Il viaggio è quasi terminato, pronti a svernare al sole della Florida, nessuna radio Clash da casello a casello quanto più un continuo dibattito, ronzio incessante, sul dramma sportivo e – per certi versi umano- di Andrew Luck, ritiratosi dopo aver perso quel love for the game necessario ad andare avanti.  Verrebbe da tirare dritto, uscendo da Nashville, giù fino all’Alabama, per godere di quel posto di bagordi che è Florabama, area di Pensacola, zona franca di feste studentesche, alcoliche, senza limiti cantate da Kenny Chesney, ricordate con versi memorabili.

Sitting here at the Flora-Bama
Bout to open up a big old can of
Good times, unwind
Fall in and out of love in the same night
In the same night
Ma non c’è tempo, svoltiamo leggermente a est, Jacksonville è ad un passo, il Sunshine State – terra di ricchi anziani, famiglie con bambini capricciosi in quel di Disneyland, provetti astronauti a Cape Canaveral e nostrani calciatori vacanzieri in quella Miami salvata dalla crisi sociale e urbanistica degli anni Ottanta da quei poliziotti sui generis interpretati da Don Johnson e Philip Thomas – ci aspetta. Difficilmente concepirò la centralità del luogo, ma spesso le domande non hanno risposta ed è meglio così.
Jaguars, troppo spesso squadra materasso ora in risalita, salvo crolli fiduciari come quelli registrati lo scorso anno dopo un 2017 strepitoso ma ingrato terminato con l’inchino alla dinastia chiamata Patriots.
Una difesa elitaria accompagnata da un’identità forte, trasmessa dalla controversa personalità di Doug Marrone, head coach amato tanto quanto odiato, perlopiù incompreso, impermeabile comunque mutevole e mutato. Totalmente impreparato e goffo nell’esperienza ai Bills, lasciati nel 2014 dopo una stagione conclusa con record positivo, ha completato un notevole turnaround personale che lo ha portato ad essere totalmente empatico, confidenziale e sicuro nei rapporti con i propri giocatori in quel di Jacksonville. E ciò ha ripagato. Almeno in parte.
In gergo, potremmo dire che questa terza stagione da allenatore titolare, è la famosa bella, quella decisiva.
Difesa- difesa- difesa certo, come anticipato, ma le novità maggiori risiedono in attacco. Un nome forte: chiedo subito perdono se mi ritroverò ad andare lungo ma è una questione sentimentale, il mio amore per Nick Foles.
OFFENSE
Believe It, bestseller sportivo scritto – a quattro mani- da quell’eroe pagano – non sarebbe d’accordo, facendo appello alla sua profonda religiosità- chiamato Nick Foles, catapultato – ancora idolatrato- dall’amata Philadelphia all’esotica Jacksonville assume ora i termini di un grido, quello dei tifosi dei giaguari quanto mai estatici per l’arrivo, finalmente, di un quarterback vero. Con tutte le precauzioni del caso. Si, perchè con il soggetto in questione c’è da andarci cauti, i titoli non fanno l’uomo. Vero come il sole che sorge ogni giorno.
Aneddoto storico. Chiamato ai Rams, allora di casa a St.Louis, fa il paio con Jeff Fisher al comando da bordo campo. Personalità delicata, modi spicci. Nick non lega, la squadra non gira, vicissitudini personali peggiorano una situazione estremamente delicata.
