Spenderò migliaia di parole nel tentativo di riassumervi quanto successo ieri, ma alla fine per rendere l’idea della bontà del football visto me ne potrebbero servire solamente un paio: che domenica! Abbiamo visto l’unica squadra imbattuta -finalmente- cadere, due dei migliori quarterback di sempre guardarsi in faccia e sfidarsi in un duello all’ultimo sangue ed un nuovo, determinante capitolo di una delle rivalità più sentite in NFL.
Iniziamo immediatamente.

Ci si attendevano fuochi d’artificio, punti e spettacolo: il 45 a 35 con cui i Saints hanno refilato ai Rams la loro prima sconfitta stagionale ci ha regalato esattamente tutto ciò. La partenza è stata fulminea per entrambe le squadre: al successo del primo drive di New Orleans, culminato nell’ennesimo touchdown di Alvin Kamara, ha risposto immediatamente Todd Gurley con il suo sedicesimo touchdown stagionale, facendoci così intendere che di punti ne avremmo visti. Giusto il tempo di finire di contemplare Gurley ed ecco nuovamente i Saints andare a segno, ancora una volta con Kamara, abile e lesto a raccogliere un lancio senza troppe pretese di Brees e portarlo in end zone per altri sei punti: la risposta dei Rams, pure in questo caso, non si è fatta attendere ed in sei giocate rieccoci nuovamente sul pareggio grazie alla ricezione vincente di Brandin Cooks.

MVP?

Palla ai Saints ed ecco arrivare il primo vero colpo di scena della giornata: Ingram perde il controllo dell’ovale ed Aaron Donald ci si avventa sopra come un rapace regalando ai Rams possesso ed un’ottima posizione di campo, non sfruttata poiché su 4&4 il tentativo di Hekker di prendere il primo down correndo dopo un fake field goal fallisce solamente di qualche centimetro. Possesso nuovamente di New Orleans, che ritorna a mettere punti a tabellone grazie alla ricezione vincente di Tre’Quan Smith che porta la contesa sul 21 a 14 Saints, punteggio rimasto immutato dopo che nel drive successivo il solitamente affidabile Zuerlein sbaglia un tentativo di piazzato da 51 yards. Per i Saints muovere le catene non è assolutamente un problema, e mettere punti ancora punti a tabellone, apparentemente, ancora meno: Brees metodicamente arriva nei pressi della end zone e questa volta trova Ben Watson nella terra promessa per altri sette punti. Goff, costretto ad una risposta immediata, commette un grave errore venendo intercettato da Anzalone, e si sa, regalare una buona posizione di campo ai Saints è puro autolesionismo: nel giro di trenta secondi Kamara trova ancora una volta i sei punti con la terza segnatura personale, quella del 35 a 14 Saints, che diventerà immediatamente 35 a 17 dopo il piazzato di Zuerlein che porta le squadre alla pausa lunga. Pronti-via ed ecco nuovamente i Rams rifarsi sotto grazie ad un’incredibile touchdown di Mack Brown: il drive successivo dei Saints termina con il primo punt della giornata, e dopo un altro piazzato di Zuerlein L.A. è sotto solamente di un possesso, 35 a 27. Altro punt dei Saints ed ecco che Los Angeles riporta la contesa in parità grazie al touchdown del rientrante Kupp ed una fruttuosa conversione da due punti; dopo aver sperperato il proprio vantaggio, i Saints ritornano a mettere punti a tabellone grazie ad un piazzato di Lutz: i Rams non riescono a sfruttare l’occasione ed il drive successivo termina con il loro primo punt di giornata. Far uscire i Saints dal campo senza concedere punti è un must per i ragazzi di McVay, ma purtroppo per loro, ad un passo dal fermare Brees e soci, ecco arrivare la giocata della partita: Michael Thomas viene pescato completamente libero in mezzo al campo ed a quel punto, dopo una galoppata di più di 70 yards, è ufficialmente finita, 45 a 35.
Che partita magnifica.

