Ne parliamo con stupore a settembre, con un pizzico di disillusione ad ottobre e con assoluta meraviglia a novembre, ne parliamo troppo spesso per restarci ancora di sasso: l’upset, specialmente nel football americano, è sempre dietro l’angolo ma arrivati al punto dell’anno in cui le diverse direzioni prese dalle stagioni delle due squadre in campo sembrano essere in grado di suggerirci con assoluta precisione il risultato finale, rimanere basiti dinanzi a certi risultati è a maggior ragione più facile.
Il football è strano signori e le motivazioni spesso e volentieri trascendono il record o una possibile qualificazione ai playoff: immagino abbiate abbondantemente inteso da dove intenda iniziare.

Dopo aver preso lo scalpo ai Saints a termine della partita più elettrizzante dell’anno, pochi avevano riserve circa l’esito di ‘Niners contro Falcons, soprattutto guardando velocemente i record delle due squadre in campo: nonostante a questa stagione non abbiano più assolutamente nulla da chiedere, gli Atlanta Falcons hanno sorpreso i ‘Niners 29 a 22. Per San Francisco il rischio d’autocompiacimento era alto almeno quanto la posta in palio poiché Seattle, in seguito al successo contro Carolina, aveva riacciuffato gli “amati” rivali divisionali: l’inizio dei ragazzi di Shanahan è stato piuttosto sornione, in quanto i primi punti della giornata sono arrivati nel secondo periodo di gioco grazie ad un touchdown di Mostert a cui il rinato Julio Jones ha risposto prontamente qualche minuto dopo. Uno scambio di piazzati ha portato le due compagini all’intervallo su un poco esaltante 10 a 10, trasformatosi in un altrettanto anonimo 13 a 10 San Francisco a fine terzo quarto: il tanto agognato break è arrivato a dieci minuti dal termine, quando Barner ha commesso un sanguinoso fumble su punt return recuperato scaltramente da un Juszczyk che, pochi istanti dopo, ha firmato il touchdown del 20 a 10 con una ricezione da due yards. Considerando la forza dei due team in questione, considerarla chiusa cominciava ad avere decisamente senso, ma con Atlanta in campo non si può mai dire mai: nonostante il record assolutamente negativo e l’ennesima stagione alquanto fallimentare, ogni singolo membro del roster dei Falcons da settimane sta dando il 110% nel tentativo di salvare il posto a coach Quinn, e ciò che sto per raccontarvi altro non è che l’ennesima prova di tutto ciò. In cinque minuti, principalmente grazie ad una pass interference su Julio Jones, Atlanta ha accorciato le distanze con un TD da una iarda di Qadree Ollison: nel drive della verità San Francisco non è stata in grado di guadagnare il primo down decisivo e, su 4&1, Shanahan si è accontentato del piazzato che ha dato a loro un margine tutto sommato in grado di infondere tranquillità, un +5 che costringeva i Falcons ad un improbabile touchdown con meno di due minuti rimasti da giocare.

Un paio di passaggi a Freeman, un paio a Jones e qualche scramble di Ryan hanno inesorabilmente condotto Atlanta dentro le dieci dei ‘Niners e, su secondo down con meno di dieci secondi rimasti da giocare, ecco il touchdown della vittoria firmato da Hooper… venire annullato poiché l’ovale ha toccato il suolo prima che l’intero e poco chiaro processo di ricezione fosse completato. Con un altro tentativo a disposizione, Ryan è tornato dalla propria stella Jones: Julio riceve il pallone dando le spalle alla end zone e, immediatamente dopo essersi assicurato il possesso, viene colpito da un difensore dei ‘Niners, incapace però di impedire che l’inerzia permetta all’ovale ed al numero undici di fare ingresso in end zone. A seguito di un QB kneel sull’extra point, Atlanta ha abbellito il tabellino con un inutile touchdown dello special team arrivato a seguito della sempre esilarante sagra del lateral pass: vittoria “inutile” per Atlanta, sconfitta assolutamente catastrofica per San Francisco che in un paio d’ore è passata dal guardare dall’alto la NFC ad un inquietantemente ingiusto quinto seed.

