C’era una volta un bellissimo ragazzo, mastodontico atleta, tecnicamente inarrivabile e fisicamente stupefacente! Dominava l’NFL correndo incontrastato per decine di yard, creando big play come nulla fosse, coinvolgendo e invitando al suo banchetto tutti i compagni offensivi, magistralmente orchestrati e diretti da una vecchia volpe come Mike Shula. Cam Newton, MVP in questione, fece innamorare ancor di più del football pure gli aficionados della prima ora, come lo scrivente, quelli cioè un po’ conservativi e poco ortodossi a climax e cambiamenti, cresciuti a pane e Joe Montana, accettando al massimo come rivoluzione nel ruolo di quarterback movimenti maggiori ma sempre limitati, che iniziarono a proporre campioni del calibro di Steve Young prima, Brett Favre poi fino ad arrivare al primo Rodgers!

Quel che ha caratterizzato l’epoca del numero 1 a Carolina, di leadership e casacca, è stato l’atteggiamento sul campo, ogni volta grintoso e al tempo stesso sorridente, dando a vedere in ogni step delle partite una positività nel linguaggio del corpo che rendeva tranquillo chiunque al suo fianco, persino una O-Line spesso insoddisfacente ma sempre perdonata, così come scherzare e prendersi a pacche sulla spalla coi difensori avversari dopo qualche “carezza” ricevuta.

Il ragazzo amato da mamme e bambini, sempre prodigo a regalare l’ovale a bordo campo ad ogni touchdown, per poi continuare il suo show in conferenza stampa con costosissimi look bizzarri, ha cessato di esistere alle 18:39 di sabato 7 febbraio 2016 nei pressi di Santa Clara, poche ore dopo aver avuto la benedizione per il Super Bowl di quella sera da sua maestà Steph Curry, suo grande amico.

Il trattamento seguente che ricevette da Von Miller e soci è risaputo ma quel che abbiamo abbondantemente descritto nel prologo del nostro articolo sembrava essere svanito prima di scendere in campo. Il suo volto d’un tratto apparve terrorizzato, impaurito e insicuro; le certezze assimilate in 5 stagioni e fino ad un paio di settimane prima divennero solo un piacevole ricordo e i compagni di squadra non usufruirono più dei suoi colpi ad effetto. Ovvio, prestazioni doc ce ne saranno ancora da lì in avanti, ma della sensazione regnante di un tempo, in particolar modo in frangenti clutch, non rimarrà più traccia!

Cosa possa essere accaduto nei meccanismi del cervello di Superman ce lo siamo chiesti a lungo fino a giungere ad una estrema conclusione: forse Newton non è quel campione incredibile si pensava che fosse!! La consapevolezza di trovarsi di fronte al proscenio maggiore, avanti al mondo intero, nella partita che la vita potrebbe non concederti più, ha fatto crollare il 30enne georgiano, incapace da quel momento in poi, pure a causa di un fisico martoriato, di ripetersi ad alti livelli.

La freddezza che Brady, Rodgers, Wilson e recentemente Patrick Mahomes hanno dimostrato di poter mettere sul piatto, è merce rara che distingue un franchise qb da titolo da un gran giocatore che può farti sognare e nulla più!

Oggi, ovvero sia tre campionati e due match dopo, i giudizi sui Panthers e il proprio regista ricalcano ciò visto e ampiamente descritto all’inizio: il team c’è ed è presente con profili di valore in ogni reparto, ma quel che sembra mancare in situazioni close è tempra e sangue freddo, uniti alla vecchia capacità di dominare il gioco in modo sbarazzino, che erse Newton nell’olimpo del gioco!

Diversità sostanziale e basilare messa in risalto nell’opening day al cospetto dei Rams, che a loro volta hanno essi sì dimostrato di essere team d’elite, riuscito nel tempo ad assimilare il clutch time e le battaglie di vertice che lo hanno spinto progressivamente in due anni a raggiungere prima la postseason e poi l’ultima partita dell’anno. La parità e l’equilibrio di quel match hanno fatto capire come le due squadre a livello tecnico siano sullo stesso piano, ma la furbizia e la capacità di sfruttare errori altrui o propri highlights ha fatto pendere la contesa sul fronte californiano, portando al final score i Rams avanti di quel pizzico che basta a certi livelli per andare avanti e che fa la differenza tra vittoria e sconfitta. Insomma Los Angeles è sembrata squadra da titolo, Carolina no!

Perdere contro Tampa è di per sé una brutta news, per il semplice motivo che nei pronostici di pre stagione ci sono sempre delle caselle riempite automaticamente con la W, senza la quale si andrebbe incontro a brutte sorprese; match sulla carta facili e da non fallire visto l’infernale girone e la quality conference di competenza. Il modo di tale debacle lascia ancora più amarezza per aver permesso a un regista avversario anch’egli sotto esame e già sull’orlo di una crisi di nervi di portare a casa il risultato e all’attacco di fermarsi poche inches prima della gloria!

Trovarsi 0-2 anziché un possibilissimo 2-0 fa vacillare molte certezze e non concede alla truppa di Ron Rivera, Norv Turner ed Eric Washington – pure loro non più saldamente al timone come una volta – possibilità di altri passi falsi. Quattordici sfide al termine sono moltissime e tempo per riassestarsi c’è, quel che preoccupa da tre anni e mezzo è vedere un leader fisicamente e tecnicamente ineguagliabile aver perso lo smalto di un tempo, in particolare a livello psicologico, dando insicurezza a tutti i compagni.

