La penosa vecchia stagione, iniziata in pompa magna ma conclusa con appena 4 vittorie, porta la California sponda Oakland a vedere l’imminente e futuro start di campionato in maniera più sobria e senza fronzoli. Il ritorno a casa dopo 20 anni di Jon Gruden lasciava presagire le vette inesplorate della NFL, ma alla fine, i generosi e allo stesso tempo feroci tifosi Raiders, non hanno potuto far altro che constatare il clamoroso flop.

Oggi, dopo quell’incredibile fallimento epico, la genialità – indiscutibile specie a livello offensivo – dell’ex vincitore di Super Bowl coi Bucaneers proprio al cospetto della sua attuale squadra, va a sbattere con un contratto a nove cifre che non concede più scusanti all’head coach, così come le continue sperimentazioni del roster, l’ego smisurato nel prendere decisioni rivoluzionarie (vedere l’addio a Khalil Mack), i periodici sconvolgimenti estivi e i malumori col simbolo Dereck Carr, fanno si che il capo allenatore nel prossimo torneo abbia come unico scopo quello di riportare Oakland ai vertici della AFC West, per non vedere definitivamente compromesso il rapporto con ambiente e dirigenza. Più facile a dirsi che a farsi, anche alla luce di una splendida realtà che prende il nome di Kansas City e di un team che invece con la semplicità e adattandosi alle individualità dei migliori giocatori in rosa è riuscito pochi mesi or sono a sorprendere tutti: i Los Angeles Chargers.

E’ proprio il legame col franchise quarterback, amato e osannato da tutti, una delle maggiori critiche che si fanno a Gruden, più che a livello caratteriale dal punto di vista tecnico. La crescita esponenziale del prodotto da Fresno St si è interrotta a fine 2016 con quel maledetto infortunio che privò i Raiders del loro leader, capace di coinvolgere in blocco tutti i compagni offensivi, grazie ad un coraggio d’altri tempi e come piace da queste parti, portando la propria franchigia a 12 vittorie in 15 partite e ad essere vista da tutti come la più bella novità stagionale nonché prima contendente di New England per arrivare al grande ballo. Il calo, drastico e successivo, ha convinto la proprietà ad affidarlo nelle mani di uno stratega che ne rivitalizzasse estro e talento. Ad oggi però, quel che è apparso ai nostri occhi, è che oltre ai numerosi errori non migliorati (10 intercetti rispetto al campionato dei sogni) che avevano portato Carr ad autodistruggersi, una protezione della linea praticamente assente – 300 yd perse da 51 sack, il quadruplo del 2016 – ha tolto al 28enne leader l’audacia e la fermezza prima accennate. Inoltre un’invadenza fuori dal comune che non lascia opzioni alternative al regista e una rosa in continua evoluzione e cambiamento portano il buon Dereck ad iniziare la nuova avventura certamente con parecchi dubbi, gli stessi che abbiamo noi e i milioni di fan Silver and Black.

Per avvalorare i nostri discorsi basti pensare che il reparto ricevitori è nuovo di zecca rispetto allo scorso start e la punta di diamante, del quale si è parlato a lungo durante l’offseason, è niente meno che Antonio Brown, magistrale campione ma esageratamente “forastico”. Se uno più uno è uguale a due un inizio di campionato pregevole ricco di soddisfazioni e vittorie farebbe volare l’attacco di Oakland, altrimenti i tre galli nel pollaio potrebbero far implodere definitivamente la locker room! Certo i frequenti ritardi agli allenamenti, la crioterapia senza calzini e le bizze sul casco non fanno ben sperare. La sua salute è comunque basilare e i numerosi controlli da specialisti dovrebbero rendere il go-to-guy abile per la week 1 contro Denver, scongiurando i problemi al piede.

Anche a ridosso del training camp i movimenti, in particolar modo tra i free agent, sono stati molteplici, tra cui il wide receiver dalla AAF De’Mornay Pierson-El e Jonathan Cooper, 31 start in 46 gare dopo 5 stagioni, che la guardia ha trascorso a Washington, Dallas, Cleveland e Arizona. Prima di loro ad inizio estate Montay Crockett – WR precedentemente in active roster dai Jaguars senza però mai apparire, tagliato a metà luglio– e i CB UFA Isaiah Langley e DJ Killings, in practice squad ai Colts nel 2018, avevano preso il posto di Montrel Meander e dopo dell’ex rookie Saeed Blacknall, safety e ricevitore in waivers, assieme all’infortunato fullback Ryan Yurachek. Prove sostanzialmente fallite visto che alla maggior parte di loro si è rinunciato. Makinton Dorleant è stato siglato invece a metà agosto al pari di altri profili difensivi e non escludiamo si andrà avanti ad oltranza!

