Misure e numeri, numeri e misure: troppo spesso, sciaguratamente, i vari scout NFL scelgono per chi spendere le varie scelte al draft basandosi su freddi numeri e misurazioni che dicono poco o niente riguardo la persona misurata.
Mani troppo piccole, statura troppo ridotta o come recita il draft profile di Edelman “enough overall athleticism to consider as a receiver, but hasn’t played the position before. Has struggled with durability throughout his career. Bit of a gimmick prospect, who may lack a true position at the next level”: gimmick prospect, modo elegante per definire un giocatore senza un vero ruolo, non esattamente ciò per cui un front office si spella le mani.
Nel caso di Edelman, però, il non aver un ruolo definito gli ha probabilmente permesso di avere una carriera in National Football League: date a Belichick un giocatore del genere, troverà un modo per utilizzarlo.
Stiamo parlando di un ragazzo che per assicurarsi un posto a roster ha anche giocato da cornerback, permettendo a sguardi acuti di paragonarlo ad un altro eroe Patriots, Troy Brown: impressiona ancor di più “hasn’t played the position before”, in quanto ci permette di abbozzare un’idea circa la sua etica del lavoro.
I New England Patriots possono sempre fare affidamento Julian Edelman ed il suo cuore.
Anche per completare un lancio da cinquanta-e-passa yards in una partita di playoff: tutto ciò di cui ha bisogno è un’opportunità.

Questo era Julian Edelman.

Draftato al settimo ed ultimo round del draft e quindi automaticamente legato a Brady, Edelman ha avuto una carriera assolutamente solida, ma mai spettacolare: nel suo palmares troviamo solamente due stagioni da più di mille yards, e tanti, troppi infortuni. Non è un caso che le uniche due annate sopra quota mille siano arrivate nelle due sole occasioni in cui è riuscito a scendere in campo in tutte e sedici le partite.
Zero Pro Bowl, zero First -o Second- Team All-Pro, niente di niente: apparentemente ci troviamo davanti ad un giocatore assolutamente normale, prono all’infortunio e che beneficia della presenza del più grande quarterback di sempre in campo e, soprattutto, della più grande mente della storia del gioco a bordocampo.
Nel football tutto si riduce a numeri, chi ha i numeri firma contratti da capogiro, guadagna riconoscimenti individuali ed accumula statistiche un giorno potrebbero portarlo a Canton: se si contassero ricezioni clutch, terzi down convertiti nell’ultimo periodo di gioco e “cuore”, il museo della Pro Football Hall of Fame a Canton sarebbe intitolato a suo nome.
Il sistema Patriots, o Patriots’ way, prevede che ognuno faccia il suo lavoro, non che qualcuno -Brady a parte- si carichi la squadra sulle spalle e la conduca alla vittoria grazie al proprio virtuosismo: è facile a questo punto venire dimenticati, essere risucchiati in un vortice d’efficienza ed efficacia che rende invisibile il nome scritto dietro la maglia a scapito di un successo di squadra senza precedenti.

Weird, ma fa un po’ ridere, dai.

Non stiamo sicuramente parlando di un giocatore esploso ieri o negli ultimi anni, Edelman è un cardine di questa dinastia da più di un lustro, ma forse prima di questa notte non siamo mai riusciti ad apprezzarlo a fondo.
Cosa c’è di spettacolare in una ricezione di cinque yards su terzo e quarto? Come fa il tifoso occasionale a ricordarsi di un giocatore che in media non guadagna nemmeno undici yards per ricezione? Molto semplicemente, non lo ricorda.
Difficilmente si riesce ad esaltare la consistenza, preferiamo infatti celebrare l’esplosività, la giocata singola presa senza contesto, facciamo fatica a salivare davanti a concretezza ed affidabilità: in una partita come quella di ieri, però, la consistenza di Julian Edelman ha salvato spesso e volentieri New England ed in una serata in cui è stato messo a segno solamente un touchdown, ricordarsi del minuto numero undici dei Patriots diventa tremendamente più facile.
Ogni volta che Brady ha veramente bisogno di una giocata, di una conversione o di una scossa, la miglior scelta rimane direzionarla verso Edelman che, silenziosamente, continuerà a togliere le castagne dal fuoco ad una squadra che senza di lui lo scorso anno sembrava riuscire a sopravvivere tranquillamente.
Sottovalutare la sua presenza ed il suo contributo, classico.
Poi, dopo una sospensione di quattro giornate per uso di sostanze proibite, uno poteva pure iniziare a chiedersi se per Edelman il capitolo Patriots stesse per chiudersi: domanda legittima, credo.

Julian Edelman è una persona alquanto interessante, e ciò lo si può dire con cognizione di causa: Youtuber improvvisato, burger enthusiast e, negli ultimi anni, little bro di Tom Brady, Edelman è passato dall’essere un atleta di buone speranze -senza ruolo- scelto al settimo turno del draft all’essere una delle persone più genuinamente divertenti ed interessanti dell’intero panorama NFL.
Dopo tutto per diventare bro del Greatest Of All Time è necessario essere un minimo speciali, no?
O per l’epica barba, o per le avventure amorose con Adriana Lima o per la pubblicazione di un libro per bambini in cui il protagonista è uno scoiattolo -ispirato a lui-, negli ultimi anni sempre più occhi hanno iniziato a mettere a fuoco il prodotto di Kent State ed a vederlo come uno dei giocatori -ed uomini- più criminalmente sottovalutati di tutta la NFL: probabilmente dopo aver vinto il Super Bowl MVP il “sottovalutato” verrà completamente rimosso, finalmente.
Mai come ieri abbiamo avuto l’opportunità di comprendere la sua vitale importanza nel macchinario Patriots, e questo MVP sarà fondamentale per lanciare la candidatura per Canton: dopo tutto non è ai playoff che si fa la storia?

