Due anni fa in questo periodo mi apprestavo a scrivere il mio primo articolo per questo sito, la preview dei Cleveland Browns: l’inizio dell’era moneyball targata Jackson-Brown-DePodesta aveva fatto pensare ai più, me compreso, che effettivamente stesse per avvicinarsi il momento in cui Cleveland finalmente sarebbe riuscita a voltare pagina.
Due anni ed una sola vittoria dopo, posso tranquillamente affermare che non è andata così.
Dopo aver sostituito Sashi Brown con John Dorsey, Cleveland ha incominciato ad utilizzare le proprie scelte al primo giro piuttosto che scambiarle nella smania di accumularne imitando un animale che si sta preparando al lungo inverno, e quest’anno incomincia il campionato con una consapevolezza: cadere ulteriormente in basso non è più possibile, in quanto peggiorare uno 0-16 non è un traguardo umanamente raggiungibile, così come è altamente difficile pensare di riuscire a vincere solamente una partita nei prossimi due anni.
Cleveland quest’anno le proprie scelte al primo round se le è tenute strette e con la prima chiamata assoluta si è assicurata quello che deve per forza di cose essere il loro uomo, l’elemento che riuscirà a creare un “prima” ed un “dopo” e che soprattutto farà dimenticare questo “prima” il più in fretta possibile: Baker Mayfield.

La situazione quarterbacks è alquanto strana, poiché dopo anni di Kevin Hogan o DeShone Kizer, di Josh McCown o Cody Kessler e di Johnny Manziel o Austin Davis, Cleveland può contare sulla già menzionata prima scelta Baker Mayfield o sul troppo spesso sottovalutato e martirizzato Tyrod Taylor.

Attenti a dare Taylor per spacciato…

Come spesso è successo a Taylor durante la sua carriera, il suo nome sotto la casella “titolare” è stato attentamente scritto a matita, in quanto altro non è che un quarterback di passaggio nell’attesa che Mayfield sia pronto per iniziare il suo regno: con un pacchetto ricevitori estremamente più competente rispetto a quello dello scorso anno, però, non mi sorprenderei se Taylor non sfigurasse ed anzi, addirittura giocasse bene in una squadra che lo mette nelle condizioni di farlo.
Nonostante un supporting cast desolante a dir poco, nei tre anni a Buffalo l’ex backup di Joe Flacco è riuscito a lanciare 51 touchdowns a fronte di soli 16 intercetti ai quali vanno aggiunti altre 14 realizzazioni arrivate grazie alle proprie gambe: non stiamo parlando di un futuro Hall of Famer, ma di uno che se messo nelle condizioni adatte può essere convocato al Pro Bowl ogni maledetto anno. L’entrata di Baker Mayfield nella lega è stata tutto fuorché silenziosa, in quanto la sua personalità forte e decisa ha portato più di un addetto ai lavori a questionare la sua maturità e la sua tenuta mentale nel mondo degli adulti: evidentemente questi esperti si dimenticano che stiamo parlando di un ventitreenne la cui discutibilità delle uscite va sì condannata, ma mai esagerata e stigmatizzata in quanto toccarsi gli attributi a bordocampo non può assumere la gravità di una violenza domestica… vero Tyreek Hill? Per quello che può contare, sul campo Baker ha dimostrato chiaramente di essere il miglior quarterback dell’intero draft, in quanto ha ricevuto le due votazioni più alte su una stagione intera mai date ad un quarterback collegiale da Pro Football Focus: con una tasca pulita Mayfield ha fatto registrare nel 2017 un passer rating di 143.8, numero sicuramente impressionante ma non come il 111.6 di media quando sotto pressione. Centoundici di passer rating sotto pressione, wow.
Ovviamente queste statistiche non potranno predire il suo futuro, però se il buongiorno si vede dal mattino ed altre banalità varie… Mayfield dà ai Browns probabilità piuttosto alte di invertire una volta per tutte la rotta.