Una vittoria nelle ultime 10 partite per il team e il former MVP quarterback a secco per touchdown (corsa o lancio che sia) da 4 è il magro bilancio odierno; Newton ha inoltre effettuato più passaggi fuori zona (25) in due settimane quest’anno rispetto ad ogni two-game-stretch della propria carriera, sotto pressione giovedì è andato 0-10 ricevendo tre sack e l’offense ha convertito 3 terzi down su 14, inclusi 8 drive consecutivi!

La presenza di un one-man-show come Christian McCaffrey sta forse generando un risultato negativo nel buon Cam. Avere un go-to-guy abile a ricevere out-wide, around-the-field e in spot-zone e correre senza “accorgersi” di alcun tackle sta limitando l’estro di Newton, assuefatto così a scaricare le incombenze sul funambolico collega ancora 23enne, probabilmente oggi il best in football, evitando per ciò fake e scorribande personali una volta marchio di fabbrica (2 yard in negativo il suo bottino), affidando inoltre soltanto all’immortale Greg Olsen le valvole di sfogo sul breve, lasciando pertanto il resto del roster disoccupato. Gli stessi attaccanti sull’ampio ci sembrano sfruttati spesso a risultato indirizzato, chiamati in causa per lo più solo quando c’è da rincorrere o recuperare: DJ Moore e Curtis Samuel hanno infatti capitalizzato quasi 80 Yds solo nel quarto finale e sempre sotto nel punteggio; oltre a loro il nulla!!

Penalità, giochi mancati e drive-killer stanno facendo il resto.

Proprio il formidabile tight end ha rimarcato l’assenza di energia e spavalderia presenti un tempo, utili ad unire tutti i plotoni e giocare di gruppo!

A parziale giustificazione di Newton una linea che non sta performando a dovere, tra penalties e missed-protection, coi vari Williams, Van Roten, Paradis, Turner e Moton a non dare mai la sensazione di tutelare il ragazzone (6 sack, svariate perdite di terreno, 56% di completi e un intercetto) aumentandone – se ce ne fosse bisogno – titubanze e indecisioni! Più di 1.000 hit ricevuti, due operazioni alla spalla, una alla caviglia, botte alla testa, costole e ossa rotte e problemi alla schiena, a seguito pure di incidenti stradali, e ultimo la distorsione alla caviglia, sono un arsenale di sfortuna che metterebbe KO chiunque e l’augurio di ogni appassionato sta proprio nel fatto che le migliorie della O-Line possano riavvicinare il regista dei Panthers ai fasti del passato!

Aggiungiamo che con Newton a correre due volte o meno a partita il bilancio di Carolina è arrivato ora a 0-7! Importantissima questa statistica che la leggiamo in questo modo: nonostante gli acciacchi e un fisico abbattuto da molteplici infortuni, senza la variante quarterback-rushes l’attacco black-and-blue non agguanterà mai quell’hype decisivo per ritornare competitivo al vertice e contendente per il grande ballo!

Anche Winston ha subito sack dalla sempre solida difesa di Carolina, diretta da un campione della consistenza di Kuechly, coadiuvato da Thompson, Gerald McCoy, Burns e Dontari Poe, ma non nei momenti decisivi con Donte Jackson, Eric Reid e il resto della secondaria a subire big play e bad touchdown. Idem per quel che riguarda le determinanti palle perse in week 1!

La concentrazione nell’acquisire/difendere yard nei momenti risolutivi di un quarto di gioco sono dunque finora venute meno e il precedente del 2013, quando sotto 1-3 il club concluse la regular season 12-4, è l’unico pensiero positivo che veleggia dalle parti di Charlotte.

Per ritrovare fiducia basilare sarà giocare uno step alla volta, creando con un playcalling meno omogeneo varianti inedite, atte da un lato a proteggere l’ex MVP, e dall’altro a rigenerare più possibilità offensive, permettendogli così di sprigionare nuovamente il suo enorme talento e di vederlo ritornare a sorridere e divertirsi come una volta. E noi insieme a lui!

3 thoughts on “Il preoccupante inizio di Carolina

  1. Mai piaciuto Newton nemmeno quando impazzava. E’ un intrattenitore che alle prime mazzate serie si è reso conto di rischiare la pelle. E comunque una corsa come quella mitica di Young in TD non l’ha mai fatta neppure da sano. Carolina ha avuto la sua chance contro il peggior Manning della storia e l’ha buttata. Fine.

  2. Il vero fuoriclasse a Carolina è McCaffrey.
    Cam Newton è uno dei tanti. Un campione si ma non uno capace Di fare la differenza, soprattutto nelle partite che contano.
    Secondo me si ricorda ancora i colpi di Von Miller e soci nella notte del grande ballo numero 50.
    Non andrà più cosi lontano secondo me.
    E presto lo metteremo nel limbo dei nostri ricordi.
    Il ricordo di uno che un tempo ha fatto sognare ma che non vale i sogni che ha generato.
    Si sono fermati la notte della sua grande occasione, davanti a una difesa di grande eccellenza e al cospetto di Payton Manning.

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