In questo periodo che rimarrà per sempre vergato nei libri di storia a causa dello stop totale dello sport mondiale, la National Football League tiene fortunatamente banco per qualche giorno con l’apertura delle sue contrattazioni di mercato, un modo tanto semplice quanto divertente per far sembrare che la vita possa essere in qualche modo normale. I movimenti come al solito sono tanti e portano in campo una grossa ventata di novità che destano tantissima curiosità nel poter essere viste all’opera, sempre nella speranza che prima o poi ritorni la consueta condizione quotidiana.

IL FERVENTE MERCATO DEI QUARTERBACK

Tom Brady, davvero difficile immaginarlo con un’uniforme diversa da questa. Ma tant’è…

Le tessere del domino sono cadute quasi tutte al loro posto, e la notizia che fa inevitabilmente tendenza è la decisione di Tom Brady di porre termine all’esperienza di New England andando a chiudere la carriera in quella Florida così adatta per i pensionati di lusso. La pluri-decorata leggenda ha scelto l’aria di Tampa per provare a vivere quel senso di libertà che il rigidissimo regime-Belichick gli ha impedito in cambio di un palmares di proporzioni storiche, lasciando spazio a numerose interpretazioni sulle possibili motivazioni che possa detenere un avido vincente come Brady, che di certo non può accontentarsi semplicemente di riportare ai playoff i Buccaneers.

La mossa, per quanto clamorosa ed affascinante dal punto di vista mediatico (il prossimo Super Bowl si gioca a Tampa, ed ecco servita la spinta emotiva principale), lascia spazio a qualche dubbio, per quanto il mondo abbia imparato a non mettere troppo in discussione il più grande quarterback di tutti i tempi. La lineup offensiva dei Bucs è potenzialmente devastante se pensiamo alla presenza di ricevitori ultra-produttivi come lo sono Mike Evans e Chris Godwin e ad una coppia di tight end come O.J. Howard e Cameron Brate, ma di certo la destinazione non è prestigiosa come lo è stata Denver per Peyton Manning e molto più difficilmente – a meno che Tampa non attragga all’improvviso i migliori free agent rimasti sulla piazza – frutterà un titolo con le stesse probabilità di riuscita.

Di sicuro sarà un reparto offensivo più preciso, e poco ci vuole a fare meglio di quanto il martoriato Jameis Winston sia riuscito a causa del suo noto problema di intercetti, ma si sa, ad Arians piace bombardare sul profondo come la sua stessa storia di allenatore e coordinatore insegna, e Brady non è certo il prototipo ideale di passatore per addivenire a tale necessità. La questione si potrebbe fare parecchio interessante qualora Evans e Godwin liberassero sistematicamente spazi per l’intermedio, dove i tight end potrebbero provocare danni di una certa quantità, facendo ulteriormente emergere le qualità di ricevitore di Ronald Jones, oggetto misterioso che l’anno passato ha finalmente cominciato a mostrare qualcosa. Poi però serve anche una linea offensiva degna del saper proteggere una leggenda, ed eccetto Alì Marpet non c’è molto materiale che possa evitare di esporre ai colpi un regista poco mobile ed oramai giunto a fine carriera.

Se Drew Brees, inchiostrato per altri due anni dai Saints, avrà il piacere di incrociare le armi con Brady due volte l’anno (Saints-Buccaneers diventa istantaneamente un appuntamento divisionale imperdibile), Philip Rivers tirerà un bel sospiro di sollievo. Anche il focoso ex-quarterback dei Chargers lascia dietro sé una scia più che significativa – partita guarda caso proprio dalla sostituzione di Brees quand’ancora si parlava di San Diego – il suo 2019 è stato disastroso e ricolmo di turnover, uno dei punti più bassi per una squadra che non ha mai lottato per il titolo come le sue potenzialità avrebbero fatto presumere. Rivers ci riproverà ai Colts in una delle mosse più anticipate di tutta la offseason, dato che a Indianapolis ritroverà sia Frank Reich che Nick Sirianni, sue vecchie conoscenze ai Chargers, disporrà di una linea offensiva nettamente superiore allo scempio recentemente messo in campo da Los Angeles e godrà di un’alta probabilità di vincere la Division se considerato lo stato ricostruttivo dei Jaguars, l’auto-distruzione iniziata da Bill O’Brien a Houston e la possibile difficoltà dei Titans di riconfermarsi ad alti livelli. Bisognerà sempre sentire il parere di Mahomes per fare strada nella Afc, ma non avere Brady in mezzo ai piedi è già incoraggiante.

