La stagione 2017 dei Buffalo Bills è indubbiamente risultata essere una campagna di grande successo. La qualificazione playoff ottenuta nella giornata conclusiva della regular season ha difatti levato un gigantesco gorilla dalla spalla di una franchigia che da 17 anni non disputava una gara di postseason, arrivando a chiudere la striscia negativa più lunga dell’attuale panorama dello sport statunitense. Vero, ci è voluta una clamorosa distrazione da parte dei Baltimore Ravens, diretti concorrenti dei Bills e rocambolescamente sconfitti da Cincinnati nella caotica Week 17, ma il fatto non ha certo reso differente il clima di festa generatosi nel gelo di Orchard Park, che ha atteso con enorme pazienza un momento come questo da una sostanziale eternità sportiva.

La festa dei Bills nei momenti conclusivi della scorsa regular season.

Nel football, tuttavia, determinati traguardi non portano sempre a facili conclusioni, perché la disciplina impone costanti cambiamenti negli staff e nei roster, facendo venire a mancare alcune delle caratteristiche che avevano delineato un certo tipo di percorso. E’ un discorso che riguarda i Bills da molto vicino, perché rispetto al team in grado di ottenere 9 vittorie strappando il magico biglietto dorato, l’edizione 2018 propone evidenti cambiamenti in posizioni – soprattutto offensive – molto delicate facendo nascere una serie di dubbi ed incertezze in grado di allontanare i pensieri di una possibile ripetizione dell’impresa. A ciò, si aggiungono inopportune distrazioni esterne, con pieno riferimento alle cronache non esattamente edulcoranti che hanno riguardato l’estate di LeSean McCoy, situazioni che lasciano aperti possibili provvedimenti da parte della Lega e gettano nuvole sul futuro di una delle poche posizioni di squadra in grado di offrire una vera e propria superstar.

Il primo nodo da sciogliere riguarda la posizione di maggior leadership, quella di quarterback. Tyrod Taylor, consistente nel suo generare giocate con le proprie gambe e nel limitare il numero di intercetti, è stato tra i protagonisti della stagione scorsa ma oggi veste l’uniforme dei Browns, di conseguenza l’attuale composizione delle gerarchie del ruolo specifico non vede alcun elemento in grado di offrire un’estesa esperienza in campo. Com’era abbondantemente prevedibile, la franchigia ha investito pesantemente nell’acquisizione del futuro rappresentante del ruolo salendo fino alla settima scelta assoluta, inchiodando quel Josh Allen di cui si è parlato benissimo per tasso atletico e gittata del potente braccio, scommettendo sui suoi grandi margini di miglioramento ed accettando la sua condizione di prospetto grezzo, che prima di giocare titolare dovrà affinare il movimento di piedi, i meccanismi di lancio, e la cura nella selezione dei bersagli.

Josh Allen sarà probabilmente fermo quest’anno.

Il destino del ruolo è nelle sue mani, chiaro, il presente però ci parla di A.J. McCarron e soprattutto Nathan Peterman, che si contenderanno il posto di starter durante il camp estivo tra numerose incertezze. L’ex-Bengals, fermato in preseason da una frattura alla spalla, è giunto a Buffalo con un contratto di due anni ed ha trascorso una primavera di allenamenti tutto sommato quieta secondo le indicazioni date dai media preposti,  mentre Peterman ha offerto dimostrazioni sorprendentemente positive sapendo di dover cancellare la figuraccia rimediata nella scorsa regular season contro i Chargers, nella quale subì 5 intercetti in una prestazione niente meno che disastrosa. In entrambi i casi, si tratta di soluzioni provvisorie che dovranno fare spazio al promettente rookie da Wyoming quando questi sarà ritenuto tecnicamente maturo per comandare l’attacco, e questo potrebbe non necessariamente accadere quest’anno.

L’unica risorsa certa è quindi LeSean McCoy, il quale ha apportato 3.300 yard da quando giunse in loco nella offseason del 2015, portando il gioco di corse di Buffalo ad apporre dimora fissa tra i migliori posti delle graduatorie Nfl di settore. Oltre ad avere le 4 yard di media quale garanzia di continuità e non mostrare alcun segno di declino nonostante i trent’anni di età, Shady si è pure confermato il miglior ricevitore di palloni della scorsa stagione eclissando qualsiasi altro concorrente interno, giocando il solito ruolo all-around per il quale divenne noto a Philadelphia, ragione per la quale una sua sottrazione dal quadro complessivo anche solo per una manciata di gare potrebbe rivelarsi un vero e proprio incubo, dato che chiunque si posizionerà sotto il centro avrà bisogno di vedersi tolta parecchia pressione di dosso. Non disponendo più delle oltre 5 yard a portata prodotte da Taylor in improvvisazione, in caso di emergenze ci si dovrà affidare al veterano Chris Ivory, che può senz’altro fornire un buon apporto quando non infortunato.

