Parlando dei Browns ho sottolineato come in questi due anni le aspettative e le previsioni su di loro siano rimaste pressoché immutate: la situazione Steelers è inquietantemente analoga.
Ovviamente Pittsburgh riesce a vincere almeno una partita all’anno, anzi, ultimamente ha preso pure il vizio di portarsi a casa quasi sempre il titolo divisionale -tre volte nelle ultime quattro annate- per poi, inesorabilmente, fermare la propria corsa ai playoff: l’epilogo della scorsa stagione è stato particolarmente amaro per i ragazzi di Tomlin, poiché ad estirpare i loro sogni di gloria ci hanno pensato i Jacksonville Jaguars al Divisional Round, non i Patriots al Championship Game come chiunque aveva pronosticato da tempo.
Da una squadra con un reparto offensivo del genere non ci si può che aspettare il Lombardi, ed il fatto che questo discorso sia storia già abbondantemente nota apre un’altra narrativa: la porta si sta chiudendo, ed anche se sono convinto sia una clamorosa esagerazione, questo potrebbe essere l’ultimo tentativo per Pittsburgh.
Ma perché? La stagione che sta per iniziare sembra essere senza ombra di dubbio l’ultima di Le’Veon Bell nella Steel City, Ben Roethlisberger da anni durante ogni offseason flirta con un possibile e meritato ritiro ed Antonio Brown ha scollinato i trent’anni, anche se francamente nel caso di un giocatore come Brown non si meraviglierebbe nessuno se continuasse a rendere così anche a trentacinque anni.

Qua non esiste nessuna controversia, non abbiamo un rookie che scalpita già da subito per prendersi la maglia titolare: il quarterback, per il quindicesimo anno consecutivo, sarà Ben Roethlisberger.

Per ora Rudolph può solo guardare.

Nonostante i 36 anni d’età Roethlisberger rimane uno dei migliori cinque quarterback della National Football League ed a testimoniarci ciò ci pensano anche in questo caso gli esperti di Pro Football Focus che hanno valutato la sua stagione con un eccellente 88.5, un misero decimo di punto sotto all’accoppiata Brees-Ryan.
Ciò che Roethlisberger dovrà provare a migliorare è il tanto chiacchierato rendimento in trasferta, poiché anni fa queste voci riguardavano solo il mondo del fantasy football, ma con un po’ di studio è possibile accorgersi come Big Ben sia un giocatore totalmente diverso fuori dalle mura amiche dell’Heinz Field: lo scorso anno ha infatti lanciato almeno un intercetto in sei delle otto partite fuori casa, anche se ad onor del vero è riuscito a ridurre la discrepanza fra il passer rating in casa -97.3- ed in trasferta -91.7-, dati ben più confortevoli rispetto all’impressionante 36.8 di scarto fatto registrare nel 2016, quando dal 115.3 casalingo precipitava ad un terribile 78.5.
Il pacchetto ricevitori sul quale può contare è probabilmente il più completo e profondo della sua carriera, anche se la mancanza dell’amico Heath Miller si sta facendo sentire, in quanto nessuno fra Jesse James, Vance McDonald o Xavier Grimble sta riuscendo a guadagnare la fiducia del numero 7 nei momenti cruciali, anche se Jesse James… contro i Patriots… lasciamo perdere!
Un’interessante novità ce l’ha però portata il draft, nel quale Pittsburgh si è assicurata l’apparente erede di Roethlisberger, vale a dire Mason Rudolph, interessante prospetto da Oklahoma State che già ha fatto parlare, o non parlare: a quanto pare Ben non ha preso nel migliore dei modi l’aggiunta del giovinastro, mostrandosi freddo e titubante nei suoi confronti.
Rudolph non è assolutamente pronto per la NFL, ed avrà bisogno di molto tempo prima di poter essere in grado di gestire efficientemente un sistema offensivo nella lega, perciò il backup di fiducia sarà anche quest’anno Landry Jones che sebbene poco spettacolare è in grado di offrire ai suoi una possibilità concreta di vincere qualora venisse chiamato in causa.

A dominare il backfield -e le chiacchiere nell’offseason- troveremo anche quest’anno, probabilmente l’ultimo, Le’Veon Bell, che per quanto dominante ha mostrato leggeri segni di cedimento durante la scorsa stagione: oltre al fatto che le 4.0 yards a portata rappresentino il peggior dato dalle 3.5 registrate nella prima stagione in NFL, Bell si è posizionato 31esimo per yards guadagnate per route -1.32- e 37esimo nella speciale graduatoria PFF breakaway percentage, una statistica che prevede le possibilità che un runningback guadagni almeno 15 yards in una portata a caso.