Draft, la scelta di Jared Goff, Nick Foles in palestra ad allenarsi, la chiamata – testimonianza visiva Hard Knocks prodotto HBO – grazie, ma grazie non abbiamo più bisogno dei tuoi servizi. Il dopo. Il ritorno in California, terra natia dell’amata Tori, il matrimonio, la decisione – breve ma intensa, uno dei passaggi migliori del libro – di lasciare il football, la pesca in altura con il cognato Evan Moore tight end con un passato in NFL, il messaggio di Andy Reid al ritorno da quelle giornate nella wilderness più pura, senza nessun collegamento con il mondo esterno. La ripresa, il periodo a Kansas City, l’approdo a Philly. Special. Un tanto per capire il personaggio, uno che oltre agli schemi deve immergersi nel contesto, avere la possibilità di farlo. Per rendere al meglio. Nick Foles – che a detta di Colin Cowherd conduttore di The Herd su Fox Sport 1 è uno che si, ha vinto un Super Bowl, ma non devi chiedergli solidità e continuità – è comunque un passo avanti rispetto all’inconsistenza di Blake Bortles e ciò non può che far ben sperare gli – offense-ivamente depressi- tifosi Jags. Se non altro per la capacità di intrattenere i rapporti umani all’interno dello spogliatoio. Se non altro per la capacità di leadership.
Chi rischia e, soprattutto, spera di trarre vantaggio dall’arrivo di Nick è sicuramente il leading horse del backfieldLeonard Fournette. Nel 2017 i giaguari comandavano la classifica di rushing attempts dell’intera Lega, totalizzando mediamente 50 portate in più di ogni altra franchigia. Gli infortuni patiti da Fournette e dalla linea offensiva hanno fatto crollare il gioco di corsa durante il 2018 e poco hanno potuto TJ Yeldon e Carlos Hyde.
Per il 2019 le speranze sono molto più rosee. Il numero 27 dei Jaguars ha tutte le caratteristiche per essere una star in NFL, un talento generazionale, uno di quelli che combinano capacità di discesa lungo il campo ad una velocità spezza-gioco. A cercare di dare respiro al talento del backfield ci sarà Alfred Blue, ex Texans, acquisito durante la free agency e Benny Cunningham proveniente dai Bears. I due backup avranno un pressoché identico impiego nel corso dei terzi downs. Attenzione – dovuta visti i numeri registrati a Temple, 2.987 yards e 34 touchdowns- alla scelta del quinto giro dell’ultimo DraftRyquell Armstead.
Qualcuno, da questi, si aspetta il botto: Dede WestbrookMarquise LeeChris Conley. Tre ricevitori top cui si aggiungono ClarkColePryor. Dede è – a detta di molti analisti- il breakout player designato di questo reparto e potrebbe diventare il target preferito di Foles. Oltre alle innegabili capacità nella slot, Westbrook è un giocatore in grado di stracciare le difese aprendo spazi per altri ricevitori come, ad esempio, quel Lee che ritorna dopo la rottura del crociato accaduta nel 2018 che non ha consentito di portare l’esperienza necessaria a far crescere quelli che lo scorso anno erano giocatori al primo e secondo anno tali, Westbrook appunto e Cole. Importante l’acquisizione di Conley – alla quinta stagione nella lega- dotato, oltre che di un importante skills-set, delle nozioni offensive acquisite alla corte di Reid a Kansas City. Da Clark, Cole e Pryor – forse l’ultima chance per lui- ci si aspetta moltissimo: dai primi due, soprattutto, coach Marrone richiede una maggior concentrazione e consistenza nel gioco, evitando soprattutto fastidiosi drops occorsi negli anni precedenti.
Nick Foles potrà avere ottimi ricevitori, buoni running backs ma certamente non troverà tight ends minimamente avvicinabili a ciò che è stato Zach Ertz. Questo, sicuramente, il reparto più debole dell’attacco di Jacksonville che potrà contare, in particolare, su due uomini: Josh Oliver – scelta al terzo giro- che può diventare un buon pass catcherGeoff Swaim un tight end bloccatore di media bravura.
Per tornare ai livelli del 2017, offensivamente parlando, i Jaguars dovranno contare su di una linea offensiva migliorata rispetto a quella dello scorso anno. Le statistiche di Pro Football Focus non la pensano così classificandola al ventunesimo posto tra le trentadue franchige. Cam Robinson, Andrew Norwell, Brandon Linder, AJ Cann e Jawann Tylor big men titolari sperano di sconfessare questa previsione. I motivi di rivalsa, specialmente per Robinson escluso da un infortunio al ginocchio per tutto il 2018, sono molti. Uno tra tutti, quello di migliorare i 53 sacks concessi: solo Texans e Cowboys hanno fatto peggio.
