Non manca sicuramente poco al kickoff della nuova stagione, ma nemmeno troppo: avremo tempo e modo di addentrarci nelle rotazioni di ogni singola franchigia che dà vita al nostro campionato preferito, ma al momento considerando i tre mesi che ci separano dalla fine della nostra astinenza essere troppo seri non ha alcun senso, e cosa trasuda meno serietà di una serie di graduatorie per posizione?
Per tentare di espiare le colpe -leggasi “un tot di settimane di assenza” causa esami perché sì, come avrete intuito di questo mica ci campo- partirò immediatamente con la più grande, costante e sicura fonte di dibattiti quando si parla di National Football League: la top five dei quarterback.
Ci tengo a precisare che la seguente top five è esclusivamente riferita alla stagione che verrà, non è un tentativo di ordinare approssimativamente il valore assoluto dei quarterback in questione, altrimenti basterebbe una fugace occhiata al palmares di Brady per assegnargli con certezza pressoché scientifica il numero uno… di oggi e, purtroppo o per fortuna, di tutti i tempi.

Apriamo le danze!

5) Aaron Rodgers, Green Bay Packers

Nonostante il mio amore pressoché infinito verso il numero dodici dei Packers, non posso permettermi di regalargli una posizione migliore: ad una prima vista il suo 2018 sulla carta sembrerebbe essere stato l’ennesimo anno di eccellenza -come altro definireste venticinque touchdown lanciati a fronte di due soli intercetti?-, ma se ci addentriamo velocemente nelle statistiche avanzate difendere questa idea diventa ben più difficile. Il passato, come suggerisce il nome, è passato e con un nuovo allenatore a dirigere le operazioni di motivi per attenderci un 2019 da MVP non ne mancano sicuramente, anche se LaFleur non ha perso tempo a mettere in chiaro quanto desideri affidarsi al gioco di corse con più convinzione e costanza rispetto a quanto fatto da McCarthy nelle ultime stagioni: se ciò da un lato potrebbe togliere occasioni a Rodgers, occorre precisare che un running game rispettabile gli aprirà infinite occasioni su play-action -situazione nella quale la sua mobilità gli permette di avere un successo senza eguali- e terrà le difese avversarie sulle spine fino all’ultimo istante prima dello snap, cosa impensabile in tempi non troppo remoti nei quali per partite intere le redini dell’attacco terreno sono state affidate al fullback Ripkowski.
Il corpo ricevitori rimane pressoché immutato rispetto a quello dello scorso anno -addio di Cobb a parte- e per risalire la china sarà necessario affinare l’intesa con chiunque non si chiami Adams: l’anno scorso verso il mostruoso numero diciassette sono stati indirizzati ben 161 palloni, più del doppio rispetto ai 79 del secondo, Jimmy Graham.
Il talento e le premesse per un cambio di marcia non mancano, sta a Rodgers ora riprendersi lo scettro di miglior quarterback della lega e, nel frattempo, tentare di migliorare la propria ancor troppo scarna collezione di anelli.

4) Russell Wilson, Seattle Seahawks

Fresco di rinnovo contrattuale, Russell Wilson potrebbe affacciarsi alla stagione 2019 nel miglior stato fisico e mentale della sua già leggendaria carriera: migliorare quanto fatto lo scorso anno, però, non è impresa da poco nemmeno per un autentico mago come lui. Di cosa sto parlando? Nonostante il minor numero di lanci tentati dalla sua prima stagione in NFL, Wilson è riuscito a registrare il career high per touchdown lanciati -trentacinque-, pareggiare il career-low per intercetti lanciati -solamente sette- e di concludere la stagione con il miglior passer rating della propria carriera, uno strabiliante 110.9.
Certo, per la prima volta in carriera non potrà contare sull’affidabile Doug Baldwin, costretto dai troppi acciacchi ad un prematuro ritiro, ma l’innesto di Metcalf a mio avviso fornirà immediatamente al numero tre un’intrigante opzione soprattutto in red zone: in NFL le misure registrate durante le Combine non devono essere prese troppo seriamente, ma è innegabile che davanti ad un fisico e numeri del genere rimanere indifferenti sia veramente difficile.
Ciò che più mi piace della situazione di Wilson -e dei Seahawks in generale- è lo stato di forma della malfamata linea d’attacco, divenuta ad un certo punto della scorsa stagione uno dei migliori -se non il migliore in assoluto- front five della lega soprattutto per quanto riguarda il running game: l’aggiunta del quattro volte Pro Bowl Iupati potrà rivelarsi fondamentale per completare il definitivo salto di qualità e permettere all’intero reparto di compiere un tangibile miglioramento anche nella protezione del loro ancor troppo vulnerabile quarterback.
Se Wilson sarà protetto a dovere, potremmo finalmente trovarci di fronte all’anno in cui da sleeper per l’MVP si trasformerà in vero e proprio favorito.

