Ci siamo. E’ questione di ore, la National Football League sta per fare il suo glorioso ritorno sugli schermi di tutti gli appassionati, come sempre a seguito di una pre-stagione utile solo a determinare la composizione finale dei 53 elementi che compongono ogni roster, nonché a testare – con fatica – tutte le novità regolamentari introdotte dall’apposito comitato con l’ottica di prevenire il maggior numero di infortuni che sarà possibile evitare, con particolare attenzione verso quei traumi cranici che a carriera terminata non mancano quasi mai di far sentire le relative ripercussioni sulla salute dei protagonisti che sosteniamo.

Sarà un campionato contraddistinto da grandi novità, da incertezze, ma pure da polemiche mai sopite.

Khalil Mack con la nuova uniforme, quella dei Bears.

Le novità saranno davvero tante, perché il mercato ha mutato in maniera significativa molte dinamiche di squadra in più di qualche circostanza, e ciò non potrebbe essere certo differente se considerato l’alto numero di giocatori che ogni anno si trasferiscono altrove in uno sport dove il taglio dal roster è sempre dietro l’angolo, una regola spietata da cui risultano esenti solamente i mostri sacri, un ambiente dove il veterano affermato può essere prontamente sostituito dal giovane atletico in uscita dal College, parte di quel processo d’infornata di matricole anche quest’anno pronti a recitare un ruolo di primaria importanza, chi da subito – o almeno così spera chi ha investito risorse e carriera sulla loro selezione – come Sam Darnold, il quarterback più giovane di sempre a giocare la Week 1 da titolare, e Saquon Barkley, entrambi pronti a riposizionare New York – sponde differenti – nella mappa del football che conta. Altri volti noti – leggasi Baker Mayfield e Josh Rosen – li vedremo più avanti, quando le condizioni decise dai loro coaching staff lo permetteranno.

La notizia più eclatante, ne abbiamo già disquisito in questo articolo del nostro Mattia Righetti, è il trasferimento di Khalil Mack ai Chicago Bears, una trade che ha fatto impazzire i media americani per come si parla assiduamente dello scottante argomento di questa seconda epoca-Gruden ai Raiders, una mossa che sottolinea una personalità forte, invasiva, e così tradizionale dal non essere assolutamente intenzionata a riempire così generosamente le casse di un non-quarterback, anche se ciò comporta il disfarsi di un difensore di quelli che nascono una volta ogni vent’anni. L’argomento nero-argento sta ricevendo tantissime attenzioni fuori dal campo proprio nel momento in cui stanno per cominciare le partite vere, le opinioni sono fortemente divise tra chi sostiene che Gruden fallirà dopo essere stato così a lungo lontano dalla linea laterale, e chi è pienamente convinto che la squadra tornerà a vincere con costanza: come sempre è tutto da dimostrare all’interno del rettangolo verde numerato, in una missione che oltre ai playoff dovrà tentare di riparare i cuori infranti degli assidui frequentatori del Black Hole, dato che tra un paio d’anni la squadra della famiglia Davis saluterà tutti con direzione Las Vegas.

Per Jason Witten la carriera nel football proseguirà facendo analisi tattiche per il Monday Night.

Il ritorno di Gruden allo sbraitare ordini indossando un cappellino con visiera avrà le sue conseguenze anche per gli affezionati alle telecronache originali, in quanto cambieranno pure i commentatori del tradizionale Monday Night Football, evento televisivo nel quale Chuckie è stato impegnato nel corso nelle ultime nove stagioni dividendosi i compiti con Mike Tirico prima e Sean McDonough poi. La nuova crew sarà composta da Joe Tessitore, già in passato presente nel booth del Thursday Night e soprattutto del College Football, e da Jason Witten, senza il quale i Cowboys giocheranno per la prima volta in ben quindici anni di carriera leggendaria, un’altra delle novità del campionato che si appresta a calciare il suo primo kickoff. Dove debutteranno Tessitore e Witten in quella che sarà la loro telecronaca d’esordio? Ovvio, al Coliseum di Oakland, per narrare di persona le gesta dei Raiders di Gruden, confermando l’eccellente fiuto americano per confezionare un prodotto in grado di generare ondate di audience.