Impressionante.

Ovviamente l’impressionante receiving touchdown messo a segno contro Jacksonville nei playoff ci ricorda quanto completo e fondamentale per il gioco di Pittsburgh Bell sia, però dubito fortemente che saltare pure questo training camp giovi a lui ed alla squadra, in quanto non credo sia un caso che la sua peggior stagione dal punto di vista statistico sia proprio arrivata l’anno scorso in concomitanza dell’holdout dal training camp: Bell merita di essere pagato, su questo non c’è dubbio, ma dovrebbe mettersi nelle condizioni di avere il miglior anno possibile in modo da aumentare ulteriormente il suo valore e prendere parte al training camp indubbiamente aiuta.
A dargli qualche snap di riposo troveremo anche quest’anno l’eroe locale James Conner, che vista l’imminente partenza di Bell potrebbe vedere ben più palloni rispetto ai 32 dello scorso anno, poiché Pittsburgh vorrà capire se il possibile erede del numero 26 sia già a roster o meno; il fullback sarà ancora una volta Roosevelt Nix, quest’anno fresco di rinnovo contrattuale.

Il tandem di ricevitori degli Steelers è forse il più spaventoso della lega e verte ovviamente intorno al fenomenale Antonio Brown, che inizierà l’anno ancora più motivato per quanto successogli la scorsa stagione: pur giocando solamente tredici partite e mezzo Brown è riuscito a mettere insieme 101 ricezioni per 1533 yards, numeri che lo avevano fatto prepotentemente entrare nella corsa per l’MVP. Provare a dire cosa porti Brown a questa squadra è inutile ed impossibile, esistono i video per questo, però posso tranquillamente affermare che le attenzioni che le difese daranno al sophomore JuJu Smith-Schuster permetteranno al numero 84 di godere di più single coverage, anche se non raddoppiarlo è una perversa pratica di autolesionismo; Smith-Schuster dopo essersi guadagnato il cuore dei tifosi per la bizzarra vicenda della bici rubata -e poi ritrovata- si è pure guadagnato il rispetto degli addetti ai lavori con un’ottima seconda parte di stagione, motivo per il quale prevedo un’annata da almeno mille yards. Un’interessante aggiunta è arrivata con il draft, in quanto James Washington era secondo il parere di molti il miglior deep-threat disponibile all’ultimo draft, e se riuscisse a migliorare in tempi utili il proprio route running… coprire i tre ricevitori di Pittsburgh potrebbe rivelarsi impossibile.

Prima di tutto, JuJu si diverte.

Dietro di loro troviamo il solito Darrius Heyward-Bey, Justin Hunter, Justin Thomas e Tevin Jones pronti a contendersi i rimanenti posti nel roster.
Il pacchetto tight end, come accennato in precedenza, è forse il punto debole del reparto offensivo di Pittsburgh, in quanto nessuno fra James, McDonald e Grimble si è dimostrato capace di non far rimpiangere Heath Miller: James al momento sembra il titolare nonché il favorito a vedere snaps in red zone, poiché con i suoi due metri di altezza potrebbe uscire vincitore da molte fifty-fifty jump-ball.

La linea d’attacco, altro punto di forza di questo team, rimane immutata rispetto a quella dello scorso anno, poiché oltre al First Team All-Pro David DeCastro nel ruolo di guardia destra, ritroviamo i Pro Bowlers Maurkice Pouncey a snappare il pallone ed Alejandro Villanueva a proteggere il blind side di Big Ben; a completare il reparto ci penseranno Ramon Foster -guardia sinistra- ed il right tackle Marcus Gilbert, anche se vale la pena tenere d’occhio i progressi del rookie Chukwuma Okorafor, interessantissimo project player selezionato al terzo round.

