po’, anche a causa delle vicissitudini personali sopra citate, ma potrebbe rivelarsi una bella presa per i Lions alla stessa maniera di Okwara, potenzialmente il pass rusher che stavano cercando da tempo. Okudah anche se costato una terza assoluta andrà a sostituire uno dei leader della difesa, Darius Slay, mentre Swift entrerà fin da subito in concorrenza con Kerryon Johnson, tra l’altro sempre alle prese con infortuni che gli hanno impedito di giocare con costanza fin da quando ha messo piede in NFL, per il posto da titolare nel backfield. Tutto sommato una classe che potrebbe risultare azzeccata e regalare soddisfazioni al team del Michigan nel prossimo futuro.

GREEN BAY PACKERS

Round 1, pick 26 (26): Jordan Love, QB, Utah State Aggies
Probabilmente una delle scelte più controverse di questo Draft visto che quasi sicuramente Love sarebbe stato disponibile anche nel secondo round, ma in ogni caso Green Bay ha deciso di anticipare i potenziali avversari e assicurarsi uno dei talenti più interessanti di questa classe, certamente ancora da rifinire ma indubbiamente in possesso di qualità tali che lo mettono in condizione di essere uno dei nomi più caldi del prossimo futuro; dotato di un buon braccio, piuttosto accurato e preciso che gli permette di servire i compagni di squadra anche in situazioni piuttosto trafficate, ha visto le sue statistiche crollare nell’ultima season universitaria in cui ha inciso non poco il cambio del cast di supporto, e nella quale ha mostrato qualche difficoltà quando ha cercato di colpire sul profondo, spesso producendosi in lanci difficilmente ricevibili dai teammate. Talento grezzo che presenta ampi margini di miglioramento, avrà modo di affinarsi e curare una meccanica di lancio non ancora fluida lavorando a stretto contatto con uno dei migliori quarterback della lega e con un allenatore che ha costruito molte delle sue fortune sulla crescita dei QB.

Round 2, pick 30 (62): A.J. Dillon, RB, Boston College Eagles
Con entrambi i runningback, Aaron Jones e Jamaal Williams, entrati nell’ultimo anno del loro rookie contract i Packers anticipano i tempi e si dirigono su quello che probabilmente è il runner più fisico del Draft, un giocatore paziente, capace di seguire i blocchi e andare alla ricerca della luce prima di sfoderare delle buone accelerazioni in campo aperto; non eccezionale nelle situazioni di passaggio, è un RB che difficilmente viene fermato al primo contatto e che sa utilizzare bene lo stiff arm per tenere a distanza i difensori. Sulla carta particolarmente adatto alla zone giocata da Green Bay, aggiunge qualche variante al gioco offensivo del team.

Round 3, pick 30 (94): Josiah Deguara, TE, Cincinnati Bearcats
Tight end fisico che svolge un buon lavoro in fase di blocco, ha sfruttato le passate esperienze pregresse nel basket per affinare i movimenti sul campo da football, diventando uno dei ricevitori più efficienti dei Bearcats, divincolandosi sia nel traffico che all’esterno, dove spesso lo si vedeva uscire in traccia a recuperare il lancio del QB; dotato di buone mani e di un buon controllo del corpo, è abbastanza statico una volta ricevuta l’ovale e difficilmente si inventa qualcosa per guadagnare ulteriore terreno dopo il primo contatto.

Round 5, pick 30 (175): Kamal Martin, LB, Minnesota Golden Gophers
Buon placcatore che riesce a tenere a distanza i bloccatori e nel frattempo tenere sotto controllo lo sviluppo del gioco, non è molto fluido in fase di copertura e deve assolutamente migliorare la sua presenza nella zona visto che si è mostrato spesso impacciato quando è stato chiamato a coprire un possibile pass invece che aggredire la linea di scrimmage; snello, agile, rapido, è in grado di fornire un buon contributo anche negli special team, formazioni che potrebbero aprirgli le porte del professionismo.

