Cari lettori, tolte le tre partite del giorno del ringraziamento, novembre è ufficialmente alle nostre spalle: siccome la successione dei mesi si impara all’asilo non devo sicuramente dirvi io che dicembre è alle porte, piuttosto vorrei farvi concentrare sull’importanza di ogni singola partita dell’ultimo mese dell’anno e, purtroppo, pure della regular season.
Siamo arrivati a grandi passi a quel punto della stagione nel quale ogni vittoria – e soprattutto ogni sconfitta – può decidere il destino di una franchigia e vanificare mesi di pianificazione, dolore, fatica o pura e semplice agonia: questa domenica, fortunatamente per chi è uscito a capo chino, nessuna sentenza è stata firmata e per almeno un’altra settimana qualsiasi franchigia – Bengals a parte – potrà ancora sognare un posticino ai playoff.
Invece che pensare così intensamente a quanto abbiamo davanti sarebbe ben più sensato se iniziassi immediatamente a riassumervi i fatti di una domenica di football relativamente tranquilla e, salvo una o due eccezioni, piuttosto “prevedibile”.

La partita della settimana è sicuramente andata in scena a New Orleans, dove i Saints sono riusciti a sopravvivere ai Panthers beffandoli 34 a 31 in extremis; l’inizio, squisitamente di marca Saints, aveva visto i padroni di casa volare sul 14 a 0 a seguito di un pregevole touchdown di corsa di Latavius Murray ed al primo lancio vincente della giornata di Brees, bravo a pescare un liberissimo Tre’Quan Smith in end zone: la risposta dei Panthers però non si è fatta attendere ed il recentemente criticato Kyle Allen è riuscito a connettere con l’eccessivamente smarcato D.J. Moore per un touchdown da 51 yards. L’extra point, però, non è andato a segno, 14 a 6 Saints. Uno scambio di piazzati ha portato la contesa sul 17 a 9, punteggio resistito fino all’ultimo secondo della prima metà di gioco quando McCaffrey, a tempo scaduto, ha completato il primo pellegrinaggio in end zone grazie ad un ben congegnato screen pass che ha portato il punteggio sul 17 a 15 Saints poiché Allen non è riuscito a completare la conversione da due punti. Pronti-via ed ecco nuovamente i padroni di casa: questa volta il touchdown viene messo a segno da Jared Cook e grazie alle difficoltà post-touchdown dei Panthers Brees e compagni sono sopra di due possessi, 24 a 15. La reazione di Carolina non si fa attendere e grazie ad un piazzato di Slye gli ospiti tornano sotto di un solo possesso, o almeno è così fino a che Brees non decide di affidarsi al suo uomo di fiducia, lo spettacolare Michael Thomas. Sotto di due possessi, Carolina non ha più tempo da perdere e fortunatamente può vantare a roster un certo McCaffrey che, per la seconda volta in giornata, trova la strada per la end zone e riporte i suoi sotto di… sette, poiché Slye fallisce anche questo piazzato! Il terzo periodo di gioco muore anonimamente con uno scambio di punt e, ad inizio quarto quarto, ecco la sorpresa: su 3&15 Brees forza un po’ troppo la mano e cerca di muovere le catene tramite Tre’Quan Smith, non sicuramente il ricevitore più fisicamente imponente della lega, ed un passaggio decisamente troppo alto e mogio viene intercettato dall’onnipresente Tre Boston. Carolina muove le catene senza troppi problemi, e dopo essersi apparentemente impantanata in red zone, su 4&goal Allen trova ancora una volta Moore per il touchdown del pareggio… sì signori, pareggio, poiché Slye questa volta l’extra point lo ha convertito.

