Necessaria premessa: approcciarmi all’annuale preview dei Baltimore Ravens senza dover tenere in considerazione Joe Flacco mi confonde ed al contempo rinfranca, in quanto l’uomo è sì stato in grado di regalare alla città il proprio secondo Lombardi, ma non sentirsi frastornati dinanzi alle sue prestazioni dopo la firma dell’allora faraonico rinnovo contrattuale era diventato un qualcosa di sempre più complesso ed a tratti fisicamente doloroso.
Il mio utilizzo della parola “frastornati” può tornarmi nuovamente utile per descrivere le nostre sensazioni davanti alla loro seconda metà della scorsa stagione, periodo nel quale Lamar Jackson ha preso il controllo del reparto offensivo e, più o meno direttamente, del destino di un’intera organizzazione che ha deciso di prendersi in seno uno dei talenti offensivi più intriganti ed enigmatici del ventunesimo secolo.
La prossima stagione, fra le altre cose, sarà la prima nella quale il leggendario Ozzie Newsome non ricoprirà il ruolo di GM, lasciato al più che pronto discepolo Eric DeCosta, personalità già immensamente rispettata e, anni addietro, addirittura pesantemente corteggiata da fior di squadre desiderose di affidare a lui la poltrona di general manager: oltre a tutto ciò, Baltimore si affaccia al 2019 con una difesa completamente rivoluzionata che ha visto lo storico Terrell Suggs prendere le proprie cose e tornare a casa in Arizona ai Cardinals.

Il nostro viaggio alla scoperta dei Baltimore Ravens non può che partire da Lamar Jackson e da un reparto offensivo consegnato alle esperte mani di Greg Roman, l’offensive coordinator dei 49ers ai tempi di Harbaugh e del tanto discusso Kaepernick, autentico guru per quanto concerne il running game: immagino abbiate immediatamente collegato i punti ed inteso il desiderio di Baltimore di muovere le catene via terra il più possibile. Certo, nella golden age del passing game andare così controtendenza potrebbe sembrare controproducente, però lo scorso anno la rivoluzione copernicana allestita in un nonnulla per mettere Jackson a proprio agio ha prodotto numeri che, se inquadrati lungo l’arco di una stagione da sedici partite sembrerebbero usciti da un’annoiata carriera di Madden NFL 2020: se l’ex Louisville avesse giocato tutti e sedici i match, avrebbe corso per quasi 1400 yards in 275 portate, permettendo all’intero reparto di racimolare più di 230 yards terrene a partita – dato più alto dal 1936! – e di avere il possesso dell’ovale per più di 36 minuti a partita, il dato comodamente più alto da quando si è incominciato a misurarlo.

La clamorosa debacle contro Los Angeles ai playoff, però, ha ribadito quanto sia indispensabile fare affidamento su un gameplan bilanciato e variegato, in quanto con un’intera offseason a disposizione qualsiasi defensive coordinator sarebbe stato in grado di concepire modi per neutralizzare Jackson ed il potente running game di Baltimore: per questo motivo, Roman e coach Harbaugh hanno completamente rivoluzionato il proprio playbook architettando giocate che già da luglio stanno lasciando a bocca aperta tifosi ed addetti ai lavori presenti agli allenamenti per la varietà di giocatori impiegati e la creatività con la quale questi vengono disposti in campo.
Tutto ciò, unito ad una eventuale progressione tecnica e meccanica di Jackson, dovrebbe garantire a Baltimore la possibilità di giocarsela contro chiunque, anche se i miglioramenti che il numero 8 dovrà conseguire non riguardano dettagli o minuzie in grado di fare la differenza fra vincere e perdere, ma problemi tecnici che se non risolti riuscirebbero a far passare come esperto chi lo vedeva come possibile ricevitore una volta uscito dal college: per quanto possa lavorare su footwork, consapevolezza nella tasca e velocità d’esecuzione nel lanciare un pallone, molto del suo futuro dipenderà da come il supporting cast attorno a lui riuscirà ad esprimersi.