Round 6, pick 13 (192): Jon Runyan, OL, Michigan Wolverines
Figlio del omonimo Pro Bowler ed ex Eagles Jon, rispetto al padre non sembra proiettato ad una carriera come offensive tackle, ruolo che ha ricoperto sia a destra che a sinistra nei Wolverines, ma destinato invece a giocare all’interno come guardia, dove la sua rapidità di piedi unita alla velocità di esecuzione offrono dei missmatches interessanti; dotato di una vasta conoscenza del gioco che gli consente di leggere velocemente lo schieramento che si trova di fronte e individuare potenziali blitz, è un bloccatore molto tecnico, sempre attento a scegliere l’angolo migliore con cui impattare il difensore a lui assegnato.

Round 6, pick 29 (208): Jake Hanson, OC, Oregon Ducks
Gran lavoratore che ha accumulato parecchia esperienza nei quattro anni passati ad Oregon, Hanson può ricoprire entrambi i ruoli all’interno della linea anche se le cose migliori le ha messe in mostra come centro nonostante qualche errore di troppo sugli snap; dotato di una buona mobilità e di un discreto gioco di mani, sa destreggiarsi molto bene nei raddoppi con le guardie, sopperendo con la tecnica individuale alla mancanza di peso e forza.

Round 6, pick 30 (209): Simon Stepaniak, OG, Indiana Hoosiers
Valido run blocker che può essere utilizzato come guardia su entrambi i lati della linea, si trova a proprio agio quando deve aggredire l’avversario mentre invece si trova in estrema difficoltà quando deve respingere un difensore che cerca di penetrare nel backfield; poco mobile con i piedi quando deve recuperare l’equilibrio per proteggere la tasca in situazioni di passaggio, al contrario risulta spesso determinante nei down in cui deve aprire la strada ai propri runningback, lavorando molto bene anche in combo con i compagni di reparto.

Round 7 pick 22 (236): Vernon Scott, S, Texas Christian Horned Frogs
Giocatore con alle spalle una marginale esperienza come titolare, è stato promosso starter solo nell’ultima season a TCU, si è messo in mostra nei mesi scorsi emergendo come uno dei punti di forza della difesa degli Horned Frogs, mostrando una buona attenzione in fase di copertura e una pronta reazione quando deve risalire il campo per supportare nelle azioni di corsa; prospetto ancora grezzo, rappresenterà una delle grandi scommesse del coaching staff dei Packers.

Round 7 pick 28 (242): Jonathan Garvin, EDGE RUSHER, Miami Hurricanes
Atleta in grado di giocare sia come defensive end nelle difese 4-3 che come outside linebacker negli schieramenti 3-4, Garvin non è riuscito a confermarsi nell’ultimo anno a Coral Gables dopo le ottime prestazioni sfoderate nel 2018, frenando una crescita costante che lo aveva accompagnato nel corso delle stagioni universitarie; agile, veloce, rapido nei primi passi, svolge un buon lavoro nell’attaccare il bloccatore che si trova di fronte, ma nella maggior parte dei casi, una volta terminato il primo sforzo non riesce a rilanciare l’azione per cercare di raggiungere il backfield avversario.

Voto Finale: 6
Nessuno si aspettava il trade up di Green Bay per assicurarsi le prestazioni di Love nonostante le parole di ammirazione spese da Coach LaFleur nei suoi confronti nelle tappe di avvicinamento al Draft, ed è innegabile che nella mossa operata dal team del Wisconsin in molti abbiano rivisto quella fatta tanti anni fa quando venne chiamato un giovane Aaron Rodgers con il veterano Brett Favre ancora presente a roster, e in assoluto possesso dello starting spot; una scelta lungimirante allora che i Packers hanno provato a replicare oggi, e che aprirà sicuramente degli scenari interessanti in ottica futura. Ottima la presa di Dillon per dare un po’ di fiato ad Aaron Jones e utile anche l’innesto di Deguara, che dovrebbe ritagliarsi un discreto spazio già nella rookie season. Martin e Runyan le scelte più interessanti in prospettiva tra quelle effettuate nel terzo giorno di un Draft che si è chiuso senza che il GM Brian Gutekunst si sia mosso per aggiungere un altro WR a roster e andare così a rimpinguare il numero di target a disposizione di A-Rod.

