Il 2017 dei Dallas Cowboys non è certamente andato secondo i piani, con la complicità di eventi esterni al campo di gioco ed infortuni che hanno colpito alcuni tra i giocatori più forti della squadra. Le premesse gettate durante l’anno precedente – quello contraddistinto dall’emersione del meraviglioso duo di rookie in grado di prendere in mano i destini offensivi della franchigia – ed un’eliminazione ai playoff a seguito di un 13-3, figlia di un field goal all’ultimo secondo, parevano senza dubbio riporre i texani di Jerry Jones tra il gruppo di favorite della Nfc per giocare il Super Bowl, un compito che sembrava alla portata di una squadra oggi dotata di maggior esperienza di ieri e pronta ad imporsi per gli anni a venire pur avendo salutato una bandiera come Tony Romo.

Jason Garrett è atteso ad una nuova prova sotto pressione.

Le carte in tavola sono state drasticamente cambiate dalla sospensione inflitta a Zeke Elliott, togliendo per sei gare un giocatore di enorme impatto perché capace di restituire importanza al ruolo di running back scrivendo cifre dominanti nell’era delle spread offense, dai problemi fisici patiti da Tyrone Smith, una delle gemme a disposizione della linea offensiva più forte della Lega, e dalle cinque partite saltate per infortunio da Sean Lee, il cuore organizzativo della difesa, un’assenza andata a creare un vuoto che nessuno ha colmato adeguatamente. Aggiungiamoci la regressione statistica di Dak Prescott, il calo produttivo del focoso Dez Bryant, ed ecco servito un quadro abbastanza indicativo che suggerisce alcune tra le motivazioni di un deludente 9-7 privo di postseason, che per una squadra governata da Jones suona senza dubbio come un anno sprecato.

Ora che la propizia pausa tra campionati ha consentito di premere il pulsante reset e le distrazioni extra sono solamente un ricordo, i Cowboys non vedono l’ora di perfezionare quell’ascesa cominciata due anni fa, in quello che sarà il nono anno nell’esperienza da head coach di un Jason Garrett perennemente posto in discussione dalla critica per la mancata capacità di condurre stabilmente la stella solitaria dove meriterebbe invece di stare, ma verso il quale Jerry Jones ripone una grande fiducia. La nuova missione avrà un sapore del tutto particolare, perché Bryant non ne farà parte a seguito del taglio partorito da una situazione caratteriale sempre complessa ed un rapporto discendente tra stipendio e ricezioni da touchdown, e si dovrà rinunciare all’apporto di un pezzo di storia come Jason Witten, che ha deciso di iscrivere casco e paraspalle al libro dei ricordi terminando una carriera indimenticabile come primatista indiscusso di franchigia per yard e ricezioni.

Dak Prescott è atteso alla stagione del riscatto.

Il terzo anno professionistico di Dak Prescott sarà dunque quello del riscatto, o almeno di questo parlano le sue intenzioni. Non che abbia giocato male l’anno scorso, chiaro, tuttavia si è notato il peso di dover replicare una stagione da rookie assolutamente strabiliante, caratterizzata da una maturità nella padronanza del sistema certamente notevole, ed il quarterback ha compiuto un piccolo passo indietro a livello di precisione, mancando i suoi ricevitori in diverse situazioni. Stiamo pur sempre parlando di un giocatore dal 62% abbondante di completi, capace di un rapporto tra mete ed intercetti di 22 a 13, tuttavia nella seconda fase del campionato il rendimento di Prescott è stato assai altalenante ed esageratamente ricco di turnover, e la sempre generosa produzione di yard, l’undicesima di Lega nei passaggi, non è stata adeguatamente corrisposta in termini di touchdown realizzati.

L’impresa di riportare verso l’alto le cifre in termini di segnature aeree andrà affrontata con un gruppo di ricevitori quasi del tutto nuovo e senza un vero numero uno del ruolo, una questione che riguarda anche la batteria dei tight end. Gli unici sostanziali contribuenti chiamati al rientro sono difatti Cole Beasley, il quale avrà maggiore spazio con il conseguente aumento delle sue responsabilità e Terrance Williams, reduce da una stagione senza mete e da una offseason complicata, che lo vede intento a recuperare da un’operazione al piede e rimediare alle conseguenze di un arresto primaverile. Negli intenti il nuovo ricevitore di riferimento è Allen Hurns, firmato con un biennale, forte delle potenzialità già espresse in passato cui va abbinata la discontinuità di presenze in campo nelle ultime due stagioni, dove i continui problemi fisici ne hanno guastato la crescita ponendo il ventiseienne in ottica di disputare un campionato molto motivato.