Shady McCoy è l’unica certezza offensiva.

I problemi appena elencati si accentuano nel momento in cui si pensa ad una batteria di ricevitori che ha nettamente perso le scommesse giocate su Jordan Matthews, lasciato libero a fine stagione, e Kelvin Benjamin, che ha registrato poco più di 200 yard ed una meta nelle sei gare giocate con i Bills, ponendolo in un’ottica stagionale nella quale dovrà ricostruire una reputazione che lo vedeva potenzialmente un ricevitore di primaria importanza. La speranza è quindi che Benjamin possa tornare quello di inizio carriera e che Zay Jones, reduce da una stagione d’esordio contraddistinta da tantissima incostanza di rendimento e drop sanguinosi, possa fornire un apporto più consistente. Dalla free agency è arrivato Jeremy Kerley, all’ennesima tappa di carriera ed elemento assai utile da schierare nello slot data la sua propensione a ricevere nel mezzo, ma il miglior ricevitore puro non chiamato McCoy rimane comunque il tight end Charles Clay, una sicurezza che può fornire sistematicamente 550/600 yard stagionali ed una manciata di touchdown beneficiando del fatto che l’offensive coordinator Brian Daboll potrà disporlo – come da sua filosofia – in differenti posizioni del campo per meglio esplorare i matchup favorevoli. I Bills hanno inoltre giocato la loro personale scommessa su Corey Coleman, ottenendolo da Cleveland solamente per un settimo giro dopo la sua deludente partenza di carriera.

La linea offensiva deve digerire il doppio ritiro di Richie Incognito ed Eric Woods, tra le migliori coppie guardia-centro reperibili in giro per la Lega, e la dipartita via trade del miglior tackle della formazione, Cordy Glenn. Resta dunque più o meno tutto da re-inventare, con Vladimir Ducasse a rappresentare l’unica certezza nello spot di guardia ed un possibile completamento della parte centrale da pensarsi attraverso Russell Bodine e John Miller, reduci da stagioni mediocri, fatto che potrebbe aprire spazio al rookie Wyatt Teller, molto efficiente in fase di protezione del quarterback nella sua ultima annata a Virginia Tech. Dion Dawkins rimarrà fisso nella posizione di tackle sinistro, mentre a destra è lotta aperta tra Jordan Mills ed il veterano Marshall Newhouse.

Coach McDermott è un’ottima mente difensiva.

La cura posta in atto da Sean McDermott, assai esperto di difese, e dal suo coordinatore di reparto Leslie Frazier, ha fruttato ottimi risultati nel contrasto del gioco aereo, ma la questione è risultata assai deficitaria nel settore corse, dove ogni avversario di Buffalo ne ha praticamente disposto a piacimento in particolar modo nelle ultime 20 yard.

La ricca rotazione del fronte a quattro vede di conseguenza l’aggiunta di una pedina molto importante, Star Lotulelei, che avrà una funzione del tutto simile a quella svolta con i Panthers portando via dal gioco i blocchi della linea offensiva, aprendo varchi per le giocate dei linebacker e ricoprendo un compito tanto poco appariscente quanto parecchio determinante contro le corse. Al suo fianco Kyle Williams giocherà la tredicesima stagione di onorata carriera dopo aver finalmente respirato la magica aria dei playoff per la prima volta, dotando nuovamente il reparto di un tackle capace di arrivare al quarterback in maniera molto efficace, al di là delle 34 primavere che si porta dietro con estrema naturalezza. Adolphus Washington rientrerà quindi nella logica di essere un backup, e c’è parecchio interesse per lo sviluppo del rookie Harrison Phillips, ideale stantuffo per i primi due down che verrà coltivato per il dopo-Williams.

La pass rush ha visto calare la produzione di sack rispetto al triennio precedente, dal fronte sono difatti arrivati solo 12 atterramenti del quarterback, Jerry Hughes sta vivendo un’evidente flessione nello specifico settore rispetto ai primi tempi trascorsi a Buffalo, e Shaq Lawson deve definitivamente scrollarsi di dosso gli infortuni per compiere l’auspicato salto di qualità, con la prospettiva di raddoppiare i 33 placcaggi con 4 sack del 2017. Pure Lorenzo Alexander, trentaquattrenne che nel 2016 era stato nettamente il miglior pass rusher di reparto grazie all’esplosività apportata alla posizione di outside linebacker, l’anno scorso ha visto cadere il fatturato da 12.5 a soli 3 sack, si conta molto sul pieno recupero di Trent Murphy, che ha trascorso l’intero scorso anno sulla injured reserve dei Redskins, ma che nella stagione precedente aveva chiuso l’anno con 9 sack.