La Nfl ritrova tanti dei suoi protagonisti a tempo pieno, dopo aver patito infortuni, squalifiche e quant’altro. A Green Bay sperano che la salute assista un po’ meglio Aaron Rodgers ed il suo ricco contratto appena rinnovato per poter ritrovare la strada verso la postseason, che dalle parti dei Packers è il risultato minimo; Zeke Elliott rientra a tempo pieno dopo la sospensione dell’anno scorso ed avrà il dente più che avvelenato, fattore che Dallas spera si tramuti nella voglia frenetica di correre in faccia ad ogni singolo avversario facendo tornare l’entusiasmo di Jerry Jones ai livelli del 13-3 di due stagioni fa, e prima o poi rientrerà anche Carson Wentz, che ha accompagnato gli Eagles per la maggior parte della loro straordinaria cavalcata da Super Bowl, e che verrà tenuto fermo ai box a favore dell’eroe Nick Foles anche per la gara in programma per questa notte contro Atlanta, dando ai media un’occasione in più per sfiancare Doug Pederson in conferenza stampa.

Welcome back Andrew and good…Luck!

Mentre al caldo dell’Arizona tutti – soprattutto i giocatori di fantasy football – attendono di conoscere lo stato di forma di David Johnson dopo un anno fuori dai giochi, il ritorno più vistoso – e gradito – sarà tuttavia quello di Andrew Luck, il quale ha patito dolori fisici e difficoltà psicologiche per la maggioranza dei 585 giorni che lo hanno separato dai campi di football, gettando un fitto alone di mistero sulla sua carriera e sulla gestione della questione da parte dei suoi Colts, faccende che – con la spalla definitivamente guarita – finalmente l’organizzazione potrà lasciarsi alle spalle riprendendo le ambizioni che il quarterback, prima dell’infortunio, aveva del tutto legittimato. Sarà un processo lungo, Indy ha vuoti qua e là per il roster, ma se non altro il franchise player è di nuovo della partita.

Sarà anche il primo anno completo di Jimmy Garoppolo ai 49ers a seguito della roboante conclusione di regular season dei californiani, passati dall’essere una compagine in ricostruzione al giocare un ruolo di possibili sorprese per un ritorno ai playoff nettamente anticipato rispetto alla programmazione iniziale, ed il buon Jimmy G, dalla sua cabina di comando, sarà chiamato a dimostrare che le vittorie accumulate nel 2017 non sono affatto state frutto del caso. Assieme a lui, oltre che una squadra giovane ed attrezzata per fare sicuramente bene, ci sarà Richard Sherman, il nemico giurato di San Francisco, passato dall’altra parte della barricata e recuperato dall’infortunio al tendine d’ Achille, evento che ne aveva sostanzialmente decretato il termine della grande carriera trascorsa a Seattle. L’appuntamento al CenturyLink Field è per domenica 2 dicembre, data da cerchiare in rosso nel calendario, e dal dodicesimo uomo ci aspettiamo una standing ovation per il leader riconosciuto dalla mitica Legion Of Boom.

Vedremo Alex Smith a Washington ed il suo successore a Kansas City, Patrick Mahomes, impegnati in un duello a distanza per provare che le scommesse fatte da Redskins e Chiefs erano proprio quelle giuste (o il contrario), ed un’altra novità potrebbe essere rappresentata da una vittoria dei Browns, che abbiamo seguito meglio degli altri grazie a Hard Knocks, e che promettono di schierare una difesa – occhio a Myles Garrett, una vera potenza assai poco arrestabile – in grado di permettere loro di giocarsela e cancellare l’onta dello 0-16. Baker Mayfield, prima scelta assoluta di quest’anno, scalpita sulla sideline in attesa che arrivi la sua occasione promettendo di dare spettacolo ma anche sostanza, dovrà solo pazientare che arrivi il lasciapassare da parte di coach Hue Jackson.