Dopo esserci dilungati sull’ex regina della NFC spostiamo la nostra attenzione sui piani alti della AFC.
In quello che mi prendo la libertà di definire come “On to Cincinnati Bowl”, i New England Patriots hanno finalmente riassaporato una doppiavù sopraffacendo i poveri Bengals 34 a 13: nonostante un Brady ancora lontano dal poter essere definito efficace – poco più del 50% di completi – Cincinnati è stata in partita solamente per trenta minuti, poiché i primi quattro drive della ripresa si sono aperti con tre intercetti – fra cui una pick six – ed un punt. Vincere contro questi Bengals non era particolarmente difficile, però non si può dire che l’emergenza offensiva sia rientrata: il corpo ricevitori fatica ancora tremendamente a mettere insieme giocate e la linea d’attacco non sembra essere in grado di fornire consistentemente una protezione adeguata al proprio quarterback.
In una giornata tanto nevosa quanto suggestiva i Kansas City Chiefs – e la neve – si sono dimostrati essere troppo per i Denver Broncos di Drew Lock: nonostante condizioni assolutamente proibitive Patrick Mahomes non ha avuto alcun problema ad orchestrare un agevole 23 a 3 arrivato principalmente grazie alle sue 340 yards. Gran parte del merito per questa vittoria va attribuito però ad un reparto difensivo che nelle ultime settimane è costantemente salito di colpi: nonostante un attacco leggermente meno produttivo di quello dello scorso anno Kansas City mi sembra decisamente più pericolosa ora in quanto indiscutibilmente più completa.

Si ferma la titanica corsa di Tennessee: contro dei Texans meno brillanti ma più spietati e concreti i Titans sono stati costretti a capitolare 24 a 21 una partita che avrebbero potuto – e dovuto – tranquillamente vincere. Mi permettete di elencarvi l’impressionante serie di errori dei Titans che a mio avviso è costata loro la partita? Errore numero uno: dopo aver brutalmente fermato un promettente drive di Houston tramite intercetto in end zone, Tennessee si è vista bloccare un piazzato. Errore numero due: con entrambe le squadre ancora a zero punti, Firkser ha droppato un sanguinoso pallone a ridosso della goal line che è comicamente finito fra le reattive mani di Mercilus che a seguito di una cavalcata da quasi 90 yards ha permesso a Watson di aprire le danze. Errore numero tre: sotto 14 a 0 invece che tentare un complicato piazzato da 54 yards Vrabel ha reputato più congeniale tentare di muovere le catene… tramite un fake punt pass ovviamente fallito! In una partita persa di tre misere lunghezze, molto probabilmente, un errore in meno avrebbe comportato un risultato completamente diverso: ora Tennessee per centrare la qualificazione ai playoff sarà costretta a battere New Orleans e Houston, ammesso che i Texans vincano la settimana prossima contro Winston ed i Buccaneers.
Chiudiamo la nostra rassegna con il Sunday Night Football: a seguito di un combattutissimo 17 a 10 agli Steelers, i Bills, per la seconda volta in tre anni, si sono assicurati un posto ai playoff. Come potete intendere dal punteggio, la partita non è stata sicuramente spettacolare, o perlomeno non nel senso convenzionale del termine: ad Heinz Field è andata in scena una vera e propria battaglia fra due squadre estremamente fisiche sulla linea di scrimmage e, soprattutto, fra due difese note per la propria abilità nel generare turnover, in quanto a fronte di nemmeno cinquecento yards di total offense le due compagini sono state in grado di accumulare sette turnover! A decidere la partita, in definitiva, ci hanno quindi pensato i cinque turnover messi a segno dall’attacco degli Steelers che, offensivamente parlando, non sembrano neanche lontanamente una squadra da playoff: staremo a vedere se difesa e special teams riusciranno a trascinarli alla postseason.

