Non temete cari lettori, non mi sono dimenticato di voi ho -come in molti altri aspetti della mia vita- lasciato a metà l’opera, semplicemente non sono riuscito a pubblicare il settimanale episodio della Top Five il giovedì in quanto impegnato a preparare l’ultimo esame della triennale: cos’è questa boccata d’aria? Il più grande sospiro di sollievo collettivo della storia italiana da quando Grosso ha messo a segno l’ultimo rigore?
Scherzi a parte, mettere insieme tre Top Five per i tre ruoli che compongono la linea d’attacco è pressoché impossibile e per limiti di tempo, risorse e sanità mentale mi limiterò a proporvene solamente una complessiva che, giuro sulla tomba del parente a cui secondo voi tengo di più, solo a giochi fatti ho visto coincidere -casualmente, lo giuro- con il First Team All-Pro dello scorso anno: in ogni caso, però, questo First Team All-Pro è da ordinare dal cinque all’uno, pertanto iniziamo immediatamente!

5) Quenton Nelson, G, Indianapolis Colts

Inettitudine, disorganizzazione ed ulteriore inettitudine avevano messo a repentaglio la carriera dello splendido Andrew Luck: per favorire il suo ritorno a livelli da Luck era fondamentale garantirgli una protezione perlomeno adeguata e Chris Ballard, uomo immensamente intelligente, ha reso ciò la propria priorità fin da subito. Selezionare con la sesta chiamata assoluta una guardia è indubbiamente poco esaltante per un tifoso, ma dopo poco più di dodici mesi possiamo tranquillamente dire che la scelta dei Colts sia stata la migliore che potessero prendere: immediatamente Pro Bowler e First Team All-Pro, Nelson si è affacciato al mondo NFL come eccellente run blocker in grado di muoversi nello spazio come un tight end, anche se poi a bocce ferme si è pure rivelato essere un ottimo pass blocker che ha concesso la miseria di un solo sack in diciotto partite totali!
Ciò che più impressiona di Nelson è ovviamente il fatto che sia riuscito consistentemente a giocare come una delle migliori guardie nel proprio anno da rookie, anno in cui teoricamente avrebbe dovuto pagare pegno per la propria inesperienza: nonostante una consistente eccellenza che ha lasciato chiunque a bocca aperta, la giovane guardia di Indy ha millantato “dei problemi di tecnica” che a parer suo hanno pesantemente condizionato la parte finale della propria stupefacente stagione.
Potevamo aspettarci dell’altro da un giocatore paragonato a Larry Allen?

4) Mitchell Schwartz, T, Kansas City Chiefs

Ecco a voi l’ennesima riprova che i Pro Bowl sono sì una bella cosa, ma spesso e volentieri sono più delle vere e proprie gare di popolarità che altro: il fatto che un due volte Second Team All-Pro ed una volta First Team All-Pro non sia mai stato convocato all’unica partita in cui quasi sicuramente non si sentirà parlare dei Patriots fornisce a tutti coloro che vorrebbero abolire la partita in questione un validissimo argomento.
Senza troppi fronzoli, Mitchell Schwartz è il migliore right tackle della lega al momento: come altro definireste un giocatore in grado di concedere solamente 23 pressures su 687 drop-backs? Fra le altre cose, dovete sempre tener bene a mente che la maggior parte dei più temibili pass rusher della lega si posiziona proprio su quel lato: nei due incontri stagionali con i Denver Broncos, Schwartz ha concesso a Von Miller –non esattamente il primo che passa- la miseria di due pressures!
Poter contare su un tackle in grado di neutralizzare il miglior pass rusher avversario senza bisogno di ricorrere a raddoppi dà all’intera linea d’attacco dei Chiefs una marcia in più che sicuramente ha contribuito all’esplosione di Patrick Mahomes e, più in generale, del reparto offensivo: non a caso Kansas City è riuscita a guadagnare più di 10 yards in corse sul lato destro della linea d’attacco in ben 28 occasioni, ovverosia il terzo miglior dato del 2018.
Ultima chicca: in otto stagioni fra i professionisti, Schwartz non ha mai perso un singolo snap.
Sottovalutare giocatori del genere dovrebbe essere perseguibile legalmente.

3) Zack Martin, G, Dallas Cowboys

A proposito di selezionare una guardia con una scelta alta al primo round, nell’oramai già lontano 2014 la quasi totalità dei tifosi e dei ciarlatani come Skip Bayless pianse metaforiche -e non- lacrime davanti alla selezione di Zack Martin invece che di Johnny Manziel: devo seriamente raccontarvi come sia finita?
Nonostante un infortunio lo abbia costretto a saltare le prime due partite della sua già leggendaria carriera, Martin è riuscito lo stesso a confermarsi la miglior guardia della NFL grazie ad una consistenza che semplicemente ha dell’incredibile: avrà sì concesso tre sacks -numero comunque esiguo- ma vogliamo per un attimo parlare del fatto che abbia concluso la stagione una sola penalità a suo nome? Ebbene sì signori miei, negli ultimi due anni Zack Martin ha regalato agli avversari la bellezza di cinque yards totali, in quanto fra 2017 e 2018 ha commesso solamente una falsa partenza!
Oltre che ad essere un eccellente pass blocker, Martin dà il meglio di sé quando deve aprire corsie d’autostrada al tanto bravo quanto fortunato Elliott: dal 2014, anno d’ingresso nella lega, solamente l’eroico Yanda ha fatto registrare un voto PFF migliore del suo 91.2 per quanto riguarda il run blocking!
Sano e con possibilmente Frederick a suo fianco, Martin potrà tranquillamente aiutare Zeke a confermarsi come rushing king della National Football League.