MINNESOTA VIKINGS

Round 1, pick 22 (22): Justin Jefferson, WR, Louisiana State Tigers
In molti mock Jefferson-Vikings era un binomio tra i più quotati e Minnesota non ha, di fatto, tradito le attese con la ventiduesima pick andando a prendersi il wide receiver che gli serviva proprio con la scelta ottenuta nella trade che ha portato Stefon Diggs a Buffalo; giocatore dotato di ottime mani e di un buon controllo del corpo, come il nuovo compagno di squadra Thielen sembra offrire il meglio nello slot ma a LSU ha accumulato esperienza anche all’esterno, facendosi notare per la buona esecuzione delle tracce e la capacità di completare la ricezione anche se la palla arriva distante dal suo corpo. Veloce, rapido nei cambi di direzione, discreto bloccatore in grado di contribuire al running game, deve migliorare sotto alcuni aspetti, in primis affinare la capacità di separazione e la determinazione nel lottare per la palla sulle ricezioni contestate.

Round 1, pick 31 (31): Jeff Gladney, CB, Texas Christian Horned Frogs
Cornerback sottodimensionato che ha perso qualche posizione al Draft a causa dell’intervento chirurgico subito al menisco una volta terminata la stagione NCAA, si è confermato tra i migliori a livello universitario anche nella senior season a TCU, mostrando un set di abilità che lo ha portato ad eccellere nelle varie situazioni di gioco, sia che fosse chiamato a coprire, sia quando doveva intervenire sulla corsa; buon placcatore, in grado di blitzare con efficacia quando necessario, è molto affidabile in entrambe i tipi di copertura, a uomo difficilmente perde il contatto con l’uomo, mentre a zona mantiene gli occhi ben incollati sulla palla pur riuscendo a difendere l’intera fetta di campo di sua competenza. Istintivo, dotato di un buon fiuto per la palla, inizialmente potrebbe avere qualche difficoltà nel contrastare i WR più fisici.

Round 2, pick 26 (58): Ezra Cleveland, OT, Boise State Broncos
Potenziale talento da primo round sceso a causa dell’infortunio al piede che lo ha costretto a saltare parecchi allenamenti nella sua ultima stagione in Idaho, Cleveland sembra essere il lineman ideale per la rapidità con la quale è stato chiesto di giocare alle linee offensive dei Vikings negli ultimi anni; atletico, mobile, dotato di una buona velocità di piedi e capace di trovare velocemente il bilanciamento del corpo mentre arretra nella tasca o avanza al secondo livello, è uno dei migliori run blocker puri di questa classe, ma deve migliorare come pass pro, visto che in qualche occasione lo si è visto in difficoltà quando ha dovuto contenere l’aggressività dei pass rusher avversari.

Round 3, pick 25 (89): Cameron Dantzler, CB, Mississippi State Bulldogs
La sua performance alle combine gli è costata una discesa consistente al Draft ma se ci si sofferma esclusivamente su quanto riportato dai video dei suoi trascorsi nella SEC si ha dinnanzi un cornerback tra i più completi della classe, in grado di coprire adeguatamente l’uomo e di fornire un supporto costante nel contrasto del running game avversario; buon placcatore anche se attualmente in possesso di una tecnica rivedibile, è agile, veloce, atletico, e quando lavora in copertura difficilmente perde il contatto arrivando spesso al limite della pass interference. Istintivo, dotato di un buon fiuto per l’ovale, il suo primo intercetto in NCAA lo mise a segno ai danni dell’attuale QB dei Ravens Lamar Jackson.

Round 4, pick 11 (117): D.J. Wunnum, EDGE, South Carolina Gamecocks
Defensive End che può essere utilizzato anche come outside linebacker negli schieramenti 3-4, è un prospetto rapido e veloce che può attaccare l’esterno di ogni linea offensiva e cercare di portare scompiglio nel backfield; dotato di una buona tecnica di base e capace di mantenere in costante movimento i piedi mentre continua a portare pressione sull’avversario, ha le caratteristiche necessarie per contribuire fin da subito nella rotazione che caratterizza la difesa dei Vikings. Rapido nei primi passi, atletico, tende a subire i blocchi quando viene isolato all’esterno.

