Oggigiorno è indubbio che si abusi della parola hype – sì, sto puntando il dito contro di te, Bleacher Report – ma esistono dei casi in cui questo fastidioso concetto possa risultare quasi giustificato: una di queste rarità ci è offerta dai Kansas City Chiefs, assolutamente la squadra più attesa dell’imminente campionato.
Domanda razionalmente ingenua: potrebbe essere altrimenti?
Non credo, risulterebbe difficile anche al più atarassico degli appassionati non mostrare entusiasmo dinanzi alla squadra più esplosiva del campionato: il 2018 ha prepotentemente ribadito la veridicità di defense wins championship, ma in piena crisi d’astinenza estiva la voglia di football è così tanta che tutto ciò che vorremmo vedere sono touchdown e big play e, signori miei, non credo esista squadra migliore per soddisfare tali voglie.
Guidata dal nuovo wonder boy, Patrick Mahomes, la compagine di Andy Reid sembra pronta a compiere il definitivo salto di qualità ed ora, a bocce ferme, sembrerebbe avere tutte le carte in regola per spodestare i soliti Patriots: nonostante qualche innesto eccellente, però, la difesa non pare ancora in grado di non scialacquare quanto fatto dall’attacco, pertanto prima di addentrarci nei meandri della depth chart freniamo per un attimo gli entusiasmi e proviamo a parlare con un minimo di lucidità.
I Chiefs sono ovviamente una delle candidate più credibili per rappresentare la AFC al Super Bowl, ma come abbiamo avuto modo di vedere lo scorso gennaio, in questo sport non è possibile arrivare fino in fondo grazie ad un solo reparto – Ravens del 2000 a parte -, per quanto buono possa essere: vediamo insieme se KC ha finalmente tutto il necessario per portare a casa quel Lombardi che manca da mezzo secolo.

A guidare il magnifico attacco troviamo, solamente per il secondo anno, Patrick Mahomes, individuo per il quale ogni superlativo si trasformerebbe in eufemismo: quanto fattoci vedere l’anno scorso non ha assolutamente precedenti nella storia del gioco – e credo dello sport -, in quanto a volte il de facto rookie ha riso in faccia a secoli di studi della fisica catapultando l’ovale decine e decine di metri in avanti in posizioni decisamente poco convenzionali. Per Dio, questo ventitreenne ha costretto i programmatori EA Sports ad aggiungere animazioni ad hoc al nuovo capitolo del solitamente restio a cambiamenti Madden NFL! Colgo l’occasione per rivolgermi a tutti i super esperti che prevedono apocalittiche regressioni… per quanto sia vero che le altre 31 difese hanno avuto modo di studiarlo per un’intera offseason, è altresì vero che lui e quel genio di Andy Reid hanno avuto a disposizione lo stesso tempo per architettare nuovi modi per spingere qualsiasi defensive coordinator a contemplare perché mai abbiano scelto tale lavoro: il ragazzo è un vero e proprio fenomeno, pertanto non credo a questo genere di narrative, perdonatemi.
La situazione nel backfield invece è totalmente differente rispetto allo scorso anno, in quanto il talentuoso Hunt come già ben saprete è approdato a Cleveland dopo essere stato tagliato per un riprovevole video pubblicato lo scorso dicembre da TMZ, pertanto al momento il candidato numero alla porzione più sostanziosa di portate sembra essere Damien Williams, giocatore che appena dopo il licenziamento di Hunt ha saputo mettere insieme buonissime prestazioni: a tentare di rubargli quanti più tocchi possibili troveremo il sempre più nomade Carlos Hyde ed il quasi omonimo Darrel Williams. Ogni running back troverà il sempre ottimo Anthony Sherman a spianargli la strada nel ruolo di fullback.

Non me ne vogliano i Cleveland Browns, ma sono discretamente convinto che quando si parla di corpo ricevitori nessuna squadra sia nella stessa atmosfera dei Chiefs: Tyreek Hill, per quanto moralmente discutibile, è da tre anni a questa parte il deep threat più letale della lega, un giocatore veramente in grado di spaccare in due la partita con la propria velocità, mentre Travis Kelce è a mio avviso il nuovo standard con il quale ogni tight end dovrà essere inevitabilmente comparato, in quanto la sua abilità nel correre le tracce e nel genere yards dopo la ricezione rimembra più da vicino quella di un vero e proprio ricevitore, più che tight end. Se già due dei migliori nel proprio ruolo basterebbero a giustificare quanto espresso poco fa, provate per un secondo ad immaginare quanto letale – ancora di più?! – possa essere un attacco al quale è stato aggiunto un clone di Tyreek Hill, ovverosia Mecole Hardman, altro demone in grado di far pagare al più caro dei prezzi ogni minima esitazione del defensive back di turno: attendersi immediatamente un contributo come quello di Hill è indubbiamente ingiusto, ma finora in preseason l’ex Georgia ha mostrato cose che un rookie raramente è in grado di fare. A completare il reparto troviamo l’anonimo – non nel contratto – Sammy Watkins e Demarcus Robinson, giocatori in grado di ricevere un buon numero di target nonostante la sbalorditiva ricchezza nel ruolo.
Per poter vantare uno dei migliori attacchi è indispensabile poter contare su una delle migliori linee d’attacco, e quella dei Chiefs lo scorso anno si è espressa consistentemente a livelli eccellenti: a dar manforte alla punta di diamante Mitchell Schwartz, ci sarà l’ex prima scelta assoluta Eric Fisher reduce dal primo Pro Bowl in carriera, mentre le guardie saranno il sophomore Andrew Wylie ed il dottore – non scherzo, è sul serio un medico – Laurent Duvernay-Tardif. La novità viene invece dal centro, in quanto a dare lo snap a Mahomes ci sarà Austin Reiter, che dovrà riuscire a non far rimpiangere il dipartito Mitch Morse, approdato ad Orchard Park in offseason.