La guardia 4 volte Pro Bowler Richie Incognito aveva firmato a fine maggio. Il veterano, altro bel caratterino che sarà sospeso per i primi 2 incontri, ha iniziato tutti e 16 i match in ognuna delle ultime tre stagioni ai Bills, divenendo l’unico della franchigia ad essere selezionato consecutivamente per la partita delle stelle dai tempi di Jason Peters. Precedentemente era stato rilasciato Landry Jones per Eric Swoope, 4 campionati da tight end a Indianapolis e uno spezzone ai Saints, ma non convincente e finito waiver pure lui, e il ricevitore da Fresno Brian Burt.

Anche come backup qb abbiamo una nuova sigla, quella del veterano Mike Glennon, tagliato da Arizona ed ottimo in preseason, che lotterà durante la stagione assieme a Nathan Peterman, ugualmente lodevole in Canada contro Green Bay la scorsa settimana, nel campo da 80 yard di Winnipeg.

I vecchi starter in ricezione, come dicevamo, non ci sono più, chi perso in trade (Amari Cooper) e chi ritirato (Jordy Nelson), mentre Seth Roberts è andato via in free agency. “Mister Big Chest” sarà la stella del reparto, augurandoci come detto che l’ex Steelers metta da parte il proprio ego dividendosi il genio con Gruden e Carr, trio potenzialmente letale a livello offensivo. Il suo compagno ideale è un altro dinamico profilo sulla carta portentoso come Tyrell Williams, firmato a marzo per 4 anni da Mike Mayock, che da gm alla prima esperienza può essere promosso a pieni voti, per aver rimpiazzato le perdite con una big splash combo! Oltre a loro troviamo i confermati Marcell Ateman, Keon Hatcher e Dwayne Harris, le ultime firme precedentemente elencate e le new entry Keelan Doss, Ryan Grant, JJ Nelson (coppia rapida e scattante) e Hunter Renfrow (probabile slot). Questo settore potrebbe evolversi quotidianamente durante la regular season, lasciando i due titolari agire out-wide e girando gli altri around-the-field, come piace a Gruden e Greg Olson.

Tra i tight end a fianco di Darren Waller non ci sarà più Jared Cook, target preferito di Carr, reduce da 900 iarde ricevute e passato a New Orleans, così come Lee Smith emigrato a Buffalo. Il secondo spot sarà di Luke Wilson, meno atletico del titolare ma ottimo bloccatore e nuova aggiunta da contratto annuale, convincente durante il training camp. Il confermato Paul Butler e il rookie Foster Moreau sono le giovani leve dell’intero roster attivo, affiancati dal veterano Derek Carrier.

DeAndrè Washington e Jalen Richards sono gli stessi running back del 2018, con quest’ultimo possibile backup dopo aver dominato le statistiche passate e il primo tra i più attraenti finora nel mostrare le sue abilità, mentre Chris Warren III sarebbe potuto a nostro avviso essere il jolly stagionale, visti gli ottimi giudizi che ebbe da undrafted rookie, prima di arrendersi a un ginocchio malandato, ma tra le decisioni ortodosse di Gruden trova posto proprio la rinuncia all’ancora 23enne da Texas College e quella recente di Doug Martin. Lo spot da titolare a questo punto andrà nelle mani del debuttante da Alabama Josh Jacobs, seconda (24) delle tre scelte al primo giro, che sostituirebbe Marshawn Lynch come profilo versatile nella protezione dopo la ricezione, nelle corse e nel third down back. Anche qui, se le cose non dovessero girare a modo, siamo sicuri che il coach verrà invaso da numerose polemiche per aver ridimensionato un plotone stracolmo di talento e peculiarità.

Keith Smith e Alec Ingold sono i fullback dopo l’infortunio a Yurachek.

Kelechi Osemele è l’assenza di valore nella offensive line, tra le cause principali dei disastri di Carr nel recente passato. Le indicazioni del camp fanno pensare che da sinistra a destra il gruppo di Tom Cable vedrà schierati i confermati Miller e Hudson, mentre Trent Brown – siglato per 4 anni a 66 milioni – e il già citato Incognito dovrebbero presiedere i ruoli da right tackle e left guard. L’infortunio durante l’estate al ginocchio sinistro di Gabe Jackson lo terrà fuori almeno fino ad Ottobre, per cui ruoteranno il suo posto Denver Kirkland e Jordan Devey. Occhio a Brandon Parker, 23enne in progressione come visto dopo l’infortunio a Donald Penn nel campionato precedente e a Denzelle Good, esteso per un anno a 3M.

