Pure quest’anno siamo ai titoli di coda, pure quest’anno una puntuale ondata di talento ha travolto la NFL rimescolando con controllato caos le carte in tavola: non avevo memoria di una classe altrettanto profonda ma soprattutto non avevo memoria di un draft così ricco di talento nel quale accumulare ossessivamente scelte è sembrato essere la strategia migliore e, soprattutto, di un draft in cui l’importanza di un’apparentemente banale chiamata al settimo round è stata altrettanto alta.
Quest’anno, vista l’assurda abbondanza di talento disponibile, il numero di draft universalmente definibili “successi” è piacevolmente elevato pertanto considero opportuno tagliare i convenevoli e dare il via all’analisi.

Vincitori

Baltimore Ravens

Partiamo dall’ovvio, in quanto nella loro breve storia i Ravens si sono costantemente dimostrati essere una delle più abili e competenti franchigie in assoluto in sede di draft: pure quest’anno Baltimore è riuscita a rispondere ai propri bisogni aggiungendo una pletora di giocatori pronti a contribuire da subito senza mai essere costretti a sacrificare preziose scelte.
Con pazienza e lucidità sono riusciti ad assicurarsi Patrick Queen, forse il miglior middle linebacker disponibile, alla ventotto nonostante in molti mock draft non fosse più disponibile a quel punto: nei turni successivi hanno aggiunto profondità e velocità all’attacco selezionando i vari Dobbins, Duvernay e Proche, tutti giocatori in grado di innalzare ulteriormente la pericolosità di uno dei migliori reparti offensivi della lega.
I vari Madubuike, Harrison e Washington probabilmente non vedranno da subito il campo, ma in pieno stile Ravens con pazienza e lungimiranza fra qualche anno diventeranno solidissimi contributori che firmeranno il contratto della vita da qualche altra parte dopo una sensazionale quarta stagione; uno fra Bredeson e Phillips avrà l’infame compito di rimpiazzare il probabile Hall of Famer Yanda, pertanto ritengo necessario abbassare quanto prima le aspettative, mentre assicurarsi l’ottimo Geno Stone al settimo giro ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere su un front office che da anni in un modo o nell’altro sembra essere costantemente in grado di selezionare i giocatori che vogliono alla posizione che vogliono.
DeCosta è fantastico.

Denver Broncos

Drew Lock è probabilmente l’uomo più felice di questo pianeta, ed a ragione: dopo anni di asetticità e noia il reparto offensivo dei Denver Broncos sembra pronto a decollare e ad erigersi come uno dei più pericolosi della lega.
Dell’assurdità di Jeudy alla numero 15 già vi ho parlato, ma purtroppo o per fortuna mi tocca tornare sull’argomento in quanto oltre che ad aver affiancato a Sutton il miglior ricevitore, o perlomeno il più pronto alla NFL, disponibile al draft, Elway ha pure rincarato la dose aggiungendo l’esplosivo e veloce K.J. Hamler selezionandolo in una posizione assolutamente legittima.
Ho apprezzato molto le scelte spese per rafforzare ulteriormente la linea d’attacco, da anni vero punto debole della squadra, soprattutto quella di prendersi un rischio con Netane Muti, giocatore che è scivolato fino al sesto round per i ripetuti infortuni sofferti negli ultimi anni: qualora dovesse trovare il modo di restare in salute, Denver si è assicurata un talento da secondo round ad un prezzo irrisorio.
La pressione sulle spalle di Lock potrebbe finire per schiacciarlo, soprattutto considerando le sole cinque partite giocate da titolare in NFL, ma non si può sicuramente dire che Elway non abbia fatto il possibile per metterlo nella miglior posizione per aver successo.