2) David Bakhtiari, T, Green Bay Packers

Oltre che ad essere un eccellente tracannatore di birre, David Bakhtiari si è pazientemente ed inesorabilmente trasformato nel migliore left tackle dell’intera lega: ci sarà un motivo se Aaron Rodgers lo scorso anno è stato in grado, in media, di tenere l’ovale incollato alla mano destra per quasi tre secondi prima di lanciare, no?
Non è assolutamente il miglior run blocker disponibile, tanto meno il più atletico o fisicamente dotato, ma credetemi quando vi dico che il numero 12 non potrebbe desiderare un miglior angelo custode a guardargli le spalle: su quasi 800 snap Bakhtiari ha concesso la miseria di 25 pressures, guadagnandosi così una valutazione PFF di 93.6 nel pass blocking.
Ma com’è possibile che sia lui il miglior tackle? Molto semplicemente è stato in grado di lavorare su tecnica e fondamentali, sviluppando quello che secondo fior di analisti è il miglior stile in assoluto: piedi sempre in movimento, angolazioni consistentemente perfette e molta, per alcuni troppa, pazienza. Pazienza? Lasciatemi spiegare. Guardando film noterete immediatamente come sia quasi sempre il difensore a cercare il contatto: ciò gli permette di non perdere minimamente l’equilibrio e, soprattutto, di attaccare le scoperte spalle del pass rusher con il proprio pugno, anche questo per molti “il migliore della lega”. La sua pazzesca ascesa è un utilissimo promemoria per i troppi ossessionati da misurazioni e numeri delle Combine: è la tecnica a rendere grande un O-Lineman e questa si affina col tempo.

1) Jason Kelce, C, Philadelphia Eagles

Non complichiamo l’ovvio: Jason Kelce non solo è il miglior centro, è pure il miglior lineman della lega.
L’assenza di Frederick unita a due anni stellari culminati con due inclusioni nel First Team All-Pro ha dimostrato quanto Kelce, nonostante dimensioni non prototipiche, sia uno dei giocatori più intelligenti dell’ultimo decennio.
Oltre che a guidare una delle linee d’attacco più efficaci della NFL, Kelce ha permesso al rushing game degli Eagles di esprimersi a livelli raggiunti da pochi: durante lo storico 2017, anno che ogni tifoso Eagles ricorda piuttosto vividamente, si è guadagnato una valutazione PFF sul run blocking di 94.6, o se volete il numero più alto mai fatto registrare da un offensive lineman da quando esiste Pro Football Focus!
Cerebrale, atletico e carismatico Kelce è semplicemente l’uomo perfetto attorno a cui costruire una linea d’attacco, e le due ultime splendide stagioni non sono altro che la punta dell’iceberg di una carriera spesso criminalmente sottovalutata: il recente successo degli Eagles ha per forza di cose portato il suo nome agli onori della cronaca, ma un occhio attento sa benissimo che si sta esprimendo su questi mostruosi livelli da almeno un lustro.
E pure in questo caso, a portarsi a casa il primo premio ci pensa un membro della vivace famiglia Kelce!

Esclusi a malincuore

  • Marshal Yanda, G, Baltimore Ravens. Quasi sicuramente la miglior guardia dell’ultimo decennio, Yanda non ha trovato spazio nella Top Five per un semplice motivo, ovvero la salute: il 2017 perso lo ha costretto ad un 2018 leggermente sotto livello… ma comunque eccellente!
  • Alex Mack, C, Atlanta Falcons. Facile parlare di Jones, Ryan, Freeman e Ridley: dal suo approdo in Georgia nel 2016 l’attacco dei Falcons è salito esponenzialmente di livello fino a diventare stabilmente uno dei più temibili in assoluto.
  • David DeCastro, G, Pittsburgh Steelers. Se i runningback degli Steelers vanno così forte un motivo ci sarà; se Big Ben Roethlisberger è ancora tutto intero… un motivo ci sarà: da anni uno dei migliori della lega, giocare in una linea così profonda paradossalmente lo sfavorisce in quanto si tende a dare per scontato il suo fantastico contributo.
  • Andrew Whitworth, T, Los Angeles Rams. Il Tom Brady degli O-Linemen.
  • Terron Armstead, T, New Orleans Saints. Non avesse perso sei partite a causa di uno sciagurato infortunio avrebbe potuto ambire alla prima posizione: in dieci partite giocate non ha concesso nemmeno un sack e contro il suo nome è stata fischiata solamente una penalità.

2 thoughts on “NFL Top Five: i cinque migliori offensive linemen in vista del 2019

  1. Oltre a ringraziarti molto per il consueto lavoro molto ben fatto e per l’impegno che ci metti volevo proprio dirti che è un piacere per gli occhi leggere anche su un articolo italiano che Skip Bayless è un ciarlatano!!

    • Se vuoi posso pure dedicare qualche epiteto a Stephen A. Smith, anche se a dirla tutta quello riesce a farmi ridere!

      [Grazie per le belle parole]

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