La prima scelta assoluta, al numero 4, concede a Paul Guenther (primo anno da DC) il defensive end Clelin Ferrell, versatile nella 4-3 sia a spostarsi sui due lati che coprire l’interno e fisicamente integro e completo nel “resistere” per tutti e tre i down. E’ indicativo che anche due edger come Maxx Crosby (quinta pick e abilissimo a sfuggire ai blocchi) e Quinton Bell (ottava ed ultima) siano stati chiamati per implementare un settore da anni sotto media e mai al vertice, come si evince fra l’altro dalle penose statistiche sui sack (13!). Al rookie da Clemson si affidano tutte le aspettative sperando impatti al top da subito, idem Maurice Hurst al secondo anno, dal quale si attende la consacrazione. Alle sue spalle ci sarà sempre PJ Hall. Con la partenza di Bruce Irvin erano Rucker e Arden Key i primari edge rusher; oggi il secondo dovrebbe confermarsi opposto a Ferrell, anche se l’altro debuttante da Eastern Michigan è stato tenuto d’occhio durante il training. Johnathan Hankins e Justin Hellis mantengono lo spot di tackle a destra, col primo titolare. Dubbi su Josh Mauro, in lista da starter ma che ha saltato il match di pre season contro Arizona, mentre il jolly del front seven Corey Liuget (930.000$) ha firmato a fine agosto.

Brandon Marshall e Vontaze Burfict – entrambi con accordo annuale – sono le aggiunte che vanno ad affiancare Tahir Whitehead e un buon numero di giovani giocatori nella linebacker room. L’ex Bengals, “fumantino” anch’egli, non è detto però sia il titolare acclarato, a causa delle precarie condizioni fisiche degli ultimi mesi. Bryson Allen-Williams, ennesimo free agent fresco di contratto, e young players in rampa di lancio come Marquel Lee, Jason Cabinda e Nicholas Morrow, chiudono il reparto.

L’ultimo primo giro al draft è stato Johnathan Abram, che affiancherà in secondaria la SS Karl Joseph come free. Il prodotto da Mississippi State arriva, a detta di Gruden, come una safety da old school, abile nel placcaggio e nel colpire duro. Se la giocherà con Erik Harris, veterano e ottimo asset pure da special team, oppure con Lamarcus Joyner, cornerback versatile come piace a coach e defensive coordinator. L’alternativa da strong prende il nome di Jordan Richards, tre stagioni a New England prima della trade coi Falcons, dove è partito 12 volte titolare ottenendo un career-high di 37 tackle. Da tenere d’occhio Curtis Riley, firmato per un anno e prodigioso ai Giants, dove ha performato 4 intercetti, 1 touchdown, 75 placcaggi e 5 passes defensed come partente in ognuna delle 16 gare. Pure tra i CB due aggiunte tra i debuttanti: Trayvon Mullen, già ricco di leadership, e Isaiah Johnson (in dubbio nella week 1 per concussion), che si faranno le ossa ad osservare Worley e Conley. Daryl si è dimostrato uno dei più talentuosi d-back dell’intera NFL mentre l’ex rookie ha condotto la classifica dei Raiders sulle pass deflection e pareggiato quella sugli intercetti. L’ex Lions Nevin Lawson salterà i primi quattro match per doping.

Negli special team Daniel Carlson è l’affidabile kicker mentre AJ Cole ha vinto la competizione da punter a spese di Johnny Townsend, a cui si è rinunciato giorni or sono assieme al veterano DePaola. La promozione segue le parole del coach che ha paragonato il 23enne da NC State niente di meno che a Shane Lechler! Il long snapper sarà dunque Trent Sieg, con Dwayne Harris e Nick Nelson ritornatori.

Gruden, Carr e Brown sono l’emblema della stagione che va ad iniziare per Oakland; la lente d’ingrandimento sarà tutta per loro che non possono fallire ancora, mettendo da parte il proprio “io” e ragionando per la squadra. La division è una delle più toste e difficili da scalare ma passi falsi non saranno ulteriormente accettati. I Raiders sono a un bivio, proprio come la carriera delle tre superstar!

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