A garantire il successo del running game di Baltimore, oltre che all’agilità di Jackson, ci ha pensato un backfield guidato dalla rivelazione Gus Edwards, running back estremamente potente e costantemente in grado di guadagnare un paio di yards in più rifiutandosi di cadere all’indietro, e da Kenneth Dixon, promessa mai mantenuta e pertanto arrivata ad un bivio nella propria carriera: oltre a loro quest’anno Jackson potrà dare l’hand-off all’esplosivo rookie Justice Hill, e soprattutto all’ex Saints Mark Ingram, sottovalutato innesto di questa offseason. Negli ultimi anni a New Orleans, Ingram ha abbondantemente dimostrato di essere in grado di contribuire su tutti e tre i down e di aver ancora molto football nelle relativamente fresche gambe.
A dare manforte al running game ci sarà un trio di tight end estremamente variegato e pericoloso: da un lato abbiamo Nick Boyle, il tight end più tradizionale del trio ed uno dei migliori in assoluto per quanto riguarda il bloccare per il proprio running back, seguito dallo specialista Mark Andrews, giocatore estremamente atletico che si esprime al meglio con il pallone fra le mani, e per finire l’ex scelta al primo round Hayden Hurst, l’opzione più completa delle tre in grado di cavarsela in tutto.

Il receiving corp ci presenta invece un interessante mix fra solidi veterani ed intriganti giovanotti arrivati negli ultimi due draft: di fianco ai mai spettacolari Chris Moore, Willie Snead e Seth Roberts, troveremo infatti il sophomore ma di fatto rookie Jaleel Scott, ed i due veri e propri rookie Marquise ‘Hollywood’ Brown e Miles Boykin. Il progresso del primo, vero e proprio demone in grado di bruciare qualunque difesa con la propria velocità, è stato ostacolato da una lunga convalescenza per un infortunio al piede rimediato ben prima del draft, mentre il secondo sta continuamente giocando snap con la prima squadra dimostrando di poter contribuire fin da subito.
Non ci saranno grosse novità per quanto concerne la linea d’attacco, reparto in cui i posti di Yanda, Stanley e Brown Jr. non sono mai stati in discussione: a dare lo snap a Jackson probabilmente ci penserà Matt Skura, mentre il posto da guardia sinistra se lo contenderanno Eluemunor ed il rookie Powers.

Persi Za’Darius Smith, il leggendario Terrell Suggs, l’ottimo Eric Weddle ed il quattro volte Pro Bowler C.J. Mosley, lo scetticismo regna sovrano attorno al reparto difensivo di Baltimore: a mio avviso tutto questo pessimismo non ha motivo d’esistere, in quanto i tanti dubbi che aleggiano sul pass rush saranno risolti da una secondaria in grado di annullare completamente qualsiasi ricevitore e che grazie a ciò permetterà ai vari edge rusher di portare pressione ad un quarterback immobile nella tasca ancora in cerca di un uomo libero.
L’arrivo di Earl Thomas potrebbe tranquillamente trasformare l’intero reparto, in quanto se in campo l’ex Seahawks è ancora uno dei migliori nel suo ruolo, nonché un generale in grado di rendere migliore chiunque gli stia vicino e soprattutto di controllare porzioni di campo abnormi: fra i cornerback ci si attendono grandissime cose da Marlon Humphrey, giocatore al terzo anno che sembra pronto ad imporsi come uno dei migliori cinque nel ruolo, affiancato dagli ottimi veterani Smith e Carr.