La seconda delle due scelte di primo giro a disposizione dei Bills è stata investita su un importante pezzo di futuro, con l’intento di stabilizzare il centro della difesa per gli anni a venire dovendo sopperire alla perdita di Preston Brown vi free agency. Tremaine Edmunds è un linebacker completo, attivissimo, atletico, una macchina da placcaggio in grado di essere spedita in blitz e dotato di ampi margini di miglioramento negli istinti per individuare il pallone, una base molto consistente da abbinare ad un fisico fatto e finito per il professionismo che gli consentirà di giocare immediatamente titolare, e di migliorare sotto la tutela di un coaching staff che di difesa se ne intende davvero. Il lato debole dello schieramento ritrova l’inattesa consistenza di Matt Milano, che ha giocato una stagione ben al di sopra del quinto round con cui è stato chiamato al Draft 2017 prendendo di fatto il posto a Ramon Humber, offrendo ottimi istinti nell’arrivare al portatore di palla e movenze atletiche in grado di sopperire alla velocità non strabiliante. Dietro i titolari esiste una schiera di giocatori molto inesperti, tutti da testare in caso di emergenze.

Tre’Davious White, splendido da matricola, dovrà ripetersi.

La punta di diamante della difesa è certamente rappresentata dal pacchetto di defensive back. Tre’Davious White ha giocato una fantastica annata da rookie dove ha concesso un rating di 68.2 verso i passaggi direzionati verso di lui, concedendo il 50% di completi e riempiendo a dovere ogni settore statistico riguardante i passaggi deviati (18), gli intercetti (4), i fumble forzati e recuperati (rispettivamente uno e due) e le mete difensive (una). Non gli resta che ripetersi a questi stessi livelli. Il settore ha perso E.J. Gaines, l’altro starter, e Leonard Johnson, slot corner che aveva giocato il 60% degli snap difensivi, giustificando l’arrivo dell’esperto Vontae Davis, già ben conosciuto quale corner di certa efficienza quando non tormentato dagli infortuni, la firma di Philip Gaines, giunto da Kansas City, e la selezione del rookie Taron Johnson, pescato da Weber State al quarto giro, i quali avranno ampie opportunità di gioco per tutte le situazioni che vedranno tre o più corner in campo contemporaneamente. Le due posizioni di safety sono ottimanente coperte dalle presenze di Jordan Poyer e Micah Hyde, la cui indubbia intesa ha generato 10 intercetti, 26 passaggi battuti a terra ed una meta. La seconda miglior difesa per mete concesse su lancio non dovrebbe patire grossi problemi nel ripetersi.

Qualora l’attacco non dovesse muovere a sufficienza le catene od incepparsi in redzone, si presume ci possa essere una grossa quantità di lavoro per Steven Hauschka, primatista di squadra per punti apportati alla causa con l’87% di realizzazione, e kicker tra i migliori che si possano trovare in circolazione per potenza della gamba, precisione, ed affidabilità sulla lunga distanza. Il punter Colton Schmidt ha medie di carriera di circa 44 yard per calcio, statistiche che ne fanno uno specialista nella media.

Nonostante la freschissima qualificazione ai playoff che ha rotto un periodo nero durato secoli, i Buffalo Bills appaiono destinati ad una regressione. Su tutto grava l’incertezza nel ruolo di quarterback, un ruolo troppo importante per l’esperienza che richiede a protagonisti che hanno visto solamente sprazzi di azione senza nemmeno convincere, che dovrà peraltro agire avvalendosi di un settore ricevitori cronicamente improduttivo. A conti fatti non resta che trascorrere nel migliore dei modi l’attesa che separa il presente dall’esordio di Josh Allen con tutte le potenzialità che l’evento si porta appresso, contando su una difesa dove il talento non manca certo – lanciare contro queste secondarie sarà tutt’altro che divertente – e sulla solita produttività di McCoy, a patto che lo stesso venga preservato dalla scure di Roger Goodell, insieme di fattori che sulla carta risulta insufficiente per pensare di lottare anche quest’anno per un posto ai playoff.

 

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