La nuova helmet rule è destinata a creare tante discussioni.

Le incertezze sono date dalla nuova regola riguardante i placcaggi e le relative sanzioni, e da una preseason confusionaria dove gli arbitri hanno già sbagliato parecchie chiamate in materia. Da quest’anno non si potranno difatti iniziare i contatti di atterramento dell’avversario abbassando la testa e colpendo con il casco pena la caduta istantanea del fazzoletto giallo, una regola ancora non del tutto chiarita e molto difficile da interpretare ed applicare senza rischiare di giudicarne non correttamente l’intenzionalità. Gli arbitri hanno spesso brancolato nel buio, i giocatori ed i coach hanno spesso protestato facendo notare che difendere diventerà sostanzialmente impossibile, oltre al fatto che la regola potrà anche prevenire infortuni seri alla testa, ma potrebbe far aumentare quelli riguardanti la parte bassa del corpo di chi viene placcato. Un vero e proprio mal di testa, insomma, da dirimere nel più breve tempo possibile con un processo che sembra assai più doloroso del previsto per chi dovrà gestire le gare.

Incertezza e novità si intrecciano anche in casa Steelers, un ambiente che Mike Tomlin dovrà ancora una volta gestire al meglio a seguito dei nuovi atteggiamenti da primadonna emessi da sua eminenza Le’Veon Bell. Le incertezze riguardano la data in cui il running back deciderà finalmente di presentarsi in uno spogliatoio evidentemente innervosito da questo comportamento – per quante ragioni possa vantare – assunto da una delle superstar di questa gloriosa franchigia, dato che molti compagni hanno addirittura sbottato non mancando mancato di far conoscere pubblicamente il loro disappunto. La novità potrebbe essere rappresentata da quello che si prospetta sempre più come un cambio di uniforme per Bell nel corso del 2019, data una situazione di reciproco attrito che peggiora ogni giorno di più. Giocare sotto il franchise tag per più anni consecutivi non piace a nessuno ma i soldi percepiti non sono comunque pochi, ci sono come sempre i classici due lati della medaglia per emettere giudizi dall’uno o dall’altro punto di vista, ma la concretezza la momento dice che domenica, in ogni caso, giocherà James Conner.

Earl Thomas, sponda Seahawks, è invece sceso a miti consigli, e da ieri è di nuovo a disposizione della squadra nonostante non si sia mosso nulla per il nuovo accordo economico che tanto desidera (e merita).

Comunque si sviluppi la faccenda la situazione è destinata a generare polemiche, le stesse con cui la Nfl si appresta a vivere un’altra stagione di nubi addensate a causa della scottante questione riguardante l’inno nazionale. Per qualcuno non se ne dovrebbe parlare tra queste righe, perché questo è il posto del football giocato, per noi è invece un mettere in risalto un qualcosa di storico che sta accadendo all’interno della Lega, dove il giocatore – con la potenza mediatica social che questa generazione permette – vuol essere, oltre che protagonista sul campo, anche un veicolo per esprimere un messaggio importante, in grado di possedere la visibilità necessaria per rappresentare l’opinione di una comunità.

Il geniale colpo di marketing – perché di questo si tratta – messo in atto pochi giorni fa dalla Nike, è la testimonianza visiva di tutto ciò, e va in scena nello stesso momento in cui la Lega sarà chiamata a difendersi dalle accuse di collusione lanciate da Colin Kaepernick ed Eric Reid nei riguardi del loro mancato impiego. Trump continui pure ad utilizzare twitter in maniera del tutto bigotta, ma la cosa non lo riguarda in prima persona e le risposte ora arriveranno dal tribunale. Roger Goodell sarà anche uno degli uomini più ricchi e potenti del pianeta, ma non faremmo cambio con lui in questo preciso momento.