La prosperità nel backfield dei Browns è impressionante, in quanto oltre al solito Duke Johnson Jr., specializzato soprattutto nelle ricezioni e per questo usabile anche come slot receiver, troviamo le importanti aggiunte di Carlos Hyde e del rookie Nick Chubb. Al momento il lion’s share di portate sembrerebbe essere nelle mani di Hyde, ma non si seleziona un runningback con la terza scelta del secondo round per relegarlo al ruolo di change of the pace ‘back: dopo l’infortunio sofferto nel 2015 molti dicono non sia più lo stesso, ma la curiosità attorno al suo nome rimane sempre e comunque tanta. Il fullback titolare sarà probabilmente Marquez Williams, selezionato lo scorso anno da Jacksonville per fare strada a Fournette e tagliato senza troppi complimenti prima del suo esordio fra i professionisti: un rookie, insomma.

Probabilmente il fiore all’occhiello del loro attacco è il pacchetto ricevitori, mai così completo: da una parte abbiamo un motivato e -sembra- ritrovato Josh Gordon, pronto a sfruttare la propria ultima opportunità per rimanere nella NFL e strappare un contratto che rispecchi il suo infinito talento, dall’altra probabilmente troveremo il rookie Antonio Callaway che avrà il compito di rimpiazzare il dipartito Corey Coleman, ennesimo clamoroso bust del primo round e scambiato senza troppi complimenti a Buffalo.. Il potenziale sicuramente non manca fra i wideout, in quanto i vari Rashard Higgins e Ricardo Louis sono pronti a sfruttare ogni occasione concessagli per rubare a Callaway la maglia da titolare, ma la situazione è ancora più interessante nella slot, in quanto è arrivato a Cleveland uno dei migliori slot receiver -anche se utilizzato come wideout nel training camp- del ventunesimo secolo, Jarvis Landry: sia per Taylor che per Mayfield Landry sarà il go-to-guy nei momenti chiave della partita, in quanto le sue mani sono fra le più sicure che si possano trovare in NFL oggi.

La carriera di Corey Coleman riassunta in una foto.

Fra i tight ends si attende l’esplosione di David Njoku, atleta pazzesco che ha tutte le credenziali per diventare un mostro da red zone, in quanto la sua esplosività gli permette di arrivare ad altezze che il linebacker o safety di turno può solo sognare; troviamo anche il veterano Darren Fells, reduce da una discreta stagione a Detroit.

La linea d’attacco è probabilmente il reparto più soggetto a cambiamenti principalmente per il ritiro del sicuro Hall of Famer Joe Thomas, il più grande tackle della nostra generazione: pensare di riuscire a rimpiazzarlo è impossibile nonché ingiusto nei confronti di chi dovrà provarci, vale a dire uno fra Shon Coleman ed il rookie Austin Corbett, anche se si è vociferato a più riprese di un possibile ma al momento improbabile switch di Joel Bitonio, la guardia sinistra titolare, al ruolo di tackle. Centro e guardia destra rimangono gli stessi della passata stagione, J.C. Tretter e Kevin Zeitler, mentre analogamente a quanto succederà per il blind side ci sarà una battaglia pure per una maglia da titolare nel ruolo di right tackle: Chris Hubbard e l’ex seconda scelta assoluta degli allora Saint Louis Rams Greg Robinson si daranno battaglia durante il training camp.

Il destino dell’intero reparto difensivo è ovviamente legato alla maturazione di Myles Garrett, voglioso dopo la dipartita di LeBron James di diventare il nuovo volto della Cleveland sportiva: il suo primo anno è stato fortemente limitato da più o meno fastidiosi infortuni, ma il suo 88.4 di Pro Football Focus gli è valso il dodicesimo posto nella folta graduatoria generale degli edge defenders, davanti ai vari Jones, Suggs, Kerrigan, Wake e Matthews.

Sarà Garrett il salvatore di Cleveland?

