Se esiste una squadra camaleontica in grado di uscire fuori da qualunque situazione compromettente o pronostico avverso sono i Seahawks. La scorsa stagione, partita sottotono e con pochi favori dalla critica, è finita con un dignitoso e assolutamente non scontato primo turno ai playoff, quando in una feroce battaglia persero punto a punto coi Cowboys. Il record conclusivo di 10-6 fu frutto di un’accelerata pazzesca dal 10 novembre in poi quando, dopo l’equilibrata sconfitta di Los Angeles, Seattle inanellò sei vittorie consecutive e convincenti, intervallate dalla debacle a San Francisco, che posero i ragazzi di Carroll come scheggia impazzita e gruppo feroce da evitare a tutti i costi.

Anche in questo “pre-start” si notano difetti nei reparti o in alcuni rimpiazzi sulla carta non adeguati, ma come detto l’head coach e i suoi riescono sempre ad estrapolare qualcosa in più dall’animo dei propri giocatori, racchiusi ormai da un decennio, in una fratellanza e comunione di intenti che li spinge, magari anche oltre le loro possibilità, ad adattarsi in ogni ruolo. Per questi motivi il 2019, al pari dei suoi predecessori, si presenta come un anno agonistico tutto da scoprire, anche alla luce delle molte dipartite, alcune delle quali hanno lasciato malumore nei fan della prima ora: sarà l’ennesimo esame da superare per zittire i critici e concludere degnamente sopra il 50% di vittorie un altro torneo.

Si riparte da Russell Wilson e l’estensione a 140 milioni che lo erge nell’olimpo dei più pagati, chiarificatrice dell’importanza del qb nei sistemi di gioco offensivi e non. Il 30enne da Cincinnati è il simbolo dell’era Carroll e la soluzione ad ogni suo problema. Basti vedere lo scorso campionato e il terreno macinato dall’attacco blu verde, che con uno stratosferico quarterback di tal calibro, senza portare i suoi compagni di reparto nell’elite delle classifiche di categoria, riesce a creare gioco in ogni situazione, lasciando la difesa nella sideline a studiare nuovi accorgimenti. Le corse di un tempo si sono affievolite, a causa di un fisico martoriato dai colpi presi spesso per una protezione deficitaria, ma un’intelligenza sopra la media permette a Wilson di giostrare ogni sua (molteplice) peculiarità a seconda della situazione. Sarà obbligatorio in questa nuova avventura, come andremo a vedere, tale aspetto; essere cioè capace di mantenere la palla più a lungo possibile, almeno nelle prime uscite stagionali, lasciando una retroguardia sguarnita (per un motivo o per l’altro) dei punti cardine, persi progressivamente negli anni, ad assestarsi ed elaborare nuove strategie. Paxton Lynch a gennaio e Geno Smith a metà maggio sono le nuove sigle da backup, sperando non ci sia mai bisogno di loro e che la salute sia clemente col formidabile leader.

Il suo target prediletto però, Doug Baldwin, ha preferito il pensionamento, causa le botte che lo hanno straziato. Col ritiro di Kam Chancellor la Legion of Boom è ormai solo un piacevole ricordo, dato che del vecchio squadrone mancherà pure Earl Thomas, andato a guadagnare altrove, così come Justin Coleman e JR Sweezy. Frank Clark è stato ceduto ai Chiefs per la 29ma scelta del primo giro 2019 e una al secondo 2020; inoltre l’offensive line di Mike Solari ai nastri di partenza non sembra offrire sufficienti garanzie, nonostante l’avvento di Mike Iupati, che si integrerà a Duane Brown (LT) ormai 34enne, DJ Fluker (RG), Germain Ifedi (RT) e al centro Justin Britt, mai soddisfacenti in pieno; il rookie Phil Haynes da Wake Forest, abile nel blocco delle corse, darà una mano. Tra i free agent, in aggiunta alla guardia, sono stati siglati il kicker Jason Myers e i DE Ezekiel Ansah e Cassius Marsh.

Il draft – caratterizzato da molteplici scambi di picks oltre che con Kansas City anche coi Packers, Giants, Panthers e Patriots – ha completato qualche buco ringalluzzendo un già giovane roster, ma a parte Wilson e Bobby Wagner non si scorgono superstar! Il secondo ha superato CJ Mosley (17M annui) come linebacker più pagato dopo l’estensione a 54 milioni triennali e il suo training camp si è rivelato un po’ travagliato, con molte pause dovute ad acciacchi ripetuti alle gambe, trattate col Regenokine!