Sarebbe troppo bello continuare a chiacchierare dell’attacco dei Chiefs, ma purtroppo per ovvi motivi ci tocca anche affrontare al problematico reparto difensivo.
Questi qua hanno concesso più di 130 rushing yards a partita arrivate grazie a 5.0 iarde a portata, numeri assolutamente inaccettabili per una squadra il quale attacco deve rimanere in campo più a lungo possibile per esprimersi al meglio, AFC Championship Game docet: non provate neanche per sogno ad immaginare che la situazione migliori in secondaria, in quanto solo i putridi Bengals hanno concesso più iarde aeree di loro. Serve a poco mettere a segno più di 35 punti ad allacciata se poi se ne concedono circa 26 all’attacco avversario, o almeno, serve per arrivare in postseason, ma non per uscirne da vincitori.
La defensive line, orfana del dipartito Dee Ford, si affiderà ancora una volta al prodigioso Chris Jones, la più grande sorpresa della scorsa stagione, a cui darà manforte il neo-arrivato Frank Clark: a differenza di Ford, prodigioso pass rusher ma inconsistente run defender, Clark brilla in entrambi gli aspetti del gioco garantendo a Kansas City produzione, consistenza ed un motore assolutamente indomabile. A fianco di Jones troveremo Derrick Nnadi, buon sophomore al quale indubbiamente verrà richiesto di più, mentre lo spot rimanente di defensive end se lo giocheranno i nuovi volti Alex Okafor ed Emmanuel Ogbah: il primo, nonostante un potenziale più limitato, sembra garantire più affidabilità rispetto al tanto talentuoso quanto lunatico Ogbah, giocatore in cui Cleveland credeva veramente ma mai dimostratosi in grado di ripagare tale fiducia.
Recitare i nomi dei componenti del corpo linebacker potrebbe causare sonnolenza a chiunque, pertanto togliamoci dai piedi questa mansione il prima possibile: Anthony Hitchens, Reggie Ragland e Damien Wilson non sono assolutamente pessimi giocatori, solamente sarebbero più adatti a giocare meno snaps ed avere meno responsabilità, in quanto nessuno dei tre brilla in un aspetto del gioco in particolare, pertanto spiegarsi i disastrosi numeri elencati sopra non è poi così difficile.

Analogamente a quanto detto per il front seven, per legittimare le ambizioni di Super Bowl, urge un immediato miglioramento delle prestazioni anche nella secondaria: nel disperato tentativo di rendere il tutto possibile, il front office ha prima messo sotto contratto il sempre ottimo Tyrann Mathieu, autore di una stagione assolutamente di livello a Houston, e poi selezionato al draft Juan Thornhill. Questi due innesti da soli difficilmente si riveleranno in grado di invertire l’inquietante rotta, ma vale la pena notare che poter contare su due difensori in grado di controllare enormi porzioni di campo e molto spesso di mettere le mani sull’ovale toglie parecchie responsabilità ai cornerback: i titolari al momento sembrano essere Bashaud Breeland e Kendall Fuller, giocatori assolutamente non scarsi e che se in un contesto adeguato potrebbero rendere a livelli molto alti.
Serve più concretezza, in quanto se ci concentrassimo solo ed esclusivamente sulle big play avremmo davanti uno dei migliori reparti difensivi della lega, in quanto i 27 turnover causati sono valsi loro un buonissimo ottavo posto in questa graduatoria particolare.
Ancora una volta nei momenti chiave l’intera organizzazione si affiderà ai piedi di Harrison Butker e Dustin Colquitt, due fra i migliori interpreti delle loro rispettive posizioni nonché due giocatori assolutamente – finora – affidabili, mentre dubito fortemente che i ritorni saranno ancora responsabilità di Hill, in quanto la sua salute è troppo importante per essere barattata con qualche return particolarmente brillante.

Il fatto che Andy Reid non sia ancora riuscito ad abbracciare un Lombardi è assolutamente un crimine, in quanto pochi allenatori nella storia sono riusciti a far esprimere costantemente al meglio i propri giocatori come lui, ma nonostante l’accecante brillantezza offensiva, come già ribadito circa centoventi volte, si fa poca strada in questa lega esclusivamente trainati dal reparto offensivo: gli ingredienti per mettere insieme la squadra più divertente da vedere ci sono, quelli per vincere il Super Bowl non saprei.
Il talento di Mahomes e del suo supporting cast, sulla carta, potrebbe permettere loro di mettere vincere 45 a 42 ogni partita, ma Belichick ed i Rams – senza dimenticare i Denver del 2013 – ci hanno insegnato che una volta a febbraio il miglior modo per vincere è riuscire a fermare chi sta di fronte: vedremo touchdown, vedremo lanci no-look, vedremo ricezioni spettacolari e tante yards after the catch, ma se Kansas City vuole assaporare la vittoria con la V maiuscola, sarà necessario che il reparto difensivo inizi a fare consistentemente quella miriade di piccole cose che determinano la differenza fra subire trenta punti o subirne dieci.
Fatelo per Andy, lo meriterebbe.

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