Con ancora più della metà dell’ultimo quarto da giocare, l’idea di New Orleans è di muovere il pallone con quanta più calma possibile e chiudere la partita trovando i sette punti: peccato solamente che nella propria metà campo Kamara non riesca a guadagnare la misera iarda necessaria a convertire un 4&1 ed il possesso passi immediatamente ai Panthers. A questo punto Carolina attua lo stesso identico piano dei Saints, ovverosia quello di bruciare quanto più cronometro possibile e, a seguito di una pass interference in red zone particolarmente beffarda – chiamata tramite quel replay tanto voluto proprio dai Saints – Carolina si trova incredibilmente sulla linea delle tre yards di New Orleans con poco più di due minuti da giocare: dopo tre tentativi falliti, Rivera decide di prendersi i tre punti tramite un quasi automatico piazzato da 28 yards… fallito incredibilmente da Slye! Galvanizzati, i Saints ricominciano a muovere le catene a proprio piacimento e, grazie alla brillantezza di Thomas e Kamara, avanzano fino alle quindici di Carolina e Lutz, con un piazzato da 33 yards, la chiude definitivamente.
Perdere così deve fare male a dei Panthers che dopo esser stati accostati ripetutamente alla parola crisi sono arrivati a tanto così da battere i buonissimi New Orleans Saints: cari signori, se non lo avete capito sono i dettagli a vincere una partita di football americano.

In condizioni meteorologiche assolutamente disastrose, i New England Patriots sono riusciti a sopravvivere ai Dallas Cowboys portandosi a casa un provvidenziale 13 a 9; veramente poco da dire di una partita nella quale le due compagini sono riuscite a convertire solamente cinque dei ventisei terzi down tentati: muovere il pallone via aria non è stato umanamente possibile a causa di un persistente vento e di una pioggia torrenziale, pertanto a deciderla – come sempre – ci ha pensato la brillantezza difensiva dei Patriots, in grado di ricavare dieci fondamentali punti a seguito di un punt bloccato e di un intercetto dello spettacolare Gilmore, in grado di annullare completamente Amari Cooper tenendolo a zero ricezioni. Difficilmente valutabile la prestazione di un Brady non in grado di completare il 50% dei passaggi, ma c’è da dire che indipendentemente da numeri, percentuali e clima, ogni volta che c’è stato veramente bisogno di una giocata o di una conversione il GOAT è stato in grado di caricarsi la squadra sulle spalle e guadagnare le yards necessarie. Niente da fare per i Cowboys, vincere contro squadre con un record positivo non sembra essere di loro interesse.
Vittoria preziosa pure i Seattle Seahawks, che in un’altra partita segnata pesantemente dal meteo si sono imposti 17 a 9 sugli spolpi Philadelphia Eagles: tutto ciò di cui Wilson ha avuto bisogno sono state un paio di big play, una firmata da lui – arrivata a seguito di un flea flicker – e Malik Turner ed una messa a segno dal finalmente convincente sophomore Penny, che tramite una corsa da 58 yards ha chiuso ogni ostilità. Pessima la prestazione di un Carson Wentz che seppur privo di ricevitori è apparso sempre e comunque fuori fase ed impreciso: i quattro turnover da lui commessi, come facilmente deducibile, sono costati a Philadelphia la partita.

La sorpresa della giornata arriva sicuramente da New York, dove i Jets hanno umiliato i lanciatissimi Oakland Raiders sommergendoli 34 a 3: a decidere la partita ci ha pensato la brillantezza del rinato Darnold che con due touchdown di lancio ed uno di corsa ha scavato un gap che il molle attacco dei Raiders non è stato in grado di ricolmare. Sicuramente interessante la decisione di Gruden che verso la fine del terzo quarto ha tolto dalla partita Derek Carr per mettere un Mike Glennon che ha commesso fumble al primo tocco.
Ottima vittoria quella dei Tampa Bay Buccaneers che grazie ad una prestazione dominante del reparto difensivo e qualche big play di Jameis Winston hanno fermato la corsa degli apparentemente resuscitati Falcons battendoli 35 a 22: oltre all’oramai caratteristico paio di intercetti Winston ha pure lanciato tre touchdown, due dei quali ricevuti da un magnifico Godwin capace di concludere la giornata a 184 yards e due TD. Merita una menzione d’onore il reparto difensivo dei Buccaneers che nonostante una secondaria decisamente trash è stato comunque in grado di annullare completamente il gioco di corse dei Falcons e di atterrare il povero Ryan in ben sei occasioni.
Vittoria agevole per i Buffalo Bills che nel giorno in cui Gore ha scalzato Barry Sanders dal terzo gradino del podio all-time per rushing yards si sono aggiudicati l’ottava vittoria stagionale battendo 20 a 3 i poveri Denver Broncos, capaci di guadagnare solamente 134 yards totali: Buffalo, guadagnandone circa tre volte tante, è stata portata alla vittoria dai touchdown dei neo-arrivati – anche se non ha più senso chiamarli così – Beasley e Brown.
Mi prendo la licenza di essere piuttosto sbrigativo con i Chicago Bears: in una partita a tratti inguardabile Chicago è tornata alla vittoria battendo 19 a 14 i senza speranze Giants, arrivati comunque a giocarsela fino all’ultimo secondo. Prestazione ancora una volta sottotono quella di Trubisky, però immagino che alla fine ciò che conti sia la vittoria… credo.