3) Tom Brady, New England Patriots

Apriamo il podio con il quarterb… ehm, giocatore più vincente della storia del gioco: sono pienamente consapevole che non tutti condivideranno questa mia decisione, ma, finché in campo, non includere Brady nella conversazione dei migliori sarebbe eretico, ingiusto ed infinitamente irrispettoso.
Il braccio non è più quello di un tempo -a quasi 42 anni sarebbe disumano il contrario- ma l’esperienza, il cervello e la flessibilità mentale che lo hanno portato sul tetto del mondo in ben sei occasioni rimangono -con distacco- senza eguali: difficilmente metterà insieme una stagione da quaranta touchdown e cinque intercetti, non perché non ne sia più in grado o per limiti tecnici o fisiologici ma piuttosto perché, molto semplicemente, New England per vincere dodici partite all’anno non ha più bisogno di ciò.
Come si misura la grandezza di un quarterback? Attraverso le statistiche? O le vittorie? Probabilmente la verità sta nel mezzo -evviva i cliché-, ma provate a farvi un’ultima, fondamentale, domanda: esiste (o è mai esistito) un quarterback a cui preferireste consegnare le chiavi del vostro attacco per un unico, specifico e decisivo drive?
È solo ed esclusivamente questo il punto quando si parla di Tom Brady: molto probabilmente alcuni dei quarterback “esclusi a malincuore” che troverete qui sotto riusciranno ad accumulare numeri ben migliori di quelli del dodici dei Patriots, ma ho come il sentore che anche nel 2019 Brady saprà trovare il modo di condurre sistematicamente la propria squadra alla vittoria e, cari lettori, non dobbiamo dimenticarci che i numeri sono interessanti, soddisfacenti e ci regalano costantemente qualcosa di cui parlare e straparlare, ma alla fine ciò che conta veramente in questa lega è il numero di doppievù.
E ad accumulare vittorie, anche l’anno prossimo, nessuno sarà meglio di Brady.

2) Patrick Mahomes, Kansas City Chiefs

L’attuale MVP secondo? Seriamente, Mattia?
Sì, lasciatemi spiegare la mia scelta.
Probabilmente, per quanto concerne puro talento di braccio ed atletismo in generale, ora come ora Patrick Mahomes è in una dimensione tutta sua, ma a costargli la prima posizione ci hanno pensato più fattori: per prima cosa l’incertezza intorno a Tyreek Hill -credo che purtroppo arriverà solo una sospensione ma non il rilascio da parte dei Chiefs- potrebbe minare la disponibilità della sua arma più pericolosa e nonostante l’innesto di Mecole Hardman -molto simile ad Hill per caratteristiche tecniche e fisiche- potrebbe ovviare l’eventuale mancanza del più temibile deep threat della lega, sicuramente la sua prolungata -o meno- indisponibilità lo penalizzerà.
La seconda cosa che mi ha spinto a farlo accomodare sul secondo gradino del podio è il semplice fatto che quest’anno i vari defensive coordinator avranno a disposizione una stagione intera di film da sviscerare e studiare e pertanto, nonostante ciò non mi porti neanche lontanamente a credere che troveranno un modo per diminuire la sua incredibile efficacia, è legittimo affermare che parte del “boom” portato dall’effetto sorpresa non sarà più reperibile.
Realizzare che fino a questo momento abbia cercato giustificazioni per il mancato primo posto dovrebbe dirvi tutto ciò che dovete sapere su Patrick Mahomes, uno dei giocatori più elettrizzanti ed infermabili che io abbia mai visto ed in grado al primo anno di spingere gli sviluppatori della EA Sports ad inserire i passaggi no-look fra le novità dell’imminente Madden NFL 2020: come si fa a non definirlo speciale?