Bromance.

A cosa servono numeri fuori di testa in regular season se poi non si arriva nemmeno ai playoff?
Non sono i Super Bowl la bottom line del football americano?
Se sì, Julian Edelman è da Hall of Fame senza se e senza ma.
Stiamo sempre parlando del secondo ricevitore all-time per quanto riguarda le ricezioni ai playoff e molto probabilmente, in un paio d’anni, andrà oltre le 151 catch di Jerry Rice: a quel punto Jules sarebbe Hall of Famer quasi al cento percento, ma non allontaniamoci troppo, Edelman è da Hall of Fame già adesso.
In ognuno degli ultimi tre Lombardi il contributo del numero 11 è stato indispensabile: touchdown contro Seattle, catch del secolo contro Atlanta e dieci fondamentali ricezioni ieri contro Los Angeles.
Big time players make big plays in big times: sì, sono consapevole delle troppe “B”, ma questo banalissimo detto descrive perfettamente Julian Edelman ed il contributo che porta alla causa Patriots, un contributo del quale New England non è assolutamente capace di fare a meno.

Negli anni a venire abbellirà sicuramente le statistiche riguardanti la regular season, magari verrà convocato ad uno o due Pro Bowl, ma in ogni caso tali numeri e riconoscimenti presi senza contesto non lo porteranno neanche alla soglia delle porte di Canton: se però spostiamo la nostra attenzione sugli anelli e sui playoff, Edelman non ha veramente eguali e davanti a tre anelli rimanere indifferenti diventa veramente complicato.
Sottovalutato, ignorato, reinventato e celebrato: Julian Edelman incarna alla perfezione lo spirito Patriots e non a caso l’empatia è il caposaldo della profonda amicizia con Tom Brady.
Il mezzo secolo che è servito al mio buon amico Jerry Kramer per ricevere quella maledetta giacca d’oro a Canton mi fa pensare che molto probabilmente la mancanza di riconoscimenti individuali si rivelerà insormontabile, ma non celebrare a dovere le imprese di un giocatore del genere è un crimine del quale non ho alcuna intenzione di macchiarmi.
Ovunque e comunque, questo è Julian Edelman, il giocatore che verso cui punterete il dito quando dovrete spiegare ai vostri figli come mai le statistiche sono sì belle, ma contano fino ad un certo punto: la vittoria di Edelman può essere vista come la definitiva rivincita della classe operaia, di quei giocatori i cui numeri non soddisfavano gli stolti occhi degli scout ma che con etica lavorativa, cuore e passione hanno sorvolato ostacoli considerati -giustamente- insormontabili.
La stagione è finita e fra un po’ avremo le NFL Combine, ovvero quell’imbarazzante sagra della misurazione/intervista molesta che sta iniziando a contare sempre meno grazie ad eroi come Julian Edelman che ci danno motivi per credere che il giocatore draftato “a caso” negli ultimi giri potrebbe portare la nostra squadra del cuore a vincere qualche Lombardi qua e là.
Tutto ciò anche grazie al contributo di uno strano ragazzo sottodimensionato e senza un ruolo ben preciso.

5 thoughts on “Julian Edelman ed un Super Bowl MVP che sa di Hall of Fame

  1. Sicuramente uno dei giocatori più intelligenti della storia (di sicuro sul campo, fuori chissenefrega… il doping serve per stare in piedi, in NFL), e lo staff dei Patriots non ha mancato di notarlo.
    Tra l’altro a me non pare injury-prone… è che è piccolo e prende un sacco di botte.
    Ieri però l’MVP sarebbe stato da condividere con Michel, Develin (spettacolare) e Gronkowski (fuori categoria).
    Siccome là piacciono le statistiche, via con quello con più yarde e ciao.

  2. mi ripeto: edelman mvp ok…ma inviti a cena mc courty e harmon per un mese di seguito altrimenti l’anello col binocolo lo vedeva

    • E’ vero quello che dici, ma senza le sue 10 ricezioni quei 2 interventi difensivi sarebbero stati perfettamente inutili. Lo so che forse suona un po’ forzata come frase, ma secondo me negli ultimi 3 SB vinti da NE nel complesso l’MVP non è stato Brady, ma proprio Edelman. Nel 2014 contro Seattle (ahimè, sono tifoso Seahawks) tenne in piedi da solo NE con 1 quarto quarto da urlo, facendo venire i capelli bianchi a Chancellior. Contro Atlanta si invento 2 ricezioni da raccontare ai nipotini, decisive e imprescindibili x la mitica rimonta orchestrata da NE. E ieri x 3 quarti di gara è stato l’unico giocatore offensivo in campo a far sembrare la partita di ieri un Super Bowl. Credo che raramente ci sia stato qualche ricevitore capace di creare in 10-15 metri 4-5 metri di separazione dal difensore come fa Edelman, che fa affidamento su un’infinità di finte che buona parte degli altri ricevitori non sa nemmeno pensare. Se avete ascoltato il commento di Romo vi sarete accorti dell’adorazione che l’ex QB di Dallas prova nei confronti del numero 11 dei Patriots: quando hai un ricevitore che si stacca così dal suo difensore un QB va in brodo di giuggiole e 3 quarti del lancio è già stato fatto. Se poi il QB è TB12, beh x le altre squadre questa combinazione è come la peste medievale..

      • x me i db hanno fatto una partita molto più decisiva di edelman. poi oh , averne di edelman

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