Dallas Cowboys

How ’bout them Cowboys?
Analogamente a Denver Dallas ha accolto a braccia aperte un ricevitore in grado di superare immediatamente quota 1000 yards che non aveva alcuna ragione per essere ancora disponibile a metà del primo round, e che affiancato a Gallup e Cooper dà ai Cowboys uno dei migliori receiving corp della lega: non è finita qui.
Altrettanto inspiegabilmente Dallas ha selezionato Trevon Diggs a metà del secondo round ed oltre che a colmare la lacuna apertasi dopo l’addio di Byron Jones l’altro Jones, Jerry, si è garantito un giocatore che sposa perfettamente il loro schema difensivo in una posizione in cui non avrebbe dovuto trovarsi.
A definire il successo di un draft ci pensano spesso le cosiddette value pick, o in termini più semplici giocatori troppo talentuosi per essere stati selezionati con una scelta così bassa: oltre a Lamb e Diggs, Dallas ha messo a segno un altro paio di value pick arraffandosi Gallimore ed Anae, due giocatori che facilmente troveranno il modo di contribuire fin da subito.
Buonissima pure la selezione di Biadasz, miglior centro disponibile al draft per cui hanno dovuto spendere solamente una scelta al quarto round e che con ogni probabilità rimpiazzerà da subito il ritirato Frederick: fantastico draft.

Minnesota Vikings

Tornate all’introduzione: fatto?
Tenendo a mente l’importanza assoluta di poter contare su un elevato numero di scelte in un draft così profondo, le quindici (!!) chiamate fatte dai Vikings basterebbero di per sé a permettermi di definire il loro draft come un successo: analizzando come sono state impiegate le scelte, ciò diventa pressoché obbligatorio.
Minnesota ha sopperito alle perdite avute in offseason draftando talenti come Jefferson, Gladney e Dantzler, tre ragazzi in grado di contribuire immediatamente e soprattutto di non far rimpiangere i dipartiti colleghi, ma non è finita qui: hanno aggiunto talento e profondità alla linea d’attacco draftando l’ottimo Ezra Cleveland, hanno rimpolpato la martoriata difesa a suon di value pick grazie a colpi come Wonnum, Lynch e Dye, tutti giocatori che credo avranno un ruolo discretamente importante fin da subito e, con l’altra mezza dozzina di scelte rimaste hanno dato una generale e necessaria profondità ad un roster ora più che mai ricolmo di talento.

Cincinnati Bengals

Qui andiamo sul sicuro, in quanto ogni qualvolta che una squadra bisognosa di direzione – ergo franchise quarterback – riesce a garantirsi il miglior prospetto della classe nella posizione più importante del gioco, non definire come successo tale draft diventa alquanto difficile.
Burrow era tutto ciò di cui i Bengals avevano bisogno, ed il fatto che siano riusciti ad assicurarsi Tee Higgins mi aiuta a capire che questa volta il front office sembri voler fare sul serio e, finalmente, mettere seriamente il proprio quarterback nella miglior posizione possibile; Wilson e Davis-Gaither con ogni probabilità rinnovano drasticamente ed efficacemente il dilaniato corpo linebacker aumentando così il livello di una difesa disperatamente bisognosa d’aiuto: attenzione che Cincinnati potrebbe vincere più partite di quanto chiunque possa aspettarsi.

San Francisco 49ers

Egocentrici, aggressivi ma al contempo calcolatori, i 49ers sono sicuramente stati i veri protagonisti di questa tre giorni saltando su e giù dal tabellone a suon di trade mozzafiato: nonostante le sole cinque scelte effettuate San Francisco ha brillantemente risposto ad ogni bisogno creatosi a marzo rimpiazzando ogni singolo giocatore dipartito con un’alternativa più giovane e, soprattutto, economica.
Via Sanders? Dentro l’esplosivo Aiyuk.
Via Buckner? Ma sì, prendiamo uno dei migliori defensive tackle disponibili, Javon Kinlaw.
Staley si ritira? Poniamo una volta per tutte termine a la tragicomica saga Trent Williams portandoci a casa uno dei migliori tackle di questa generazione.
Unico piccolo neo la dipartita di Breida, giocatore di cui sono innamorato, anche se la profondità nel backfield dei ‘Niners sarà in grado di non far sentire eccessivamente la sua mancanza.

Altri draft che mi sono piaciuti

  • Cleveland Browns: hanno risposto ad ogni più impellente necessità assicurandosi i migliori giocatori nel ruolo, come nel caso di Wills o Delpit.
  • Detroit Lions: tante value pick, tanta profondità aggiunta in ruoli poveri di talento.
  • New York Giants: forse, per la prima volta dalla notte dei tempi, i Giants possono aver risolto il problema left tackle.
  • Arizona Cardinals: vabbè, a questi sta andando bene tutto in questi mesi. Speriamo tutto ciò si traduca in vittorie sul campo.