L’offensive coordinator Scott Linehan conta molto sul coltellino svizzero Tavon Austin, che secondo la programmazione attuata dovrebbe sorpassare il centinaio di tocchi stagionali con la possibilità di schierarsi più o meno ovunque. Le caratteristiche dell’ex-Rams possono prevedere un utilizzo tanto nel backfield quanto nelle tre posizioni di wide receiver, mettendolo nelle condizioni di ricevere direttamente gli handoff, di fungere da esca con qualche finta, e di vedersi destinati palloni corti ad alta percentuale di riuscita, per poi sfruttarne le capacità di esplosione in campo aperto. Del pacchetto fanno parte anche Deonte Thompson, il quale ha giocato un’annata positiva con l’uniforme dei Bills, ed il rookie Micheal Gallup, un terzo round di ottime doti atletiche con interessanti prospettive per il ruolo di futuro ricevitore secondario.

Sostituire una leggenda non è mai un compito agevole, in particolar modo quando le nuove opzioni non dispongono di un simile talento o di un adeguato sviluppo tecnico. La posizione rischia di essere di conseguenza il punto debole di tutto l’attacco, con quattro possibili nomi coinvolti nella successione di Witten. Rico Geathers è senza dubbio il giocatore più atletico del gruppo ma anche il più grezzo nell’esecuzione dei concetti, frutto del fatto che al College non ha giocato a football; Geoff Swaim e Jarwin Blake hanno storicamente ricoperto un ruolo di bloccatori, mentre il rookie Dalton Schultz dovrà drasticamente aumentare la produzione collegiale in ricezione per tentare la scalata.

Zeke Elliott è pronto a correre senza fermarsi per 16 partite.

Il quadro non può che portare a riflettere sull’utilizzo di Zeke Elliott, pronto per essere spremuto a dovere e fornire i sistematici guadagni che ne hanno fatto una star sin dai primi chilometri percorsi nel professionismo. Per meglio comprendere l’impatto del running back su questo reparto offensivo basti pensare alle sei partite saltate per motivi disciplinari e relazionarle alle quasi 1.000 yard ottenute con 5 delle 10 partite concluse sopra quota 100, cifre che se estese ad una stagione intera ne avrebbero replicato le imprese della straordinaria annata da matricola, facendo sicuramente entrare Zeke in qualsiasi conversazione per il premio di Mvp offensivo, per il quale riceverà certa considerazione anche in questo 2018 contando su una offseason totalmente priva di distrazioni mentali.

La linea offensiva ha patito molte situazioni provvisorie durante lo scorso anno, ma possiede tre enormi certezze. Il centro Travis Frederick e la guardia Zack Martin, fresco di un rinnovo che lo terrà in Texas praticamente a vita, rappresentano il meglio che il ruolo possa offrire in tutta la Nfl, e la protezione offerta da Tyrone Smith è costantemente fissata su altissimi standard. Molto positiva è stata anche la stagione di La’El Collins, che ha concesso solamente cinque sack schierandosi da tackle destro scontrandosi con alcuni tra i migliori defensive end della Lega, mentre il vuoto nella posizione di guardia sinistra vede il rookie Connor Williams possibile assegnatario del posto di titolare in sostituzione di Jonathan Cooper, trasferitosi a San Francisco.

DeMarcus Lawrence giocherà sotto il franchise tag.

La difesa sarà coordinata nuovamente da Rod Marinelli, il quale avrà certamente voce in capitolo sulla linea a quattro, la sua specialità. Al suo quarto anno nella Nfl, Demarcus Lawrence ha giocato la miglior stagione di carriera registrando 14.5 sack restando finalmente fisicamente integro, mettendo in luce tutto il proprio potenziale e cercando un accordo pluriennale che non è arrivato entro la scadenza dello scorso 16 luglio, confermando quindi il tag annuale del valore di 17 milioni di dollari.