Il caratteraccio di Clark era penalizzante ma LJ Collier al suo posto è tutto da vedere, anche se il precedente con Bruce Irvin fa ben sperare. Il prototipo è quello da defensive end rapido contro le corse ma utilizzabile benissimo pure a protezione degli screen pass. Ansah se sano potrebbe apparire più affidabile della prima scelta a meno che Ken Norton Jr – fidandosi dei paragoni di Carroll a Michael Bennett – userà insieme la coppia. A complicare i piani il recente infortunio alla caviglia del rookie e la sospensione di 6 giornate per violenza domestica (nel 2017) di Jarran Reed, ottimo con l’ex socio nella pass rush 2018/19, che avrebbe potuto creare da subito una linea terrificante con Poona Ford e i profili poc’anzi accennati. Anche per questo motivo è stato preso dai 49ers il veterano Earl Mitchell durante il training camp. Diverso il discorso per Marquise Blair, assolutamente adatto ai diktat del capo allenatore come safety da placcaggio, ma per nulla comparabile a Thomas nella copertura sul profondo. In due anni con Utah sono 106 tackle, 4 pass deflection e due intercetti i suoi numeri e se l’infortunio alla parte posteriore della coscia, col quale ha saltato buona parte della preparazione, cesserà di esistere, se la potrebbe vedere tra i free con Tedric Thompson e Delano Hill, mentre McDougald giocherebbe da strong e il debuttante da Oregon Ugo Amadi riserva. Tra i cornerback, dopo la rinuncia a Derrek Thomas, rientrato alla base DeShawn Shead, eventuale ottimo contributo pure negli special team, mentre i confermatissimi titolari sono Shaquill Griffin a sinistra e a destra Tre Flowers. Shaquem verrà invece preso in considerazione come weakside linebacker dove sono intoccabili KJ Wright e Wagner da middle, a meno che coi recenti buchi della linea possa sfruttare i suoi trascorsi da pass rusher e contribuire lì; infine Mingo è avanti all’acciaccato Kendricks e alle sue cause legali di insider trading. Proprio per le possibili defezioni nel settore, si punterà sul terzo giro Cody Barton (al numero 88), ottimo con 120 tackle l’ultimo anno, che farà da riserva agli esperti starter, oppure avrà un ruolo negli special team.

Nonostante i molti volti nuovi il capo allenatore non ha nascosto ottimismo, vista la giovane età e grinta che il comparto presenta ai suoi occhi. Come accennato il problema principale riguarda la linea che in un sol colpo perde due pezzi da novanta come Clark e Reed. Eccellente run defender dal suo ingresso in NFL (2016), Jarran è reduce da 10.5 sack nell’ultimo torneo, quarto tra i DT. La firma di Ansah assume importanza ancora maggiore adesso mentre il ruolo da rimpiazzo momentaneo potrebbe risolversi tra Quinton Jefferson, il veterano Jamie Meder, il mastodontico ex Colts Al Woods e il sesto giro Demarcus Christmas.

DK Metcalf sarà il nuovo ricevitore assieme a Tyler Lockett, con David Moore a fare il terzo anche quest’anno. La sua scelta a fine del secondo round è stata presa ottimamente a Seattle, date le caratteristiche atletiche del ragazzo e le medie con le quali si è affacciato in Nfl (22yd per game). La connessione col quarterback promette scintille, infortuni permettendo, e profilo migliore da cui ripartire dopo l’addio a Baldwin non c’era. Oltre a lui acquisiti nel Draft al quarto e settimo round Gary Jennings Jr da West Virginia e John Ursua. Chris Carson, sofferente al via del training camp, è l’incontrastato running back titolare, reduce dalla stagione monstre al secondo anno con 1151 yard, mentre non ci sarà più Mike Davis, passato ai Bears, ragion per cui il ruolo di backup (molto importante da queste parti) passa a Rashaad Penny.

Tra i tight end si ripartirà dalle gerarchie di fine 2018/19 con Vannett primo spot e Dissly e il vecchio Ed Dickson alternative. Su quest’ultimo è ancora in ballo l’eventuale intervento al ginocchio, per eliminare del tutto le frequenti ricadute. Forse per questo Jackson Harris da Georgia College e Wes Saxton sono state le ultimissime sigle estive del reparto.

Col ritiro di Janikowski e a parte la prestigiosa new entry del pro bowler Myers, completano l’eccezionale special team, agli ordini di Brian Schneider, Michael Dickson (All Pro) e Tyler Ott come punter e long snapper, mentre Lockett sarà il ritornatore.

La NFC West è una division mozzata in due, con Cardinals e 49ers in ricostruzione senza apparenti obiettivi e Seahawks e Rams a giocarsi la leadership. Questi ultimi partono ovviamente favoriti anche alla luce delle ultime due stagioni; L.A. può contare su un attacco ricco di talenti che gira a memoria e portare a casa un incontro sulla carta più facile sembra spesso una formalità. Seattle dal canto suo, nonostante un settore offensivo spesso inceppato, protetto male e succube della luna del proprio leader, ha un coaching staff che conosce l’ambiente NFL a memoria. Carroll, Schottenheimer e Norton Jr sono tre volponi e come ampiamente ripetuto riescono sempre ad adattarsi a ogni situazione e cambiamento, facendo continuamente ereditare ai loro uomini una invidiabile ferocia agonistica specialmente in difesa, vero e proprio know how aziendale. I Seahawks hanno inoltre dimostrato maggior freddezza negli arrivi al fotofinish e in clutch time. Certo gli infortuni nel training camp e le defezioni disciplinari non ci volevano e danno a più di un settore degli handicap iniziali difficili da arginare. Inoltre, a parte i Rams, la NFC pullula di franchigie sulla carta superiori a Seattle o che hanno rattoppato meglio i buchi invernali, come Saints, Eagles, Packers, Bears, Cowboys e Vikings, mentre Falcons e Panthers ci sembrano sotto. Vedremo se anche questa volta troveranno strada facendo la squadra e ci sorprenderanno in positivo.

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