Un ciclo è giunto al termine anche nel North Carolina, dove a Cam Newton la dirigenza ha concesso il permesso di cercare una trade irritando non poco i sentimenti del giocatore, che si è visto soppiantare dal meritevole Teddy Bridgewater. Sulla decisione pesa molto il fatto di voler continuare l’opera di transizione nella nuova era decisa con il licenziamento di Ron Rivera, così come grava la poca sicurezza delle condizioni fisiche di Superman, un rischio che i Panthers non vogliono correre soprattutto nei migliori anni produttivi di Christian McCaffrey. Per Bridgewater si tratta della tanto agognata seconda chance dopo il devastante infortunio che ne mise a rischio carriera e salute, una piacevole riemersione da titolare nel football che conta dopo l’ottimo servizio svolto ai Saints in assenza di Brees: di certo, la solidità del soggetto non è in discussione, ed il poter nuovamente lavorare con Joe Brady, già conosciuto due anni fa a New Orleans e tutore di Joe Burrow a LSU nel 2019, avrà i suoi effetti benefici.

In attesa di conoscere la nuova destinazione di Newton sarà senza dubbio intrigante capire come Patriots e Chargers intenderanno giocare le loro carte ora che i Bears si sono tirati fuori dal mercato del ruolo acquisendo Nick Foles dai Jaguars, confermando la latente insoddisfazione nei confronti di Mitch Trubisky.

MIAMI ED IL GRANDE TUFFO NEL MARE DEI FREE AGENT

Shaq Lawson va a Miami e resta nella Afc East.

I Dolphins ripartono daccapo per l’ennesima volta sperando che il percorso possa essere quello giusto, ed il loro tuffo nel grande mare della free agency era senza dubbio atteso se non altro per la grossa porzione di salary cap a disposizione. Storia insegna però che i grossi nomi aiutano a vincere solamente i campionati astratti primaverili ma non necessariamente i campionati, e difficilmente senza un Draft di buona caratura le cose sono destinate a cambiare solo per aver aggiunto a roster qualche nuovo contratto pesante.

Miami avrà molto da dimostrare, soprattutto di non dover necessariamente diventare una succursale dei Patriots per vincere, un po’ lo stesso male che devono affrontare loro malgrado i Lions. Aggiungere difatti il Van Noy di turno (o il Jamie Collins, nell’esempio di Detroit) non significa sistemare una difesa automaticamente perché poi lo specifico giocatore – a maggior ragione un difensore multi-ruolo – ha bisogno di dimostrare di valere anche al di fuori del contesto in cui ha eccelso e di poter rendere con continuità anche dopo una stagione – l’unica di carriera – brillante sotto tutti i punti di vista per un giocatore difensivo. La speranza è quindi che Brian Flores possa plasmare Van Noy in un ruolo meno ibrido proprio come aveva cominciato a fare da assistente ai Patriots due anni fa, perché il contratto elargito non è di poco conto prevedendo ben 30 milioni garantiti, molti per chi deve provare ancora parecchio.

E’ una firma importante dal punto di vista nominale ma lascia gli stessi dubbi pratici che si trascina dietro il contratto accordato con Shaq Lawson, che ha prodotto la miglior stagione di carriera l’anno scorso a Buffalo ma nemmeno lui è così comprovato come i dieci milioni annuali di salario potrebbero far intuire. Misteriosa la decisione di dare 5 milioni annuali a Jordan Howard, perché parliamo di cifre da running back inseribile nella top 20/25 del ruolo quando in realtà il giocatore – pur essendo ancora giovane con i suoi 25 anni – non ha mai precedentemente mostrato di poter essere il feature back di cui Miami ha disperatamente bisogno per diversificare il suo attacco e non è un fattore in ricezione, e addirittura peggiore pare l’aver rimpinzato in eccesso il conto bancario di Ereck Flowers, proveniente da un buon anno a Washington e nulla più, ma ora detentore di uno dei contratti più ricchi nel settore delle guardie offensive senza aver dimostrato nulla a riguardo.

Tanti nomi quindi ma in apparenza poca sostanza al costo di una minor flessibilità salariale futura, quando i problemi di pass rush e linea offensiva si sarebbero potuti risolvere pagando molto meno. L’unica vera gemma del mercato dei Dolphins sembra essere quindi Byron Jones, strappato ai Cowboys ed ora appaiato a Xavien Howard creando la coppia di cornerback più pagata della Nfl, ma che con pochi dubbi si affermerà anche tra le più efficienti.