Facciamo altrettanto per la NFC?
In una giornata nella quale Los Angeles ha dimostrato a noi tutti che nell’autosabotarsi non hanno – e mai avranno – eguali, i Minnesota Vikings si sono partita a casa un agevole 39 a 10 figlio dei SETTE turnover dei Chargers: avete mai assistito ad una partita nella quale una squadra battuta con uno scarto di circa 30 punti abbia accumulato più yards della squadra vittoriosa? A costare la partita a L.A. ci hanno pensato tre intercetti – più un fumble – di Rivers, due fumble di Gordon ed uno di Henry: avercene di giornate del genere.
Vincono pure i Green Bay Packers che battendo 21 a 13 i soliti inconsistenti Bears centrano, dopo un’assenza di due anni, la qualificazione ai playoff: nonostante un reparto offensivo ancora decisamente poco convincente, Green Bay è riuscita a portarsi a casa questa importantissima vittoria principalmente grazie all’ottimo lavoro di una difesa sensibilmente migliorata durante il corso della stagione. Per Chicago adesso è ufficialmente finita, le loro speranze di postseason si sono definitivamente spente: prevedo una lunga offseason nella Windy City.
Tornano al successo i Seattle Seahawks che rettificano lo scivolone della scorsa settimana contro i Rams battendo 30 a 24 dei discreti Carolina Panthers; nonostante i continui errori di Kyle Allen – tre intercetti pure ieri – Seattle non è mai stata in grado di chiudere definitivamente i conti ed ha pure visto la propria anima Bobby Wagner uscire per infortunio durante l’ultimo periodo di gioco: parliamoci chiaro, Wilson ed il reparto offensivo filano che è una meraviglia, ma togliere ad una difesa già incredibilmente acciaccata il proprio leader – nonché miglior giocatore – potrebbe rivelarsi essere fatale per le loro aspirazioni una volta arrivati a gennaio. Attendiamo con ansia aggiornamenti sulle sue condizioni.

Finalmente Cowboys, finalmente una vittoria contro una squadra con un record positivo: nel più grande blowout della settimana Dallas ha annientato 44 a 21 dei Rams che non fosse per qualche touchdown in pieno garbage time avrebbero rimediato un passivo ben peggiore. A condurre i ‘Boys al successo ci ha pensato un running game capace di guadagnare ben 263 yards e che a fronte delle 22 raccolte da Gurley e soci ci racconta piuttosto esaurientemente la dinamica di una partita lontana dal poter essere definita tale. Questa vittoria è probabilmente arrivata nel momento più importante della stagione in quanto la settimana prossima si giocheranno la qualificazione ai playoff – leggasi pure “stagione” – contro gli Eagles a Philadelphia che, dal canto loro, hanno fatto il proprio dovere battendo 37 a 27 i Washington Redskins, sebbene non sicuramente impressionando: nonostante le buonissime prestazioni di Wentz – 266 yards e tre TD – e Sanders – 172 yards totali e due touchdown – continua a preoccupare la tenuta del reparto difensivo che ha permesso ad Haskins di vivere la miglior giornata della carriera e che, in generale, non è mai stato in grado di dare manforte ad un attacco per una volta in grado di carburare fin dalle battute iniziali.