Perdenti

Green Bay Packers

Forse non ho ben chiare le intenzioni dei Packers, forse solo a me risulta opportuno massimizzare gli ultimi anni della carriera di uno dei più magnifici quarterback di sempre circondandolo di gente in grado di creare separazione e ricevere il pallone: lasciando perdere per un attimo Jordan Love e le implicazioni create da tale scelta, esiste una spiegazione dietro il rumoroso rifiuto di selezionare un misero ricevitore in una delle classi più profonde di sempre nel ruolo?
Gli unici “aiuti” che ha ricevuto sono stati portati attraverso le acquisizioni di Dillon e Deguara, due incredibili reach che tra l’altro nemmeno rispondono a necessità primarie – anche se un tight end fa sicuramente comodo – ed un paio di offensive linemen selezionati nei round centrali: magari il tempo darà loro ragione, magari Love diventerà un Hall of Famer come il suo predecessore, ma sinceramente fatico a comprendere il rifiuto di aiutare il proprio iper-pagato franchise quarterback a portare a casa il secondo Lombardi negli ultimi anni della propria carriera.

Seattle Seahawks

Non ho molto da dire su quanto combinato durante il terzo giorno, in quanto non credo esista un front office in grado di trovare gioielli nei round finali del draft con altrettanta consistenza, ma le prime due scelte, a mio avviso, sono state pressoché inspiegabili: Jordyn Brooks e Darrell Taylor sono stati selezionati troppo presto e, purtroppo, davanti a giocatori considerati “migliori” dalla quasi unanimità degli analisti.
Seattle nell’ultimo decennio ha trovato spesso il modo di ridere in faccia alla convenzionalità ed al lavoro degli analisti, ma sinceramente non mi capacito del fatto che abbiano selezionato Brooks al posto di Patrick Queen: ed intanto Baltimore gongola e ringrazia.

Chicago Bears

L’unica scelta che mi è piaciuta è quella di Jaylon Johnson, anche se occorre tenere presente che il motivo per cui è scivolato così in basso riguarda preoccupazioni mediche che hanno spinto altre squadre a toglierlo completamente dal loro tabellone: Kmet era sì il miglior tight end disponibile al draft, ma considerando il fatto che oltre ad aver già molti altri tight end a roster, questo ruolo è quello che probabilmente prevede la curva d’apprendimento più lunga in assoluto e non so quanto tutto ciò sarà in grado di salvare la carriera di Trubisky.

Altri draft che non mi hanno particolarmente convinto

  • Los Angeles Chargers: poche scelte e molto rischiose. Non sono un grande sostenitore di Herbert, ma credo che il tempo avrà modo di smentirmi.
  • Miami Dolphins: i lavoro compiuto dai Dolphins è indiscutibilmente buono, ma alcune scelte non le ho capite, anche se credo che i loro valutatori di talento ne sappiano giusto un po’ più di me.
  • Las Vegas Raiders: tanta velocità, poco aiuto ad un reparto difensivo ancora lontano dall’essere considerato competitivo.

5 thoughts on “NFL: vincitori e perdenti del draft 2020

  1. La copertura del draft in sintesi la trovo esaustiva,Se posso mi piacerebbe avere una fotografia istantanea dei cambiamenti negli staff tecnici.In questo momento a bocce ferme conoscere ed avere un commento sui movimenti globali di allenatori ma in particolare dei coordinatori d’attacco e di difesa sarebbe una chicca quasi introvabile anche in USA.

  2. Davvero interdetto dal draft dei Raiders che di base definirei negativo. Però l’impressione è che la dirigenza Raiders abbia preso esattamente i giocatori che voleva, quindi speriamo ci abbiano visto giusto. Rimane il fatto che per prendere quei giocatori, avrebbero tranquillamente potuto fra trade down e raccogliere qualcosa di più.

  3. Saró di parte ma il dfaft dei Dolphins é assolutamente da approvare! Su Tagovailoa non c é un solo analista che ne abbia mai messo in discussione il talento. Semmai la salute._. Poi tanti kg presi sia in difesa che attacco .Unica perplessità vera sul terzo pick del primo giro,ma spero che coch Flores fosse sul pezzo. In ogn i caso il migliore draft del ventennio passatoa Miami.Poi sarà come sempre solo il campo a parlare.

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