Meglio sperare che il Draft sia più redditizio.

MAYFIELD HA UN ALTRO GIOCATTOLO, MA RISOLVERA’ I PROBLEMI DEI BROWNS?

Austin Hooper dovrà dimostrare di valere il contratto firmato, impresa non così facile come si presenta sulla carta.

I Browns continuano a costruire il loro attacco aggiungendo arma dopo arma, anche se la strategia si è ritorta loro contro proprio nel recente passato. Dopo aver compreso che Freddie Kitchens non rappresentasse proprio la soluzione scientifica al problema nonostante l’incoraggiante spezzone di stagione coordinata due anni fa, l’aria di Cleveland è senza dubbio più tesa rispetto a dodici mesi fa, quando l’arrivo di Odell Beckham, l’aggiunta di Kareem Hunt e le presenze di Mayfield, Landry e Chubb e di una difesa in netta crescita avevano automaticamente sparato Cleveland al Super Bowl senza eseguire gli opportuni controlli.

E’ andata com’è andata. Niente playoff, Mayfield pesantemente regredito, Beckham ignorato dal playbook e confermatosi essere la solita primadonna, e necessità di ripensare completamente alla strategia futura. Il nuovo giocattolo offensivo si chiama Austin Hooper ed assieme a Hunter Henry, taggato dai suoi Chargers, era il miglior tight end disponibile sul mercato: firmato per 44 milioni (23 garantiti) è ora uno dei più pagati nel suo ruolo, viene da un campionato di alto livello con i Falcons ed ha sempre mantenuto un rendimento costante mostrando nel contempo una solida affidabilità fisica. Fino a qui tutto bene, l’unico pesante dubbio relativo alla portata dell’investimento è il capire se il ragazzo possa rendere altrettanto anche al di fuori di uno schema offensivo che gli ha permesso sistematicamente di farsi trovare smarcato contro le difese a zona accumulando cifre molto interessanti, ma comunque derivate da situazioni di gioco ben circoscritte.

I Falcons hanno spesso giocato dovendo rimontare il punteggio e senza poter contare su un gioco di corse particolarmente efficace, Ryan ha lanciato a ritmi vertiginosi e di conseguenza Hooper ha accumulato tante statistiche in ovvie situazioni di lancio o a gara sostanzialmente già scappata, per cui il punto focale di questa firma sarà quello di dimostrare di appartenere ad un’élite del ruolo che in questo preciso momento è solamente comprovata dai numeri inseriti a contratto. I Browns non si possono assolutamente permettere un’altra stagione come quella passata perché troppi sarebbero altrimenti gli aspetti da mettere in discussione senza peraltro potersi permettere di riaprire un’altra volta un nuovo ciclo in così poco tempo.

Per assurdo le maggiori certezze sono offerte dalla firma di Jack Conklin, anch’egli tra i migliori giocatori disponibili nel suo ruolo e sicurezza aritmetica nella resa in fase di bloccaggio per le corse ed in crescita nel settore protezione del quarterback, un pezzo pregiato che i Browns non si sono fatti sfuggire colmando una lacuna quasi tragica, che altrimenti avrebbe costretto la dirigenza ad accontentarsi di opzioni secondarie o a rinunciare a qualche cartuccia da sparare nel Draft per arrivare a qualche veterano scontento.

LE PESANTI CONFERME DI COWBOYS E TITANS

Ancora assieme, almeno per il 2020…

Almeno per quest’anno Jerry Jones avrà raggiunto l’obiettivo di tenere assieme il meraviglioso trio offensivo costituito da Prescott, Elliott e Cooper. Alla fine della fiera la situazione si è ribaltata in maniera opposta alle previsioni, con il forte wide receiver oggi titolare di un fresco contratto quinquennale per 60 milioni garantiti ed il problema-Prescott rimandato a data da destinarsi per via di un tag che si pensava fosse invece da destinarsi al buon Amari. Dallas ha battuto la concorrenza della rivale Washington, per la quale Cooper avrebbe rappresentato un grande progresso rispetto alla situazione attuale e sarebbe stata per lui economicamente più redditizia, tuttavia i Cowboys offrono maggiori garanzie di vittoria ed un sistema già conosciuto nel quale il ricevitore tornerà a rivestire un ruolo primario, e di certo la sfida rappresentata dal giocare nel nuovo sistema di Mike McCarthy ha il suo fascino.