DEFENSE
Gli uomini di linea fanno paura. E’ qualcosa di risaputo. Ma quelli di Jacksonville ne fanno di più.
Nel corso degli ultimi anni la linea difensiva è sempre stata una delle migliori dell’intera lega. Se possibile, quest’anno, è migliorata ancora con l’acquisizione – via draft- di Josh Allen miglior pass rusher a livello nazionale in uscita dal college. Yannick Ngakoue – ancora in attesa di un nuovo contratto dopo un breve holdout– è un difensore esplosivo, cacciatore e distruttore di uomini: 25 tackles e 9.5 sacks lo scorso anno. La sua presenza sarà una manna per il già citato Allen in termini di esperienza e l’idea di ciò che insieme potrebbero diventare non permette sogni tranquilli ai quarterbacks avversari.
Il veterano della difesa, il tune setter dell’intera compagine, Calais Campbell – 10.5 sacks nel 2018- non ha nessuna idea di riporre le armi e tenendo conto di come continua a prendersi cura della sua forma nonché la costanza e l’impegno che continua a dimostrare durante la offseason, gli permettono di continuare ad essere il capitano della difesa, l’uomo su cui contare per ottenere le vittorie in difesa. Taven Bryan e Marcel Dareus sono gli altri due uomini certi del posto di titolare con il secondo, arma micidiale, nello stop alle corse interne e a quelle sullo short yardage.
La secondaria – verrebbe da dire primaria (avesse senso) visto il talento presente- è la posizione forse più forte dell’intero roster. Jalen Ramsey ha un obiettivo – oltre ad un estremo bisogno di fare trash talking– ben preciso: continuare a dimostrasi il migliore cornerback dell’NFL. L’anno di pausa dello scorso anno – in cui non ha brillato – troverà valore nell’annata prossima ad iniziare. Il suo dominio- fuori e dentro il campo- è destinato a durare. E la motivazione economica di andare a testare la free agency del 2020 non può essere altro che una spinta motivazionale ulteriore.
Da 6 intercetti del 2017 ad un unico e misero nel 2018. AJ Bouye ha sofferto della sindrome regressiva che ha colpito la squadra di Jacksonville lo scorso anno. Ormai alla sua settima stagione, il compito principale – oltre ad un bounce back – è quello di essere guida e stimolo per gli altri giocatori del backfield difensivo. La strong safety Ronnie Harrison – utile nel pass rush– ha la chance di dimostrare miglioramenti in questa seconda stagione, soprattutto per quanto riguarda il vizio a concedere spazio a big plays avversarie. Il dirimpettaio Jarrod Wilson – acquisito come undrafted nel 2016- conta di dimostrare sul grande palcoscenico – dove fino ad ora ha visto un impiego limitato- la stessa determinazione che in allenamento lo ha portato ad assicurarsi lo spot da titolare. Dieci partite giocate lo scorso anno, 43 tackles, 1 sack e 1 intercetto: questi i numeri di DJ Hayden nickel versatile arrivato con una trade dopo la partenza di Colvin verso Houston. Il compito principale di DJ è restare sano, i numeri – preso atto di quanto realizzato nel breve lasso di tempo dello scorso anno- sono destinati ad aumentare automaticamente.
PREDICTIONS
La franchigia di Shahid Khan, trait d’union transoceanico, è quella con il roster meno equilibrato della AFC South. I tratti migliori risiedono in difesa mentre in attacco, nonostante l’arrivo di Foles, si arriva – forzando- alla sufficienza. Niente a che vedere con Titans, Texans e Colts seppur orfani di Luck.
Per ottenere un record positivo servirà uno sforzo titanico della difesa e la perfezione assoluta in attacco. Con molte probabilità chiuderanno la fila della division.

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