Vittorie meno spettacolari -ma comunque vittorie- quelle di Vikings, Jets e Texans.
Poco da dire sul 24 a 9 con cui Minnesota ha di fatto compromesso la stagione di Detroit: in una giornata in cui entrambi gli attacchi hanno tentennato a deciderla ci ha pensato la difesa dei Vikings, in grado di mettere a segno ben dieci sacks. Difficile per Detroit pensare di vincere con un attacco così asettico ed una O-Line totalmente incapace di contenere il pass rush avversario: partita altrettanto “average” quella di Cousins e dei Vikings, ma con una difesa così raramente serviranno gli straordinari in attacco. Segnalo, a malincuore, la fine della streak di partite consecutive sopra le 100 yards di Adam Thielen: quanto fatto da lui rimane comunque straordinario e senza precedenti nella lunga storia NFL.
Per vincere, ai Dolphins basta semplicemente la difesa, in grado di annullare l’attacco dei Jets e di portare a casa un prezioso 13 a 6: Darnold viene martoriato tutto il giorno dalla pressione dei Dolphins e spara quattro intercetti che di fatto tagliano le gambe ad innumerevoli drive, mettendo lui e compagni in una posizione veramente difficile, soprattutto contro una difesa così arcigna. Stride pensare che dopo aver parlato di miriadi di touchdown fra Saints e Rams in questa partita i due attacchi siano riusciti a raccogliere solamente 12 punti grazie a quattro piazzati: a deciderla ci ha pensato la pick six di Baker.
Vincere in modo tutt’altro che convincente è oramai la specialità di casa, ma grazie ad un tiratissimo 19 a 17 sui Broncos, Houston allunga a sei la striscia di vittorie consecutive: dopo aver raccolto sedici punti in poco più che un quarto, l’attacco di Houston viene eclissato dalla difesa di Denver e piano piano i Broncos colmano il gap, fino ad arrivare a condurre di un punto dopo il touchdown di Heuerman. Tutto ciò che Houston sa fare è riportarsi avanti grazie ad un insipido piazzato, che si rivelerà però essere quello decisivo: da lì alla fine abbiamo avuto modo di vedere quattro esaltanti punt ed un piazzato fallito da McManus a tempo scaduto. A win is a win, no?

Vittorie fondamentali in ottica playoff quelle di Pittsburgh, Carolina, Los Angeles Chargers e Chicago.
Per gli Steelers avere la meglio contro i Ravens è sempre libidinoso, figuriamoci se a seguito di tale vittoria gli odiati arcirivali sono stati di fatto estromessi dalla battaglia playoff: il 23 a 16 con cui Pittsburgh ha avuto ragione di Baltimore è arrivato grazie alla dominante prestazione della difesa, costantemente in grado di limitare l’attacco dei Ravens a tristi piazzati, e soprattutto all’ennesima prova iper convincente di James Conner, capace pure ieri di mettere assieme una grandissima prestazione all-purpose e di guadagnare più di 160 yards, oltre che alla solita meta. Dopo un inizio di stagione drammatico, Pittsburgh si è ripresa il saldo comando della AFC North e Baltimore, ora sul 4-5, probabilmente pure quest’anno vedrà finire la propria stagione a fine dicembre.

A cosa serve Bell, a questo punto?

Continuano a vincere i Carolina Panthers, che passando 42 a 28 sui goffi ma mai domi Buccaneers non perdono terreno dai Saints: la partenza fulminante di Carolina, ad un certo punto sopra addirittura 35 a 7, viene vanificata dall’ennesima quasi-rimonta dei Buccaneers, che grazie ad un paio di touchdown di Howard ed Humphries si riportano sotto anche di un solo possesso, ma Cam e Carolina, con le spalle “al muro”, mettono insieme un drive convincente culminato col touchdown di Samuel che ha messo definitivamente in ghiacciaia la partita.
Soffrono come sempre, ma continuano a vincere: i Chargers passano 25 a 17 sui Seahawks. L’inizio veloce dei Chargers non trova continuità e Seattle rimane appesa alla partita fino a quando Wilson si fa intercettare da King che con una pick six porta i suoi sopra di quindici punti. Seattle, ancora viva, si riporta sotto di un possesso con il touchdown di Nick Vannett e, dopo un three n’ out dei Chargers, Wilson è ad un touchdown ed una conversione da due punti dal portarla ai supplementari: gli ‘Hawks muovono le catene e grazie ad una pass interference a tempo scaduto Wilson ha l’ultima opportunità, non sfruttata poiché la palla per Moore viene sporcata e resa irraggiungibile.
Nulla da dire sul 41 a 9 con cui Chicago ha travolto Peterman ed i Bills: l’ottimo quarterback dei Buffalo Bills ieri è stato in grado di lanciare tre intercetti -fra cui una pick six- mettendo a segno l’unico touchdown della propria giornata a pochi minuti dal termine, quando oramai la signora grassa aveva già cantato da ore.