Terza vittoria consecutiva per i Cleveland Browns che contro gli un tempo vincenti – un paio di settimane fa tipo – Dolphins hanno messo insieme un soggettivamente esaltante 41 a 24: sugli scudi l’ex di giornata, Jarvis Landry, che nella partita che stava aspettando da quasi un paio di anni ha raccolto 148 yards e due touchdown. Buona prestazione anche quella del duo Chubb-Hunt, in quanto entrambi sono stati in grado di trovare la end zone: zitti zitti – aiutati da un calendario criminalmente semplice – i Browns stanno tornando in mischia per i playoff!
Ritrovano il sorriso gli Steelers, un po’ meno Mason Rudolph: l’abusato quarterback degli Steelers è stato infatti relegato in panchina a scapito di Devlin Hodges, terzo quarterback capace di dare vita alla giocata che ha deciso la contesa, ovverosia un touchdown da 79 yards di James Washington che, dopo aver ricevuto il pallone a metà campo, è stato in grado di seminare la secondaria dei Bengals, sempre più vicini allo 0-16. Il punteggio finale, comunque, recita 16 a 10 Steelers: partitone!
In una partita non sicuramente bella – a tratti atroce – Washington è riuscita a regalare ad Haskins la prima vittoria in carriera passando 19 a 16 in extremis sui Detroit Lions: dopo cinquantotto minuti di incompetenza offensiva, sul 16 a 16, Driskel ha lanciato un clamoroso intercetto acchiappato da Dunbar e, dopo che Haskins è stato in grado di guadagnare una trentina di yards, Hopkins ha convertito il piazzato della vittoria, la seconda in stagione per i Redskins.
Jacksonville contro Tennessee a Nashville, Tennessee: faremmo prima a chiamarlo “Derrick Henry Game”, in quanto anche quest’anno l’imponente running back dei Titans è stato in grado di rubare la scena a chiunque correndo sopra i malcapitati Jaguars. Il 42 a 20 finale non rende l’idea del dominio dei Titans che in meno di dieci minuti nel terzo periodo di gioco sono stati in grado di mettere a segno quattro touchdown, due dei quali firmati dal numero 22: il primo, come oramai tradizione vuole, è arrivato tramite una corsa da 74 yards che ha ricordato a più gente quella dello scorso anno da 99.

Ci attendevamo una guerra, un possibile scontro playoff, invece nulla del genere: San Francisco, dominando in tutti e tre gli aspetti del gioco, ha triturato Green Bay 38 a 7. A permettere tale vittoria ci ha pensato senza ombra di dubbio il reparto difensivo che ha limitato l’attacco guidato da Rodgers a 198 yards totali in ben settanta giocate: per rendere l’idea, San Francisco ne ha guadagnate 339 in quarantacinque! I cinque sacks subiti da Rodgers sono fra le principali motivazioni dietro il disastroso uno su quindici su terzo down e finché a Garoppolo bastano solamente quattordici completi per raccogliere 253 yards, fermare San Francisco sarà molto difficile, se non impossibile.

2 thoughts on “Il riassunto della dodicesima domenica del 2019 NFL: le cose stanno diventando serie

  1. Gruden ha fatto quello che VA FATTO,anche se manca ancora molto al termine,quando la dai (e l’hai) persa o hai un margine di vantaggio decisamente rassicurante e vuoi evitare al quel punto inutili infortuni ai titolari,qb in primis.
    (Carr vs Colts 23/12/16 docet)

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