I Dallas Cowboys stanno vivendo una offseason costantemente sotto i riflettori – e non è certamente una novità – e sono probabilmente la franchigia più attesa in vista della week 1. I motivi che giustificano tanta attenzione ci sono e anche sono molti ma tutto è inevitabilmente eclissato dalla domanda che tutti, tifosi o meno, si stanno ponendo a meno di tre settimane dal debutto contro i Giants: “Cosa farà Zeke?”.

Ezekiel Elliott, stella assoluta dei texani, ha deciso di forzare la situazione al fine di ottenere un’estensione del proprio contratto, il quale però scadrà soltanto fra due anni. Il braccio di ferro con la dirigenza è tuttora in atto: Elliott sembra disposto a perdere l’intera stagione e Jerry Jones, già di suo restio a rinnovare i contratti anticipatamente, nonostante l’atteggiamento tranquillo e conciliante difficilmente potrà cedere nel confronti di un giocatore che sarà legato alla franchigia fino 2021. All’holdout di Elliott si aggiunge la complessa situazione del rinnovo di Dak Prescott che potrebbe addirittura aprire lo scenario di una trade. Il tutto dopo che in precedenza il frontoffice aveva dovuto gestire un’altra complessa trattativa estiva con Demarcus Lawrence conclusa con la firma di un contratto pesantissimo, in tutti i sensi, per il defensive end.

Nonostante l’età media molto bassa, i Cowboys non possono permettersi una visione troppo orientata in avanti. Le attuali questioni contrattuali e quelle di là da venire che inevitabilmente coinvolgeranno nei prossimi anni alcune delle “young guns” della squadra comporteranno dei sacrifici inevitabili e dunque l’impossibilità, per ovvie ragioni di cap, di tenere unito a lungo l’attuale gruppo di giocatori.

La prossima stagione sarà perciò fondamentale per la franchigia che come tutti sappiamo manca al Super Bowl dal 1995. E sarà ovviamente determinante per il futuro del progetto tecnico della squadra. Sappiamo come la triade Garrett-Linehan-Marinelli sia stata costantemente sulla graticola negli anni scorsi. Nonostante tutto però JJ, forse persino troppo paziente, non ha mai fatto venir meno la sua fiducia nei confronti dei vertici del coaching staff. Perlomeno fino alla fine della stagione 2018.

Nell’ultima annata la difesa guidata da Rod Marinelli, anche grazie al contributo dell’ex coach della Legion of Boom Kris Richard, ha registrato dei miglioramenti non da poco. Al contrario l’attacco ha manifestato i consueti problemi riconducibili anche alla cattiva gestione dell’OC John Linehan che è stato infine licenziato dopo essere stato graziato più volte negli anni passati. Il nuovo OC è l’ex allenatore dei quarterback Kellen Moore ma il playcalling passerà nelle mani di Jason Garrett e questo non è certo un caso. L’head coach è nel suo ultimo anno di contratto e la dirigenza, che finalmente ha assunto una posizione meno lassista e più critica verso la gestione tecnica della squadra, vorrà vedere qualcosa di importante per poter giustificare il suo eventuale rinnovo.

Dak Prescott andrà a scadenza a fine stagione ed è attualmente immerso in un confronto non semplicissimo con il front office, il quale in buona sostanza non sembra avere grosse certezze né riguardo al fatto di poter contare o meno su di lui per riportare la squadra ai vertici della lega né per ciò che concerne l’effettiva “valutazione economica” del giocatore – concetto molto relativo nel mercato NFL – considerando anche che le cifre richieste dal quarterback, forse ispirate dal detto per cui “everything is bigger in Texas”, sono clamorosamente elevate con tutto ciò che ne consegue. Se come sembra la questione dovesse prolungarsi fino ed oltre la week 1, ci sarà da attendersi qualcosa di speciale fin dai primi snap contro New York: il giocatore chiede un trattamento economico da élite quarterback perciò sarà necessariamente chiamato a dover rendere da élite quarterback.

A ricevere i passaggi del numero 4, tra gli altri, ci sarà il graditissimo rientrante Jason Witten. L’undici volte pro-bowler e autentica icona della franchigia, ritiratosi alla fine dell’annata 2017 ha passato l’ultimo anno in cabina di commento con risultati, diciamo così, meno brillanti rispetto quelle dell’ex compagno Tony Romo e nel momento in cui Jerry Jones in persona gli ha chiesto di tornare ad indossare la numero 82 ha immediatamente risposto di sì. Il ritorno di Witten è stato percepito come un dato di sfiducia verso il reparto tight end, effettivamente non ricchissimo di talento, per così dire. Geoff Swaim è stato lasciato andare a scadenza e gli altri due a roster Dalton Schultz e Blake Jarwin evidentemente non sono reputati, ad oggi, in grado di potersi giocare la titolarità e indubbiamente potranno sfruttare la presenza di Witten per apprendere quanto gli potrà essere utile in chiave futura.