Vittorie dominanti per Kansas City ed Atlanta.
Cleveland dà battaglia a Kansas City, ma nulla da fare per i Browns e Mayfield: l’attacco dei Chiefs è semplicemente troppo per la buona difesa dei Browns e con un Hunt in grado di raccogliere 141 yards e tre touchdown pensare di fermare Mahomes e soci è pura utopia ed il 37 a 21 finale ci racconta di una partita mai veramente in discussione ma comunque combattuta.
Ritornano in corsa per i playoff pure i Falcons, che grazie ad un Ryan da quattro touchdown annientano Washington 38 a 14: veder operare l’attacco dei Falcons è pura poesia, in quanto le armi a disposizione di Ryan sono francamente troppe per pensare di limitarli in qualche modo. La vera notizia della giornata, però, arriva a contesa pressoché chiusa, quando Julio Jones rifiutandosi di cadere a terra ha messo a segno il primo touchdown della sua stagione.

C’era grande attesa per lo scontro Brady-Rodgers, ed a ragione: il 31 a 17 con cui New England ha avuto ragione dei Packers può essere visto come risultato bugiardo, in quanto la contesa è stata decisamente più aperta e combattuta di quanto il risultato possa finale dire. Pronti-via ed ecco i Patriots, che dopo un metodico drive da dieci giocate si portano sopra 7 a 0 grazie all’ennesimo touchdown stagionale di James White: la reazione di Green Bay non si fa attendere e Crosby mette immediatamente a segno il piazzato del 7 a 3, a cui però seguono un paio di punt. New England ritorna a mettere punti a tabellone grazie ad un piazzato di Gostkowski e, dopo un altro scambio di punt ecco arrivare i Packers: Rodgers su 3&goal trova Adams in end zone e rieccoci nuovamente in parità. Nel drive successivo James White si infortuna e New England, a corto di personale ma non di idee, affida le chiavi del backfield al dinamico Patterson, che dopo una serie di buone portate trova la end zone con una corsa da cinque iarde, riportando immediatamente i suoi in vantaggio, 17 a 10. Conclusa la prima metà, Green Bay entra in campo con il piglio giusto e riporta immediatamente la contesa sulla parità con un touchdown ricevuto da Jimmy Graham. New England non sta a guardare ed inizia a muovere le catene con la metodicità che li contraddistingue arrivando sulla goal line: dopo che White, Patterson e Brady non riescono a spingere l’ovale oltre la linea, ecco che Belichick decide di giocare il quarto down provando a cogliere i Packers impreparati con un lancio, ma pure in questo caso nulla da fare, palla a Green Bay. Dopo l’ennesimo scambio di punt, il pallone è ancora in mano ai Packers e puntuale arriva l’episodio che cambia la partita: dopo che Rodgers era riuscito a ricominciare a muovere le catene, Aaron Jones commette un sanguinosissimo fumble in pieno territorio Patriots recuperato poi da Gilmore e New England, presa fiducia, dopo un’inesorabile marcia ritorna sopra grazie al secondo touchdown di James White. La reazione di Green Bay non arriva, Rodgers subisce un sack su terzo down, e New England non si fa sfuggire l’occasione per chiuderla: Brady connette con Josh Gordon per il primo touchdown di lancio della giornata e sul 31 a 17 ogni tentativo dei Packers di riaprirla si rivelerà vano.
Sul 3-4-1 la stagione dei Packers rischia seriamente di essere vicina alla fine, mentre New England dopo il classico inizio con il freno a mano tirato, si sta rivelando essere, come sempre, infermabile.