A dargli man forte dall’altra parte della linea ci sarà un altrettanto interessante prospetto, Emmanuel Ogbah, dal quale ci si attende il definitivo salto di qualità, a patto che riesca a rimanere in buona salute. A puntellare il centro della linea difensiva non troveremo più Danny Shelton, ceduto ai Patriots, ma due fra Caleb Brantley -favorito-, Trevon Coley, Jamie Meder e Larry Ogunjobi, tutti giovani di belle speranze con in mano una gigantesca opportunità per assicurarsi un futuro in questa lega: per pensare di vincere qualche partita occorre assolutamente riconfermare le 3.4 yards a portata concesse agli avversari, anche se senza Shelton il tutto si complicherà notevolmente.
Il pacchetto di linebacker è giovane, dinamico ed assolutamente completo: oltre al Pro Bowler Joe Schobert -leader insieme a Preston Brown e Ryan Martinez per numero di tackles effettuati- troviamo il promettente Christian Kirksey, il quale sarà affiancato dal rientrante Jamie Collins, clamorosamente sottotono nelle sei partite giocate prima di rimediare il grave infortunio al MCL. Troveranno sicuramente spazio nella rotazione Nate Orchard ed il neo-arrivato Mychal Kendricks, rilasciato a sorpresa dagli Eagles e prontamente messo sotto contratto dai Browns.

La secondaria lo scorso anno ha giocato spesso ai limiti del ridicolo, concedendo 28 touchdown ed un passer rating di 102.2, il peggiore nella lega: dei sette intercetti -solo Oakland ha messo la mano su meno palloni- tre se ne sono andati con Jason McCourty, accasatosi a New England insieme al fratello gemello Devin, che sarà rimpiazzato dalla quarta scelta assoluta Denzel Ward. La carriera di Ward si troverà sempre e comunque sotto una gigantesca lente d’ingrandimento, vuoi perché quarta scelta assoluta, o perché Cleveland per assicurarsi lui sia passata oltre Bradley Chubb, a detta di tutti il miglior difensore disponibile all’ultimo draft: le aspettative nei confronti di una scelta così alta tendono spesso ad essere eccessive ed ingiuste, ma se Cleveland lo ha selezionato con la quarta scelta è perché sono convinti di avere fra le mani un perenne Pro Bowler, sulla falsariga di quanto fatto dai Jags con Jalen Ramsey.

Alte le aspettative anche sul rookie Ward.

L’altro lato del campo sarà di competenza di E.J. Gaines, cornerback arrivato dai Buffalo Bills, anche se intriga e non poco la situazione Randall, in quanto l’ex Packers potrebbe essere impiegato come safety, andando ad affiancare il sophomore Jabril Peppers, reduce da una prima stagione piuttosto difficile nello schema difensivo di Gregg Williams. A dare profondità al reparto ci pensano Briean Boddy-Calhoun -giocatore estremamente sottovalutato-, favorito per il ruolo di nickel defender, il rookie Simeon Thomas e Derrick Kindred.
Attendersi un salto di qualità netto da questo reparto non sembra possibile, poiché tutto dipende da come procederà la crescita di Peppers e come si adatterà Denzel Ward al ritmo di gioco NFL.

Il nucleo del kicking team rimane immutato, in quanto Zane Gonzalez, Britton Colquitt e Charley Hughlett confermano in toto il reparto dello scorso anno, mentre il return game sarà anche quest’anno competenza di Jabril Peppers, entrato nella lega come affermato specialista nei ritorni.
Una grande novità arriva dalla panchina, dove Todd Haley sarà il nuovo offensive coordinator: i suoi anni a Pittsburgh lo hanno portato ad essere una delle menti offensive più rispettate della lega e con le armi messegli a disposizione dal front office dei Browns potrebbe riuscire a creare qualcosa di veramente buono.

Dicono che toccato il fondo, teoricamente, si possa solo risalire, ma con i Cleveland Browns nemmeno la pigra saggezza popolare può essere usata, poiché nell’ultimo decennio il fondo è stato toccato più e più volte, fino ad arrivare alla stagione “perfetta” messa insieme lo scorso anno: il talento quest’anno sicuramente non manca, forse la previsione di Jarvis Landry di raggiungere i playoff è un po’ estrema, ma prevedere che i Browns vincano una partita è se non altro possibile.
Certo, concludere una preview di una squadra professionista chiedendosi se riuscirà a vincere almeno una partita nell’imminente campionato è alquanto ridicolo, ma con i Cleveland Browns il concetto di ridicolo è stato ridefinito in molteplici occasioni: prima di pensare ai playoff occorre riassumere serietà e mentalità… vincente!
Se non altro, questa volta, Cleveland sembra essere sulla strada giusta: fino al prossimo disastro.

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