Trascorsi i primi due round dei playoff è tempo di eseguire i primi bilanci parziali, il panorama si è difatti ridotto a sole quattro squadre rimaste in lizza per il Vince Lombardi Trophy e nessuna di queste pare vantare la completezza e le credenziali che si possono leggere analizzando il biglietto da visita presentato dai 49ers.

La pass rush dei 49ers è stata ancora una volta la chiave di lettura per le enormi difficoltà offensive degli avversari di turno.

Autori di un turnaround a dir poco spettacolare – ricordiamo il 4-12 di un anno fa – i ragazzi di Kyle Shanahan hanno dimostrato incisività e concretezza in ogni settore del campo, una possibilità resa reale dalla versatilità dei talenti in possesso del roster abilmente allestito da John Lynch, distinguendosi con evidenza dalle altre super-favorite al titolo prima dell’inizio della postseason quali New England e Baltimore, due avversarie che essendo già rimaste dinanzi al televisore rendono l’occasione dei rosso ed oro ancora più propizia di quanto già fatto intuire in una stagione regolare dominante.

Da qui a dire che San Francisco vincerà certamente il Super Bowl ce ne passa, c’è difatti una battaglia che assapora di classico contro Green Bay all’orizzonte con annessi tanti ricordi dei vari duelli di postseason tra Steve Young e Brett Favre, e nell’eventualità ci sarà poi da fronteggiare la vincente tra Chiefs e Titans, ognuna delle quali porta delle evidenti e soprattutto differenti scomodità nell’essere affrontate, dovendo nel primo caso trovare il modo di non subire touchdown a raffica dalla macchina orchestrata da Mahomes, e nel secondo reperendo un modo efficace di bloccare Derrick Henry, impresa di questi tempi titanica.

La regular season dei Niners è stata entusiasmante e ad un certo punto del percorso stranamente vissuta sul filo di lana, con quello scontro-chiave dell’ultima giornata contro quei Seahawks contro i quali ci si è giocati fino all’ultimo secondo il miglior posizionamento possibile nei playoff, e la tanto agognata settimana di pausa prima di entrare in scena dinanzi al più pretenzioso palcoscenico di gennaio. Nulla di tutto ciò ha tolto dalla mente la sensazione di dominio, esercitato come una forte pressione alla quale è quasi impossibile trovare rimedio, finendo inevitabilmente con le gambe all’aria nel mentre si tenta di capirci qualcosa. La lista delle vittime maggiormente illustri include Rams, Panthers (quelli di inizio stagione, ben differenti dai derelitti visti in coincidenza dei titoli di coda…) e soprattutto quegli stessi Packers letteralmente demoliti per 37-8 a seguito di una lezione difensiva esemplare ed un gruppo di giocate basate su mismatch atletici in grado di far impallidire chiunque, gli stessi che domenica affronteranno la trasferta al Levi’s Stadium cercando di cancellare il brutto ricordo di quel primo incrocio il cui 37-8 sapeva lo stesso odore dell’asfalto preso sui denti.

Telvin Coleman è il leader di un backfield molto versatile.

A differenza di Patriots, Ravens, e se vogliamo anche di quei Chiefs completamente disorientati in quel primo quarto della sfida poi stra-vinta contro Houston, nella baia si è fatto ingresso in campo postseason esattamente così come lo si era lasciato, con la stessa intensità, con la stessa consapevolezza di poter e saper vincere, senza cadere in tranelli troppo pericolosi. La partita contro i Vikings non è stata brillante a trecentosessanta gradi, per carità, il divario nel punteggio non ha reso l’idea di quanta differenza portassero i relativi valori trasmessi dal campo, ma le intenzioni sono rimaste bellicose esattamente come in precedenza, peraltro accompagnandosi ad un’esecuzione spesso impeccabile.

La difesa coordinata da Robert Saleh ha offerto una prova succulenta, che ha visto quale unica sbavatura la meta concessa a Stefon Diggs nel primo quarto del Divisional di domenica scorsa. Per il resto della pericolosità di Dalvin Cook nemmeno l’ombra e di conseguenza l’arma primaria del gioco offensiva in porpora è stata eliminata, di conseguenza pressione interamente riversata su un Cousins complessivamente inefficace e giocate determinanti inanellate in serie grazie alle prodezze del versatile Nick Bosa, spettacolare nel suo portare pressione, cercare il placcaggio sul running back e difendere pure i passaggi sul corto, oltre alla pass rush offerta da Buckner, Thomas ed Armstead, componenti dell’attuale miglior linea difensiva della lega.