Chiudiamo il nostro viaggio con le partite dell’ignavia, quelle giocate fra squadre che non hanno più assolutamente nulla da chiedere a questa stagione.
Nonostante l’assenza di Evans e quella di un Godwin infortunatosi a metà partita, Jameis Winston ha firmato un vero e proprio capolavoro per i milioni di fantasy owner che hanno avuto il coraggio di schierarlo titolare: il 38 a 17 con cui Tampa Bay ha regolato i deboli Detroit Lions è arrivato a seguito di 458 incredibili yards e quattro touchdown del numero tre che con questa resurrezione di tarda stagione sta rendendo incredibilmente difficile la vita di un front office che fra non molto sarà costretto a prendere una scelta discretamente importante. A proposito di resurrezioni, che dire di Breshad Perriman? L’ex scelta al primo round dei Ravens ieri ha ricevuto cinque palloni per 113 yards e tre magnifici touchdown.
Tornano alla vittoria, finalmente, pure i New York Giants che battendo 36 a 20 i Miami Dolphins hanno regalato ad Eli Manning quello che potrebbe essere il suo ultimo successo in carriera davanti al pubblico che per svariati lustri lo ha contemporaneamente amato, odiato e adorato: a condurre New York alla vittoria ci ha pensato il miglior Saquon Barkley dell’anno che in pieno stile 2018 ha accumulato 143 yards e due rushing touchdown.
L’ultima partita dei Raiders ad Oakland si è conclusa con un’amarissima sconfitta patita contro i sicuramente non esaltanti Jacksonville Jaguars: il 20 a 16 finale è frutto di una rimonta portata a termine da Minshew a mezzo minuto dal fischio finale grazie al secondo touchdown della giornata di Chris Conley. Questa partita, a mio avviso, è una fedele fotografia degli ultimi venti anni dei Raiders ad Oakland, in quanto in svariate occasioni l’intrigante potenziale è stato buttato al vento nella maniera più deludente possibile.

Terminiamo il nostro viaggio in Arizona, dove i Cardinals sono tornati al successo battendo 38 a 24 i tragicomici Cleveland Browns: a trascinare i compagni di squadra alla vittoria ci ha pensato un magnifico Kenyan Drake che tramite quattro touchdown è finalmente riuscito a raccogliere la prima vittoria della sua tribolata stagione passata ad inanellare sconfitte prima ai Dolphins e poi ai Cardinals. Niente da fare per Mayfield e compagni, non c’è verso di togliersi la benché minima soddisfazione quest’anno: attenzione tifosi che a quanto pare il front office sembra intenzionato a rinnovare la fiducia a Kitchens pure per l’anno prossimo.

3 thoughts on “Il riassunto della quindicesima domenica del 2019 NFL: l’imprevedibilità della disciplina

  1. Brees perde mezza stagione eppure cancella P. Manning dal libro dei record alla riga TD.
    Altre due stagioni e può sfondare il muro dei 600.
    Il rumore dei denti di Brady si ode fin da Boston…

  2. Incredibile partita di Drew!!! e incredibile rivalità tra i due fenomen i per il record dei record.
    Non vedo l’ora di leggere la vostra cronaca.

  3. Hai messo tra le partite dell’ignavia Arizona-Cleveland e Oakland-Jacksonville, ma se Browns e Raiders avessero vinto ora sarebbero in piena corsa playoff. Su come si siano squagliati i Browns poco da dire, ma i Raiders sono stati un po’ sfortunati perché in pratica l’avevano vinta e la rimonta ospite è arrivata anche grazie a una pass-interference che proprio non c’era.

    Sto problema delle troppe pass-interference fischiate continua ad ammorbare la Nfl: bisogna dare ai giocatori la possibilità di difendere. Basta che il ricevitore faccia un movimento un po’ scomposto e subito fischiano l’interferenza, anche se non è stato nemmeno toccato. Non ho letto il regolamento, ma mi pare di aver capito che da quest’anno gli allenatori possano lanciare il fazzoletto rosso in caso di pass-interference non fischiata, mentre non possano lanciarlo qualora venga fischiata ma non c’era: ecco, io consentirei il ricorso al video anche in questo caso.

    Comunque sono felice perché la mia squadra, dopo vent’anni, è tornata a vincere 10 partite in stagione: l’ultima volta era avvenuto nel Novecento!!!

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