Naturalmente il passing game di Dallas sarà costruito attorno ad Amari Cooper, prima punta indiscussa del receiving corp, che arrivato in Texas nel 2018 a stagione inoltrata ha ritrovato brillantezza e rotto la spirale involutiva attraversata in quel Oakland. In offseason è stato firmato il free agent Randall Cobb, WR esperto, ex Green Bay Packers, che però è reduce da un’annata complicata e dovrà inoltre dimostrare di poter essere efficace anche in mancanza di un QB del livello di Aaron Rodgers. Il posto da titolare è garantito anche per Michael Gallup, che non avrà i geni dell’elite wide receiver ma ha disputato una rookie season senz’altro positiva e gode di ampia considerazione da parte dello staff tecnico, giustificata dalle doti atletiche che fanno intravedere un upside non da poco. Dietro i tre titolari partono l’ex Rams Tavon Austin e il giovane Cedrick Wilson, slot receiver che dopo aver saltato per intero la sua prima stagione NFL avrà l’opportunità di provare le sue qualità e combattere per scalare posizioni nelle gerarchie di coach Garrett, e infine Noah Brown. Mentre Devin Smith, già visto per qualche snap in maglia Jets e gli undrafted Jon’Vea Johnson e Jalen Guyton si giocheranno gli ultimissimi posti nel roster finale.

Le performance offensive dei Cowboys dipendono in buona parte dal gioco di corse, dunque da quell’Elliott che ad oggi è probabilmente il miglior running back dell’intera NFL. Qualora Zeke dovesse tenere duro e incrociare le braccia la squadra perderebbe un uomo che ha mostrato di essere in grado di poter portare sulle spalle il peso dell’intero attacco nelle giornate più complicate. La sua assenza sarebbe un handicap terrificante tanto più se consideriamo che il massimo che Cowboys sono riusciti a fare per trovare una possibile toppa ossia un backup in grado di rendere meno dolorosa possibile l’eventuale mancanza dell’asso da Ohio State, è la firma di Alfred Morris. Per il resto né Mike Weber né l’altro rookie Pollard sembrano in grado di poter sostenere altro che non qualche portata sporadica.

La linea d’attacco pur avendo superato il suo prime rimane a tutt’oggi un reparto di altissima qualità. Indiscusso padrone del ruolo di left tackle è ovviamente Tyron Smith che, infortuni permettendo, rimane una garanzia per la protezione del QB sul lato cieco. Sul lato opposto agirà La’el Collins, il quale spesso ha fatto storcere il naso ai nostalgici di Doug Free ma in tutta franchezza pur non avendo, ca va sans dire, neppure lontanamente le qualità del suo predecessore, è un elemento migliore di quanto spesso non si dica. Qualora il suo rendimento non dovesse convincere sarà chiamato a subentrare Cameron Fleming, uno che sarebbe titolare indiscusso in parecchie franchigie. Le guardie saranno ovviamente il formidabile Zack Martin e, con qualche certezza in meno per così dire, Connor Williams. Il prodotto di University of Texas, scelto con la 50esima chiamata al Draft del 2017, ha faticato abbastanza ad adeguarsi al gioco NFL. La controversia sul tipo di utilizzo che avrebbe potuto farne Dallas è stata risolta in fretta da Jason Garrett che lo ha impostato da left guard ma le sue performance hanno destato più di una perplessità e non stupirebbe più di tanto vederlo costretto già dalle prime giornate a cedere la titolarità a Xavier Sua’Filo.

Completa il pacchetto il centro Travis Frederick. E qui tocca deviare per un attimo dall’analisi tecnica. Senza cadere in inutile retorica, l’essere stato in grado, dopo essere stato lontano dai campi per un anno in seguito alla diagnosi della sindrome di Guillain-Barrè, non solo di affrontare le conseguenze di una patologia del genere ma di rimettersi persino nella condizione muscolare di poter essere ancora un giocatore di football basta e avanza per qualificare l’uomo. Per lui, già dal primo snap, saranno applausi a prescindere.