13 thoughts on “NFL Week 9: statement week

  1. Cioè, ma che han fatto di male i tifosi dei Bills per meritarsi Peterman?
    Già si devono sorbire Brady che da anni stravince la loro division, già han dovuto sopportare ben 4 superbowl persi consecutivamente, già hanno i Buffalo Sabres che nella NHL sono sempre in fondo. Che cavolo di maledizione hanno??
    Per i miei Steelers è andata bene, soprattutto quando Flacco non ha visto (o non ha voluto vedere?) il liberissimo Lamar J. sull’out destro.
    Non credo che i Ravens siano fuori dal discorso play off, però ora è dura dura.

  2. Goff non è stato intercettato alla fine; i Rams non hanno convertito il terzo down.

  3. Da sofferente tifoso Bills, senza voler a tutti i costi scusare Peterman, ma va detto che due dei tre intercetti sono più colpa del nuovo ottimo acquisto Pryor che di Peterman.

    • Ok, però al di là degli intercetti, Peterman rimane il QB che guadagna meno yards per tentativo fatto. Anche domenica 189 Yards con un 31/49.
      Mi piacerebbe vedere i Bills vincere finalmente almeno un Superbowl,lo meritereste, ma così è dura.

      • con la nostra linea offensiva e il nostro parco ricevitori, penso che neanche Brady riuscirebbe a superare le 200 yds a gara. E lui è un sophomore buttato allo sbaraglio. Anche Allen nelle partite che ha giocato si è salvato più con le gambe che con il braccio (e con notevole aiuto dalla difesa). Probabilmente era meglio avere un qb di esperienza che consentisse ad Allen di crescere, e lasciare Peterman come prima riserva. Puntare già dalla prima giornata su Peterman come titolare ed Allen unico backup è stato un azzardo, che evidentemente non sta pagando.

        • Quello sicuramente, però cacchio, l’anno scorso siete andati ai play off, per cui non eravate a zero. Avete un po’ di salary cap a disposizione, quest’anno avevate 2 scelte nel 1° round, insomma..
          Concordo che un QB d’esperienza sarebbe stato utile. Peterman così è decisamente bruciato, ma così si rischia anche con Allen

  4. Ravens perdenti, col calendario che hanno li vedo molto molto male..
    Dispiace vedere rodgers in una squadra del genere. Talento sprecato.

    Da tifoso ravens faccio il tipo per i SAINTS
    quest’anno.

  5. Peccato per Seattle…ci ho quasi creduto nella rimonta (un po’ immeritata comunque)…ho visto un Wilson parecchio sottotono che sbaglia nei momenti cruciali…non e’ da lui e non ha piu’ l’alibi della offensive line disastrosa…deve darsi una svegliata perche’ gia’ cosi’ i sogni di playoff sono ridotti al lumicino

    • Io seguo il football proprio dal 2012, anno in cui Wilson ha debuttato in NFL. E grazie alle sue prestazioni ho scelto Seattle come squadra del cuore. Ho quindi seguito con attenzione il percorso che Wilson ha fatto in questi anni e inizia a serpeggiare in me una sensazione non molto piacevole.. Ho come l’impressione che ai primi anni praticamente perfetti per un QB debuttante, stiano seguendo stagioni buone e con statistiche ottime (vedi i 34 TD dell’anno scorso), ma senza quel definitivo salto di qualità che potrebbe far mettere sullo stesso piano Wilson con i vari Rodgers, Brady o Brees. E’ come se le maggiori responsabilità poggiategli sulle spalle, in particolare dopo l’uscita di scena di Lynch, abbiano incrinato quell’aurea di calma e tranquillità che hanno contraddistinto i primi 2-3 anni della sua carriera. A me fanno specie i primi piani che le telecamere spesso gli dedicano: si è passati da un volto disteso, anche nei momenti più concitati della partita, ad espressioni di nervosismo misto a preoccupazione che sicuramente non trasmettono sicurezza a chi gli sta intorno. Parliamo sempre di un QB top (anche ieri per un pelo non riprendeva una partita strapersa), ma ho paura che se Wilson non darà una sterzata alla sua evoluzione footballistica e non ritroverà quell’equilibrio e quel sangue freddo abbaglianti dei primi anni, ci ritroveremo a parlare di un ottimo giocatore, ma non del fenomeno che avrebbe potuto diventare

  6. Sicuramente la vittoria dei Saints è il colpaccio della settimana. Sono contento anche per i 49ers, una delle mie squadre preferite, finalmente tornano alla vittoria dopo un lungo periodo di sfortuna e brutte prestazioni.

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