Buoni giocatori come Averett e Bethel ed un paio di giovani come Lewis-Marshall e Canady battaglieranno fino all’ultimo giorno disponibile per garantirsi il posto nella slot reso vacante da un terribile infortunio al collo accorso a Tavon Young; ad affiancare il neo-arrivato Thomas troveremo ancora una volta Tony Jefferson che beneficerà immensamente del suo aiuto, in quanto la presenza dell’ex Seahawks gli permetterà di giocare più vicino alla linea di scrimmage dove potrà contribuire come run defender aggiuntivo: nonostante il nome importante, Jefferson dovrà guardarsi le spalle dai vari Elliott, Jackson e Clark, giovani che in almeno metà delle altre trentadue squadre troverebbero un posto da titolari senza alcun problema.
Credo fermamente che dalla crescita di Humphrey passeranno molte delle possibilità di successo dell’intero reparto, non solo per il prossimo anno: l’età e gli infortuni di Smith e Carr – infortuni solamente nel caso Smith in quanto Carr in undici anni di carriera non ha ancora saltato una singola partita – potrebbero far sì che entrambi in un futuro non troppo distante indossino casacche differenti, pertanto la definitiva consacrazione di Humphrey potrebbe garantire stabilità al reparto per gli anni a venire.

A sentire maggiormente gli effetti della offseason troviamo il pass rush privato di Suggs e Smith, anche se non credo Baltimore debba eccessivamente preoccuparsi, in quanto a roster presenziano ancora l’ottimo Matt Judon, che verrà probabilmente affiancato da una rotazione che comprende i veterani McPhee – cavallo di ritorno – e Ray oltre che ai finora deludenti Williams e Bowser, probabilmente entrambi all’ultima opportunità per convincere il front office ad investire su di loro, e per finire il rookie Ferguson, giocatore di immenso potenziale ma a detta di occhi esperti ancora troppo grezzo per la NFL.
La linea difensiva, una delle più massicce e temibili che possiate incontrare, sarà ancora una volta ancora dal duo Williams-Pierce, tanto efficace contro le corse quanto deludente sul pass rush, anche se a dirla tutta il compito di un D-tackle – Aaron Donald a parte – raramente comprende l’atterrare il quarterback avversario: a completare il reparto con ogni probabilità troveremo il mai esaltante ma solido Chris Wormley, altro giocatore bisognoso di un colpo di reni per ravvivare la propria carriera.
A sostituire il dipartito Mosley ci penserà Patrick Onwuasor, esperto linebacker che dovrà dimostrare di essere in grado di fare un passo in avanti per quanto riguarda la leadership e diventare una vera e propria guida in difesa, affiancato da uno fra Chris Board e Kenny Young: considerando che stiamo parlando di un undrafted free agent contro una scelta al quarto round, è ovvio che Young parta come favorito, anche se a dirla tutta Baltimore può vantare una lunga tradizione di middle linebacker titolari che non hanno sentito chiamare il proprio nome durante la tre giorni del draft.

A guidare gli special teams, fiore all’occhiello dei Ravens da oramai un lustro, ci penseranno ancora una volta il quasi-automatico Tucker e l’ottimo Koch, ai quali consegnerà l’ovale l’esperto Cox: la battaglia per un posto a roster da returner verrà combattuta fra l’eroe locale Cyrus Jones e l’esplosivo Tyler Ervin, con il secondo che al momento sta gestendo con estrema maestria tale compito in preseason.

Quella che si appresta ad incominciare sarà una stagione ricolma di incognite e potenziale, in quanto per Baltimore la distanza fra un ipotetico 11-5 ed un 5-11 sembra essere veramente minima: affinché si avveri la prima ipotesi sarà necessario che Jackson dimostri di essere cresciuto come passer e che quindi il supporting cast a suo fianco sappia esprimersi a buoni livelli e, soprattutto, che la difesa sia in grado di sopperire alle partenze primaverili reprimendo il gioco aereo avversario grazie al lavoro della secondaria, mettendo così il pass rush in posizione di produrre nonostante l’assenza di nomi di richiamo.
Ciò di cui possiamo essere sicuri è che il 2019 sarà il primo episodio di un nuovo capitolo nella breve ma prestigiosa storia della franchigia e che nulla sarà più come prima, in positivo o in negativo che sia.

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