La rotazione del fronte è interessante ma incerta: Tyrone Crawford, l’altro titolare dello spot di end, ha un contratto assai costoso rispetto alla personale produzione del 2017, Taco Charlton ha iniziato con grandi difficoltà la sua prima esperienza professionistica ma ha chiuso l’anno in crescendo, e gravita parecchia curiosità per il ritorno di Randy Gregory dopo le continue sospensioni passate, dato che Marinelli ha sempre apprezzato giocatori atletici e rapidi come lui. Importante, da questo punto di vista, la firma di Kony Ealy quale pass rusher situazionale per garantire adeguata profondità al settore. I guai al di fuori del campo non sono certo un’esclusiva del buon Gregory, perché anche David Irving, tackle reduce da una stagione con 7 sack all’attivo, si è visto negare il primo mese di gioco per uso di sostanze non consentite dalla Lega oltre ad aver fronteggiato problemi personali per tutta la primavera perdendo parecchie attività di squadra. Tale situazione comporta quindi una titolarità del cuore della linea indirizzata a Jihad Ward, arrivato via trade dai Raiders, e Maliek Collins, atteso ad un’annata di riscatto, senza altre grosse alternative d’esperienza nelle retrovie.

Nessun dubbio invece nel reparto linebacker, se non la possibile tenuta fisica dell’ottimo Sean Lee, che ha giocato poco più del 80% delle gare totali sommando gli ultimi tre anni, ed è la vera anima della difesa. Talento a dismisura, possibilità di placcare qualsiasi cosa si muova, grandissima capacità di lettura pre-snap sono le caratteristiche messe a disposizione di un gruppo che senza di lui ha sofferto tantissimo, e che conta sulla crescita di Jaylon Smith a seguito di una stagione d’esordio terminata con 81 placcaggi ed un sack, dimostrando che il devastante infortunio patito al termine dell’esperienza collegiale è un’ombra sempre più lontana. Kyle Vander Esch, rookie, completa lo schieramento di base apportando pass rush ed abilità in copertura contro i passaggi, oltre a possedere un buon istinto per comprendere lo sviluppo dei giochi in pochi secondi.

Sean Lee, il pilastro della difesa texana.

Molti dei sospetti difensivi si sono spesso addossati su delle secondarie andate a concedere ben 26 mete su passaggio, e che quest’anno saranno allenate dall’esperto Kris Richard, nientemeno che il coach di reparto di Seattle all’epoca della Legion Of Boom. Le intenzioni sono cristalline, è pressoché obbligatorio aumentare il numero delle giocate importanti che cambino il corso delle partite, esercizio riuscito pochino a dei Cowboys responsabili di soli dieci intercetti. Il primo spostamento deciso da Richard riguarda Byron Jones, che da safety passerà ad essere uno dei due corner titolari dello schema di base, fermo restando che i texani giocano molto spesso con due linebacker e cinque defensive back; dall’altra parte ampio spazio a Chidobe Awuzie, slot corner efficace in rapporto al limitato numero di snap ricevuti, che lo staff sta provando in differenti posizioni. I due safety titolari saranno Jeff Heath, tra i migliori placcatori di squadra a livello statistico ed autore di tre intercetti e due fumble forzati, e Xavier Woods, che ha le qualità per coprire sia l’ultima linea di difesa che una posizione più vicina al box, situazione che potrebbe essere modificata qualora si avverassero le numerose voci di trade riguardanti Earl Thomas.

Dan Bailey, tra i kicker più consistenti della Nfl, viene da un 2017 penalizzato da problemi che hanno riguardato inguine e schiena e lo hanno costretto ad un’assenza di quattro partite a favore di Mike Nugent, con una lieve flessione delle percentuali di realizzazione anche in fase di extra point. Chris Jones è altresì confermato nel ruolo di punter, dopo una stagione con ben 34 calci piazzati all’interno delle 20 yard avversarie, una vera arma nel posizionamento delle ripartenze nemiche.

Per Dallas si prospetta un’annata molto interessante, con parecchia pressione da sopportare ma anche diverso talento per poter giocare un ruolo determinante nella Conference. Per l’ennesima volta Garrett sarà posto sotto estremo scrutinio da parte dei media a seguito un curriculum che parla di due partecipazioni ai playoff ed una sola vittoria, persistono dubbi tra i defensive back e tra i ricevitori, e Prescott deve ritornare ai livelli di quando fu una sorprendente matricola. Il recupero a tempo pieno di Elliott potrebbe però piacevolmente modificare gli assetti di una squadra che con quella linea offensiva può permettersi di dominare tanti avversari.

Vedremo se ciò basterà ad aver ragione degli Eagles, dei quali i Cowboys sono i veri antagonisti divisionali, tema attorno al quale girerà tutta la stagione degli uomini di Jerry Jones.

 

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