Round 4, pick 24 (130): James Lynch, DE, Baylor Bears
Difensore combattivo che lotta con il bloccatore che si trova di fronte, nel corso della carriera universitaria ha giocato principalmente in tecnica 3 ma sembra avere le caratteristiche necessarie per essere spostato anche all’esterno e allinearsi in tecnica 5 sulla spalla del offensive tackle; macchinoso nei movimenti ma dotato di una buona forza nelle braccia, è molto abile a tenere gli occhi incollati sulla palla mentre affronta un blocco, e questo gli consente di prodursi spesso in buone giocate fermando o rallentando il ball carrier. Altro giocatore versatile, potrebbe essere impiegato sia in rotazione che nelle difese situazionali utilizzate da coach Zimmer.

Round 4, pick 26 (132): Troy Dye, LB, Oregon Ducks
Entrato in NCAA come una recluta three-star è cresciuto durante la permanenza a Eugene diventando uno dei leader del reparto difensivo dei Ducks, mostrando per l’intera durata della carriera universitaria una capacità di lettura del gioco superiore alla media; ottimo placcatore, dotato di una tecnica pulita ed efficace, veloce a penetrare nel backfield quando gli viene richiesto di blitzare, riesce a tenere sotto controllo lo sviluppo dell’azione e muoversi con rapidità verso il ball carrier. In grado di coprire il campo nella sua interezza, è abituato a giocare all’interno, ma se allenato a dovere può essere impiegato anche come outside in una difesa 4-3.

Round 5, pick 24 (169): Harrison Hand, CB, Temple Owls
Fisicamente ben costruito e in grado di contrastare anche i ricevitori più fisici, Hand sa leggere molto bene le intenzioni del quarterback, cosa che gli permettere di svolgere sempre un lavoro positivo in fase di copertura, risultando spesso decisivo nelle situazioni di pass; abile a risalire il campo per chiudere sul WR, a volte risulta invece impacciato quando deve effettuare un backpedal e cambiare improvvisamente direzione per coprire una traccia profonda. Rivedibile come placcatore, sembra essere destinato ad entrare nella rotazione del reparto defensive back e fornire il proprio contributo nelle difese situazionali come nichel e dime.

Round 5, pick 31 (176): K.J. Osborn, WR, Miami Hurricanes
Trasferitosi da Buffalo a Miami nella scorsa offseason NCAA ha gestito senza problemi lo spostamento dallo slot alla sideline, zona di campo che ha occupato nella sua ultima stagione universitaria con gli Hurricanes; veloce, sgusciante, abile a creare separazione e sfruttare i cuscini che gli vengono concessi dagli avversari per mettere a segno le ricezioni, è il classico ricevitore che punta tutto sulla velocità e per questo potrebbe facilmente trovare spazio sia negli special team che nelle situazioni in cui è necessario guadagnare parecchio terreno in poco tempo. Bloccatore combattivo, la bontà delle mani è un’incognita visto qualche drop di troppo di cui si è reso protagonista.

Round 6, pick 24 (203): Blake Brandel, OG, Oregon State Beavers
Tackle che ha giocato su entrambi i lati al college dovrebbe essere spostato all’interno tra i professionisti visto un movimento laterale macchinoso che non gli consente di arginare al meglio i pass rusher avversari; dotato comunque di un buon footwork, rapido a riprendere il bilanciamento dopo l’arretramento, ha sviluppato negli anni una propensione per la pass protection mentre è ancora carente nel run blocking. Alto, potente, pesante, è probabile che passerà il suo primo anno in NFL nella practice squad.

Round 6, pick 26 (205): Josh Metellus, S, Michigan Wolverines
Premiato con una menzione d’onore dai coach della Big Ten per i 74 placcaggi messi a segno nell’ultima stagione ha fornito delle prestazioni altalenanti per l’intera durata del torneo 2019 che non hanno convinto del tutto gli scout, colpiti negativamente dalla sua regressione in fase di copertura, soprattutto quando si è trovato di fronte ad attacchi che cercavano di sfruttare le tracce flood; istintivo, rapido a risalire verso l’uomo in possesso del pallone sia si tratti di una corsa che di un pass, risulta invece un po’ lento quando deve recuperare in profondità. Buon placcatore, se riesce a migliorare sotto alcuni aspetti del gioco può ritagliarsi un po’ di spazio nel back-end.