Per quanto concerne la difesa, abbiamo già evidenziato i miglioramenti notevoli registrati dall’intero reparto nella stagione scorsa. In tutto ciò l’arrivo di Kris Richard a fianco del DC Marinelli è stato fondamentale. Senza dubbio alcuno la differenza di rendimento rispetto al passato di alcuni giocatori, in particolare nella secondaria, è da attribuire al lavoro dell’ex Seahawks. L’esempio più lampante è quello di Byron Jones. Già safety non particolarmente convincente, nel nuovo ruolo di cornerback ha disputato un 2018 a livelli altissimi guadagnandosi una chiamata più che meritata al Pro-Bowl. L’altro CB titolare sarà Chidobe Awuzie, che abbiamo già visto a buoni livelli di rendimento nelle prime due annate da pro ma che allo stesso tempo lascia intendere di avere notevoli margini di miglioramento. Nello schieramento difensivo spesso a cinque uomini nel reparto arretrato avrà ovviamente molto spazio Jourdan Lewis, altro giovane di qualità con prospettive importanti, senza dimenticare Anthony Brown che permetterà a Marinelli e Richard di allungare le rotazioni dei cornerback.

Le safety di Dallas spesso sono state bistrattate da giornalisti e tifosi e per mesi è stato invocato, sfociando nel tormentone, il nome di Earl Thomas. Jeff Heath e Xavier Woods non sono di certo una coppia élite ma hanno disputato un buon 2018 e hanno tutte le carte in regola per consolidare la propria posizione nella stagione incombente. In sede di mercato è stato firmato un veterano come Iloka che potrà all’occorrenza sostituire sia l’uno che l’altro titolare, essendo in grado di agire sia da free safety che da strong safety, e va inoltre ad aggiungersi a Kavon Frazier e Darian Thompson all’interno di un pacchetto particolarmente profondo.

Passando ai linebacker, non possiamo che partire dalle due splendide rivelazioni della scorsa annata. Nel 2018 abbiamo infatti assistito alla clamorosa rookie season di Leighton Vander Esch e all’esplosione di Jaylon Smith che ha mostrato ciò di cui è capace dopo gli anni difficili in seguito al brutto infortunio al ginocchio nella sua ultima annata collegiale. I due rappresentano un elemento di assoluta eccellenza per la difesa dei ‘Boys e andranno a combinare con il veterano Sean Lee, il quale nel caso riuscisse a rimanere integro andrebbe a completare un reparto fenomenale.

Uno dei peggiori incubi di tutti i QB della lega, nessun escluso, si chiama DeMarcus Lawrence, defensive end fenomenale che dopo il rinnovo di contratto avrà i riflettori costantemente puntati e dovrà far vedere di valere l’enorme investimento economico della franchigia. In free agency è inoltre arrivato in Texas Robert Quinn, un elemento che ovviamente eleva la qualità del pass-rushing di Dallas ma che non vedremo prima della week 3 a causa di una squalifica per violazione della PED policy. E a proposito di sostante illecite, rimane ancora in sospeso la condizione di Randy Gregory, in attesa del pronunciamento della lega mentre il defensive tackle David Irving, anch’egli colto in fallo, ha addirittura deciso di porre fine (a soli 25 anni) alla sua carriera tra i pro per non dover rinunciare alla grande passione condivisa a suo tempo anche dal buon Ricky Williams.

Il ritiro di Irving aggrava ulteriormente la situazione per ciò che riguarda i DT, vero punto debole del reparto difensivo. Sulla carta i titolari dovrebbero essere Maliek Collins e Antwaun Woods, non proprio una garanzia, e per ciò che riguarda Tyrone Crawford, nel nuovo ruolo in cui è stato adattato l’anno scorso, non ha mostrato di affrontare le offensive line avversarie con la stessa energia esibita qualche mese fa in un bar della Florida nell’ambito di una performance tra Bud Spencer e l’incredibile Hulk. Occhio perciò all’ex Houston Texans Christian Covington che in questo contesto potrà seriamente ambire a guadagnare in corsa un posto da titolare.

Nessun dubbio invece sul punter Chris Jones e il kicker Brett Maher, ambedue confermati anche per l’anno a venire.

Risulta dunque facile capire il perché Dallas sia stabilmente al centro dell’attenzione in vista dell’annata 2019. Un roster di grande talento, una serie di elementi – a partire da coach Garrett – che si giocheranno tanto del loro futuro e poi ovviamente il caso Elliott il cui esito avrà un impatto enorme, nel bene o nel male, sulla stagione e le ambizioni dell’America’s Team.

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