1) Andrew Luck, Indianapolis Colts

Durante la mia adolescenza, più e più volte mi è stato detto che “uomo è chi si assume sempre e comunque le proprie responsabilità”: in quanto sedicente “uomo”, non ho alcun problema ad assumermi le mie responsabilità e le inevitabili -2019 signore e signori- parole che una scelta così apparentemente panzana porta in seno.
Lo scorso anno, rientrato da un infortunio che ad un certo punto è arrivato addirittura a mettere in dubbio la sua carriera, Luck ha messo insieme la propria migliore stagione fra i professionisti in una carriera già ricolma di ottime annate: nonostante per ben più di un anno solare sia stato impossibilitato a lanciare l’ovale, Luck nel 2018 ha fatto registrare career high per quanto riguarda la percentuale di completi -un sexy 67.3%- e passer rating -98.7-… nonostante, ripeto, l’intero 2017 passato a bordocampo!
Il semplice fatto che giochi dietro una delle migliori linee d’attacco della lega non può che instillare ottimismo circa la sua salute ed il suo successo in campo e, oltre a questo, va pure tenuto presente che potrà contare su un corpo ricevitori sensibilmente migliore rispetto a quello dello scorso anno: Funchess non è sicuramente un WR1 -in questa squadra non deve nemmeno esserlo- ma un ottimo pezzo complementare, ed il rookie Campbell formerà con Hilton il tandem di ricevitori più veloce dell’intera NFL, in quanto stiamo parlando di un ragazzo in grado di correre quaranta yards in 4.31 secondi!
Tutti i quarterback menzionati fino a questo momento potrebbero apparire ad occhi diversi dai miei come papabili candidati per questa prima posizione in quanto Mahomes esalta, Rodgers ammalia, Brady è -quasi- indiscutibilmente il più grande di sempre, Wilson è un mago prestato al football americano e Brees è la leggenda più sottovalutata di tutti i tempi, ma viste le premesse ed i quasi inevitabili miglioramenti, il 2019 sarà l’anno di Andrew Luck.
E forse dei Colts… ma di questo parleremo in altre sedi.

Esclusi a malincuore

  • Drew Brees, New Orleans Saints. Lasciare consapevolmente fuori dalla top five un giocatore del calibro di Brees mi causa lancinanti fitte a cuore, cervello e chi più ne ha più ne metta, ma purtroppo la natura stessa di queste classifiche mi/ci mette nella scomoda posizione di trascurare chi merita.
  • Baker Mayfield, Cleveland Browns. Comprendo pienamente l’hype, ma non posso inserire in una top five un quarterback con un solo anno di esperienza: so che state per puntare il dito contro Mahomes, ma seriamente, dopo il suo anno da MVP com’è possibile escluderlo da qualsiasi genere di graduatoria?
  • Matt Ryan, Atlanta Falcons. Zitto zitto Ryan ha messo insieme un 2018 statisticamente simile al 2016, anno in cui vinse l’MVP: peccato per il diverso record di squadra.
  • Philip Rivers, Los Angeles Chargers. I Chargers piacciono a me e, ora come ora, praticamente a chiunque e Rivers pure l’anno prossimo guiderà uno degli attacchi più profondi e temibili della lega.
  • Deshaun Watson, Houston Texans. Non fosse per la linea d’attacco un posticino glielo avrei anche trovato: troppe incognite sulla sua protezione mi rendono impossibile includerlo a scapito di quarterback come Wilson e Rodgers.

 

 

5 thoughts on “NFL Top Five: i cinque migliori quarterback in vista del 2019

  1. Spero tanto che nella medesima graduatoria che stilerai l’anno prossimo di questi tempi possa esserci anche il buon Carson Wentz.

  2. Sono d’accordo con la tua classifica, intriga molto ma è ok AL12 in pole position. Mi dispiace per Brees il quale senza la pazzia e forse la malafede arbitrale della allucinante non chiamata nel finale della final conference, oggi con molta probabilità avrebbe due anelli da mostrare.

    • È fuori, è reietto , è l anti per eccellenza, è. Che purtroppo non è più; ma Colin Rand Kaepernick per me potrebbe dire la sia anche adesso. A me piaceva un botto . E un coraggio da vendere (in tutti i sensi).per me sarebbe come minimo fra i purtroppo esclusi

      • Kaepernick era scarso. Non valeva più di un Sanchez o un Taylor qualsiasi; ha portato in finale una San Francisco fortissima e ha giocato da miracolato un finale di una stagione in cui era partito da riserva.
        La realtà sta nel mezzo: se non fosse per le note vicende un posto a roster lo avrebbe sicuramente, ma non vale un top 10 QB mai nella vita.

  3. Io il drive decisivo non lo affiderei a Brady per il semplice motivo che non corre più. La linea offensiva di NE ha fatto un capolavoro l’anno passato a proteggerlo.
    Luck fa pentole e coperchi ma è davvero troppo impreciso.

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