Se si è calmata, dannazione se si è calmata: circondata da una tetra coltre di nebbia l’offseason NFL è entrata nel primo punto morto della sua troppo longeva vita, ovvero quello che spazia dall’ultima settimana di marzo al draft.
I migliori giocatori -Clowney a parte, ma ne parleremo meglio a breve -, analogamente alle ragazze più carine di un liceo per il ballo di fine anno, hanno già trovato un partner lasciando solamente una qualche Ugly Betty qua e là che, senza gli occhiali e con un taglio di capelli che risalti meglio il viso, potrebbe rubare la scena alle sopracitate e rinomate belle: scusatemi, la quarantena e le odiose tele-lezioni stanno avendo effetti devastanti sulla mia sanità mentale.
Conviene iniziare.

1) Clowney, tutto bene?

Non riesco a capire se sia io a sopravvalutarlo o il resto della NFL a sottovalutarlo clamorosamente: quarterback a parte, a mio avviso Clowney era uno dei migliori tre giocatori disponibili prima dell’inizio di questa sessione di free agency e come già saprete, nonostante l’interesse mostrato da più squadre è ancora free agent.
È vero, la sua storia medica non infonde particolare fiducia, ma un giocatore del genere è in grado di rivoluzionare qualsiasi pass rush con la propria semplice presenza sul campo di gioco: secondo vari report le sue richieste girerebbero intorno ai 20 milioni all’anno, cifra effettivamente alta per un individuo così fragile, ma credevo che ciò nonostante qualche squadre sprovveduta non avesse problemi a prendersi un rischio e coprirlo d’oro.
Ora come ora, sempre secondo i già menzionati report, i favoriti sembrano essere i Seattle Seahawks che dall’alto dei loro 13-15 milioni annui sono sicuramente quelli che hanno tentato con più convinzione di strapparlo dalla premeditata disoccupazione: attenzione, però, che tale disoccupazione potrebbe protrarsi per altri lunghi mesi.

2) La vita dà, la vita toglie

Lo ammetto, avevo accolto di buon grado il matrimonio fra Baltimore e Michael Brockers, ma le parti non avevano fatto i conti con le sfide logistiche lanciate da questa fastidiosa epidemia: ve ne ho già parlato, e long story short l’accordo è saltato e Brockers ha rinnovato con i Rams.
Baltimore, per consolarsi e per necessità, si è affidata al più economico ma potenzialmente più produttivo Derek Wolfe, veteranissimo ex Broncos con preziosa esperienza ai playoff: certo, come nel caso di Clowney i problemi di salute devono obbligatoriamente mitigare l’entusiasmo, ma un contratto annuale da sei milioni di dollari per un versatile lineman reduce da una stagione da 7.0 sacks, con il senno di poi, potrebbero sembrare l’ennesima magia dell’ottimo DeCosta.

3) Effetto Brady?

Ve l’ho ripetuto più e più volte, pertanto ribadirlo ancora non mi dà eccessivamente fastidio: nonostante la pessima reputazione costruita nell’ultimo lustro, lo scorso anno il front seven dei Tampa Bay Buccaneers si è espresso su ottimi livelli risultando il meno permeabile –  meno di 75 rushing yards a partita – sulle corse: non sapendo né leggere né – quasi – scrivere, mi sentirei di dire che la presenza di Ndamukong Suh abbia sicuramente contribuito e che perderlo sarebbe stato un vero peccato.
Sarebbe? Ah-ah, spoiler: Suh, probabilmente stimolato dalla presenza di Brady, ha accettato un rinnovo contrattuale di otto milioni per la prossima stagione, nella quale tenterà uno degli ultimi arrembaggi al Lombardi della propria carriera.

4) Il nuovo muro di Dallas… circa

Non uccidetemi la vibe: so benissimo che the great wall of Dallas era la linea d’attacco, ma l’accostamento mi sembrava così facile che al pensiero di evitarlo mi sono venute in mente le maledizioni del mio allenatore di basket quando al posto di un lay-up in campo aperto provavamo a tirare da tre.
Oggi sto divagando decisamente troppo.
Nonostante i continui e potenzialmente disastrosi temporeggiamenti con Prescott, Dallas sta investendo discreto denaro su defensive linemen d’esperienza nel tentativo di far compiere il definitivo salto di qualità al proprio reparto difensivo: oltre che al già trattato Gerald McCoy i Cowboys hanno messo sotto contratto il massiccio Dontari Poe a cifre ancora ignote.
Non più dominante come ai tempi dei Chiefs, Poe metterà a disposizione dei Cowboys la propria fisicità ed esperienza ad un prezzo tutto sommato ragionevole, anche se pensando al fatto che Poe e McCoy fossero i D-tackle titolari della disastrosa difesa dei Panthers non c’è molto di cui esaltarsi.