Non si può certo augurare un sereno campionato a tutti senza mettere in ordine un po’ di favorite per una Conference e l’altra, quindi ci proviamo, sicuri di sbagliare più di qualcosa. D’altro canto l’imprevedibilità è la natura di questo meraviglioso gioco.

Philadelphia reciterà l’obbligatorio ruolo di favorita per la Nfc se non altro per il fatto di ritrovare i servigi di Carson Wentz e di ripresentare in campo un nucleo sostanzialmente intatto per quanto riguarda i principali protagonisti di attacco e difesa. Esperienza sarà la parola chiave per i scoppiettanti Rams, che al Super Bowl ci credono sul serio, ed avranno fatto tesoro di un’ottima stagione d’esordio di coach Sean McVay, che qui – con Aaron Donald riccamente inchiodato per anni – vuol davvero creare una dinastia e crescere dopo la precoce eliminazione dai playoff 2017. Sicuramente nel Minnesota non saranno d’accordo con queste previsioni, Mike Zimmer può mettere in campo una difesa aggressiva in grado di porre la museruola a chiunque, e potrebbe beneficiare di un attacco possibilmente più esplosivo dato l’arrivo di Kirk Cousins ed il rientro di Dalvin Cook, a patto che il capitano Kirk dimostri di valere anche nei momenti clou della stagione, una prova che agli occhi degli appassionati non è ancora arrivata. I Falcons ed i sogni del Super Bowl casalingo? Perdonateci se non siamo tanto convinti con tutto il rispetto che abbiamo per Matt Ryan, in ogni caso un giocatore fortissimo, ma davanti metteremmo in ogni caso Aaron Rodgers, contro il quale non scommetteremmo mai, ed i Saints, che oltre ad avere Brees dall’anno scorso vantano pure una difesa che picchia seriamente.

Saranno i Jaguars gli antagonisti dei Patriots nella Afc?

In Afc passano gli anni, ma Brady, Belichick, Gronk e le polemiche tessute dai media sono qui a farci compagnia per l’ennesimo anno consecutivo, senza alcuna intenzione di mollare la presa. Superfluo sostenere che i Patriots sono in prima fila per presenziare ad Atlanta durante l’ultimo atto stagionale, scontato che vinceranno una Division che pare davvero debole, addirittura più degli altri anni, prenotando anzitempo uno dei primi due posti della griglia playoff della Conference. I detrattori sperano in una maturazione dei Jaguars, forse gli unici in grado di metterli seriamente in difficoltà potendo mettere in campo un gioco di corse molto concreto, una difesa super (anche nelle chiacchiere, vero Jalen Ramsey?) ed un quarterback cui sarà sufficiente non commettere eccessivi errori per riuscire a fare strada di nuovo. Gli Steelers? Forse, dipende dal grado di turbolenza dello spogliatoio se e quando Bell deciderà di tornare. Una possibile outsider? Voteremmo ancora Los Angeles, questa volta sponda Chargers, perché Philip Rivers è infinito e la squadra, soprattutto in difesa, è davvero ottima, e senza le peccaminose gestioni di alcune partite dello scorso campionato siamo abbastanza sicuri che la squadra avrebbe fatto i playoff.

Se è vero che esperienza insegna, a fine anno dovremmo trovare scritto Chargers in cima alla colonnina della Afc West, poi in postseason si sa, può accadere di tutto. Magari avremo la battle of Los Angeles al Super Bowl, chissà…

Ora è davvero tutto, quindi gli auguri per un’altra grande stagione di football ve li facciamo sul serio. Ci risentiamo su queste pagine internet e sui social network per commentare analizzare, tifare con la solita passione di sempre. Tra poche ore Philadelphia comincia la difesa del suo improbabile ma concreto titolo dello scorso anno.

L’attesa è stata stressante, ma ancora una volta è finita.

Buona scorpacciata di partite a voi tutti.

 

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