Come ha abbondantemente dimostrato l’ecatombe contro Jacksonville, per fare strada nei playoff serve una difesa competente ed in grado di fermare le corse -4.4 yards concesse a portata, 27esimo dato nella lega-: il terribile infortunio che ha visto lo sfortunatissimo Ryan Shazier costretto a finire anzitempo la stagione e che gli farà perdere almeno tutta la prossima, ha privato Pittsburgh della loro anima difensiva, del loro leader e di uno dei migliori inside linebacker della lega.
La D-line può contare anche quest’anno sul prodigioso Heyward, reduce dal primo Pro Bowl in carriera e dalla prima presenza nel First Team All-Pro, uno dei defensive end più completi della lega grazie alla sua versatilità che gli permette di giocare ovunque lungo la linea difensiva, al quale saranno affiancati Javon Hargrave e Stephon Tuitt che se confermeranno i sensibili miglioramenti mostrati lo scorso anno daranno a Pittsburgh un trio di assoluto livello.

Nonostante tutto, Shazier c’è.

Il pacchetto di linebacker dovrà cercare di farsi una ragione dell’assenza di Shazier e provare in qualche modo ad andare avanti anche se senza la leadership, la velocità sideline-to-sideline e soprattutto il cervello del numero 50, questo reparto sarà molto più vulnerabile agli attacchi avversari: gli inside linebacker saranno Vince Williams -miglior amico di Shazier nella vita reale- ed uno fra il neo-arrivato Jon Bostic e Tyler Matakevich, mentre a portare confusione all’esterno ci penseranno il sophomore T.J. Watt ed il quasi-bust Bud Dupree le cui possibilità di dimostrare a Pittsburgh di non aver buttato via una scelta al primo round si stanno oramai per esaurire. Molto dipenderà dalla crescita di T.J. Watt, autore di una buonissima prima stagione tanto in copertura quanto a portare pressione al quarterback avversario.

I cornerback rimangono gli stessi della passata stagione, l’ex Browns Joe Haden che nonostante sia ben lontano dagli anni d’oro di Cleveland si è dimostrato ancora estremamente competente, e Artie Burns, la cui costante crescita dovrebbe raggiungere l’apice nel terzo anno fra i professionisti, mentre il nickelback -non quello che pensate- sarà Mike Hilton, di cui forse qualcuno si ricorderà per i tre sacks messi a segno a Natale contro i resti degli Houston Texans.
Le novità più interessanti arrivano da dietro, in quanto la rotazione dei safeties è completamente stata rivoluzionata in questa offseason tramite gli innesti del rookie Terrell Edmunds e del versatile Morgan Burnett, che probabilmente soffieranno il posto sia a Sean Davis che a Mike Mitchell: quando si parla di Sean Davis è impossibile non ricordarsi la totale umiliazione inflittagli da Gronkowski nello scontro al vertice dello scorso dicembre, e vale la pena sottolineare come per gli esperti di PFFDavis lo scorso anno sia stato il peggior safety di tutta la lega, guadagnandosi un deprimente voto di 35.5.

Il riassunto della stagione di Sean Davis.


Probabilmente Edmunds avrà bisogno di tempo prima di esprimersi ad alti livelli, in quanto non ancora in grado di diagnosticare la giocata in tempi utili, fatto che al college mascherava grazie al proprio atletismo, chiaramente non sufficiente -da solo- in una lega di super atleti, anche se con Burnett al suo fianco probabilmente la crescita sarà più veloce del previsto.

Il kicking team rimane lo stesso dello scorso anno, capeggiato dal Pro Bowler Chris Boswell reduce da un’ottima annata in cui ha convertito più del 92% dei propri piazzati, al quale si affiancano il punter Jordan Berry ed il long snapper Kameron Canaday.
Il return game probabilmente sarà ancora competenza di JuJu Smith-Schuster, però attenzione ai vari rookie o ai vari free agents da training camp.

L’ascesa della AFC South, una AFC West iper competitiva, i soliti Patriots e le “sorelle” divisionali pronte a dare guerra a Pittsburgh, minano seriamente il loro status di seconda forza della AFC, dietro all’oramai nemesi New England: gli Steelers di essere secondi non ne vogliono più sapere, soprattutto dopo un’annata nella quale, ad onor del vero, nemmeno sono arrivati “secondi”, perciò è nel loro interesse trovare modi per vincere le partite senza obbligare l’attacco a mettere a referto quaranta punti.
Pensare che Brown e Bell stiano buttando via i loro anni migliori per arrivare al massimo al Championship Game è un crimine che Pittsburgh sembra stanca di commettere, anche se quest’anno la AFC sembra avere molti team vogliosi di diventare i nuovi anti-Patriots: in ogni caso a Pittsburgh questo titolo non basta più, ne vorrebbero altri di titoli, primo fra tutti quello chiamato Lombardi.

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