Round 7, pick 11 (225): Kenny Willekes, DE, Michigan State Spartans
Arrivato a Michigan State come walk-on ha lavorato sodo per emergere e con il tempo è diventato anche uno dei capitani degli Spartans, risultando uno dei migliori giocatori difensivi del team; elogiato dai coach che lo hanno allenato per la sua etica lavorativa, Willekes non è molto rapido di piedi ma sopperisce alla macchinosità dei movimenti iniziali con la forza e la tenacia con cui affronta ogni bloccatore. Combattivo, inesauribile, dotato di una buona forza nelle braccia e di una buona conoscenza tecnica, nelle mani di un coaching staff che ha saputo sviluppare dei validi defensive linemen negli ultimi anni può crescere ancora parecchio.

Round 7 pick 30 (244): Nate Stanley, QB, Iowa Hawkeyes
Pocket passer classico con dimensioni fisiche adatte per il football professionistico non è riuscito mai del tutto a convincere di valere un ingaggio al piano di sopra durante il periodo trascorso ad Iowa, nel quale ha alternato prestazioni convincenti ad altre assolutamente negative; dotato di un braccio potente capace di lanciare ad oltre 60 yds di distanza in movimento, a proprio agio in un sistema Pass Pro, mostra ancora lacune nella lettura che lo portano a prodursi spesso in decisioni sbagliate. Poco preciso quando lancia sul profondo, dovrò migliorare il tocco se vorrà costruirsi una carriera più importante di quella di un semplice backup.

Round 7 pick 35 (249): Brian Cole II, S, Mississippi State Bulldogs
Entrato in NCAA come four-star recruit nel ruolo di ricevitore, dopo una freshman season deludente a Michigan ha perso la borsa di studio e ha deciso di ripartire dagli Junior College con l’Eastern Mississippi Community College, sistemando i propri voti e recuperando terreno per rientrare successivamente in Division I-A con i Bulldogs; trasferitosi sul lato difensivo della palla, nonostante qualche problema di allineamento e tecniche di base, backpedal, shuffle, corsa squadrata, dovuto al cambio di ruolo, è riuscito ad emergere come uno dei giocatori più produttivi di MSU, mostrando determinazione e vasta conoscenza del gioco. Discreto placcatore, si è già posizionato spesso come ibrido al college agendo come ROVER.

Round 7 pick 39 (253): Kyle Hinton, OG, Washburn Ichabods
Altamente produttivo per anni nella Division III avrebbe potuto trasferirsi in un torneo NCAA più competitivo prima dell’ultima stagione ma alla fine ha deciso di rimanere a Washburn e completare li il suo percorso nel football universitario; pesante, potente, dotato di un buon gioco di mani e di un buon footwork, ha impressionato tutti gli scout presenti nel suo Pro Day, attirando su di se le attenzioni di diversi team NFL. Da rivalutare dopo un periodo passato in practice squad a farsi le ossa.

Voto Finale: 9
Con le prime due pick Rick Spielman ha operato seguendo il manuale del buon general manager per coprire i need principali venutisi a creare nel corso dell’offseason e fornendo al coaching staff due elementi in grado di partire titolari già il day one come Jefferson e Gladney prima di buttarsi su uno dei grandi crucci di Minnesota negli ultimi anni, la linea offensiva, andando a prendere un giocatore stranamente ancora disponibile sul finire del secondo giro come Cleveland, da molti considerato talento da first round. Con le scelte restanti i Vikings si sono impegnati a rimpinguare i reparti che necessitano di un restyling immediato, partendo dalle secondarie in cui si sono aggiunti talenti interessanti come Dantzler, Hand, Metellus e Cole II, fino ad arrivare alla linea, dove oltre all’intrigante Wonnum va tenuto in considerazione l’ex walk-on di Michigan State Willekes, ragazzo che ha tutte le carte in regola per sfondare anche al piano di sopra viste le grandi doti umane e professionali. Nel mezzo da non sottovalutare altresì la pesca di Dye, linebacker che può integrarsi fin da subito negli schemi di Zimmer, mentre in ottica futura andrà considerata l’evoluzione di Stanley, quarterback su cui si alternano giudizi positivi e negativi in prospettiva.

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