Delle cifre poco importa, l’affare per Dallas portava tutto il profumo del no-brainer perché Cooper dal momento dell’approdo in Texas si è affermato come nelle sue potenzialità in uscita dal college, diventando uno dei migliori dieci ricevitori della Nfl. La produttività dell’attacco dei Cowboys ha goduto di enormi benefici dal’inserimento di Cooper in schemi in parte rivoluzionati dall’oggi confermato coordinator Kellen Moore, costruendo un’ottima connessione con il suo quarterback. Ora la questione-Prescott si protrarrà o meno fino al prossimo 15 luglio, scadenza entro la quale il regista potrà siglare un nuovo contratto, a patto che le parti possano giungere ad un accordo a questo punto differente dai 33 milioni annui che Jerry Jones aveva messo sul piatto prima di applicare un franchise tag che garantirà a Prescott il medesimo importo per il 2020.

Un rinnovo ed un tag sono le mosse altresì applicate dai Titans per confermare due pezzi offensivi determinanti per l’entusiasmante corsa fermatasi alla finale della Afc, nel tentativo di ripetere per un’altra stagione la profondità di tale impresa. Qualche dubbio in più rispetto alla situazione di Dallas è assolutamente lecito, per quanto bene abbia difatti giocato Ryan Tannehill tutto quello che Tennessee ha per le mani è una porzione di stagione ad altissimi livelli alla quale dovrà seguire un’opportuna asseverazione, impresa rischiosa e psicologicamente tutt’altro che facile una volta siglato un contratto che garantirà all’ex-quarterback dei Dolphins addirittura 62 milioni per il prossimo quadriennio.

Molto costoso anche il tag con cui Derrick Henry è stato bloccato per un altro anno, 12 milioni non sono oggigiorno pochi per il ruolo di running back ma d’altro canto la corsa di cui sopra non potrebbe mai essere possibile senza l’autentica superstar della scorsa edizione dei playoff, chiamata tuttavia a ripetere quell’efficienza dinanzi alla quale nessuna difesa ha trovato rimedio. Henry tornerà a percorrere i varchi di una linea che sembra indebolita dalla partenza di Jake Conklin, la cui specialità è proprio il blocco per il running back, in un lato destro che vedrà la riserva Dennis Kelly tentare di colmare tale vuoto senza offrire particolari garanzie.

BEST OF THE REST

  • Con le aggiunte di Calais Campbell e Michael Brockers i Ravens migliorano istantaneamente una difesa già forte, che vedrà il rientro del taggato Matt Judon.
  • La reunion tra Matt Patricia e Jamie Collins a Detroit ci lascia più di qualche sospetto, sono troppi i giocatori che una volta lasciati i Patriots non rendono come prima e Collins l’ha già dimostrato a Cleveland. A lui, Duron Harmon e Danny Shelton il compito di sfatare l’ingombrante mito.
  • La conferma di Austin Ekeler per altri quattro anni a 15 milioni garantiti è un affare colossale per i Chargers se relazionato alla produttività del giocatore.
  • Cory Littleton è un upgrade immediato per la batteria di linebacker dei Raiders.
  • Di primo acchito è sembrato molto strano vedere i 49ers cedere un pezzo pregiato come DeForest Buckner, ma il ritorno di una prima scelta e la poca possibilità di rinnovargli il contratto alla fine del 2020 potrebbe avere un senso compiuto. Piuttosto, si può discutere sul fatto che San Francisco gli abbia preferito Arik Armstead.
  • Gli Eagles hanno messo a segno uno dei colpi più sottovalutati del mercato firmando Javon Hargrave, che in una linea comprensiva di Fletcher Cox e Brandon Graham creerà mal di testa estesi ai coordinatori offensivi avversari.
  • Blake Martinez e James Bradberry potrebbero sembrare ottimi innesti per la difesa dei Giants, ma non alle cifre dei loro nuovi contratti.
  • I Broncos stanno ricostruendo entrambe le linee, da non sottovalutare gli arrivi di D.J. Reader e Jurrell Casey per la trincea difensiva e della guardia Graham Glasgow per il fronte offensivo.
  • Con 39 milioni garantiti tra Robert Quinn e Jimmy Graham i Bears hanno effettuato due delle peggiori firme dell’intera sessione.
  • Davvero, cosa passa nella testa di Bill O’Brien? Una star come Hopkins avrebbe fruttato ovunque una prima scelta in cambio, Houston ne ricava una seconda ed il pesantissimo contratto di un running back acciaccato e non più giovane come David Johnson, e Randall Cobb non è certo la mossa di mercato che risana l’irreparabile.

2 thoughts on “Mercato Nfl, pensieri sparsi su free agency e trade

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