5) Una buona mossa, una un po’ meno

Indianapolis vuole vincere ora, già lo sappiamo, ed a quanto pare per raggiungere il proprio obiettivo sembra disposta a ricreare la difesa dei 49ers in provetta: all’ottimo Buckner affiancheranno infatti il tremendamente sottovalutato Sheldon Day, pezzo rotazionale dei quasi-campioni 49ers efficacissimo prevalentemente contro le corse ottenuto ad un prezzo da discount.
La mossa “un po’ meno buona” è stata invece quella di mettere sotto contratto Xavier Rhodes, cornerback “tostato” da almeno un paio d’anni: nonostante le inspiegabili convocazioni al Pro Bowl delle ultimi stagioni, Rhodes è da tempo uno dei peggiori cornerback della lega nonché vero e proprio anello debole della catena da attaccare a ripetizione.
Certo, un contratto annuale non vincola nessuna delle due parti ed è assolutamente possibile che un cambio di scenario sia in grado di ravvivargli la carriera, però… non mi piace.

6) A proposito dei Cowboys!

Scusate, quasi dimenticavo: Dallas ha messo sotto contratto per i prossimi tre anni Greg ‘The (Former) Leg’ Zuerlein.
Ottimo affare, no?
Mica tanto, a mio avviso: nonostante la potenzialmente illimitata gittata, Zuerlein negli ultimi sei anni è stato in grado di convertire il 90% dei propri piazzati solamente nell’oramai lontano 2017 faticando in particolar modo proprio l’anno scorso, quando fu in grado di realizzarne solamente il 72.7%.
Pure nel suo caso il riscatto è più che verosimile, ma tenendo in considerazione quanto siano stati dolorosi, sotto questo punto di vista, gli ultimi anni per i Cowboys…

7) Ultima chance per Funchess?

Ah, Devin Funchess: storia complicata la nostra, storia costituita da alti e bassi, un odi et amo catulliano che risale all’oramai remoto 2017… per il fantasy football ovviamente.
Quattro touchdown in quattro partite, un ottimo matchup la domenica successiva contro i generosi Green Bay Packers, cosa mai sarebbe potuto andare storto? Una ricezione per 19 yards. Bene.
Potreste interpretare questo episodio come allegoria della carriera del promettente ricevitore, giocatore estremamente fisico ed imponente in grado di dominare in red zone ma, per svariati motivi, mai definitivamente esploso: dopo una stagione durata la bellezza di una partita ai Colts, Funchess ha firmato un contratto annuale coi Packers sulla base di 2.5 milioni di dollari che potrebbero schizzare a 6.25 grazie ai vari incentivi.
Non credo sia la sua ultima opportunità, ma a questo punto per rimanere nel giro della NFL che conta sarà necessaria una comeback season capace di fargli guadagnare il primo contratto longevo della carriera.

8) James Harrison è sempre James Harrison

No, questa volta non vi propongo un sovrumano workout, ma qualcosa di tanto semplice quanto impressionante, ovvero Harrison che semplicemente grazie alla forza del proprio bicipite frantuma un povero uovo.
Enjoy!

9) Situazione in evoluzione?

Brandon Scherff, una delle migliori cose successe ai Redskins nell’ultimo lustro, è indubbiamente una delle più competenti guardie della lega e, naturalmente, chiunque ne è consapevole: Washington, nella sua perenne incertezza, ieri è riuscita a strappargli la firma sotto la franchise tag, estendendogli così il contratto per un altro anno.
A questo punto è ancora da chiarire se vorranno garantirselo per il futuro o se tale tag sia stata architettata per aver modo di scambiarlo a qualcuno durante o dopo il draft: guardie del suo calibro, nonostante il ruolo poco glamour, sono in grado di rivoluzionare una franchigia.

10) Nuggets!

Adrian Clayborn, aka colui che ha messo a segno un sesto dei sack racimolati in nove anni di carriera in una sola partita, ha raggiunto l’accordo coi Browns per un biennale da 6 milioni di dollari: a questo punto della carriera è chiaro che sarà un semplice giocatore rotazionale, ma come ci suggeriscono i sei sack a Prescott, nelle condizioni giuste è in grado di scatenarsi.
I Washington Redskins si sono assicurati l’ex Eagles e Bills Ronald Darby per il 2020: 4 milioni di dollari per l’un tempo promettente cornerback. Rimane in NFC North Geronimo Allison, ex promessa mai mantenuta dei Green Bay Packers che tenterà di ravvivare la propria carriera a Detroit; buon colpo dei Broncos, che a sorpresa si sono tenuti stretti l’ingiustamente sottovalutato Shelby Harris con un ragionevole contratto annuale da soli 2.5 milioni di dollari.
Houston, ehm, Bill O’Brien, ha intrapreso chiacchiere “serie” con il left tackle Laremy Tunsil per un’estensione contrattuale che quasi sicuramente lo renderà il protettore del lato cieco più ricco della storia del gioco.

 

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