La rinascita di Richard Sherman contribuisce espletando un ruolo di assoluto primo piano, il defensive back è difatti tornato ai suoi consueti livelli di All-Pro certificato dopo il recupero dalla rottura del tallone D’Achille e non solo per l’intercetto rimediato domenica ai danni di Cousins stesso, ma pure per una stagione che l’ha visto concedere 0.44 yard per ciascun snap in copertura su un ricevitore, miglior dato di tutta la Nfl secondo i conteggi effettuati da Pro Football Focus. Ultima considerazione ma non certo in termini di rilevanza, la leadership fornita da Fred Warner, la puntualità di intervento di Dre Greenlaw, e l’auspicato rientro dalla injured reserve di Kwon Alexander fornisce un settore linebacker di potenzialità devastanti.

I Niners vincono anche senza statistiche eclatanti da parte di Jimmy G.

Spesso è uno dei due reparti a coprire le falle di quello opposto, attacchi come quello dei Chiefs possono sopperire a difese tutt’altro che dominanti così come abbiamo visto tantissimi reparti difensivi giocare a livelli in grado di mascherare evidenti lacune offensive nel muovere il pallone con la costanza richiesta, ma a San Francisco le cose funzionano molto diversamente.

I quasi 30 punti a partita di regular season sono stati il secondo miglior risultato di lega e sono frutto di una filosofia offensiva capace di assegnare compiti differenti agli elementi più multiformi che il roster riesce a presentare: abbiamo osservato tantissime volte George Kittle devastare in fase di ricezione soprattutto nei momenti decisivi degli ultimi quarti dopo aver trascorso l’intera partita a bloccare con un’efficacia di primo livello; la gara contro Minnesota ha evidenziato la volontà di schiacciare la difesa riducendola in piccoli sassolini insignificanti correndo per tutto un drive guadagnando almeno 4 yard a tentativo e concludendolo con una meta grazie ad un backfield a tre teste tutte di eguale consistenza; giocatori infine determinanti ma non esattamente in possesso dell’etichetta di superstar – vedasi Deebo Samuel e Kyle Juszczyk – possono essere schierati in varie posizioni prima dello snap ed eseguire danni di simile entità sia sul corto che sul profondo, donando un’imprevedibilità che non può che costringere le difese a rimanere in stato costante di all’erta, giustificando la superiorità dei Niners nella gestione dei tempi di possesso offensivo. Ed il tutto non tiene conto del fatto che Jimmy Garoppolo può saltuariamente permettersi statistiche del tutto normali, senza che nessuno se ne accorga se non dopo aver affrontato la lettura degli appositi tabellini una volta terminata la gara.

Nick Bosa è candidato al premio di matricola difensiva dell’anno.

Ci siamo sbilanciati spesso sull’argomento San Francisco e sull’equilibrio nei dinamismi di una formazione così forte tanto in attacco quanto in difesa, la qualità principale che rende i 49ers quali favoriti d’obbligo una volta giunti a questa profondità nei playoff, a maggior ragione dopo che lo spauracchio chiamato Baltimore ha terminato la sua corsa anzitempo. Prima di parlare troppo presto c’è da affrontare la temibile pass rush dei Packers, quella marchiata a fuoco da quei due Smith che hanno rappresentato le migliori mosse di mercato della offseason gestita nel Wisconsin, Aaron Rodgers in clima post-stagionale è sempre Aaron Rodgers e crediamo di non dover insegnare nulla a proposito verso chi legge queste righe ed ha già pratica delle eroiche prestazioni invernali del numero dodici, ed andranno eseguiti i dovuti conti verso la pericolosità sistematica di Aaron Jones, l’accumula-yard per eccellenza in questo specifico momento del campionato, e con il ritrovato Davante Adams, che messi da parte gli infortuni è tornato ad essere un ricevitore talmente letale da presumere che Sherman gli starà francobollato a uomo nella maggior parte dello svolgimento del prossimo Championship Nfc.

Gli incontri precedenti lasciano il tempo che trovano, lo sottolineiamo per dovuta correttezza nei confronti degli eccessi di presunzione, ma ricordiamo che i Niners, in occasione dell’ultimo scontro tra San Francisco e Green Bay, tennero Rodgers a 104 yard totali atterrandolo in cinque differenti occasioni. Non si pretende o prevede certo una prestazione simile, il clima sarà nettamente differente vista la posta in palio, ma la squadra di Kyle Shanahan parte certamente da favorita se non altro per tutte le pericolose armi che può permettersi di schierare da ambo i lati del campo. Solo a pensarle, cresce il senso intimidatorio che questa compagine è riuscita a fornire per tutta la durata del centesimo campionato Nfl.

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